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L’ottimizzazione delle modalità di trasporto e l’evoluzione dei container

tempo di lettura: 4 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: NAVI MERCANTILI
PERIODO: XX SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Shipping, container, SEALAND 

 

Tornando al tema principale, in funzione della massima semplificazione e dei minimi costi, a fronte degli investimenti su navi ed infrastrutture, altri armatori americani prestarono ben presto attenzione alla nuova modalità di trasporto messa a punto da Malcom McLean, cercando nuove soluzioni alternative con navi miste, sia di tipo contenitori/carico generale, sia più sofisticate quali Ro/Ro miste, veicoli e contenitori in stiva ed in coperta.

Tra questi precursori va ricordata la Matson Navigation Co. di San Francisco che due anni dopo, con la Hawaiian Merchant, un’unità Victory (propulsione a turbina e non alternativa) della 2ᵃ Guerra mondiale con minimi adattamenti – trasportò venti container da Alameda, nella baia di San Francisco, ad Honolulu, Hawaii, quella che potremmo definire la prima operazione con container nell’Oceano Pacifico.

In pratica si generarono due soluzioni: una specializzata, come linea e carichi, l’altra di concentrazione di carichi misti, che evidenziava comunque la necessità di attrezzare e specializzare oltre alle navi anche le infrastrutture portuali, con terminali dedicati; questa probabilmente fu la rivoluzione reale, più profonda, che cambiò i ruoli degli attori del trasporto marittimo. Uno dei problemi, di fatto una debolezza critica della filiera, era legato ai mezzi di sollevamento, non disponibili in ogni porto per quelle portate e soprattutto per quelle dimensioni: si dovevano dotare i porti di nuovi sistemi di movimentazione ma anche le stesse navi (soluzione del tutto antieconomica e presto abbandonata, se non nel caso delle unità mercantili Lighter aboard ship (LASH), quale alternativa al semplice traffico containers.

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Lighter aboard ship (LASH) “Rhine Forest”, “Majuro” (Marshall Islands) – Autore Jdw at Dutch Wikipedia Lash vessel.JPG – Wikimedia Commons

Il 4 ottobre 1957 la prima nave specificatamente ristrutturata per il trasporto di container, la Gateway City della Sea Land (originariamente una Victory della 2ᵃ Guerra mondiale) fece il viaggio inaugurale collegando Newark a Tampa con scali intermedi a Miami e Houston. La nave poteva caricare 226 container da 35 piedi suddividendoli parte in coperta e in parte nelle stive. Un elemento chiave della conversione della Gateway City fu l’installazione di una coppia di gru a portale, una a proravia del cassero centrale ed una a poppavia, che si traslavano longitudinalmente su binari installati su piattaforme laterali realizzate su entrambe le murate. Per la loro mobilità le gru non potevano essere azionate né a vapore, fluido sino ad allora comunemente impiegato per l’azionamento degli ausiliari, né elettricamente, per problemi di generazione/carico/indisponibilità di macchine adeguate, e si ricorse ai sistemi utilizzati per le gru autopropulse della LinkBelt, che si erano diffuse durante la 2^ Guerra Mondiale, in modo che ogni gru fosse servita da un motore diesel da 290 HP. Le operazioni di carico e scarico richiedevano solo due squadre di lavoratori portuali che potevano movimentare sino a 15 container/ora, in modo che l’unità poteva compiere l’intero ciclo di scarico e carico totale in circa otto ore

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Container della Matson Navigation Company a Seattle (King county, Washington, United States, North and Central – Collection National Archives at College Park – autore Doug Wilson, 1939-, Photographer NARA record: 8464433 Docks of Sarrle on Elliot bay, one of the busiest seaports … – NARA – 552266.jpg – Wikimedia Commons

La soluzione non era però quella di complicare le navi, con costi ed ingombri massimi a fronte di un uso limitato, ma di concentrare la movimentazione in sistemi di uso continuo a terra; il 7 gennaio 1959 entrò in servizio la prima gru di banchina a portale, antesignana delle moderne gru a portale che spiccano nei terminali container dei nostri giorni che fu realizzata dalla PACECO, Pacific Coast Engineering Company di Alameda, California su specifiche dettate dalla Matson Navigation CompanyPACECO divenne sinonimo di gru a portale ed il costruttore divenne il riferimento generale per le macchine da banchina segnando una svolta anche per l’industria italiana; in particolare furono concesse  licenze di produzione a società Italiane ed alla neonata ITALIMPIANTI che divenne leader del settore, anche su scala internazionale.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è NAVI-MERCANTILI-BINARI-CONTAINER-640px-HUA-168443-Afbeelding_van_een_rongenwagen_met_een_container_op_een_kade_van_de_haven_te_Rotterdam.jpg

Immagine di un vagone per il trasporto via binario di un container su una banchina del porto di Rotterdam – Autore fotografo delle ferrovie olandesi Fonte Het Utrechts Archief – Catalogus nummer 168443 HUA-168443-Afbeelding van een rongenwagen met een container op een kade van de haven te Rotterdam.jpg – Wikimedia Commons

Il traffico di container andava sempre più diffondendosi nei trasporti marittimi, ma con una certa confusione nelle dimensioni perché ogni azienda di autotrasporti li adattava alle dimensioni dei propri camion, creando quindi difficoltà nello stivaggio sulle navi. 

Fine parte – continua

Giancarlo Poddighe

 

 

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