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ARGOMENTO: SUBACQUEA
PERIODO: na
AREA: PSICOLOGIA
parole chiave: comportamento, meccanismi psicologici e fisiologici
L’immersione subacquea ha da sempre affascinato ed intrigato l’Uomo per gusto della scoperta e quell’irresistibile attrazione data dall’ignoto. E’ passato molto tempo dai primi pionieri delle immersioni subacquee ed oggi sempre più si scende sott’acqua con competenza tecnica, attrezzature e strumentazione che rendono l’attività subacquea di qualsiasi genere sempre più sicura e confortevole.
Ciononostante, benché scienza e tecnica aiutino i subacquei a essere sempre più consapevoli ed attenti, poco ancora si conosce sui meccanismi fisiologici dell’attività psichica e mentale di chi pratica l’attività subacquea e che caratterizzano “il subacqueo”.
Di fatto durante l’immersione subacquea l’individuo passa repentinamente da una condizione mentale ad un’altra. Sebbene spesso non se ne abbia una percezione cosciente, i comportamenti che si concretizzano in un modo che appare, e si può definire, spontaneo o automatico sono diversi. Nel tempo di un tuffo, come spesso viene chiamato l’atto di immergersi da parte di un subacqueo, si passa di fatto da uno stato all’altro.
Ad esempio passa
Da | a |
una postura verticale in presenza di gravità | ad una orizzontale in assenza di gravità |
dal muoversi reggendosi sulle proprie gambe | al galleggiamento che induce un peculiare equilibrio |
da una condizione di respirazione automatica caratterizzata da una sequenza respiratoria per lo più nasale | ad una respirazione orale controllata |
da una percezione uditiva esterna | al silenzio ovattato della percezione uditiva endogena |
da una percezione visiva ampia e colorata | ad una limitata e percettivamente alterata non solo nella gamma dei colori ma anche nelle proporzioni di distanze e profondità |
Con l’immersione subacquea, quindi, non solo cambia l’ambiente in cui l’individuo è immerso ma cambia il suo adattamento ad esso e il suo modo d’essere, modo che può essere definito come il suo “sentire”, che è soggettivo e proprio di ogni subacqueo.
Chiunque pratichi immersioni subacquee riesce facilmente a riferire di avvertire di essere parte di un tutto che avvolge, in cui non si percepisce separazione netta tra sé e l’ambiente, nel quale ci si può trovare a proprio agio così come sentirsi disorientati a causa dei tanti cambiamenti repentini e non consapevoli a cui si è sottoposti nel doversi adattare durante l’immersione.
In tutto questo “sentire” durante l’immersione, la mente del subacqueo si pone come connessione tra individuo fisico ed ambiente con reazioni, emozioni, pensieri e tanto altro ancora. Questo è il motivo per cui i meccanismi fisiologici dell’attività psichica e mentale rientrano nelle attività subacquee e ne costituiscono un ambito di interesse ad ampio spettro. La conoscenza di sé stessi, di ciò che accade non solo come esperienza ma anche, e soprattutto, come riconoscimento di ciò che avviene in quel determinato momento può fare la differenza in quelle condizioni che sott’acqua (come in superficie) ci rendono pronti ad affrontare piccole o grandi tensioni. Questa conoscenza consente di mitigare il rischio connesso alla sicurezza in immersione attraverso la gestione dei comportamenti. È infatti noto che reazioni automatiche, non mediate da apprendimenti o da ragionamenti consapevoli, possano condurci ad intervenire in situazioni pericolose (reali o immaginarie) con comportamenti istintivi, selezionati in millenni di evoluzione (reazione attacco/fuga) che però poco si adattano alla gestione delle difficoltà subacquee.
Nonostante l’attività subacquea sia oggi affiancata da protocolli di consapevolezza del rischio il problema, spesso discusso negli aspetti psicofisiologici delle immersioni subacquee, è come evitare la paura durante le immersioni che è causa di alterazioni comportamentali istintive. In realtà, il problema non è il provare paura o avere una reazione a ciò che abbiamo definito “sentire” durante l’attività subacquea ma bensì quello di sviluppare un modo corretto di “ascoltare” ciò che accade. Un metodo che possa fronteggiare attraverso il riconoscimento consapevole, tendenze istintive arcaiche che inevitabilmente possono emergere durante le immersioni.
Il paradosso linguistico di emersione di determinati comportamenti durante le immersioni subacquee lascia pensare al coinvolgimento attivo delle funzioni mentali dell’individuo nel suo complesso durante l’attività subacquea. Un coinvolgimento caratterizzato dalla compresenza di bisogni e motivazioni così come di emozioni e pensiero. Funzioni che spingono a riflettere sui significati individuali e sociali dell’attività subacquea, su cosa esprima l’atto di immergersi e cosa questo possa scatenare in chi si immerge. I punti di vista che possono essere presi in considerazione sono diversi; ad esempio le manifestazioni del subacqueo durante le immersioni, tenendo presente non solo la sua individualità ma anche un aspetto più gruppale dell’attività subacquea, che coinvolge il singolo tanto quanto il significato sociale che questa attività può espletare. E’ necessario quindi concentrarsi sia su gli aspetti introspettivi sia su quelli più marcatamente fenomenologici legati a “quanto e cosa” consapevolmente il subacqueo percepisce durante l’immersione di se stesso e degli altri.
Benché, la variegata esperienza soggettiva abbia incrementato tesi sul perché si è spinti ed affascinati (ma anche impauriti) a mettere la testa sott’acqua, ancora resta oggetto di approfondimento scientifico lo studio sul modo di rappresentarsi e gestire le esperienze che avvengono in immersione e che vedono come protagonista il subacqueo. È quindi con un atteggiamento critico ed una mentalità di crescita che i meccanismi fisiologici dell’attività psichica e mentale, che sottendono nel suo complesso il comportamento dell’individuo durante l’attività di immersione, devono essere considerati quando si parla di ricerca, formazione e prevenzione in ambito subacqueo. Ci torneremo presto.
Diver’s Mind
a cura di
Valeria Lo Bue Ph.D.
Psicologo/Psicoterapeuta – Neuropsicologo
Eanx Divemaster
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