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La modernizzazione della Reichmarine

tempo di lettura: 7 minuti

 

livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: GERMANIA
parole chiave: Kaisermarine, Reichmarine
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Behncke venne rimpiazzato il 1º ottobre 1924 dal viceammiraglio Hans Zenker, convinto sostenitore della linea del suo predecessore in merito ai programmi di modernizzazione della Reichsmarine sia sotto l’aspetto dei programmi “ufficiali” sia sotto l’aspetto di quelli “paralleli e riservati” che potevano adesso godere della ripresa economica della Germania.

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Questa foto scattata, da Adolf Grohs, fu pubblicata da Gustav Liersch & Co. e ritrae l’ammiraglio von Schröder con l’ex capo di stato maggiore Behnke” – da sinistra: Ammiraglio von Schröder, Ludwig; * 1854 + 1933, Ammiraglio Behncke, Paul Leo Gustav * 1866 + 1937 ed altri ufficiali di staff … Data 1914 e 1918 circaFonte http://wiki-de.genealogy.net/Liersch_%28Berlin%29/Fotostudio- Autore Alfred Groh Adolf Grohs Admiral von Schröder mit dem früheren Chef des Admiralstabes Behnke, Gustav Liersch & Co. 7663.jpg – Wikimedia Commons

Nella realizzazione dei programmi relativi alle unità di superficie furono rispettati i limiti quantitativi imposti dal trattato di Versailles, meno quelli qualitativi, indefiniti, mentre venne abilmente sfruttata la scappatoia offerta dal trattato navale di Washington del 6 febbraio 1922: in materia di costruzioni navali il trattato, di cui la Germania non era parte ma a cui aderirono tutte le principali potenze navali, basava il calcolo del dislocamento sulla nave “vuota”, senza considerare il peso di munizioni, carburante, provviste ed equipaggio. L’adozione di nuove tecniche costruttive, come la saldatura elettrica, rapidamente assurta a standard costruttivo, non solo permise enormi riduzioni dell’esponente di peso dello scafo a parità di dislocamento, ma ridusse enormemente i tempi di costruzione.

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Vecchie corazzate tedesche “Schleswig-Holstein” (al centro), “Schlesien” (a sinistra) e “Hessen” (sullo sfondo). Fonte: Centro storico navale degli Stati Uniti Linienschiffe 1930.jpg – Wikimedia Commons

Nel potenziamento reale della Reichsmarine continuarono a svilupparsi operazioni meno aderenti alle clausole di Versailles.  Continuando quanto avviato  fin dai primi anni 1920 con diversi programmi segreti paralleli, si ammassavano materiali, in alcuni casi intere sezioni di unità ed armi, si addestrava il  personale, si proseguivano ricerche in settori vietati: la costruzione di grosse unità non poteva certamente sfuggire alle commissioni di controllo, mentre sfuggirono completamente una serie di attività “illegali” favorite da stanziamenti di appositi fondi neri non iscritti nel bilancio della Marina. Stanziamenti che nel luglio 1922 permisero alla Reichsmarine di costituire una società ingegneristica/impiantistica con sede a L’Aia nei Paesi Bassi, la Ingenieurskantoor voor Scheepsbouw (IvS), mantenendone il controllo esclusivo per oltre un decennio. 

Una situazione certamente comoda e profittevole anche per la Marina Olandese e le industrie dei Paesi Bassi. I programmi “illegali” comprendevano corsi segreti per l’addestramento degli ufficiali della Reichsmarine in settori vietati, primo tra tutti quello della guerra subacquea, lo studio di nuove tattiche di combattimento navale, nuovi sistemi d’arma, dal radar allo sviluppo di mine magnetiche, la preparazione di una forte aviazione navale dietro il paravento della sezione idrovolanti della compagnia aerea nazionale. Nella zona “grigia” le industrie tedesche proseguirono lo sviluppo dei sistemi di puntamento dell’artiglieria e degli strumenti di calcolo del tiro, un settore in cui la Germania era e si mantenne all’avanguardia, nonché nuovi cannoni e nuove tecnologie sui metalli, da quelli leggeri a nuovi processi siderurgici relativi alle corazze e agli acciai ad alta resistenza per gli scafi dei sommergibili.

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foto della corazzata “Schleswig-Holstein” scattata durante le manovre nel Mar Baltico. Viene issata a poppa della corazzata tedesca “Schleswig-Holstein” la nuova bandiera di guerra della Reichmarine Bundesarchiv Bild 102-13832, Linienschiff “Schleswig-Holstein”.jpg – Wikimedia Commons

