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livello medio.
ARGOMENTO: STORIA NAVALE ROMANA
PERIODO: ROMA
AREA: LETTERATURA LATINA
parole chiave: arte della guerra
Aforismi sulla Strategia
Bisogna costruire le navi da guerra in numero sufficiente per una battaglia navale contro le navi nemiche che ci fronteggiano. Tenuto conto delle caratteristiche di queste ultime, la struttura delle nostre navi deve potersi confrontare in ogni combattimento con quelle avversarie. (Leo VI nav. 3)
Il comandante della flotta deve badare scrupolosamente, di persona, ai preparativi per la guerra (Syr. 9, 8)
Predisporrai ogni cosa nel modo che ti sembra più idoneo per la specifica missione: le navi, i combattenti in esse imbarcati, le armi, le vettovaglie ed il materiale di rispetto sulle navi da trasporto. (Leo VI nav. 22)
Qualora la forza degli schieramenti contrapposti si equivalga …, se i nemici non procedono contro di noi, allora anche noi temporeggiamo. … Se invece ci attaccano o saccheggiano la nostra terra, allora combattiamoli. [32] (Syr. 9, 11)
Se i nemici sono invece molto superiori a noi, ma un grande pericolo incombe sulle nostre città … dobbiamo combatterli più con l’intelligenza che con la forza, prendendo attentamente in considerazione altri fattori, quali il momento opportuno, il tempo e il luogo, fattori per mezzo dei quali spesso i più deboli hanno vinto i più forti. Circa il tempo, attaccando i nemici quando abbiamo i venti a favore …; circa i luoghi, (scegliendo) o uno stretto o un fiume, dove la superiorità del nemico è vanificata dalla ristrettezza delle acque. (Syr. 9, 12)
Organica
Un comandante in capo deve possedere queste quattro doti: profonda conoscenza dell’arte militare, valore, prestigio, fortuna [33]. (Cic. Manil. 28)
L’arte militare … consta di armi e uomini. Queste forze sono suddivise in tre parti: la cavalleria, la fanteria e la flotta. (Veg. 2, 1)
Tutto ciò che si prepara per la guerra spetta al mare o alla terra. Infatti, i soldati combattono in terra ed altri militi combattono in mare. (Arr. tact. 3)
Le truppe di terra servono solo sul terreno; le altre, imbarcate sulle navi, combattono sul mare e sui grandi fiumi (Ael. tact. 2)
Quando le navi sono perfettamente equipaggiate, è impossibile aggiungere agli effettivi non dico parecchi uomini, ma nemmeno uno per nave. (Cic. Verr. 2, 5, 133)
Di ciascuno dei tuoi uomini devi conoscere a fondo l’indole, la disposizione mentale e ogni altra qualità concernente il valore (Leo VI nav. 21)
Logistica
Per il trasporto di viveri farai anche costruire altre navi, che trasporteranno l’intero vettovagliamento degli uomini, onde evitare che le navi da guerra ne siano appesantite. (Leo VI nav. 11)
A tutte le altre contingenze si può rimediare, ma per evitare la penuria di rifornimenti non c’è altro mezzo che la previdenza. (Veg. 3, 3)
Occorre curare con ogni diligenza che le vettovaglie possano essere trasportate in sicurezza per mare ed a terra fino all’accampamento. Solo a tale condizione i fornitori saranno solerti a recapitare tutti i generi necessari. (Onas. 5, 12)
Tattica
Si conducono degli assalti improvvisi contro gli equipaggi che non se l’aspettano, o si tendono degli agguati negli opportuni passaggi ristretti fra le isole. (Veg. 4, 45)
Una forza navale non ben schierata è più predisposta a sbandarsi. (Syr. 9, 1)
Manterremo la formazione … anche durante la navigazione prima dell’apparire del nemico, … perché, una volta abituate le nostre forze a disporsi anticipatamente in ordine di battaglia, possano mantenere la formazione anche al momento opportuno. (Syr. 9, 5)
Caio Duilio, vedendo che le sue navi, poco manovriere, erano facilmente schivate dall‘agilità delle navi puniche e che veniva perciò annullato il valore dei suoi uomini, inventò le “mani di ferro” [34]: non appena esse agganciavano una nave nemica, i Romani si lanciavano all’arrembaggio con l’ausilio di passerelle ed affrontavano corpo a corpo i nemici sulla stessa nave arrembata. (Frontin. strat. 2, 3, 24)
Coloro che sono resi temerari dal proprio coraggio, accostate le navi da guerra e gettate le passerelle, saltano sulle navi avversarie ed ivi, come suol dirsi, ai ferri corti, combattono corpo a corpo con le spade. (Veg. 4, 44)
Aforismi riflessi dalle guerre marittime effettuate
Dominio del mare
I Romani non per vicende casuali, … ma assolutamente a buon diritto, dopo essere stati messi alla prova in tante grandi e pericolose imprese, audacemente concepirono il disegno di conseguire il dominio del mare [35] e attuarono il loro proposito. (Polyb. 1, 63)
Espansione oltremare (“transmarina”)
Il popolo romano, dalla nascita fino alla fine della sua fanciullezza, per un periodo di circa trecento anni sostenne guerre intorno alle sue mura. Poi, nel fiore dell’adolescenza, dopo difficili e frequenti guerre, oltrepassò le Alpi e il mare. (Amm. 14, 6, 4)
