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livello elementare.
ARGOMENTO: PIRATERIA
PERIODO: XVII SECOLO
AREA: CARAIBI
parole chiave: Phillips, pirati, Caraibi
Qualcuno ricorderà il film Captain Phillips – Attacco in mare aperto (Captain Phillips) che racconta la vera storia del dirottamento della nave mercantile statunitense Maersk Alabama, avvenuto nell’aprile 2009 per mano di pirati somali, e la cattura come ostaggio del suo comandante Richard Phillips. Il fatto passò alla storia perché si trattò del primo dirottamento di una nave da carico statunitense in 200 anni di storia navale. E’ curioso che quasi due secoli prima, imperversava nei caldi mari dei Caraibi un altro captain Phillips che, a differenza del comandante della Maersk Alabama, era lui il pirata. Raccontiamo la storia di questo pirata che, in qualche modo, passò alla storia.
Captain Richard Phillips
Poco si sa sulla sua giovinezza, l’unica cosa certa è che Richard Philips, prima di darsi alla pirateria, era un falegname di bordo, per la precisione un mastro d’ascia, che era stato catturato il 19 aprile 1721 durante un viaggio dall’Inghilterra a Terranova da uno dei più sanguinari e feroci pirati dell’epoca, Thomas Anstis. Come spesso accadeva, quando le navi venivano catturate, artigiani come i falegnami ed i chirurghi/barbieri venivano, più o meno forzatamente, arruolati dai pirati. Non che avessero molta scelta ma, come raccontato dalle cronache del tempo, all’epoca etica e moralità erano valori diversamente percepiti. In altre parole, i comandanti delle mercantili esercitavano il loro mestiere in maniera crudele, vessando i membri dell’equipaggio che, non potendo reclamare i loro diritti, aspettavano il momento opportuno per cambiare mestiere. Un nuovo impiego che, sotto un certo aspetto, Phillips gradì, visto che dopo poco iniziò ad apprezzare il suo nuovo lavoro sulla nave del celebre e spietato pirata. Nell’aprile del 1722, Thomas Anstis ed il suo equipaggio scesero a terra per carenare e riparare una fregata catturata al largo della costa di Tobago. Mentre erano intenti nelle riparazioni, una nave da guerra britannica, capitanata da Sir John Flowers, si avvicinò all’isola, uccidendo Anstis e costringendo il resto dei pirati a fuggire, dopo aver bruciato tutte le navi. Phillips evitò la cattura nascondendosi nei boschi ma la maggior parte dell’equipaggio fu catturata e uccisa dai marine di Flowers.
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Rocambolescamente Phillips riuscì a tornare a Bristol, Inghilterra, insieme ad altri membri dell’equipaggio riusciti anche loro a sfuggire ai marines di Flowers. La loro pace durò poco: l’arresto di alcuni di loro portò Phillips a tornare a Terranova dove, il 29 agosto 1723, decise di catturare, insieme ad altri quattro compagni del suo vecchio equipaggio, una goletta da pesca, di proprietà di un noto impresario locale, William Minott, che fu ribattezzata Revenge. Il suo equipaggio era di fatto molto limitato: John Nutt (maestro di vela), James Spark (artigliere), Thomas Fern (falegname) e il marinaio/sarto William White, dei vecchi e fedeli amici di Phillips che avevano condiviso con lui il periodo sotto Anstis. Fu in quell’occasione che Richard Phillips, memore delle esperienze precedenti, decise di scrivere una lista di nove articoli, un codice di comportamento che regolava i rapporti tra i membri dell’equipaggio e che avrebbe portato di fatto l’ex carpentiere, ora diventato pirata, nei libri di storia. A ogni membro dell’equipaggio fu chiesto di firmare (o lasciare il segno sugli articoli) il documento, prestando giuramento di fedeltà al loro capitano. Si dice che gli uomini di John Phillips, non avendo una Bibbia, giurarono su un’ascia.
trascrizione del codice di Phillips, un raro documento della pirateria del XVIII secolo
I nove articoli sottolineavano la fedeltà alle regole del Gruppo, inserendo al loro interno anche norme comportamentali (di fatto condannando gli eccessi che aveva osservato nel suo periodo precedente). Leggendo tra le righe di questi articoli si capisce molto sulla vita e sulla “cultura” dei pirati. Tra di essi l’inserimento della pena di morte per coloro che si fossero macchiati di stupro (Phillips ai tempi dell’imbarco sulla nave di Anstis aveva assistito ad uno stupro seguito dall’omicidio di una donna).
Phillips e il suo risicato equipaggio salpò quindi per le Indie Occidentali, catturando lungo il percorso diverse navi da pesca. A bordo di una delle navi c’era un ex membro dell’equipaggio di Edward “Barbanera”, John Rose Archer, che si unì a Phillips diventando quartiermastro. Su un’altra delle navi abbordate c’era un certo John Fillmore, il bisnonno del più celebre presidente degli Stati Uniti, che scrisse in seguito un resoconto sul suo capitano. Fillmore stava viaggiando a bordo della sua nave, il Dolphin, quando il 5 settembre fu abbordato. Dopo la cattura, volente o nolente, si unì ai pirati. Di fatto Phillips, all’arrivo nel mare dei Caraibi, si trovò un equipaggio di undici uomini al suo comando, ben poca cosa ma sufficiente considerando le dimensioni della piccola nave che impiegava per le sue razzie. La caccia delle navi da abbordare non ebbe molto successo e, dopo quasi tre mesi, a corto di provviste, Phillips decise di dirigersi verso l’Africa occidentale.
