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Rinnegati Cristiani: l’Olandese che divenne Murad Reis

Reading Time: 4 minutes

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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XVII SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: pirateria

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Tra il XVI e il XVIII secolo buona parte delle fortune marittime dell’Impero Ottomano furono dovute alla presenza di un gran numero di rinnegati cristiani che esercitavano la guerra di corsa in nome (spesso neanche in quello) del Sultano.

La maggior parte di questi rinnegati cristiani erano stati catturati da ragazzi nel corso di spedizioni degli schiavisti barbareschi, alcuni invece avevano preferito una vita da avventurieri e tagliagole in terra straniera piuttosto che uniformarsi ai dettami della società europea. Qui sotto tratteremo brevemente le imprese di uno di loro. Il 20 giugno 1631 si verifica il più devastante raid dei corsari barbareschi nelle isole Britanniche. Una flotta proveniente dal porto barbaresco di Salè prende terra in Irlanda e saccheggia il villaggio di Baltimora, riportando in Nord Africa 108 schiavi.

Jan Janszoon van Haarlem, un corsaro olandese, divenne Murad Reis

A guidarla c’è Jan Janszoon van Haarlem, un corsaro olandese catturato dai Turchi nel 1618, quando ha già 48 anni, e convertitosi all’Islam prendendo il nome di Murad Reis il Giovane. Solo quattro anni prima del raid irlandese, Murad Reis ha condotto una rocambolesca spedizione in Islanda che gli ha fruttato quasi 400 schiavi. Grazie al suo attacco a sorpresa, Murad Reis torna a Salè con un numero compreso tra 110 e 230 schiavi. Molti di loro finiscono a remare nelle galere fino alla morte, mentre le donne finiscono negli harem ottomani e nordafricani. Solo tre Irlandesi fanno ritorno a casa, quindici anni dopo, grazie al riscatto pagato dai loro familiari.

Le capacità di Murad Reis sono ben chiare già poco dopo il suo arrivo a Salé, in seguito alla morte del suo comandante Suleiman Reis (un altro olandese, precedentemente noto come De Veenboer). Diventa, di fatto, il fondatore della Repubblica corsara di Salè (dalla romana Sala Colonia), che si sta conformando come un porto franco per corsari, assassini e rinnegati del Mediterraneo.

Salè all’inizio del XVII secolo

L’Enciclopedia Treccani (ed.1936) dedica una voce, concisa ma esauriente, alla storia di Salé. Ve la ripropongo qui di seguito.
Salé era stata una ricca città commerciale frequentata dai mercanti musulmani e cristiani. Accolse, come Rabat, un gruppo numeroso di profughi andalusi dopo il 1610, e da allora rivolse tutta la sua attività alla pirateria. Eretta dal 1627 a stato indipendente, in repubblica aristocratica, le sue sorti furono strettamente unite a quelle di Rabat, che viene persino chiamata Nuova Salé. I corsari di Salé, cioè di Salé e Rabat, erano temuti da tutte le nazioni cristiane; e ciò attirò sulle due città ripetuti bombardamenti (1629, 1635, 1680). Ma durante il sec. XVIII la pirateria divenne più difficile e meno attiva e Salé, che d’altronde le sabbie avevano isolata dall’estuario, perdette ogni importanza marittima. Ora è una tranquilla città di borghesi colti e di artigiani, presso i quali sopravvivono interessanti industrie, specialmente la fabbricazione delle stuoie di giunco con decorazioni molto sobrie.

A Salé, Murad Reis può contare su una flotta di 18 navi. Dal 1631 al 1635, riesce a effettuare numerose razzie nelle isole del Mediterraneo Occidentale (Sicilia, Sardegna, Baleari, Corsica). Oltre ai raid, Murad Reis è un discreto diplomatico, avvantaggiato dalla conoscenza di parecchie lingue. In queste vesti, ha un ruolo importante nella stipula del Trattato Franco-Marocchino del 1631 tra Re Luigi XIII e il Sultano Abu Marwan Abd al-Malik II.

La sua fortuna, però, viene meno proprio nel 1635, quando viene catturato dai Cavalieri di Malta. Si trova lì Pierre Dan, un frate francese che organizza spedizioni in Nord Africa per riscattare gli schiavi cristiani nei primi decenni del Seicento. Proprio lui è testimone della reazione popolare ad Algeri quando arriva la notizia della cattura di Murad Reis:
Ho visto più di cento donne che si lanciavano in strada disordinatamente per andare a consolare la moglie di quel corsaro rinnegato. Gareggiavano a chi si disperava e si doleva di più, non senza lo spargimento di lacrime (vere o finte), come è loro costume in queste occasioni impreviste e fatali.

Per cinque anni, Murad Reis rimane nelle prigioni dei Cavalieri. Alla fine, nel 1640, viene rilasciato (dietro riscatto, come accadeva spesso ai prigionieri di entrambe le parti) o liberato con un’incursione dei suoi sodali. Murad ha appena compiuto 70 anni e non ha più la forza di prendere il comando di una flotta corsara. Il Sultano del Marocco gli conferisce dunque il titolo di governatore della fortezza di Oualidia, dove può ritirarsi con una buona rendita. Nel dicembre dello stesso anno, il nuovo console olandese fa il suo ingresso nel porto di Salè e chiede di poter incontrare Murad Reis, che arriva poco dopo con il suo seguito. Incredibile a dirsi, il console ha portato con sé la prima figlia di Murad, Lysbeth, nata nel 1596.

Quando padre e figlia si vedono, dopo tanti anni, scoppiano a piangere e si abbracciano. Lysbeth decide di rimanere con il padre a Oulidia fino alla morte di quest’ultimo, nell’agosto del 1641. Stando alle fonti, Murad Reis muore nel suo letto. Un suo biografo scrive, letteralmente: “è morto in modo molto brutto“, forse per fare riferimento a un male particolarmente doloroso.

Gabriele Campagnano

 

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