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Scoperte quattro nuove montagne sottomarine nell’oceano Pacifico

tempo di lettura: 5 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: OCEANOGRAFIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANO PACIFICO
parole chiave: seamount
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Abbiamo già citato le incredibili scoperte dell’equipaggio della nave da ricerca Falkor dello Schmidt Ocean Institute1 negli oceani. Recentemente il prestigioso ente di ricerca statunitense ha pubblicato un articolo sulla scoperta di quattro nuove montagne sottomarine fino ad oggi sconosciute, la più alta delle quali si erge dagli abissi per un’altezza di oltre 2600 metri (8.796 piedi), mentre effettuava il transito da Golfito, Costa Rica, a Valparaiso, in Cile.

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La tipologia delle montagne sottomarine  ritrovate è piuttosto varia: nell’immagine sonar multibeam una delle quattro montagne alta 1,873 metri in altezza – da press release

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il terzo seamount ritrovato con un’altezza di 1,644 metri di altezza – dal press release

Come ricorderete da precedenti articoli, le montagne sottomarine sono strutture geologiche indipendenti che si elevano dalla crosta oceanica, in genere senza raggiungere la superficie del mare. Sebbene sul nostro pianeta sono note circa 30.000 montagne sottomarine, tra l’altro non molto studiate viste le profondità in gioco, la conoscenza della morfologia degli oceani è ancora limitata al 25%. La genesi di queste strutture geologiche è tipicamente vulcanica, ovvero legata al vulcanesimo nelle ere geologiche; si tratta di vulcani estinti ma anche attivi, che si trovano nel fondale oceanico ad una profondità di 1000 – 4000 metri e che a volte si innalzano bruscamente fino alla superficie generando degli hot spot che brulicano di vita. Sulla documentazione scientifica viene spesso usato il termine anglosassone seamount ma in italiano si adoperano termini diversi a seconda dell’altezza e della configurazione morfologica.

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Presenti in tutti i mari e negli oceani, in Italia, voglio ricordare le splendide isole Eolie che formano il cosiddetto arco Eoliano, un arco insulare composto, oltre che dalle isole emerse (Alicudi, Filicudi, Stromboli, Panarea, Lipari, Salina e Vulcano), da varie sommità sottomarine (Glabro, Alcione, Lametini, Eolo, Enarete, Prometeo, Sisifo, Marsili, Glauco, Palinuro). Altre montagne sottomarine si trovano nel Mar Tirreno, sia nelle vicinanze dell’arco eolico, sia nel Mar Egeo (Eratostene).

Sono pericolose?

Per quanto concerne l’attività vulcanica, la maggior parte delle emissioni sono di tipo basaltico, e quindi non comportano rischi significativi ma, nel caso di attività superficiali, possono verificarsi delle esplosioni idromagmatiche causate dal contatto dell’acqua fredda con la lava (ovviamente calda). Un pericolo che però affligge le navigazioni dei sottomarini che possono colliderci sul loro percorso come avvenne l’8 gennaio 2005 all’USS San Francisco, un sottomarino nucleare classe Los Angeles che, navigando alla velocità di 35 nodi nei pressi di Guam, urtò un rilievo sommerso ignoto subendo gravi danni.

Ma torniamo alla nuova scoperta
Durante un transito cartografico per esaminare le anomalie di gravità dalla Costa Rica al Cile, nel gennaio 2024 gli oceanografi del Falkor hanno scoperto al sonar un’enorme struttura geologica che si erge per 2.681 metri dalla cresta oceanica fino a 1.150 metri sotto la superficie, ricoprendo 450 chilometri quadrati.

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Il primo dei quattro monti sottomarini scoperti dagli esperti a bordo della R/V Falkor dello Schmidt Ocean Institute, alto 1.591 metri e copre 177 chilometri quadrati – dal press release citato

Utilizzando una mappatura sonar multibeam, i tecnici dello Schmidt Ocean Institute e gli idrografi, John Fulmer e Tomer Ketter, hanno scoperto che queste caratteristiche del fondale marino non erano presenti in nessun database batimetrico.
Siamo stati abbastanza fortunati da poter pianificare un percorso di mappatura opportunistico utilizzando queste anomalie di gravità nei dati altimetrici satellitari“, ha affermato Fulmer. “Esaminare le anomalie della gravità è un modo elegante per dire che abbiamo cercato irregolarità su una mappa e, quando lo abbiamo fatto, abbiamo individuato queste montagne sottomarine molto grandi rispettando il programma della nostra prima spedizione scientifica in Cile all’inizio di quest’anno.

Dal 2012, gli scienziati a bordo delle navi da ricerca Falkor dello Schmidt Ocean Institute hanno mappato circa 1,5 milioni di chilometri quadrati e scoperto ben ventinove nuove montagne sottomarine e fosse oceaniche che hanno mostrato di possedere un’incredibile biodiversità legata alla presenza di organismi che trovano cibo, riparo sulla superficie rocciosa.

La mappatura degli oceani è di fatto fondamentale per comprendere il nostro pianeta e la presenza di punti caldi della biodiversità ancora poco noti se non sconosciuti. Le scoperte dei black and white smoke abissali e dell’incredibile biodiversità che si è adattata a queste condizioni “non terrestri” è un esempio.
Inoltre, queste missioni oceanografiche forniscono topografie dettagliate dei fondali che possono permetterci di comprendere come gestire con il minimo impatto le risorse marine in modo sostenibile, di navigare in sicurezza e di salvaguardare le comunità costiere. In questo ambito il Schmidt Ocean Institute1 è partner del progetto The Nippon Foundation-GEBCO2 Seabed 2030, un progetto ambizioso che accelera gli sforzi di mappatura degli oceani con l’obiettivo di mappare l’intero fondale marino entro il 2030.

Queste incredibili scoperte dello Schmidt Ocean Institute sottolineano l’importanza di una mappa completa dei fondali marini nella nostra ricerca per comprendere l’ultima frontiera della Terra”, ha affermato Jamie Mc Michael-Phillips, direttore del progetto Seabed 2030. “Con il 75% dell’oceano ancora da esplorare, c’è molto da scoprire. La mappatura degli oceani è fondamentale per la nostra comprensione del pianeta e, di conseguenza, per la nostra capacità di garantirne la protezione e la gestione sostenibile”.

 

in anteprima, la maggiore delle montagne sottomarine scoperte alta 2.681 metri, che si estende su una superficie di 450 chilometri quadrati e si trova a 1.150 metri sotto la superficie. Tutte le immagini sono estratte dal press release dello Schmidt Ocean Institute 

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Note

1. Lo Schmidt Ocean Institute è stato fondato nel 2009 da Eric e Wendy Schmidt per catalizzare le scoperte necessarie per comprendere il nostro oceano, sostenere la vita e garantire la salute del nostro pianeta attraverso il perseguimento di una ricerca scientifica di grande impatto e di osservazione intelligente, progresso tecnologico e condivisione aperta di informazioni. e coinvolgimento del pubblico, il tutto ai massimi livelli di eccellenza internazionale. Per ulteriori informazioni, visitare www.schmidtocean.org.

2. Il progetto Seabed 2030 della Nippon Foundation-GEBCO (Seabed 2030) è un’iniziativa pionieristica che accelera gli sforzi di mappatura degli oceani. Il progetto coordina e supervisiona l’approvvigionamento e la compilazione di dati batimetrici da diverse parti dell’oceano mondiale attraverso i suoi cinque data center nella griglia GEBCO disponibile gratuitamente. Per ulteriori informazioni, visitare seabed2030.org.

 

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