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In navigazione dalle Filippine all’Australia su Nave Vespucci 17-23 settembre 2024

tempo di lettura: 9 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: SCIENZE DEL MARE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Vespucci, Marina Militare
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martedì 17 settembre 2024

Ultimo giorno a Manila per Nave Vespucci. Fra poco il Vespucci riprenderà il mare a vele spiegate verso l’Australia. Ancora una lunga tratta di oltre 1900 miglia nautiche verso Darwin. Anche questa sosta è stata caratterizzata da una gioiosa accoglienza da parte di questo grande e esteso paese asiatico. Il Comandante Lai ha incontrato le Autorità militari filippine portando il saluto dell’Italia e della Marina Militare italiana. Una curiosità: oggi gli allievi “riprovati” lasceranno, a malincuore, la nave per rientrare in accademia navale e sostenere gli esami di riparazione. Questa è la loro ultima possibilità per poter accedere al secondo anno e continuare l’iter accademico. L’Accademia Navale di Livorno è nota per la sua severità negli studi, con il concetto che solo i più meritevoli e dotati potranno un giorno indossare la divisa di Ufficiale di Marina. In tempi come la parola meritorietà è da alcuni vista con un certo sospetto, è bene ricordare che se è vero che per la legge siamo tutti uguali, dobbiamo però accettare che per effettuare determinate professioni è necessario possedere determinate caratteristiche sia professionali che morali ed etiche. In bocca al lupo ragazzi per i vostri esami di riparazione e ricordate che oggi come sempre siete voi gli artefici del vostro futuro.

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mercoledì 18 settembre 2024

Nave Amerigo Vespucci è partita dal porto di Manila e dirige verso l’Australia, attraversando il mare di Sulu, un mare che si estende per 260.000 chilometri quadrati (100.000 miglia quadrate) nel nord di Mindanao e tra l’arcipelago di Sangihe Talaud, nel Nord Sulawesi.

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Un mare che fu descritto con una certa lungimiranza da Alexander Darlymple, un impiegato della East India Company e cartografo che ne comprese l’importanza già a metà del Settecento, in particolare da un punto di vista geopolitico. Inoltre, non possiamo non citare le pagine memorabili scritte con rara bellezza e cura stilistica da un tormentato uomo di mare polacco, Joseph Conrad (al secolo Józef Teodor Konrad Korzeniowski) che, innamorato all’estremo del mare, dedicò oltre un decennio della sua vita in quei mari orientali, imbarcandosi sul piroscafo Vidar, che faceva la spola fra Singapore, i Mari di Sulu e di Celebes e i fiumi del Borneo nord-orientale. A similitudine del grande scrittore polacco, i nostri marinai navigheranno nei prossimi giorni tra quelle isole, un tempo infestate di pirati sanguinari.

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giovedì 19 settembre 2024

Il Vespucci prosegue la sua navigazione verso Darwin, attraversando una zona di mare interessantissima per il traffico mercantile. Abbiamo spesso parlato nei nostri articoli del fenomeno della pirateria, che affligge da sempre i commerci marittimi. Le aree marine di Sulu e di Celebes non ne sono, da sempre, esenti. Le nazioni asiatiche di questa area del mondo hanno sottoscritto un accordo, entrato in vigore il 4 settembre 2006 e, il 29 novembre 2006 fu istituito a Singapore un centro di condivisione delle informazioni. Ad oggi, 21 stati (14 asiatici e sette paesi non asiatici) sono diventati parti contraenti del ReCAAP che ha lo scopo di rafforzare la cooperazione regionale attraverso i suoi tre pilastri: condivisione delle informazioni, sviluppo delle capacità e accordi di cooperazione. Il ReCAAP ISC (Information sharing center) coinvolge le parti contraenti, l’industria marittima e i partner internazionali in uno sforzo comune di prevenire incidenti marittimi per le navi mercantili e gli equipaggi nell’area. In sintesi, un “Centro di eccellenza” per la condivisione delle informazioni nella lotta alla pirateria e alle rapine a mano armata in campo marittimo. Secondo gli ultimi rapporti la pirateria nelle acque asiatiche ha raddoppiato il numero di incidenti registrati nella prima metà del 2020 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

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Antica nave pirata del mare di Sulu detta praho (Salgari insegna). Un tempo i pirati malesi limitavano principalmente le loro depredazioni alle isole Filippine, ma continuarono ad infestare per quasi tre secoli, in aperta sfida alle autorità spagnole e alle altre compagnie occidentali. Oltre a coloro che erano pirati dichiarati, si  dovrebbero aggiungere i corsari, talvolta supportati da un gran numero di principi malesi complici dei loro crimini poiché fornivano loro protezione, contribuendo al loro equipaggiamento e spesso condividendo il loro bottino. I tempi sono diversi e le navi dei pirati di oggi sono ben diverse e tecnologicamente avanzate dai Praho di un tempo, supportate dalle organizzazioni multinazionali del crimine organizzato le cui maglie vanno ben oltre  quei mari lontani … ed il rischio rimane
A Piratical Proa in Full Chase.jpg – Wikimedia Commons

