ARGOMENTO: STORIA
PERIODO: XVIII SECOLO
AREA: STATI UNITI D’AMERICA
parole chiave: David Bushnell, American turtle, Rivoluzione americana, Bushnell kegs, mine alla deriva
.
La guerra anglo americana fu promotrice di molte invenzioni nella guerra marittima che modificarono le tattiche del combattimento navale. Tutto incominciò con gli esperimenti di un geniale studente di Yale, David Bushnell.
Era ancora un giovane studente quando scoprì nel suo laboratorio che la polvere da sparo poteva esplodere, tra l’altro con effetti devastanti, anche sott’acqua. Forse non si rese immediatamente conto dell’importanza della sua scoperta ma di fatto le sue deduzioni portarono all’ideazione di due invenzioni rivoluzionarie nella storia nella guerra navale: l’American Turtle, il primo sistema semi-sommerso di attacco navale della storia, e i Bushnell‘ Kegs, ordigni esplosivi rilasciati alla deriva, precorritrici delle mine navali. Nella storia navale questi due sistemi d’arma anticiparono l’impiego asimmetrico dei mezzi insidiosi subacquei e delle mine moderne e di fatto cambiarono le regole della guerra navale dell’epoca.
L’American Turtle
Questo strano barile, propulso tramite delle elichette, fu chiamato per la sua curiosa forma Turtle (tartaruga). In realtà somigliava più ad una grande conchiglia che al simpatico rettile tipico delle paludi degli Stati Uniti del Sud. Per dare un’idea delle dimensioni, l’American Turtle era lungo tre metri, alto 1,8 metri, e largo un metro. Considerando ciò che la tecnologia dell’epoca consentiva, Bushnell progettò il suo mezzo subacqueo utilizzando due gusci di legno, ricoperti di catrame e rinforzati con bande d’acciaio. Progettato per operare in immersione si immergeva allagando un serbatoio di sentina sul fondo del barile che poteva essere poi svuotato attraverso una pompa a mano. I suoi movimenti erano garantiti, sia verticalmente che orizzontalmente, da eliche a manovella mosse dal pilota.

Bushnell’s American Turtle, 1776, disegno eseguito dal capitano di fregata F. M. Barber nel 1875 basandosi sui disegni di Bushnell. Source: Barber, Francis M., Lecture on Submarine Boats and their Application to Torpedo Operations. Newport, R.I.: U.S. Torpedo Station, 1875.
In caso di emergenza, per aumentare la sua galleggiabilità, poteva sganciare una zavorra di circa novanta chilogrammi di piombo, ovviamente solo una volta. Anche senza avere nozioni di architettura navale, avrete già capito le limitazioni idrodinamiche di un simile mezzo. Correnti, stabilità e assetto dovevano dar filo da torcere al povero pilota. Inoltre, essendo ideato per essere impiegato da una sola persona, conteneva aria per soli trenta minuti. La sua velocità teorica era di poco più di due nodi, insufficiente in caso di forti correnti.
Bushnell, per affinare le procedure di emersione o di immersione del suo mezzo, si ispirò ad un’idea di Nathaniel Simons del 1729, e probabilmente tenne conto di un progetto italiano molto più antico. Lo si deduce dal fatto che le guarnizioni utilizzate per realizzare le connessioni stagne tra i controlli interni ed esterni erano basate su un disegno ingegneristico di un mezzo “sommergibile” che era stato progettato nel XVII secolo dall’italiano Giovanni Alfonso Borelli.
