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Nuove prove sulla grande estinzione di massa nei mari del Permiano

tempo di lettura: 6 minuti

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livello medio

 

ARGOMENTO: GEOLOGIA
PERIODO: PERMIANO 252 MILIONI DI ANNI 
AREA: TERRA
parole chiave: Permiano, archeo mari, estinzione di massa
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Il più grande evento di estinzione di massa sulla Terra avvenne circa 252 milioni di anni fa
Uno studio recente ha rivelato che questa estinzione di massa avvenne in due momenti ma fu il secondo evento quello più grave, quando quasi tutte le specie marine scomparvero dal pianeta. Ciò fu dovuto a seguito di enormi eruzioni vulcaniche che rilasciarono biossido di carbonio in atmosfera in quantità tale che gli oceani divennero drammaticamente più acidi.

Il diagramma mostra l’intensità dell’estinzione dei generi marini nel corso dei milioni di anni. L’evento più significativo è quello compreso tra il Permiano ed il Triassico (P–Tr). Fonte: R. A. Rohde e R. A. Muller, Cycles in fossil diversity, Nature, vol. 434, 10 marzo 2005.

Di fatto l’estinzione del Permiano, la Grande Moria come fu definita, fu il più grave evento di estinzione di massa mai verificato sul pianeta, che comportò la scomparsa dell’81% delle specie marine e del 70% delle specie di vertebrati terrestri. Tra l’altro fu l’unica estinzione di massa nota degli insetti nella quale si estinsero il 57% di tutte le famiglie e l’83% di tutti i generi. Ci vollero ben dieci milioni di anni per far rinascere le forme di vita.

La successione degli eventi che comportarono l’estinzione è ancora dibattuta; si pensa sia avvenuta in due fasi, forse addirittura in tre. Il primo picco di estinzione fu probabilmente dovuto ad un cambiamento ambientale graduale, in cui i parametri chimici dell’aria e delle acque si modificarono al punto di causare la morte delle specie viventi.

Altri ipotizzano una serie di eventi improvvisi, catastrofici, come la collisione di un asteroide, un’improvvisa attività vulcanica o sconvolgimenti sottomarini con emissioni di idrati di metano dal fondo marino. Questi fenomeni provocarono variazioni importanti dei livelli dei mari, creazioni di dead zone, zone morte, dove nulla poteva vivere, e conseguenti fenomeni di anossia. Le variazioni termiche del pianeta provocarono cambiamenti climatici che modificarono la circolazione delle correnti oceaniche.

Ora vi starete domandando se sto descrivendo una serie di fenomeni recenti?
Nonostante le somiglianze queste cose avvenivano milioni di anni fa e portarono alla più grande estinzione sul nostro pianeta e gli ominidi, che precedettero le varie specie Homo sul pianeta, non erano ancora comparsi.

La biodiversità era molto alta ma composta da specie decisamente diverse da quelle attuali.

Nel Permiano tutto cambiò e ci vollero dieci milioni di anni per ricominciare. Gli invertebrati marini soffrirono le perdite maggiori e più di 280 su 329 generi di invertebrati marini scomparvero. Il blocco delle correnti responsabili dell’ossigenazione, dovuto allo scioglimento delle calotte glaciali, portò ad un anossia diffusa e quando le acque anossiche raggiunsero le zone costiere, si ebbero gravi conseguenze per la vita marina. Secondo Andrew Knoll, un paleo-biologo di Harvard, la CO2 contribuì ad avvelenare gli oceani del Permiano. Un processo che è sempre esistito ed è legato ai batteri che mangiando la materia organica espellono bicarbonato come prodotto di scarto digestivo. Venendo a mancare la circolazione delle correnti, grandi quantità di bicarbonato si depositarono sui fondali oceanici portando ad una saturazione delle acque fino a livello superficiale. A contatto con l’atmosfera, il bicarbonato venne rilasciato sotto forma di CO2, e le acque costiere raggiunsero livelli tossici di CO2 che uccisero tutte le forme viventi. Probabilmente le perdite marine della fine del Permiano avvennero a causa dell’aumento vertiginoso delle estinzioni che afflissero in particolar  modo gli organismi con scheletri composti di carbonato di calcio, specialmente quelli che necessitavano livelli ambientali di CO2 per produrre i propri scheletri. Si moltiplicò quindi il tasso di estinzione degli organismi bentonici, ormai avvelenati dall’ambiente tossico. I gruppi di invertebrati marini che sopravvissero furono i brachiopodi articolati ed i crinoidi (“gigli di mare”), che divennero abbondanti e si diversificarono. L’ambiente fu invece fatale a trilobiti e tetracoralli, provocando l’estinzione della maggior parte delle forme di vita marina in ambiente neritico. La conseguente anossia decimò le forme di acqua profonda con la scomparsa del 95% delle forme di vita marine. Sopravvissero invece le ammoniti Ceratitida che si espansero gradualmente nel corso del Triassico Inferiore e Medio, fino a raggiungere la massima diffusione all’inizio del Triassico Superiore.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è GEOLOGIA-PERMIANO-WIKIPEDIA-280_Ma_plate_tectonic_reconstruction.png

