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La nascita della lotta antisommergibili nella Regia Marina

tempo di lettura: 7 minuti


livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: lotta ai sommergibili, regia marina italiana

 

Uno dei problemi maggiori che la Regia Marina italiana dovette affrontare nella seconda guerra mondiale fu la carenza di apparecchiature idonee alla localizzazione dei mezzi subacquei in immersione. Gli strumenti disponibili allo scoppio della guerra erano gli idrofoni, microfoni progettati per essere utilizzati sott’acqua per ascoltare suoni provenienti dall’ambiente sottomarino. Si trattava di sfruttare le alterazione acustiche ambientali attraverso dei sistemi di amplificazione. Ma andiamo per ordine.

Giorgio Cicogna

Non tutti sanno che l’idrofono, noto anche come sonar di ricerca passiva, fu inventato da un italiano, Giorgio Cicogna. Giorgio Cicogna entrò nell’Accademia Navale di Livorno dove rivelò da subito un interesse e un’attitudine particolare allo studio delle scienze fisiche e matematiche. Uscito dall’Accademia Navale con il grado di aspirante guardiamarina, Cicogna partecipò alla prima guerra mondiale, combattendo nel 1919 a difesa della città di Venezia come comandante di un MAS. In quel periodo realizzò lo scandaglio acustico (idrofono), uno strumento innovativo in grado di rilevare, anche se in modo approssimativo, la presenza subacquea di eventuali sommergibili, essendo in grado di captare i rumori subacquei. Un campanello di allarme che poteva indicare la posizione del sommergibile alle navi di superficie.

Questi apparati furono installati su moltissime unità italiane: dai MAS (i cosiddetti idrofoni meccanici detti tubi C, sistemi di sicuro funzionamento ma di scarsa efficacia) ai sommergibili ed alle unità di superficie con apparati allo stato dell’arte, efficaci ed installabili anche sulle unità costiere. Il tipo Multipost poteva rilevare rumori subacquei fino a 10.000 metri di distanza e il più diffuso fonoscopio fino a 20.000 metri pur limitando la velocità delle unità a 4 nodi durante l’ascolto (durante la guerra fu portata a 7 nodi).

uno dei primi sistemi di idrofoni meccanici – fonte USN

Di fatto mancavano però delle unità costruite specialmente per la caccia ai sommergibili. La prima fu la RN ALBATROS il cui studio preliminare del 1929 si ispirava, per le forme di carena, alle torpediniere costiere sino ad allora costruite. Dato che per essa era previsto un secondario impiego come silurante notturno, prevedeva un impianto lanciasiluri binato da 450 mm che però non fu mai imbarcato.

RN Albatros foto di Mauro Millefiorini

Fu completata il 31 dicembre 1934 (dopo ben tre anni di costruzione) con un armamento di 2 x 100/47, un impianto binato e due singoli di mitragliatrice da 13,2 mm, quattro lanciabombe e due tramogge per le cariche di profondità.

RN Albatros 1934

Questa unità era dotata di un buon armamento antisommergibili e della più completa dotazione di strumenti di localizzazione ipotizzabili nel 1934 ovvero due vecchi tubi C, un idrofono rimorchiato, un impianto idrofonico ad aste rientrabili a scafo (Galileo) posto in un apposito locale. Nell’estate del 1935 la nave venne dotata del primo cercatore ad ultrasuoni, detto peritero, costruito a titolo sperimentale dalla Marina italiana e derivato dallo scandaglio acustico Lamghine-Florison. L’unità, considerata sperimentale, non ebbe repliche a causa delle non eccezionali qualità nautiche e l’apparato motore (a vapore) inadatto per l’uso come unità di scorta.

La RN ALBATROS ebbe un breve ma intenso servizio di guerra; durante il conflitto operò da Messina per la vigilanza anti sommergibili nelle acque dello Stretto e per brevi scorte lungo le coste della Sicilia orientale. Il 16 luglio del 1940 mentre era in navigazione al largo di Augusta, fu attaccata con i siluri dal sommergibile britannico HMS PHOENIX, riuscì ad evitare l’attacco e passando al contrattacco con bombe di profondità, affondò il sommergibile con tutto il suo equipaggio di 55 uomini (posizione 37°15’ N e 15°15’ E.).