Sei piccole lastre di spesso vetro, poste nella parte superiore del mezzo, fornivano luce naturale all’interno dell’abitacolo. Gli strumenti interni avevano piccoli elementi bioluminescenti (fosforo) apposti sugli aghi per indicare la loro posizione nell’oscurità quando immerso nelle acque limacciose dei fiumi. Durante le prove del novembre 1775, Bushnell scoprì che questa illuminazione era però insufficiente quando la temperatura all’interno dell’abitacolo scendeva troppo. Questo avrebbe reso ancora più complesso il suo impiego durante i mesi invernali. La costruzione del Turtle fu subito rallentata dai scarsi finanziamenti. Nessuno credeva in questo strano aggeggio che di bellico aveva ben poco. L’esistenza di questo prototipo da usare da parte dei coloni contro i Britannici fu mantenuto segreto ed le descrizioni sui registri coloniali riguardanti l’American Turtle sono spesso brevi e criptiche. Nel 1771, Bushnell si incontrò con Jonathan Trumbull, il governatore del Connecticut, per aver supporto nella ricerca dei fondi necessari. Presentò quindi la sua idea a George Washington e Thomas Jefferson.
Gli interessi furono contrastanti: Jefferson, anche lui inventore, fu subito affascinato da questa idea, decisamente innovativa, e ne intravide immediatamente le potenzialità, invece il generale Washington rimase scettico sul fatto di destinare ulteriori fondi all’Esercito Continentale. Alla fine, grazie all’insistenza di Trumbull, fu avviato il progetto. Gli inizi non furono facili e diverse battute d’arresto ritardarono il processo di progettazione del mezzo, posponendo la sua realizzazione dal 1771 al 1776.
Il mezzo fu allestito segretamente in una fattoria e Bushnell fece il test iniziale con l’aiuto di suo fratello, Ezra, come pilota. Nonostante l’insistenza di Bushnell sulla segretezza del suo lavoro, le notizie incominciarono però a trapelare; nell’agosto 1776, Bushnell chiese al generale Samuel Holden Parsons dei piloti volontari per operare sul Turtle, perché suo fratello Ezra, che aveva effettuato le prime prove in acqua ad Ayer’s Point, sul fiume Connecticut, si era ammalato. Furono selezionati tre uomini ed il mezzo fu portato a Long Island Sound per effettuare l’addestramento.
Durante l’effettuazione di queste prove i Britannici occuparono il Long Island occidentale nella battaglia di Long Island del 27 agosto ed il Turtle fu trasportato via terra fino al fiume Hudson; dopo due settimane di addestramento, fu rimorchiato in segreto a New York. Il sergente Ezra Lee, fu destinato come pilota per la prima missione, l’attacco alla nave ammiraglia del blocco navale britannico, HMS Eagle. Lo scopo era di distruggere questo simbolo del potere navale britannico con un mezzo non convenzionale, cosa che avrebbe portato un duro colpo al morale inglese e minato il blocco per il controllo del porto di New York.
La prima azione della storia
Poco prima di mezzanotte, alle 23:00 del 6 settembre 1776, l’American Turtle, guidata dal sergente Ezra Lee del Continental Army, tentò di agganciare una carica allo scafo della fregata inglese “Eagle”, ammiraglia dell’ammiraglio Richard Howe.
La nave era un vascello con 64 cannoni all’ancora nel porto di New York ed il suo affondamento era considerato prioritario. Quella notte, Ezra Lee manovrò la piccola imbarcazione fino all’ancoraggio della nave inglese. Ci vollero due ore per raggiungere la sua destinazione, a causa della forte corrente e della scarsa capacità di manovra del Turtle. Inoltre, essendo l’attacco condotto di notte, l’oscurità rese difficile l’avvicinamento. Il mezzo possedeva un trapano verticale dotato di una doppia punta che gli avrebbe dovuto permettere, dopo aver forato lo scafo, di sfilare la parte interna lasciando la punta esterna (perno) inserita nel fasciame.Una carica da 150 libbre di polvere da sparo era collegata al perno ed un sistema ad orologeria, dopo circa 30 minuti, avrebbe dovuto far scattare un martelletto per farla scoppiare per percussione. Un sistema ingegnoso ma non facile da eseguire. Le difficoltà di governo del Turtle, rese ancora maggiori dal moto ondoso causato dalle correnti, e la presenza, all’interno dello scafo della “Eagle“ di una corazzatura di rinforzo in rame (probabilmente per proteggerlo dai danni causati dalle teredini), impedirono la penetrazione del perno ed il conseguente aggancio della carica allo scafo.