La Germania, già nel 1923, fu in grado di sollevare agli alleati una richiesta per il rimpiazzo delle obsolete corazzate pre-dreadnought. L’eventuale costruzione di nuove corazzate “leggere” rientrava nel quadro di strategia generale, sul modo in cui la Reichsmarine voleva proseguire il proprio sviluppo: formalmente un’ipotesi difensiva opposta ad un’ipotesi offensiva che paventavano i vincitori, , con un tipo di unità maggiore ibrida tra l’incrociatore e la corazzata, molto veloce ma anche bene armata e protetta; malgrado le apparenze e la presentazione, un tipo di unità di proiezione, non un’ unità di difesa ma una atta a svolgere un ruolo di caccia al traffico navale nemico in mare aperto. Le linee di sviluppo erano pertanto già chiare dal 1926, con un indirizzo offensivo e di alto mare, anche se la Reichsmarine dovette affrontare un lungo e severo periodo di scandali e sostituzioni ai vertici quando nel 1927 una commissione d’inchiesta del parlamento tedesco, promossa dai partiti antimilitaristi, portò alla scoperta del sistema di fondi neri. Un braccio di ferro che si concluse il 1º ottobre 1928 con la nomina al vertice della Marina dall’ammiraglio Erich Raeder, quale ultimo comandante della Reichsmarine e poi comandante della Kriegsmarine dal 1935 al 1943. Raeder poté continuare il programma di sviluppo della Reichsmarine rimanendo sostanzialmente nel solco tracciato dai suoi predecessori, compresi inizialmente i due livelli, ufficiale e riservato. Oltre la costruzione delle due corazzate tascabili già impostate Raeder propose e seguì un piano quinquennale per il periodo 1931-1936 che avrebbe dovuto portare al completo rinnovo della flotta, autorizzato nell’ ambito del trattato di Versailles (otto corazzate, otto incrociatori e sedici cacciatorpediniere). L’epoca dei trattati stava terminando ed il clima politico tedesco era totalmente diverso. Il 28 gennaio 1933 l’anziano presidente Paul von Hindenburg sostituì il premier von Schleicher con il segretario del Partito Nazionalsocialista Tedesco Adolf Hitler, che il 2 agosto 1934 riunì nelle proprie mani le cariche di presidente e cancelliere assumendo l’incarico di Führer und Reichskanzler.

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la “corazzata tascabile” tedesca Deutschland con il suo equipaggio schierato, 1935. Questa nave fu riclassificata come incrociatore pesante e ribattezzata Lützow nel 1939 –  Fonte Foto 242-HB-14598a34 dalla collezione Hoffman negli archivi nazionali degli Stati Uniti del Comando di storia e patrimonio navale della Marina degli Stati Uniti German cruiser Deutschland in 1935 (cropped).jpg – Wikimedia Commons

Hitler era fermamente ostile all’assetto di poteri dettato in Europa dal trattato di Versailles, ma vista l’impreparazione della Germania ad una guerra su ampia scala decise di agire inizialmente per vie diplomatiche e in qualche modo concilianti: pur autorizzando la Reichsmarine a proseguire i suoi studi sui sommergibili ed a progettare una versione potenziata delle “corazzate” Deutschland, che violava ampiamente i limiti di dislocamento previsti da Versailles, Hitler cercò un riconoscimento ufficiale dei progetti di riarmo tedeschi da parte delle grandi potenze. Il 16 marzo 1935 Hitler annunciò ufficialmente il rigetto da parte della Germania delle limitazioni imposte dal trattato di Versailles in materia di armamenti e la reintroduzione della leva militare obbligatoria, ma al tempo stesso mantenne aperto un canale di trattativa con il Regno Unito che portò il 18 giugno alla stipula di un accordo navale anglo-tedesco: legalizzando in pratica la violazione del trattato di Versailles, l’accordo consentiva alla Germania di costruire navi da guerra per un tonnellaggio complessivo pari al 35% di quello della flotta britannica (il 45% per quanto riguardava i sommergibili), riconoscendo quindi alla Reichsmarine un limite totale di 425.865 ton di naviglio in luogo delle 144.000 ton autorizzate da Versailles.

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L’incrociatore pesante tedesco (“corazzata tascabile”) Admiral Scheer: vista dettagliata a centro nave della catapulta dell’aereo, dell’aereo Heinkel He 60 e di un cannone da 15 cm, fotografato nel 1935-1938 – Fonte Foto ufficiale della Marina degli Stati Uniti NH 45564 dal Comando di storia e patrimonio navale della Marina degli Stati Uniti – Heinkel He 60 on German cruiser Admiral Scheer c1936.jpg – Wikimedia Commons

Di fatto senza più alcun vincolo, lo sviluppo della Marina tedesca poté proseguire indisturbato. Il 1º giugno 1935, la vecchia Reichsmarine assunse la nuova denominazione di Kriegsmarine, avviando subito ampi programmi per il suo potenziamento. Con la denuncia dei trattati e la nascita della Kriegsmarine terminarono anche i presupposti di molte delle attività parallele, riservate o illegali mantenute per oltre un decennio dalla Reichsmarine, in particolare di quelle relative alla progettazione e costruzione all’ estero di sommergibili Contrariamente alla vulgata diffusa, in quanto a concetti operativi e a mezzi tecnici ed a molti dei suoi protagonisti la Marina Tedesca affrontò la seconda guerra mondiale in uno spirito di continuità dei progetti e programmi della 1^ GM, non solo morale di rivalsa e riscatto della sconfitta subita in prima battuta, ma anche di scarsa evoluzione tecnica. Al contrario di quanto avvenne per la flotta di superficie, le costruzioni subacquee furono percepite e realizzate in termini di continuità e non di radicale innovazione a livello cantieristico, adottando schemi, progetti ed attrezzature nel complesso già ampiamente datati facenti riferimento alle esperienze acquisite nella Prima guerra mondiale. Le uniche vere novità furono tardive e non sono attribuibili ai cantieri  ma al genio organizzativo di Speer e della sua struttura; facendo tesoro dell’ esperienza dell’IvS e della polverizzazione degli ordini che avevano permesso di mascherare la preparazione del programma di costruzione dell’arma sottomarina tedesca,  fu organizzata e gestita la costruzione modulare decentrata, che coinvolse nelle subforniture una miriade di strutture lontane non solo fisicamente ma anche concettualmente dalla cantieristica navale, strutture che imposero le poche innovazioni introdotte nella costruzione degli “scafi”.

Fine II parte – continua
Giancarlo Poddighe

 

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