ARGOMENTO: MEDICINA SUBACQUEA E IPERBARICA
PERIODO: ODIERNO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: trattamento combinato di cellule staminali mesenchimali e Ossigeno Terapia Iperbarica, ossigenoterapia iperbarica, oti, pazienti neurologici
Nel febbraio 2016 usciva sul Neural Regeneration Research un interessante studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Wuhan, Repubblica Popolare Cinese (Zhou et alii) su un lavoro multidisciplinare effettuato su animali, dal quale emerse che dei ratti esposti a un grave trauma cerebrale (con forza di impatto di 2.5 – 3 atm) ottenevano migliori risultati neurologici e migliori punteggi di performance cognitiva quando erano esposti ad un trattamento combinato di cellule staminali mesenchimali e Ossigeno Terapia Iperbarica (OTI, ovvero l’HBOT degli Autori Anglosassoni).
Questa tipo di associazione si rivelava assolutamente più efficace della mono terapia (cioè solo con cellule staminali o con solo OTI). Un anno dopo quell’articolo, il 20 febbraio 2017, la Stemedix ™ Inc., una compagnia con base negli Stati Uniti, ha rivelato tramite un comunicato di agenzia di essere in grado di poter proporre ai pazienti una combinazione di Ossigeno Terapia Iperbarica più cellule staminali.
Un altro studio importante, se vogliamo una pietra miliare sul tema [seguite il link per il lavoro originale], più datato ma altrettanto valido, è il lavoro del ricercatore Stephen R. Thom, MD, PhD; il Prof. Thom e alii. che ha rilevato che dopo un solo trattamento di OTI la concentrazione di cellule staminali risultava raddoppiata, per aumentare invece di ben otto volte dopo 20 trattamenti. Sulla base del crescente interesse e successo, Fred Palmer, direttore delle operazioni alla Stemedix™, dichiarò: “Siamo molto orgogliosi di lavorare con le più recenti ed avanzate tecnologie oggi disponibili nel settore. Questa combinazione di ossigeno iperbarico e terapie con cellule staminali sta progressivamente diventando il trattamento raccomandato dai nostri medici e il trattamento selezionato dei nostri pazienti”.
Altri studi sembrano confermare e sostenere questa ipotesi terapeutica che è solo una delle molte vie che l’Ossigeno Iperbarico riesce a percorrere.
E’ comunque da annotare che, anche se l’idea in sé (cioè OTI più Cellule Staminali) ha il suo bel perché stante i maggiori risultati ottenuti con l’abbinamento delle due tecniche piuttosto che non con la sola OTI o le sole Cellule Staminali, il possibile razionale dovrebbe essere verificato in profondità e col rigore che compete all’approccio scientifico.
In sostanza: la fiducia è una cosa seria, e dovremmo concederla solo una volta fatte le opportune verifiche del caso; mentre le tre pubblicazioni, citate nel post di oggi, hanno ampiamente superato il confronto tra i pari (la peer-review), sembrerebbe invece che ci siano dei detrattori, o quantomeno parti molto poco convinte, della bontà dell’operato della compagnia sopramenzionata [vedere questo articolo per dettagli, ed i sei riferimenti bibliografici a piè di quella pagina].”
Tra tutti gli altri lavori che, direttamente od indirettamente, avvallano questa scelta terapeutica (in questo caso in campo ortopedico), ce n’è uno che brilla di luce propria per la particolare ricercatezza di disegno, la raffinatezza del metodo, la precisione d’analisi: è uno studio su animale, e condotto sia in vitro che in vivo.
Ho conosciuto questo lavoro, ed imparato ad apprezzarlo, grazie alla segnalazione del Prof. Giuliano Vezzani (Coordinatore Scientifico del Master di Medicina Iperbarica di Padova); articolo non subito ‘digeribile’ ma con un pò di pazienza apre davvero la mente a spazi applicativi del tutto nuovi e promettenti.
Beneficial effects of HBO on bone formation via regulation of Wnt3a/β-catenin signaling.
The distraction sites were filled with calcified cartilage and newly formed woven bone in the tissue sections of the HBO group (B, 40 ×). However, more fibrous tissue and cartilage were present in the control group (A, 40 ×). The levels of Wnt3a (D, 100 ×), β-catenin (H, 100 ×), Runx2 (J, 100 ×), and V-ATPase (L, 100 ×) were upregulated, whereas that of GSK-3β (F, 100 ×) was downregulated after HBO treatment. The staining intensity and distribution of the Runx2 expression levels were greater in the HBO treated rabbits compared with the controls, which reflects greater bone formation in the HBO group. Control group: A, C, E, G, I, and K. HBO group: B, D, F, H, J, and L.

nato a Catanzaro si laurea in Medicina e Chirurgia, Università degli studi di Bologna, specializzandosi in Fisiatria e in Medicina Sportiva con indirizzo Traumatologico Sportivo. E’ attualmente medico e Direttore Sanitario del Poliambulatorio Medico – Riabilitativo Kura di Cesena e Direttore Generale del Poliambulatorio Physiomedica di Faenza. E’ inoltre Consulente Fisiatra del Centro Iperbarico di Ravenna. Iscritto alle Società Scientifiche: SIMSI ( di cui cura la rubrica di divulgazione La Marea) e FMSI, è in possesso del Brevetto di Sommozzatore Istruttore II° grado NADD – CMAS – HSA Italia e di istruttore Nitrox NADD – CMAS. Non ultimo è Fondatore e attuale Direttore Tecnico della Associazione Subacquea per Disabili Cesena in Blu e Presidente della Associazione Subacquea Cesena Blu.