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NO PLASTIC AT SEA

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Petizione OCEAN4FUTURE

Titolo : Impariamo a ridurre le plastiche in mare

Salve a tutti. Noi crediamo che l'educazione ambientale in tutte le scuole di ogni ordine e grado sia un processo irrinunciabile e che l'esempio valga più di mille parole. Siamo arrivati a oltre 4000 firme ma continuiamo a raccoglierle con la speranza che la classe politica al di là delle promesse comprenda realmente l'emergenza che viviamo, ed agisca,speriamo, con maggiore coscienza
seguite il LINK per firmare la petizione

  Address: OCEAN4FUTURE

Alla scoperta degli abissi con l’NR 1

Reading Time: 5 minutes

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livello elementare
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ARGOMENTO: OCEANOGRAFIA
PERIODO: XX SECOLO
AREA: ESPLORAZIONE ABISSI

parole chiave: NR 1, sottomarini nucleari

 

Una città distrutta, inabissata, con i suoi templi abbattuti, le sue colonne infrante, si stendeva sotto i miei occhi ed i ruderi rivelavano la massiccia struttura. Un gigantesco acquedotto si scorgeva in lontananza e, più lontano ancora, i resti di un acropoli e gli avanzi di una banchina, come se un antico porto fosse esistito ai bordi di un mare scomparso. Quella che il Capitano Nemo risuscitava sotto i miei occhi meravigliati era come una sterminata Pompei, sepolta sotto le acque …  Dove eravamo?…“.  Così Jules Verne, nel romanzo “Ventimila leghe sotto i mari” (trad. Minozzi 1962 Milano), descriveva la scoperta di Atlantide da parte del Capitano Nemo, a bordo del suo misterioso sottomarino, il Nautilus.

Uno strano Nautilus
Qualche anno fa una spedizione archeologica americana fu sul punto di intraprendere una delle più fantastiche avventure sottomarine mai tentate dall’Uomo. Non la scoperta della mitica Atlantide ma la ricerca sistematica di relitti affondati lungo la congiungente Ostia-Cartagine effettuata da un non meno affascinante e misterioso sottomarino nucleare tascabile chiamato NR 1. Erano gli anni ’90 quando sul The New York Times, fu pubblicata la notizia di una nuova campagna archeologica del Dottor Robert Ballard, il geologo americano reso famoso dalla scoperta del relitto del Titanic e di una delle navi da battaglia tedesche più celebri della seconda guerra mondiale, la nave da battaglia Bismarck.

In seguito il dottor Ballard lasciò il Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI) di Cape Cod per creare un nuovo Istituto denominato “Istituto per l’esplorazione” presso il Mystic Aquarium nel Connecticut e seguire da vicino la preparazione del sottomarino, fino allora usato solo per missioni militari. Il progetto di ricerca era mirato al Mar Mediterraneo dove, dal 1988 al 1989, Ballard aveva già localizzato i resti di un antico relitto nelle vicinanze della costa tunisina, a circa sessanta miglia a Nord di Tunisi ed a soli venti miglia dal pericoloso Banco Skerki. E’ risaputo che quella zona di mare era già nell’antichità un crocevia per le attività commerciali del Mediterraneo. Un’area certamente non scevra di pericoli dato che, a causa dei bassi fondali e del cattivo tempo nei periodi invernali e primaverili, numerose navi nei secoli si arenarono sul Banco Skerki disperdendo il loro prezioso carico tra quelle rocce affioranti.

Lo sanno bene i ricercatori che, tra le praterie di Posidonia, non è raro trovare ancor oggi antiche anfore ed ancore a riprova della frequentazione secolare di quelle rotte costiere. A seguito del ritrovamento del relitto di quella nave (del IV secolo d.C.) Ballard e l’archeologa Anna McCann recuperarono numerosi artefatti antichi tra cui anfore, una lampada di terracotta finemente decorata, le ancore in piombo ed una moneta in rame dell’Imperatore Costanzio II (un imperatore romano che regnò dal 355 al 361 d.C.). Fu proprio quella moneta che aiutò la datazione del relitto. Le caratteristiche dei reperti recuperati e del vasellame fecero presupporre la provenienza della nave dai vicini porti africani.

Tesori nascosti
L’ambizioso sogno di Ballard era di poter ricostruire tali rotte mappando la posizione dei relitti affondati per mezzo di un costosissimo sottomarino sperimentale della marina Statunitense, l’NR 1. Questo battello subacqueo era entrato in servizio il 27 ottobre 1969, ufficialmente  per il recupero di aerei ed unità navali affondate. Il mini sommergibile fu impiegato nel 1986 al recupero dei resti dello sfortunato  Shuttle Challenger. Per il suo impiego veniva supportato da una nave appoggio della Marina che aveva il compito di seguirlo durante le operazioni in immersione.