Fu in quel periodo che, come buona tradizione tra i pirati, nacque la sua bandiera, il jolly roger personalizzato del comandante, che veniva alzato a riva prima dell’abbordaggio, ed inteso a suscitare terrore nelle sue vittime. In realtà, Fillmore, nel suo resoconto, non fa menzione di una bandiera pirata durante la sua cattura. per cui gli storici ritengono che Phillips incominciò ad usare la bandiera nera verso la fine del 1723. Durante la caccia lungo la costa dell’isola di Tobago, la Revenge catturò una nave che lasciava l’isola. Phillips mise il falegname della sua nave, Thomas Fern, a capo dell’equipaggio della nuova nave. La sua fiducia fu presto tradita e Fern cercò di rubare la nave; ricatturato da Phillips, stranamente, Phillips non lo mise a morte e gli diede una nuova possibilità. Ciononostante, Fern cercò inutilmente di scappare di nuovo. Catturato con gli altri fuggitivi fu raggiunto, catturato e quindi messo a morte.
Nel marzo del 1723, nei pressi dell’isola di Tobago, Phillips e il suo equipaggio catturarono altre due navi e si recarono quindi a Cape Sable, in Nuova Scozia, dove arrivarono il 1° aprile 1723. In Nuova Scozia catturarono tredici pescherecci che lavoravano sui banchi di pesca tra Cape Sable e Sable Island. Per caso Phillips scoprì che una delle barche era di proprietà di William Minott, l’originario proprietario della nave di Phillips, la Revenge. Phillips lo riconobbe e gli restituì la sua nave. Una delle ultime catture di Phillips fu uno sloop, lo Squirrel, capitanato dal comandante Andrew Harradine. Fillmore ed alcuni altri pirati, costretti ad unirsi a Phillips e stanchi delle vessazioni subite, colsero l’occasione per ammutinarsi e, il 18 aprile, approfittando che Phillips e molti dei suoi fedelissimi dormivano ubriachi nelle loro cabine, trasferirono il loro equipaggiamento, rifornimenti e armi sullo Squirrel, liberando parte dell’equipaggio ma tenendo con loro il giovane capitano, Andrew Harradine. Nell’ammutinamento uccisero Phillips insieme a molti dei suoi fedelissimi.
Nonostante l’attività criminale di Phillips fosse durata meno di otto mesi, in quel breve periodo aveva catturato 34 navi con la sua piccola goletta. Tra i pirati sopravvissuti all’ammutinamento, il feroce Archer fu impiccato il 2 giugno 1724. Il pirata, prima di essere impiccato, volle giustificare il suo comportamento incolpando gli spietati capitani dei mercantili che opprimevano e vessavano i marinai a scopo di lucro e, sotto un certo aspetto, li istigavano a darsi alla pirateria. Dopo il processo, Fillmore ricevette la spada del capitano Phillips, che col tempo sarebbe diventata proprietà del suo pronipote, Millard Fillmore, che divenne il tredicesimo presidente degli Stati Uniti nel 1850 dopo la morte di Zachary Taylor.
Una curiosità
La bandiera di combattimento usata da Phillips sulla Revenge fu consegnata da Harradine alle autorità del Massachusetts ad Annisquam, e venne descritta dal Il Boston News Letter come: “La loro bandiera nera, nel mezzo uno scheletro, da un lato un cuore trafitto da una freccia, da cui escono gocce di sangue; e dall’altro lato una clessidra.”
Phillips, nonostante fosse un pirata minore, è passato alla storia grazie al suo codice di condotta, uno dei soli codici completi (insieme a quelli di Roberts, Gow e un unico codice condiviso da Low e Lowther). Questi articoli sono di grande interesse per gli studiosi del fenomeno della pirateria di quel secolo ed aprono una finestra sulla vita a bordo delle navi pirata. Inoltre, il resoconto scritto di John Fillmore della vita a bordo della goletta Revenge di Phillips è una delle poche fonti primarie sopravvissute di un testimone oculare della pirateria durante il XVIII secolo.
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in anteprima il capitano che punta la pistola ed una coppa verso un avventore – Fonte Charles Ellms’ The Pirates’ Own Book (1837), successivamente usato nel libro di Edward Rowe Snow del 1944 “Pirates and Bucananeers of the Atlantic Coast” nel capitolo George Roberts con il titolo “Russell e Roberts”. Occasionalmente citato come “il capitano dei pirati John Phillips che costringe un prigioniero sotto tiro per bere alcolici” – File:John Phillips pirate.jpg – Wikimedia Commons
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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