Solo qualche dato: sono oltre 50 gli incidenti riportati nel 2020 contro i 28 riferiti nello stesso periodo dell’anno precedente, cosa che fa temere un rialzo verso il record di 114 eventi registrati del 2015, accaduti dallo stretto di Singapore fino al Mare Cinese Meridionale e ai mari di Sulu e Celebes, per lo più ai danni di mercantili battenti per lo più bandiera del Bangladesh, India, Indonesia, Malesia, Filippine e Vietnam. Di conseguenza, il 14 luglio 2016, Indonesia, Malesia e Filippine firmarono l’Accordo di cooperazione trilaterale (TCA) per affrontare le sfide di sicurezza nelle aree marittime di interesse comune. I tre paesi concordarono una Procedura operativa standard (SOP) per il pattugliamento marittimo e delle linee guida operative sulla condivisione di informazioni e di intelligence nelle aree di transito, nonchè un piano di comunicazione con i mercantili combinato. A tale scopo, questi tre paesi istituirono Centri di comando marittimo (MCC) a Tarakan (Indonesia), Tawau (Malesia) e Bongao (Filippine) che fungono da stazioni di comando e monitoraggio operativo per i rispettivi paesi. In particolare, Filippine e Malesia hanno istituito dei corridoi di transito all’interno dell’Area di interesse marittimo che copre aree marittime comuni. In pratica corridoi di transito sicuro per il passaggio di navi commerciali che sono pattugliati dai tre paesi con le loro unità militari. Acque pericolose in cui la nostra nave transiterà … protetta anche da un nucleo del Battaglione del San Marco imbarcato sul Vespucci.

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venerdì 20 settembre 2024

Continua la navigazione verso il mare di Sulu. I momenti di riposo sulla nave sono molto pochi ed ogni occasione è buona per recuperare il sonno perso, spesso all’interno di un bastingaggio, avvolti nelle ore notturne negli ferzi di tela olona per proteggersi dall’umidità. I giovani allievi, oltre alle lezioni  professionali, effettuano le pulizie generali della nave: dalla lucidatura degli ottoni, alle pitturazioni dell’opera morta, fino al lavaggio del ponte; un aspetto che è sempre stato considerato giustamente importante. Solo chi si rende conto dei sacrifici dei propri equipaggi saprà gestirli con la giusta autorevolezza. Una scuola di vita, uno stile che potrebbe essere applicato anche in altre situazioni nella vita di ogni giorno, rendendo più partecipi le nuove generazioni della realtà della vita che non è un videogioco da salotto ma richiede continui sacrifici e impegni. 

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sabato 21 settembre 2024

Continua la navigazione verso il mare di Sulu, con vento e mare favorevole. Ne approfittiamo per raccontare la storia quasi centenaria di Nave Vespucci. La decisione di costruire l’Amerigo Vespucci venne assunta nel lontano 1925, per sostituire l’omonima nave scuola della classe Flavio Gioia, un incrociatore a motore e a vela che fu posto in disarmo nel 1928 per essere adibito ad asilo riservato agli orfani dei marinai, nel porto di Venezia. L’Amerigo Vespucci fu progettato, insieme ad una nave gemella, il Cristoforo Colombo, nel 1930 dall’ingegnere Francesco Rotundi, tenente colonnello del Genio Navale e direttore dei cantieri navali di Castellammare di Stabia (Napoli). Rotundi, nella fase di progettazione, riprese i disegni della nave ammiraglia della Real Marina del Regno delle Due Sicilie, il Monarcaun vascello requisito dalla Marina piemontese dopo l’invasione delle Due Sicilie e poi ribattezzato Re GalantuomoI progetti originali dell’Amerigo Vespucci furono invece prodotti dall’ingegnere navale napoletano Sabatelli e custoditi a Castellammare di Stabia (storica sede di grandi cantieri navali) insieme alle tecnologie necessarie per la costruzione di questa tipologia di imbarcazione.

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una rara foto dei due vascelli con gli equipaggi schierati sui pennoni per il tradizionale saluto alla voce – ufficio storico della marina militare

La nave scuola Amerigo Vespucci fu varata il 22 febbraio 1931 a Castellammare di Stabia e poi trasferita, il 2 luglio dello stesso anno, a Genova, città marinara per eccellenza. Fu proprio a Genova che il suo primo comandante Augusto Radicati di Marmorito, il 15 ottobre 1931, ricevette la bandiera di combattimento. L’Amerigo Vespucci si affiancò quindi al gemello Cristoforo Colombo per l’addestramento degli equipaggi di bordo e venne inquadrato nella Divisione Navale Navi Scuola allo scopo di effettuare le crociere addestrative nel Mediterraneo e nell’Atlantico per gli allievi della Regia Accademia Navale di Livorno. Questo compito fu assolto da entrambe le navi fino allo scoppiare della seconda guerra mondiale quando, per ovvi motivi bellici, fu sospeso. Tralasciando la triste storia del Colombo, dopo la seconda guerra mondiale, l’Amerigo Vespucci continuò la sua attività di nave scuola effettuando numerose campagne d’istruzione in quasi tutti i mari del mondo. Dal 1946 fu l’unica nave scuola a vela della Marina Militare italiana fino al 1955. in quell’anno fu  affiancato da una nuova nave a vela, di dimensioni minori, che era stata acquistata dalla Francia e poi ribattezzato nave Palinuro.