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Nella foto, il sottomarino NR 1 era rientrato in porto a causa delle avverse condizioni meteorologiche – foto EMC(Ss) Richard E. Durst  – NARA & DVIDS Public domain ArchivePublic Domain Search (getarchive.net)

Il battello subacqueo era dotato di un piccolo reattore nucleare che gli permetteva un’autonomia in immersione limitata solo dalle necessità alimentari degli undici occupanti. Per la discriminazione ottica di oggetti sul fondo era dotato di apparati sonar, di telecamere subacquee supportate da ben ventisette sorgenti luminose e di oblò atti alla visione dell’esterno. Inoltre, sembra che fosse dotato di un sistema complesso di propulsione mista,  eliche e cingoli, che gli permettevano di muoversi sul fondo come un fuoristrada. Era dotato di un braccio mobile prodiero che poteva effettuare la raccolta di oggetti ed eseguire semplici operazioni manuali. Per le sue caratteristiche operative il sottomarino apparve quindi adatto a ricerche scientifiche ed alla raccolta di manufatti su alti fondali, permettendo flessibilità di impiego in differenti scenari ambientali.

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Un membro dell’equipaggio di NR-1, l’unica battello di ricerca sottomarina profonda della Marina statunitense, si prepara a ricevere una cima. In cima alla torretta il comandante capitano di corvetta David Olivier foto di PH1 G. Hurd – da https://catalog.archives.gov/ – public domain released

Quali furono i risultati?
Per quanto è noto non eclatanti; Ballard non ottenne i grandi successi che sperava e fu descritto  in ambito internazionale più come un predatore alla tomb raider che scienziato. Oltre agli aspetti legali internazionali, Ballard dovette combattere con molti problemi tecnici all’epoca non certo risolvibili. Le ottiche erano state sviluppate per lavorare su distanze ravvicinate e non si sposavano con condizioni ambientali difficili e caratterizzate da sedimenti per lo più fangosi. Nelle profondità del mare, essendo il sedimento superficiale composto principalmente da fanghi da deflusso di origine terrestre, anche il più piccolo movimento generato dai thruster laterali poteva creare nubi di particolato che impedivano la discriminazione degli oggetti a causa del fenomeno del backscatter (retro-diffusione o radiazione di ritorno). Questo fenomeno fisico è dovuto ai raggi luminosi (o meglio i fotoni) che, incontrando il particolato in sospensione, ritornano indietro nella direzione da cui provengono ed impediscono la visuale. Un effetto simile a quello causato dai fari di un auto nella nebbia. Queste limitazioni tecniche sicuramente complicarono il lavoro di Ballard (in particolare nelle sue passeggiate sul fondo). Alla fine, Ballard preso tra due fuochi (legali e tecnici) abbandonò il progetto per dedicarsi alla ricerca in altre zone.

I successi di Ballard
Ballard, nella sua lunga e controversa carriera di ricercatore/archeologo ottenne molti risultati, localizzando nel 1985 il relitto del RMS Titanic, della corazzata tedesca Bismarck nel 1989, del Lusitania nel 1993 ed il relitto della USS Yorktown nel 1998. Infine, nel 2002, il dottor Ballard, in una spedizione promossa da National Geographic nelle Isole Salomone, individuò il luogo di affondamento della famosa motosilurante della Marina americana PT 109 che era stata comandata nel 1943 dall’allora sottotenente di vascello John F. Kennedy. Ma di questi successi parleremo in un altro articolo.

side scan sonar uuv

Nell’immagine potete vedere una vecchia tubatura sul fondo del mare, scoperta nel Mar Ligure da un UUV, ad una profondità di circa cento metri 

Ci domandiamo che cosa Ballard avrebbe potuto fare se fosse stato all’epoca in possesso dell’odierna tecnologia. Oggigiorno la tecnica oceanografica fornisce sistemi sofisticati e decisamente meno costosi del NR 1, gli Unmanned Underwater Vehicle (U.U.V.). Questi mezzi autonomi hanno capacità di ricerca straordinarie a costi decisamente minori. Essi possono raccogliere, attraverso diverse tipologie di sensori, informazioni del fondo marino che consentono di ottenere riproduzioni tridimensionali del fondo marino. Questi mezzi necessitano di limitata assistenza ed a volte possono essere lanciati in mare da un gommone e recuperati nello stesso modo. Il rapporto costo efficacia è tale da farli preferire ad altri sistemi tradizionali in quanto possono fornire informazioni preziose ai ricercatori subacquei riducendo i tempi di intervento.

Ma che successe al sottomarino NR 1 ?
L’NR-1 andò in disarmo il 21 novembre 2008 nella base di Groton, Connecticut e quindi avviato alla demolizione al cantiere navale di Puget Sound. Nel novembre del 2013 la U.S. Navy annunziò che alcuni pezzi del mini sommergibile sarebbero stati messi in esposizione al Submarine Force Library and Museum di Groton. Un altro capitolo dell’avventura dell’Umanità nelle profondità dei mari si chiuse ma l’avventura continua e non ci resta che aspettare cosa ci riservi il futuro.

 

Fonti
Rivista marittima 1994 – US Naval Archives

 

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