Questa fu la terza età del popolo romano, quella transmarina, nel corso della quale, osando uscire dall’Italia, esso portò le armi in tutto il mondo. (Flor. epit. 1, 47. 1)
Sbarchi anfibi
[Durante lo sbarco navale] ogni ordine sia eseguito al segnale ed a tempo, come richiedono i canoni dell’arte militare, e soprattutto quelli della guerra marittima, soggetta ad improvvisi e rapidi mutamenti. (Caes. Gall. 4, 23)
Tutti raggiungono contemporaneamente la terra con la flotta, sbarcano dalle navi e dalle imbarcazioni e, stabilito l’accampamento, innalzano le insegne. [36] (Coel. Ant. 4 fr. 41)
Addestramento
Farai svolgere esercitazioni di vario genere agli equipaggi e alle stesse navi (Leo VI nav. 28)
Una nave dotata di decine di remi per parte andrà a fondo per un cavo mal sistemato. (Fronto epist. amic. 2, 13)
Agrippa, quando sopraggiungeva una tempesta, era solito ordinare ai suoi uomini di portare le sue navi fra i marosi allo scopo di agguerrirli con l’abitudine a non temere il pericolo. (Serv. Aen. 8, 682)
Stratagemmi
M. Porcio Catone, gettatosi in mezzo alla flotta mista dei nemici, dopo aver già prima vinta quella dei Punici e distribuito fra i suoi uomini le armi e le vesti puniche, affondò molte navi dei nemici, che aveva ingannati sotto le spoglie d’un alleato. (Frontin. strat. 4, 7, 12)
Gneo Scipione, in una battaglia navale, lanciò sulla flotta nemica anfore piene di pece e di legni resinosi, il cui getto mirava a recar danno, e per il peso e perché lo spargimento delle materie contenute porgeva esca all’incendio. (Frontin. strat. 4, 7, 9)
Operazioni navali condotte da privati
Alcuni privati Romani ottennero l’uso di navi a condizione di ripararle, ma con il diritto di trattenere per sé tutto il bottino catturato. Fra le varie offensive ch’essi condussero contro i nemici, essi navigarono fino al porto di Ippona, città africana, e vi diedero fuoco a tutte le navi e a gran parte delle installazioni portuali [37]. (Zon. 8, 16, 3-4)
Durante la navigazione invernale, [il giovane Giulio Cesare] fu catturato dai pirati … Pagati poi cinquanta talenti e liberato, non indugiò un istante: procuratesi delle navi, rincorse per mare i pirati mentre si allontanavano; catturatili, li punì col supplizio capitale che beffardamente aveva loro promesso [38]. (Suet. Iul. 4)
Domenico Carro
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Note
[32] Un analogo criterio venne attribuito a Scipione Africano: “bisogna affrontare in battaglia il nemico solo quando sia capitata l’occasione favorevole o non se ne possa fare a meno.” (Val.Max. 7, 2, 2)
[33] Il tema, riferito al comando di Pompeo Magno – che aveva appena concluso vittoriosamente la guerra marittima contro i pirati –, viene ulteriormente approfondito nel prosieguo della stessa orazione (Cic. Manil. 29, 36-38 e 43)
[34] Si tratta dei rampini d’arrembaggio, divenuti di uso comune fino all’epoca moderna.
[35] Dominatore del mare (possessor pelagi) venne infatti chiamato Gaio Lutazio Catulo, il vincitore della risolutiva battaglia navale delle Egadi (Sil. 6, 687)
[36] Asciutta ma efficacissima descrizione dello sbarco navale di Scipione in Africa con 440 navi, 16000 fanti e 1600 cavalieri: vi si ravvedono celerità e sincronismo, in linea con i canoni delle moderne operazioni anfibie.
[37] Queste inconsuete azioni corsare romane, iniziate forse con la partecipazione dell’ex console Caio Duilio (Frontin. strat. 1, 5, 6: evento erroneamente collocato a Siracusa, ma coincidente con quello di Ippona), proseguirono per cinque anni, dal 247 all’inizio del 242 a.C. (Zon. 8, 16, 8) e conseguirono anche un successo navale di grande rilievo all’imboccatura del golfo di Cartagine nel 245. (Flor. epit. 1, 18, 30).
[38] Celeberrimo episodio raccontato con maggiori dettagli da molte altre fonti (Vell. 2, 41-42; Plut. Caes. 1-2; Val.Max. 6, 9, 15; Polyaen. 8, 23, 1)
[39] Roma ed il suo grande porto marittimo imperiale, il Portus Augustus, costruito da Claudio e Traiano.
[40] Taprobane (Ceylon, od. Sri Lanka) venne raggiunta dai Romani all’epoca di Claudio, mentre a partire dal principato di Marco Aurelio le rotte romane si estesero fino alla Cina.
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ammiraglio di divisione della Riserva della Marina Militare Italiana, dal momento del suo ritiro dal servizio attivo, assecondando la propria natura di appassionato cultore della Civiltà Romana, ha potuto dedicarsi interamente all’approfondimento dei suoi studi storiografici, nell’ambito dei quali ha pubblicato numerosi libri e saggi, creato l’interessantissimo sito ROMA AETERNA ed il foro di discussione FORVM ROMAETERNA (2001-2013), poi sostituito dall’istituzione di pagine estratte da “Roma Aeterna” nelle maggiori reti sociali, quali Linkedin, Facebook, Twitter, Youtube, Flickr, etc. Non ultimo, l’ammiraglio Carro è relatore in importanti convegni, nazionali ed internazionali sui temi della storiografia romana e della salvaguardia della cultura marittima.