HMS Phoenix

Tra le sue missioni la scorta al grande transatlantico Rex nel suo ultimo viaggio che lo portò da Genova (da dove partì il 6 giugno 1940) a Pola e da lì, il 15 agosto, a Trieste. Il 27 settembre 1941 la regia nave ALBATROS fu silurata dal sommergibile britannico UPRIGHT e s’inabissò otto miglia a nordovest di Capo Rasocolmo, non lontano da Messina. In totale l’unità aveva svolto ben cinquantasette missioni di guerra.

RN Pegaso

Successivamente furono impostati i quattro ottimi avvisi scorta classe PEGASO, assimilabili ai caccia di scorta inglesi e americani Classi HUNT e CANNON. Essi più che alla protezione del traffico erano destinati alla scorta antisommergibile della squadra da battaglia e ad assicurare la sicurezza delle acque antistanti le basi navali principali. Un particolare successo ebbero le torpediniere classe Spica tipo Alcione, tra cui il Circe di cui parlerò in seguito.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è principio-sonar-mucedola-1024x576.jpg

principio di funzionamento del sonar. Il sender/trasmettitore emette onde su una determinata frequenza .. le onde viaggiano nel volume d’acqua fino a quando vengono riflesse da un oggetto (nel caso specifico il sommergibile). L’onda di riflesso viene ricevuta dal ricevitore/receiver e l’operatore può calcolare la distanza del bersaglio e l’orientamento polare dello stesso. – schema @mucedola

 

La guerra antisommergibile
I sommergibili erano diventati una minaccia occulta che richiedeva strumenti sempre più sofisticati. Per la localizzazione di precisione era però necessario continuare lo sviluppo di un ecogoniometro attivo, il sonar. Di questi apparati allo scoppio della guerra erano disponibili pochissimi esemplari, da tre a cinque, cioè quello imbarcato sull’ALBATROS e di 2/4 unità classe PEGASO. Negli anni ’20 e ’30 erano stati fatti degli esperimenti in tal senso e sviluppati i periteri, degli ecogoniometri primitivi, derivati da ecoscandagli per usi civili; erano però stati abbandonati, dopo alcuni anni di prove, pare perché dotati di una portata estremamente limitata. Quando furono ripresi gli studi gli sforzi furono concentrati sui modelli da imbarcare sui sommergibili che si concretizzarono con gli apparati MC3000 e GC3000 destinati ai mezzi subacquei.

Nelle altre Marine erano invece stati effettuati grandi progressi ed erano stati perfezionati strumenti analoghi con risultati molto soddisfacenti per unità di superficie; nacquero quindi gli inglesi “ASDIC” (Anti-Submarine Detection Investigation Committee) e gli americani sonar, che vennero usati fin dal principio della guerra nelle rispettive marine nella guerra antisommergibile. Anche i tedeschi utilizzavano apparecchiature di questo tipo, gli SH-Mob-Gerät (s-Gerat), che permettevano di individuare bersagli sommersi fino a 5000 metri (portata sicura 3000/3500 metri, 7000 in condizioni acustiche estremamente favorevoli) a navi naviganti fino alla velocità di 12 nodi (poi portati a 17 durante la guerra. La collaborazione italo-tedesca in materia iniziò solo a settembre 1941 (secondo un documento tedesco del 13 settembre e una riunione del 20/22 settembre) e nel corso del 1941 i tedeschi fornirono 41 apparati S-Gerat alla marina italiana mentre i primi ecogoniometri di costruzione nazionale SAFAR P 600 dalle equivalenti prestazioni, furono consegnati alla Regia Marina nel 1942/1943. 

