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L’ imponderabile ed ineffabile figura di Guglielmo Marconi – Parte I

tempo di lettura: 5 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XIX SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Guglielmo Marconi, radio, radar
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È del tutto inutile parlare dello sviluppo del radar (e dell’elettronica, civile e militare) in Italia senza conoscere la storia di Guglielmo Marconi, i suoi intrecci, i suoi conflitti di interesse. 

Per molti divulgatori, parlare di Guglielmo Marconi è ormai diventato un alibi, quasi una sicurezza che grazie alle sue invenzioni avremmo potuto vincere la guerra e che se lo avessimo seguito ci avrebbe dato l’arma vincente. Purtroppo non è cosi e, come vedremo, Guglielmo Marconi contribuì di più al progresso degli avversari che a quello, non solo militare, italiano. Potremmo dire che lavorò solo in parte in Italia, pur ricevendone onori e facilitazioni, compresi finanziamenti, commesse e licenze esclusive e monopolistiche.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è STORIA-MARINA-ITALIA-Guglielmo_Marconi_1901_wireless_signal.jpg

Guglielmo Marconi nacque a Bologna, Italia, il 25 aprile del 1874 da Giuseppe Marconi e Annie Jameson e morì a Roma, Italia, il 20 luglio 1937. A lui si deve lo sviluppo di un  sistema di telecomunicazione a distanza via onde radio (telegrafia senza fili o radiotelegrafo), che ebbe notevole diffusione, e la cui evoluzione portò allo sviluppo della radio e della televisione, e in generale di tutti i moderni sistemi e metodi di radiocomunicazione che gli valse il premio Nobel per la fisica nel 1909 condiviso con Carl Ferdinand Braun, «in riconoscimento del suo contributo allo sviluppo della telegrafia senza fili». Nella foto lingegnere/inventore elettrico Guglielmo Marconi con il trasmettitore Spark-Gap (a destra) e il ricevitore Coherer (a sinistra) che usò in alcune delle sue prime trasmissioni di radiotelegrafia a lunga distanza nel 1890. Pubblicata originariamente su LIFE
Guglielmo Marconi 1901 wireless signal.jpg – Wikimedia Commons

Chi fu Marconi?
Non è facile descrivere un personaggio storico così complesso in cui, come vedremo in questo ed in altri articoli, convissero in realtà molti aspetti, anche contraddittori. Parlare di Guglielmo Marconi, di fatto, non è semplice perché si corre il rischio di abbandonarsi alle facili descrizioni di colore.


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Esiste infatti un Marconi scienziato e scopritore, forse più scopritore intelligente che scienziato, capace di captare le occasioni ed assemblare idee e scoperte altrui, in un momento in cui la fisica aveva grandi epigoni e lo scambio di idee ed esperienze era una regola. Esiste, sopra tutto, un Marconi imprenditore, uomo di affari, abilissimo nel tradurre in successo economico-finanziario non solo le sue scoperte ma anche le opportunità che captava con le sue alto locate frequentazioni; esiste poi un Marconi leggendario, forse il più noto, ma esiste un Marconi su cui si sorvola da sempre, per la sua dichiarata adesione al fascismo. L’unico gerarca che non passò nemmeno dalle forche caudine postume dell’epurazione repubblicana. È notevole, ed ironico allo stesso tempo, che l’unica epurazione Marconi l’abbia subita proprio nel Paese a cui teneva di più, l’Inghilterra: per la sua adesione al fascismo, e le sue dichiarazioni in occasione dell’avventura etiopica, Marconi venne infatti bandito da qualsiasi apparizione o contatto con la BBC.

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Una delegazione italiana visitò gli Stati Uniti tra maggio e luglio 1917, incontrando il Presidente Woodrow Wilson il 24 maggio 1917 e visitando diverse città nei due mesi successivi per discutere la fornitura di materiali attraverso l’Atlantico e le future relazioni tra i due Paesi. Da sinistra a destra: Luigi Borsarelli di Rifreddo, membro della Camera dei Deputati e sottosegretario agli Affari Esteri; Guglielmo Marconi (in divisa della Regia marina italiana) come Ferdinando di Savoia-Genova; Francesco Saverio Nitti (futuro Primo ministro); Augusto Ciuffelli, membro della Camera dei Deputati ed ex Ministro dei Lavori Pubblici ed Enrico Arlotta, già ministro dei Trasporti.
Nitti18611v.jpg – Wikimedia Commons

In realtà, nonostante le apparenze, i rapporti tra Guglielmo Marconi e l’Italia furono ambigui, se non difficili, relativi a un Paese in cui non si identificava, che in effetti non amava, e probabilmente snobbava, come si dettaglierà in seguito. A sua difesa, la sola ma essenziale, di Marconi va detto che probabilmente come italiano non sarebbe stato minimamente preso in considerazione nella patria della finanza e dei brevetti, l’Inghilterra, mentre come cittadino inglese, appartenente all’alta borghesia, gli fu concessa ogni facilitazione (e forse qualcosa di più); d’altra parte Marconi era un cittadino inglese “puro e di diritto” non solo per ascendenza materna (la madre irlandese, come è noto, era e rimase sempre cittadina inglese), ma anche il padre, è meno noto, godeva della cittadinanza britannica.

A distanza di tempo, in un’ottica storica sarebbe l’ora di abbandonare stereotipi di «Grande Italiano», «Nuovo Prometeo», «Mitico Demiurgo» del “nostro” secolo passato: in realtà ci si trova di fronte ad un autodidatta, un intuitivo senza una specifica preparazione accademico/scientifica, che però disponeva di notevoli risorse, o poteva accedervi facilmente. Un personaggio sempre caratterizzato da un notevole cinismo, spregiudicato, estremamente attento alla realtà politica del suo tempo, alle amicizie influenti, ai compromessi vantaggiosi, mai disinteressato, che con il passare degli anni venne innalzato, grazie alla retorica fascista, a moderno simbolo del genio italico, ricevendone onori e reale potere. Tutto questo, in pieno clima autarchico e nazionalista, nonostante avesse costruito la sua fortuna e le sue opportunità all’estero, e colà mantenendole, gli permise non di meno di suonare e far suonare la grancassa patriottica del suo paese natale (e solo natale). Lo stereotipo del genio italico che gli permise anche di uscire indenne da una brutta vicenda giudiziaria per il fallimento della Banca Italiana, di sconto della quale era presidente.

Il mito di Marconi
Alla luce di molti dati di fatti il mito di Guglielmo Marconi
dovrebbe essere rivisto.
Come definire il Guglielmo Marconi, inventore della radio, anche se solo per aver depositato una richiesta, molto ambigua, di brevetto venti giorni prima dei concorrenti? L’”inventore” del radar, ma che non fece nulla per realizzarlo nei suoi stabilimenti in Italia, tra l’altro perché gli unici, in una realtà italiana tecnologicamente arretrata, in grado di poterlo fare, anche per la facilità di acquisire componenti dall’estero. Un geniale scopritore o un abile e spregiudicato imprenditore? Nei prossimi articoli conosceremo un Guglielmo Marconi poco noto, che sicuramente ci indurrà a porci molte domande.

Gian Carlo Poddighe

 

immagine in anteprima, il panfilo/nave esperienze Elettra in rada a Santo Stefano – autore non noto Elettra a Porto Santo Stefano.jpg – Wikipedia
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1 commento

  1. Marco Marco
    22/06/2021    

    Sono anni che lo dico!, da ricercatore del CNR che non ha mai sopportato l’ “aula Marconi”?

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