Quando Lee tentò un altro punto nello scafo, non fu in grado di mantenersi sotto la nave ed alla fine dovette desistere, stremato dalla fatica e dall’inalazione di anidride carbonica all’interno del mezzo. Di fatto Lee emerse e, per non far ritrovare il mezzo al nemico, avviò il timer dell’esplosivo per autodistruggere il Turtle. Dai resoconti dell’epoca, Lee riferì che il Turtle andò alla deriva nell’East River, dove esplose “con tremenda violenza, lanciando grandi colonne d’acqua e pezzi di legno che la componevano in alto nell’aria“.
Nonostante il fallimento, fu di fatto il primo utilizzo di un mezzo subacqueo per attaccare una nave. Curiosamente in nessun documento britannico vene riferita un’esplosione in quella notte e lo storico navale britannico Richard Compton-Hall mise in discussione l’evento, minimizzando l’azione e sostenendo che il mezzo non funzionò e fu rilasciato alla deriva, esplodendo era alla deriva trascinato dalla corrente. In altre parole, che l’azione dei coloni americani era stata solo un’invenzione propagandistica. Il 5 ottobre, il sergente Lee tentò nuovamente un attacco contro una fregata ancorata a Manhattan ma fu individuato dalle sentinelle della nave ed abbandonò il tentativo. Il mezzo fu affondato alcuni giorni dopo dagli Inglesi che lo ritrovarono a bordo della sua nave appoggio presso Fort Lee, New Jersey.
In seguito all’attacco nel porto di New York, Bushnell continuò il suo lavoro con gli esplosivi subacquei, ideando nel 1777, i Bushnell’s keg, barili esplosivi da rilasciare in favore di corrente a monte dei bersagli nemici. Il loro sistema di attivazione era basato sulla pressione di una leva che, agendo su un sistema a molla, causava la percussione del dispositivo di accensione. I barili erano pesanti ma sostenuti in superficie da un galleggiante, cosa che li rendeva facilmente visibili alle vedette. I primi attacchi iniziarono il 7 gennaio 1778 contro l’HMS Cerberus, nel fiume Delaware, con lo scopo di rompere il blocco navale della flotta britannica al largo di Filadelfia.
I tentativi fallirono a causa della presenza di ghiaccio lungo il fiume che ostacolò il loro cammino rallentandoli e facendoli arrivare alla flotta inglese durante le ore diurne. Gli Inglesi, scorgendo quegli strano oggetti galleggianti, li fecero saltare man mano che si avvicinavano agli obiettivi sparandogli con i fucili. L’attacco ancora una volta, non ebbe successo e l’unico danno riportato dagli Inglesi fu l’esplosione di una scialuppa che, avvicinatasi troppo, nel tentativo di intercettare un barile, lo aveva toccato. Finì cosi l’avventura di Bushnell che cadde in disgrazia e morì dimenticato in Georgia nel 1820.
L’eredità di Bushnell
Nonostante l’insuccesso delle sue invenzioni, esse possono essere considerate delle pietre miliari nello sviluppo della tecnologia dei futuri sottomarini e delle mine navali. Il loro impiego sconvolse le tattiche di combattimento navale, fino allora basate su attacchi tra vascelli in alto mare con scambio di colpi di cannone e abbordaggi successivi. L’eredità di Bushnell fu raccolta alla fine del XVIII secolo da due inventori, Robert Fulton e Samuel Colt (lo stesso che diede il nome al celebre revolver) con delle nuove armi navali di cui parleremo in un prossimo articolo.
Andrea Mucedola
PAGINA PRINCIPALE - HOME PAGE
Riferimenti
The Submarine Turtle – Naval Documents of the Revolutionary War
Milkofsky, Brenda. “David Bushnell and his Revolutionary Submarine”. Connecticuthistory.org.
Don Walsh, 2011. “Turtle: David Bushnell’s Revolutionary Vessel.” Naval History 25, no. 1: 69–70. Academic Search Premier, EBSCOhost
wikipedia (vari)

ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. E’ docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione scientifica.
Lascia un commento