Immagine proviene dal gruppo di lavoro Tethyan Plate Tectonic dell’Institut de Mineralogie et Petrographie, Université de Lausanne –  Tettonica a placche 280 milioni di anni fa (Permiano, primo stadio Sakmariano) –  Tethyan Plate Tectonic autore Stampfli & Borel 2000 280 Ma plate tectonic reconstruction.png – Wikimedia Commons

Lo studio, pubblicato su Science, descrive le possibili cause della grande estinzione alla fine del periodo Permiano. I ricercatori hanno effettuato prove chimiche nelle rocce di quel periodo per calcolare quanto rapidamente si modificò la chimica dell’oceano. Secondo lo studio, tutto incominciò in Siberia dove i sistemi vulcanici eruttarono così tanta CO2 in un così breve periodo di tempo che gli oceani non furono in grado di assorbirla. Praticamente in soli 10.000 anni, i livelli di pH in alcuni oceani del mondo crollarono, creando una acidificazione mortale per le specie viventi che li abitavano.

Perché è importante capire questi fenomeni?
Oggi gli oceani stanno diventando sempre più acidi a causa della grande quantità di CO2 prodotta da attività umane come la combustione di combustibili fossili. Gli scienziati hanno calcolato che il pH medio delle acque degli oceani è sceso di 0,1 unità dall’inizio della rivoluzione industriale. Questo ci fa andare verso una nuova estinzione? Difficile dirlo ma probabilmente potrebbe contribuire. E’ quindi importante comprendere cosa avvenne nel passato per salvare il nostro futuro ed il Permiano fu un’Era significativa nella storia del pianeta. Come abbiamo visto le ipotesi su ciò che causò l’estinzione del Permiano sono molte: oceani divenuti anossici che avvelenarono le forme viventi marine,  microbi che emisero quantità abnormi di metano in atmosfera, collisione di asteroidi che sollevarono nubi che oscurarono i cieli e provocarono la morte della vegetazione e degli animali, emissioni di gas durante le spaventose eruzioni vulcaniche, tutte ipotesi che non si escludono fra di loro perdurando, o ripetendosi per 4-5 milioni di anni. Vi fu probabilmente una sinergia di fattori fisici che portò alla distruzione del metabolismo degli organismi. L’analisi di isotopi di calcio nelle rocce confermò che gli oceani primordiali diventarono più acidi durante la fine del periodo Permiano.

Lo studio ha esaminato i rapporti degli isotopi di boro nelle rocce dell’era del Permiano negli Emirati Arabi Uniti. In parole semplici, il boro esiste nell’acqua di mare in due forme, le cui quantità relative sono controllate in funzione del pH dell’acqua ovvero se l’acqua è acida o alcalina. Misurando i livelli di ogni isotopo di boro, i ricercatori  possono calcolare direttamente il pH dell’acqua che un tempo copriva le rocce marine. Gli scienziati hanno riscontrato pochi cambiamenti nei livelli di acidità durante la prima fase dell’estinzione del Permiano, durata circa 50.000 anni ma fu durante il secondo impulso che i livelli di pH scesero di circa 0,7 unità in circa 10.000 anni. Ciò fu probabilmente dovuto al fatto che i vulcani siberiani emisero rapidamente così tanta CO2 che gli oceani non furono in grado di assorbirla a sufficienza.

Ma cosa avvenne negli altri oceani?
I dati sono ancora insufficienti per confermare questa teoria. Inoltre, non ci sono tracce che facciano ricondurre la prima estinzione ad altri fenomeni vulcanici; per cui avvenne qualcosa di diverso che provocò un grande  impatto ambientale. Forse un meteorite che sollevò nuvole di particolato in atmosfera facendo morire le piante e le specie erbivore maggiori?  O forse non fu solo un problema di acidificazione. Nel territorio di Nunavut in Canada, è emersa una presenza anomala di mercurio in coincidenza degli strati geologici del passaggio Permiano-Triassico. Come è noto le attività vulcaniche sono considerate le principali sorgenti naturali di mercurio verso l’atmosfera terrestre. I livelli di mercurio trovati sono fino a 30 volte superiori rispetto a quelli delle emissioni vulcaniche correnti. Furono quindi sempre le eruzioni in Siberia ad emettere il mercurio che fu poi trasportato dai venti in direzione della Pangea nord-occidentale per poi depositarsi gradualmente con le precipitazioni  sia su terra che nell’ambiente marino globale, che era già soggetto ad altri gravi squilibri di natura chimica e climatica?

Come vedete c’è ancora molto da capire del passato per prevedere il nostro futuro.

 

in anteprima un diorama della foresta Permiano allestito durante una mostra al Carnegie Museum of Natural History di Pittsburgh, Pennsylvania. Il rettile è un pelicosauro, un predatore terrestre chiamato Dimetrodonte, che visse solo durante il Permiano. Aveva spine vertebrali allungate che formavano una vela dorsale prominente. Si ritiene che la funzione della vela sul suo dorso fosse la regolazione della temperatura corporea o … un sistema di attrazione sessuale – autore foto James St. John
Diorama of a Permian forest floor – Dimetrodon 1 (43884793680).jpg – Wikimedia Commons

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