I primi apparati tedeschi nella maggior parte dei casi non vennero installati sulle siluranti (Torpediniere e Cacciatorpediniere) ma sulle unità antisommergibili ausiliarie (AS) piccole e lente, adatte al massimo alla vigilanza litoranea e portuale. Questo perché la sistemazione degli apparati sulle siluranti era possibile solo in occasione dei cicli di grandi lavori il che rendeva impossibile l’effettuazione di molte sistemazioni contemporanee per la limitata capacità dei cantieri e per la necessità di ridurre il meno possibile il numero delle unità indisponibili dato l’insufficienza del loro numero rispetto alle necessità. Si provvide quindi a installare i nuovi apparati sulle unità AS ausiliarie, confidando che l’industria italiana ne avrebbe forniti sei al mese da ottobre 1941 al fine di sopperire ad ogni esigenza. Tuttavia tale previsione non si avverò per i limiti dell’industria elettrotecnica italiana e l’entrata in linea dei nuovi apparati fu molto più lenta del previsto. Solo nell’ottobre del 1942 la SAFAR fu in grado di consegnare i sei apparati mensili previsti.

Si programmò quindi di dotare 101 siluranti di tali apparati oltre ai 20 cacciasommergibili ausiliari che erano stati dotati di ecogoniometro nel 1941/42. Il numero delle unità siluranti dotate di tale apparato non fu mai molto elevato come risulta dalla tabella:

periodo numero
Fine 1940 5
Fine 1941 14
giugno 1942 46 (12 ct, 18tp ,16 tp di scorta e corvette)
giugno 1943 55  (18 ct 37 tp e corvette)
settembre 1943 67

Numeri molto ridotti considerando che per proteggere un convoglio di due mercantili erano considerate necessari quattro siluranti di cui due dotati di ecogoniometro. Bisogna considerare che nello stesso periodo la Royal Navy schierava già circa 2000 unità dotate di “ASDIC”. Nell’armamento prettamente anti sommergibili ci furono notevoli migliorie, pur mancando armi a lunga portata come i “porcospini” alleati, utilizzando sia delle valide B.T.G (bomba torpedine a getto) costruite dalla ditta Moncenisio ed equipaggiate con una carica da 100 Kg, sia adottando tramogge più funzionali per le B.T.G. sia utilizzando “lanciatori” laterali e scarica bombe speciali per le B.G.S., armi di nuova concezione o di fornitura germanica.

In sintesi, per circa due anni di guerra, la Regia Marina dovette affidare la difesa antisommergibile ad unità attrezzate solo con degli idrofoni.

Ciò nonostante i quarantacinque sommergibili inglesi, greci, francesi affondati ed una decina seriamente danneggiati (sebbene in concorso con le forze tedesche) dimostrano che le tecniche antisommergibili della Regia Marina, ancorché penalizzate dalla scarsità di apparecchiature idonee, erano da considerarsi tutt’altro che inefficaci.

Gianluca Bertozzi

Fonti
Almanacco Storico Navi militari USMM Giorgerini-Nani 1861-1995
Uomini sul fondo di G. Giorgerini Mondadori 1994
Cacciatori e prede di Guglielmo Leprè
La Marina italiana nella seconda guerra mondiale di James J. Sadkovic
Le navi da guerra italiane 1940-1945 di Bagnasco-Cernuschi.

   

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1 commento

  1. G C Poddighe G C Poddighe
    20/06/2021    

    Panorama sintético ma completo delle difficoltà (inadeguatezza) dei sistemi italiani di lotta a.s., fondamentalmente come mezzi di scoperta, meno come armi, con l’ aggravante della mancanza di unità di opportuna ed adeguata progettazione. Un’ obiettività che sinora manca tra i “ divulgatori” navali. Bravo Bertozzi . Una soluzione del problema, con le ottime corvette tipo Gabbiano ( entrate in servizio in buon numero) e con l’ approntamento di nuove armi da lancio ( mai entrate in servizio) giunse troppo tardi ma dimostrò che almeno in questo campo esistevano adeguate capacità nazionali, mentre mancò tempestività e pianificazione

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