domenica 22 settembre 2024
Continua la navigazione verso Darwin. Ormai il Vespucci si trova ad un giorno dal mare di Sulu sospinto da un vento settentrionale intorno ai 10 nodi con un mare calmo.  Come si misura la velocità in mare? Tradizionalmente gli strumenti nautici che misurano la velocità di una nave sull’acqua sono noti come solcometri (in inglese chip log). Il termine inglese LOG richiama il suo primo design che consisteva inizialmente in una tronchetto di legno che veniva filato a mare legato ad una cima che aveva un numero di nodi ad intervalli uniformi, e veniva srotolata da una bobina. Il conteggio del numero di nodi passati tra le mani del marinaio nel tempo di misura dava una velocità stimata della nave. Non a caso usiamo ancora il termine nodi per misurare la velocità. I moderni sistemi utilizzano una tecnologia simile a quella utilizzata dall’ecoscandaglio acustico (ovvero attraverso la misura della trasmissione e ricezione del suono attraverso l’acqua), che consentono di misurare il movimento dell’imbarcazione rispetto al fondale o agli strati dell’acqua. La velocità misurata consente di seguire sulla rotta l’avanzamento della nave e valutare eventuali correnti in gioco. In pratica, l’ufficiale di rotta valuta rispetto alla rotta prestabilita le differenze di posizionamento e ne ricava gli effetti legati ai venti e alle correnti sulla sua velocità e rotta. Per chi volesse approfondire questo argomento consiglio questo nostro articolo Una storia quasi millenaria: il solcometro • OCEAN4FUTURE

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La bobina del solcometro è chiaramente visibile e raccoglieva la cima che aveva a distanze uguali dei nodi. Il primo nodo poteva segnare il primo miglio nautico (visibile sul mulinello appena sotto il centro). La piccola clessidra è posta in alto a sinistra mentre la tavoletta è in basso a sinistra. Il piccolo perno e la spina in legno chiaro erano un semplice meccanismo di rilascio per due linee della patta d’oca in modo da facilitare il recupero del solcometro – modello esposto al Musée de la Marine, Parigi – CC-BY-SA – Wikimedia Commons – foto scattata da Rémi Kaupp Loch à plateau.jpg – Wikimedia Commons

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lunedì 23 settembre 2024

Navigazione regolare. Si alternano le esercitazioni di bordo marinaresche. Sul lato dritto vi è l’area geografica della municipalità di Antique dove i primi esploratori spagnoli arrivarono nel 1581, portando con loro i frati agostiniani che ne cristianizzarono gli abitanti. Nel 1733, la città principale fu rinominata San José de Buenavista e nel 1790 acquisì il suo comune tramite concessioni di terreni emesse dal governatore generale filippino Félix Berenguer de Marquina. Circa duecento anni fa, il sito era una fitta giungla e un luogo di approdo preferito dai tanti pirati del mare delle Sulu da cui partivano per razziare la zona. Nel 1802, durante l’era coloniale spagnola, per richiesta popolare, San José de Buenavista divenne la capitale della provincia di Antique e il 24 novembre 1898 fu catturata dalle Philippine Revolutionary Expeditionary Forces guidate dal Gen. Leandro Fullon da Cavite durante la Battaglia di Antique. Questa grande area geografica ha una popolazione di poco superiore ai 65.000 abitanti … che ne fa un’area ancora selvaggia e in parte sconosciuta. Nonostante il nome, Antique, che farebbe presupporre un riferimento storico, esso deriva da Hantík, il nome locale per le grandi formiche nere trovate sull’isola. I cronisti spagnoli, influenzati dai francesi, registrarono il nome della regione come Hantique (con la “h” muta), e fu poi scritta e pronunciata come “Antique”, senza “h” e pronunciata in modo dialettale. Gli Antiqueños erano un popolo di navigatori che condivideva molte caratteristiche con i loro vicini Panay. Tuttavia, i ripidi pendii e le aspre e lunghe catene montuose di Antique lo isolarono dal resto della regione facendogli sviluppare una delle tante lingue parlate nelle Filippine, chiamata Kinaray-a, un idioma di origine austronesiana caratterizzato dalla predominanza di suoni r e schwa pronunciati con una dolce intonazione cadenzata. 

Andrea Mucedola

foto del Vespucci per gentile concessione UPICOM
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