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L’urlo dell’uragano Helene sconvolge l’inland degli Stati Uniti

tempo di lettura: 4 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: OCEANOGRAFIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: METEOROLOGIA
parole chiave: Cicloni, effetto Fujiwara

È notizia di questi giorni che l’uragano Helene, un potente ciclone tropicale di categoria 4, dopo aver colpito la costa occidentale degli Stati Uniti, si spingerà anche nell’entroterra coinvolgendo altri Stati, tra cui il North e South Carolina, Tennessee e Kentucky a causa di un raro fenomeno meteorologico chiamato “effetto Fujiwara“.

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Con il suo storico arrivo sulle coste statunitensi, giovedì 26 settembre 2024, l’uragano Helene è stato l’uragano più forte mai registrato a colpire il Big Bend della Florida e la Georgia, causando tre morti, un numero non ancora definito di feriti e abbattendo linee elettriche che hanno lasciato più di 1,5 milioni di persone al buio ed interrotto i servizi di emergenza in alcune contee. Ma non sembra essere tutto finito. Secondo il Centro uragani del National Weather Service, mentre Helene si sta indebolendo (passando da categoria 4 a 1) nel suo movimento verso l’entroterra, quello che preoccupa è la sua rapida velocità di avanzamento che consentirà a venti forti, soprattutto a raffica, di penetrare nell’inland degli Stati Uniti sudorientali, fino ai Monti Appalachi meridionali e la Carolina del Nord. Secondo i meteorologi questo insolito spostamento verso nord e nell’entroterra è causato dall’effetto Fujiwara, un raro evento meteorologico che può avvenire a causa dell’interazione di due cicloni ravvicinati.

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Cosa sta succedendo?

Si tratta di una rara situazione meteorologica che avviene quando due cicloni tropicali, in prossimità l’uno dell’altro, interagiscono tra loro. In pratica, tutti i cicloni ruotano intorno ai loro centri in senso … ciclonico (ovvero in senso antiorario nell’emisfero settentrionale o in senso orario nell’emisfero meridionale). Quando si genera una prossimità  di due cicloni essi possono interagire attorno a un punto tra i due sistemi. I due vortici saranno quindi attratti l’uno dall’altro e alla fine si spiralizzeranno in quel punto centrale e si fonderanno. Non è ancor chiaro se ciò sia dovuto alla porzione divergente del vento o all’advezione della vorticità rispetto al terreno1. In pratica si è osservato che quando due vortici sono di dimensioni diverse, il vortice più grande tenderà a dominare l’interazione e il vortice più piccolo gli girerà attorno. L’effetto prende il nome da un meteorologo giapponese, Sakuhei Fujiwhara che inizialmente lo descrisse in un articolo del 1921 osservando il moto dei vortici nell’acqua. L’effetto diventa evidente quando i due cicloni si avvicinano entro 1.400 chilometri (870 miglia) l’uno dall’altro. In pratica, dalle immagini satellitari si nota che le velocità di rotazione aumenta diventando molto evidente quando i cicloni tropicali si avvicinano entro 650 chilometri (400 miglia) l’uno dall’altro. In genere la loro fusione (o il distacco di uno dei due) si realizza quando si trovano entro 300 chilometri (190 miglia).

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L’interazione tra i tifoni Parma e Melor a nord di Luzon, Filippine, ottobre, 2009 Font NASA image courtesy the MODIS Rapid Response Team at NASA GSFC. Caption by Holli Riebeek. – http://earthobservatory.nasa.gov/NaturalHazards/view.php?id=40615(direct link) File:ParmaMelor AMO TMO 2009279 lrg.jpg – Wikipedia

Va compreso che, sebbene questo fenomeno sia stato osservato nell’interazione dei cicloni tropicali, può avvenire anche tra cicloni extratropicali ravvicinati quando si trovano entro 2.000 chilometri (1.200 miglia) l’uno dall’altro, con un’accelerazione significativa quando le aree di bassa pressione si avvicinano intorno ai 1.100 chilometri (680 miglia). Questo fenomeno è maggiormente prevedibile osservando i movimenti dei cicloni in quota (a livello di pressione di 500 hPa ovvero 18.000 piedi sopra il livello del mare) rispetto alle loro circolazioni superficiali. Ciò si traduce molto spesso in una fusione dei due sistemi di bassa pressione in un singolo ciclone extratropicale, ma può (meno comunemente) comportare una deviazione del tragitto di uno o entrambi i cicloni. Sembrerebbe che queste interazioni dipendano da fattori quali la dimensione dei due cicloni, la loro distanza e le condizioni atmosferiche prevalenti intorno a loro.

Torniamo ora alla situazione attuale. Per via dell’effetto Fujiwara, l’uragano Helene dovrebbe mantenere una velocità di spostamento elevata anche dopo essere entrato nell’entroterra, spostandosi questa volta verso nord ovest e generando raffiche di vento molto forti. L’intensità dei venti, simile a quella di un uragano costiero, colpirà il Kentucky nonostante Helene abbia già perso molta della sua energia al suo arrivo su terra. Una breve riflessione: all’inizio dell’anno la National Oceanic and Atmospheric Administration aveva previsto una stagione degli uragani atlantici sopra la media (da 17 a 25 prima che la stagione finisca il 30 novembre, con da quattro a sette uragani maggiori di categoria 3 o superiore) a causa dell’innalzamento record delle temperature dei mari. I danni causati da quest fenomeni sono enormi (dell’ordine delle centinaia di milioni di dollari) senza parlare delle perdite di vita umane che non hanno prezzo … forse c’è una ragione in più per combattere razionalmente i cambiamenti climatici a livello globale? 

 

1 con il termine advezione, o avvezione, in geofisica si intende uno spostamento di masse d’aria o d’acqua in direzione prevalentemente orizzontale, in contrapposizione alla convezione, con cui si indica uno spostamento in senso prevalentemente verticale.
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