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ARGOMENTO: LETTERATURA
PERIODO: XIX – XX SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Mare, oceani, letteratura
Il mare veniva considerato dalle civiltà antiche uno spazio ambiguo e pericoloso, caratterizzato da un forte potenziale simbolico che l’aveva da sempre legato alla sfera del divino e reso un luogo perfetto per lo svolgimento di pratiche rituali, ma, nonostante nel corso dei secoli il mare avesse acquisito un ruolo chiave nel mantenimento delle relazioni commerciali, politiche e culturali caratterizzate da spostamenti lontani, anche ad inizio Ottocento le reali conoscenze riguardo l’ambito marino si limitavano alle zone costiere e alle acque poco profonde.
Inoltre, è interessante notare come vigesse una generale attitudine di indifferenza nel cercare di colmare la carenza di informazioni certe in materia pelagica, mancanza peraltro sottolineata dalla presenza di evidenti discrepanze fra le tradizioni popolari e le credenze degli intellettuali: contrariamente alle prime, che immaginavano l’esistenza di temibili creature nascoste tra le profondità marine, gli uomini di scienza ritenevano piuttosto che, scendendo oltre una certa profondità, gli Abissi non potessero ospitare alcuna forma di vita.
Illustrazioni di Neuville e Riou, incisioni di H. T. Hildibrand, dal libro Vingt Mille Lieues Sous les Mers, 1871, fonte Alphonse de Neuville e Édouard Riou | VENTIMILALEGHE (wordpress.com)
La percezione degli Abissi, paragonati a «deserti sul fondo del mare», fu suggerita al mondo intellettuale nel 1843 da Edward Forbes, quando rese pubblica la sua Ipotesi Azoica, affermando che la flora e la fauna marina si impoverissero per abbondanza e varietà con l’aumentare delle profondità, fino a scomparire completamente al di sotto delle trecento braccia (T.R. Anderson, T. Rice, 2006, pp.131-137). A volte indicata come Teoria dell’Abisso, la proposta di Forbes venne formulata a partire dalle osservazioni condotte a bordo della nave da ricognizione HMS Faro, salpata il 17 aprile 1841 da Malta per eseguire un dragaggio nel Mar Egeo. Le scoperte rivelate dal naturalista nel suo rapporto alla British Association, Report on the Mollusca and Radiata of the Aegean Sea (Relazione sui Molluschi e Radiata del Mar Egeo), furono pienamente accettate dalla comunità scientifica e si radicarono nelle mentalità dell’epoca, tanto che solo nel 1869, quando Charles Wyville Thomson dragò la vita marina da una profondità di oltre duemila braccia, l’Ipotesi Azoica (e con essa l’immagine desertica dei fondali marini) venne smentita.
Ad ogni modo, è dalla seconda metà del XIX secolo che si poté assistere ad un rinnovato interesse nei confronti dell’ambiente marino, segno di un’inversione di tendenza che trovava le proprie origini nella Gran Bretagna vittoriana: infatti, secondo gli storici, all’affermarsi della classe media nella popolazione corrispose un aumento del tempo a disposizione dei lavoratori, che ben presto designarono il mare quale ambita meta di vacanza, oltretutto inaugurando la stagione del collezionismo amatoriale di conchiglie, come testimoniano molte opere artistiche Ottocentesche conservatesi fino ai nostri giorni (https://library.si.edu/exhibition/fantastic-worlds/sea-change).
Raccolta e catalogazione delle proprie scoperte erano considerate attività moralmente arricchenti, nonché un degno passatempo per scongiurare l’ozio in maniera sana: vacanzieri e naturalisti dilettanti iniziarono così a setacciare le coste alla ricerca di esemplari da aggiungere alle loro collezioni. È necessario sottolineare come nello stesso periodo circolassero nei salotti intellettuali e fossero ampiamente condivise da molte personalità importanti le teorie di medicina sperimentale, quali balneoterapia e talassoterapia, incentrate sulle proprietà benefiche derivate dalla frequentazione dell’ambiente marino e che quindi ne favorirono lo sviluppo del settore turistico (A. Corbin, 1990). La nuova moda si ripercosse sull’intera società, al punto che rapidamente sorsero numerosi musei naturali, giardini botanici, fiere e vetrine allestite a tema marino. Il fascino verso il mare approdò definitivamente nelle abitazioni domestiche, quando comparvero i primi acquari, o aqua-vivaria. Avere in casa una versione miniaturizzata del fondale oceanico costituiva infatti un motivo di vanto nelle conversazioni signorili e in poco tempo anch’esso si trasformò in un fenomeno di massa.
Il primo acquario pubblico, chiamato Fish House (Fig. 2.1, 2.2), venne inaugurato a Londra nel maggio 1853 e, quasi nell’immediato, si diffusero i fornitori di piante e animali acquatici che offrivano agli appassionati, il cui numero era in continua crescita, consigli sulla creazione e manutenzione dei loro personali giardini oceanici.
Fine I parte – continua
Domiziana D’Aniello
Riferimento
estratto dalla tesi “Oceani, Mari e Abissi tra storia, letteratura e scienza: dall’immaginario antico alle attuali teorie scientifiche” di Domiziana D’Aniello
Illustrazioni di Neuville e Riou, incisioni di H. T. Hildibrand, dal libro Vingt Mille Lieues Sous les Mers, 1871, fonte Alphonse de Neuville e Édouard Riou | VENTIMILALEGHE (wordpress.com)
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laureata in Storia e Conservazione del Patrimonio Archeologico all’Università degli Studi di Roma Tre, ha elaborato una tesi di Geografia Fisica riguardante l’evoluzione nel tempo delle conoscenze in ambito talassografico intitolata Oceani, Mari e Abissi tra storia, letteratura e scienza: dall’immaginario antico alle attuali teorie scientifiche. Mossa dall’interesse nel proseguire gli studi secondo un’ottica multidisciplinare sta attualmente frequentando il corso di Ingegneria delle Tecnologie per il Mare
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