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Il pesce palla è arrivato nelle nostre acque, cosa fare in caso di avvistamento e pesca

tempo di lettura: 5 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: BIOLOGIA MARINA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: EMERGENZE
parole chiave: specie aliene
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Si avvicina la bella stagione e le pinne escono dagli scaffali pronte per nuove esplorazioni dei mari. Stesso mare ma specie doverse, provenienti dai mari tropicali o, qualche volta dall’Atlantico, che stanno lentamente invadendo il Mediterraneo. Alcune belle altre piuttosto dannose se non pericolose. Tra di esse, da qualche anno, è arrivato anche il pesce palla, bello e simpatico ma altamente tossico. Se doveste accidentalmente trovarlo nelle pescherie, NON cadete nella tentazione di acquistarlo per confezionare un pranzo orientale perchè le conseguenze potrebbero essere letali.

Questo pesce non va assolutamente mangiato
ISPRA, IZSLT, e FISHLAB stanno cercando di conoscere meglio le dinamiche di diffusione di questa specie aliena proveniente dai mari orientali e lo potranno fare anche grazie al nostro impegno. Ogni segnalazione della sua presenza è importantissima, per cui si richiede a tutti i subacquei, pescatori professionali e sportivi di segnalare ogni avvistamento o cattura dell’esemplare agli indirizzi sotto riportati. Una corretta e diffusa informazione consentirà di contribuire alla tutela della salute pubblica, evitando gravi rischi per i consumatori.

Ecco la storia del pesce palla e come è arrivato in Mediterraneo

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Abbiamo spesso raccontato come il riscaldamento globale e l’allargamento del canale di Suez stiano favorendo l’ingresso nel Mar Mediterraneo di specie aliene. Dal 1980 ad oggi, si sono osservate numerose variazioni dell’ecosistema marino mediterraneo come l’alterazione delle catene trofiche alimentari ed episodi di mortalità di massa o esplosioni demografiche di alcune specie a discapito di altre. All’origine il fenomeno della “tropicalizzazione”, connesso all’innalzamento della temperatura delle acque marino, ha portato ad una progressiva movimentazione verso nord di specie termofile autoctone, di solito limitate ai settori meridionali e più caldi del Mar Mediterraneo. Ad oggi più di trenta specie autoctone si sono già diffuse nelle zone settentrionali del bacino. Allo stesso modo, l’innalzamento delle temperature facilita la diffusione di specie esotiche tropicali, introdotte attraverso il Canale di Suez, il trasporto marittimo, l’acquacoltura o la combinazioni di questi fattori. Sebbene la via d’introduzione differisca fortemente tra i phyla e le aree del Mediterraneo, l’ingresso tramite il Canale di Suez riveste un ruolo cruciale, permettendo la migrazione di specie originarie dell’Oceano Indiano e del Mar Rosso (la cosiddetta migrazione “lessepsiana”).

Questo fenomeno, oltre a minacciare la biodiversità originale del Mediterraneo, può causare un impatto sulla salute umana favorendo l’introduzione di specie tossiche che possono essere pescate accidentalmente entrando nei circuiti commerciali. In particolare, quello che si sta segnalando negli ultimi tempi, è l’ingresso di numerose specie, comunemente  note come “pesci palla” o “Fugu” in giapponese, autoctone appartenenti alla famiglia dei Tetraodontidae come Lagocephalus spadiceus, Lagocephalus suezensis, Sphoeroides pachygaster, Torquigener flavimmaculosus e Tylerius spinosissimus. Pur non essendo ottimi nuotatori, per via della rigidità del loro corpo, i pesce palla non sono oggetti di facile predazione in quanto dotati di due particolari sistemi di difesa: il primo è la capacità  di ingurgitare rapidamente grandi quantità di acqua, diventando molto grande e quindi difficile da inghiottire anche per predatori di grosse dimensioni coem gli squali; inoltre i visceri e muscoli contengono un veleno molto potente, la Tetradotossina (TTX). Oltre ai Tetraodontidi  anche altre specie di pesci, appartenenti alle famiglie Molidae e Canthigasteridae, la contengono

