Per la serie reportage, questa volta non parliamo di immersioni e fondali ma di volontariato puro per la salvaguardia dell’ambiente marino. Le Aree Marine Protette “…sono costituite da ambienti marini dati dalle acque, dai fondali e dai tratti di costa prospicienti che presentano un rilevante interesse per le caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche, biochimiche, con particolare riguardo alla flora e alla fauna marine costiere e per l’importanza scientifica, ecologica, culturale, educativa ed economica che rivestono“.
Il territorio di un’Area Marina Protetta presenta una suddivisione in aree con diversi gradi di tutela denominate ZONA A, ZONA B e ZONA C. L’intento è quello di assicurare sia la protezione integrale della natura (ZONA A) sia la corretta gestione del territorio per la fruizione turistica ecocompatibile (ZONA B) e per il mantenimento e lo sviluppo delle realtà economiche locali (ZONA C), coniugando la conservazione dei valori ambientali con l’uso sostenibile dell’ambiente marino. La Penisola Sorrentina e la sua propaggine occidentale, la Punta della Campanella, si inseriscono in questo quadro estremamente interessante nel quale la presenza dell’uomo, con punte di densità di abitanti che non hanno eguali in Europa, porta ad un continuo impatto sull’ambiente, e soprattutto sulla “risorsa mare”.
Sono poche le aree del Golfo che si salvano da questo violento impatto e la Penisola Sorrentina è una fra queste: essa presenta solo modesti insediamenti urbani e industriali, e ha mantenuto per lo più preservato il suo ambiente, con un alternarsi di uliveti e agrumeti che pian piano degradano a mare. Ciononostante cattive abitudini causano un impatto che nel tempo stravolge gli equilibri locali e richiedono interventi ad hoc come pulizie ambientali sia in superficie che sott’acqua. E’ fondamentale in quest casi il coordinamento tra le aree marine protette, i volontari e le sovrintendenze. Il resoconto di questa operazione di pulizia, inviato da Immacolata Moccia, vuol essere non solo un esempio ma un incentivo allo svilupparsi di queste iniziative che possono dare un contributo immediato ed effettivo all’ambiente marino. Grazie Immacolata e a te la parola.
Pulizia dei fondali a Sorrento, un esempio da seguire – reportage di Immacolata Moccia
L’area marina protetta di Punta Campanella ha organizzato con l’ausilio di alcune associazioni del posto tra cui la Jacques Cousteau e con la sovrintendenza del Comune di Sorrento, la Guardia di Finanza e la Guardia Costiera, diverse giornate per ripulire i fondali da nasse, cime e rifiuti che giacciono sui fondali della zona di Sorrento. L’area di cui ci siamo occupati oggi, sette Maggio 2016 è stata la spiaggia di Marina Grande, una delle aree più rinomate e contraddistinte nella zona di Sorrento.
Con grande piacere abbiamo avuto la risposta di tanti subacquei che sono accorsi per proteggere e salvaguardare il nostro mare partenopeo, In tanti sono intervenuti di primo mattino e per tutta la mezza giornata si sono messi a disposizione del Parco Marino di Punta Campanella che ha coordinato la rimozione dei rifiuti. Incredibile la quantità degli stessi, reti abbandonate, travi, vasi, sedie, bottiglie, addirittura un frigorifero che la scarsa civiltà di alcuni ha gettato in questa fascia di mare. Dopo la raccolta tutti i rifiuti sono stati opportunamente smaltiti attraverso l’area ecologica di Sorrento.
Il mio impegno è stato quello di documentare attraverso la fotografia i subacquei che effettuavano l’estrazione di tanti oggetti dal fondale sabbioso compreso tra una profondità di 2-6 metri. Uno scenario molto imprevedibile e talvolta pericoloso quello a cui abbiamo operato in immersione in quanto erano presenti tante cime per l’ormeggio, tra cui alcune abbandonate, che ostacolavano non poco il percorso del subacqueo. Ci spostiamo sotto il pontile dove lo scenario cambia, ci sono nasse sospese a mezz’acqua ed un branco di pesci salpa che si nasconde all’ombra.
Con grande piacere ho assistito alla liberazione in acqua di tanti paguri intrappolati nelle nasse che i pescatori depongono illegalmente in pochi metri di profondità, oltre alla raccolta di decine di cime tagliate ed abbandonate sui fondali. L’usanza di rilasciare a mare queste cime è causata da alcuni pescatori che, noncuranti del danno ambientale che possono procurare, le rilasciano colpevolmente in acqua.
Per facilitaci il pesante lavoro, in superficie abbiamo impiegato un pedalò che prendeva in custodia le enormi buste di plastica che incessantemente venivano riempite di rifiuti.
Durante le operazioni ho trovato una bottiglia di vetro nella quale un blennide aveva trovato rifugio; è sorprendente vedere come gli esseri marini si possono adattare in certe condizioni in cui l’uomo è il solo colpevole. Continuo a vedere i miei amici che attivamente rimuovono cime e nasse. Ormai sono passati oltre 60 minuti dall’inizio dell’immersione e, poco a poco, si incomincia a notare la differenza, sembra quasi un luogo diverso. Siamo intorno ai due metri di profondità; incontro delle reti abbandonate sul fondale, sbircio e trovo una seppiolina intrappolata, con gioia immensa la libero, nel frattempo arriva un’amica che si appresta a rimuovere quello scempio.
Siamo al termine della nostra pulizia, e sono stati rimossi circa due quintali di rifiuti, che sono stati opportunamente smaltiti. Siamo tutti molto soddisfatti ed abbiamo visto che, con la collaborazione di tutti, basta veramente poco per riuscire a tenere un mare pulito, un mare che dobbiamo rispettare ed amare per poterne apprezzare la bellezza che vi assicuro è infinita.
Tanti essere marini vivono nelle nostre acque; noi subacquei ne abbiamo più coscienza perché abbiamo modo di viverlo ad ogni immersione che pratichiamo. Ritengo che sia stato importante mostrare e spiegare anche ai tanti turisti, che erano presenti su posto e che si erano avvicinati incuriositi, l’importanza del nostro lavoro. È importante soprattutto per chi non pratica subacquea sapere quanto sia sensibile l’ambiente marino, di quanto sia facile modificare l’habitat dei pesci che ci vivono, stravolgerlo e con il tempo distruggerlo.
Tante persone pensano che in Campania abbiamo un mare inquinato; posso affermare invece che abbiamo un mare ancora ricco di biodiversità, siti d’immersione invidiabili, pareti e grotte sommerse che pullulano di vita marina, abbiamo aree marine protette stupende e siti archeologici sommersi di rara bellezza, in altre parole abbiamo un mare vivo. Basta poco per proteggerlo!
È stata una bellissima giornata ed un’immersione diversa dal solito, nella quale tutti insieme abbiamo anteposto come priorità il mare, ringrazio gli amici che con me hanno partecipato in prima linea a questa iniziativa: Linda Guarracino, Giuseppe Andreano, Gabriele Agarri, Nadia Fiorentino, Luigi Laezza.
Alla prossima avventura insieme. Ma voi quando incominciate?
.
Una sorpresa per te su Amazon Music unlimited Scopri i vantaggi di Amazon Prime
Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo
PAGINA PRINCIPALE

ha conseguito la certificazione Open Water Instructor e si dedica con passione alla difesa e salvaguardia dell’ambiente marino organizzando la pulizia dei fondali. Fotografa subacquea e reporter freelance scrive su diversi siti on line.