Questo fenomeno, oltre a minacciare la biodiversità originale del Mediterraneo, può causare un impatto sulla salute umana favorendo l’introduzione di specie tossiche che possono essere pescate accidentalmente entrando nei circuiti commerciali. In particolare, quello che si sta segnalando negli ultimi tempi, è l’ingresso di numerose specie, comunemente  note come “pesci palla” o “Fugu” in giapponese, autoctone appartenenti alla famiglia dei Tetraodontidae come Lagocephalus spadiceus, Lagocephalus suezensis, Sphoeroides pachygaster, Torquigener flavimmaculosus e Tylerius spinosissimus. Pur non essendo ottimi nuotatori, per via della rigidità del loro corpo, i pesce palla non sono oggetti di facile predazione in quanto dotati di due particolari sistemi di difesa: il primo è la capacità  di ingurgitare rapidamente grandi quantità di acqua, diventando molto grande e quindi difficile da inghiottire anche per predatori di grosse dimensioni coem gli squali; inoltre i visceri e muscoli contengono un veleno molto potente, la Tetradotossina (TTX). Oltre ai Tetraodontidi  anche altre specie di pesci, appartenenti alle famiglie Molidae e Canthigasteridae, la contengono

Ma quali sono gli effetti?
La TTX e’ una delle più letali neurotossine conosciute al mondo e frequente causa d’intossicazione nei paesi asiatici che può causare  vomito, vertigini, paralisi, diarrea fino ad un blocco cardio-respiratorio. La tossina è circa 100 volte più tossica rispetto al cianuro di potassio e se ingerita in alcuni casi può anche causare la morte. Il veleno non viene prodotto dal pesce direttamente ma da alcuni batteri (Pseudomonas) che si trovano nel cibo che questo ingerisce. La concentrazione di questa tossina è maggiore nel fegato, nelle gonadi, nella pelle e nell’intestino. Generalmente le carni non accumulano la tossina, ma possono contaminarsi per semplice contatto con gli organi tossici, ad esempio eseguendo in modo scorretto la pulizia dello stesso o in seguito a conservazione prolungata prima del consumo. Recenti studi hanno tuttavia evidenziato come talvolta la tossina si possa trovare anche nel muscolo. Dal 2005 al 2010 sono stati segnalati tredici decessi e numerosi casi di intossicazione nel Mediterraneo orientale.

Per questo motivo la normativa comunitaria (Regolamento (CE) n. 853 e n. 854/2004) vieta la commercializzazione a scopo alimentare delle specie appartenenti alla famiglia Tetraodontidae.

Locandina_pesce_palla

Il Ministero della Salute, nell’ambito della ricerca, ha finanziato il progetto “Cambiamenti climatici e sicurezza alimentare: indagine molecolare, microbiologica e tossicologica sulle specie ittiche tossiche presenti nel Mar Tirreno” di cui è capofila l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana (IZSLT) in partenariato con l’Università degli Studi di Pisa – Dipartimento di Scienze Veterinarie e il Fish Health Veterinary Officer, Veterinary Services and Animal Health, Ministry of Agriculture & Rural Development, Israele. Il progetto si propone di monitorare la presenza di specie invasive lungo le coste del Mar Tirreno e di caratterizzarle sotto il profilo molecolare, microbiologico e tossicologico per una valutazione del loro impatto e del rischio ad esse associato. Insieme alla campagna di informazione e ad una formazione mirata dei pescatori e degli altri operatori della filiera il progetto si pone come obiettivo finale la tutela degli operatori e dei consumatori.

Proposta di collaborazione
Visto il non facile reperimento di campioni è molto importante creare una rete tra i diversi enti e professionisti che a vario titolo operano nel settore. In fase preliminare sono stati presi quindi contatti con i servizi veterinari delle AA.SS.LL. costiere, il Settore Mare di ARPAT, associazioni di categoria e con l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) che ha promosso una campagna per il monitoraggio delle specie aliene tossiche. Prendendo parte a questo progetto ed inviandoci le vostre segnalazioni ci aiuterete a monitorare la presenza di specie invasive nel Mar Mediterraneo. Una corretta e diffusa informazione consentirà inoltre di contribuire alla tutela della salute pubblica evitando gravi rischi per i consumatori.

NB Si invitano tutti coloro che avessero modo di rinvenire o avvistare una di queste specie durante le attività di pesca professionale, sportiva o amatoriale a compilare l’apposita scheda, scaricabile da questo link inviando la vostra comunicazione a:

IZSLT – Sezione di Pisa
e-mail: pisa@izslt.it

Università di Pisa – Dipartimento di Scienze Veterinarie
e-mail: fishlab@vet.unipi.it

ISPRA
e-mail: pescepalla@isprambiente.it

 

Per indicazioni sulla conservazione degli esemplari di pesce palla pescati o rinvenuti spiaggiati e per il loro recupero si  prega di contattare il n. 050/2210204 dalle 9 alle 18.

 

 

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