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Caligola e le operazioni nel Mediterraneo – parte V

tempo di lettura: 10 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: I SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Caligola

 

Durante il breve principato di Gaio, nel Mediterraneo orientale non si verificarono situazioni di crisi tali da determinare rilevanti interventi navali. Vi fu tuttavia un’occasione in cui l’imperatore sfruttò abilmente il viaggio per mare del re amico Marco Giulio Agrippa (il nipote di Erode il Grande) per verificare l’adeguatezza del governatore in Egitto. Gaio aveva infatti autorizzato il re ad assentarsi temporaneamente da Roma per andare ad ordinare il proprio regno, ma gli raccomandò di non seguire la rotta più breve, da Brindisi alla Siria passando a sud della Grecia e dell’Asia minore, ma quella che risultava più veloce nella stagione estiva, sfruttando i venti etesii che portavano le navi ad Alessandria. La traversata essendosi effettivamente conclusa in pochi giorni [116], il re spedì all’imperatore le informazioni che determinarono l’incriminazione di Aulo Avilio Flacco. Per procedere subito all’arresto di quest’ultimo, Gaio inviò il centurione Basso ed i relativi uomini con una nave velocissima, e gli impartì delle istruzioni particolareggiate per la navigazione e per lo sbarco occulto [117].

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trireme, da mosaico di Cartagine

Gaio progettò poi un proprio viaggio ad Alessandria da effettuarsi due anni dopo, utilizzando però le navi da guerra e seguendo un percorso alquanto simile a quello ch’egli aveva compiuto con suo padre. Per motivi di sicurezza il viaggio fu rinviato al 41 [118]. Anche nel Mediterraneo occidentale l’attenzione dell’imperatore si concentrò sulle regioni d’oltremare, in Africa, ove egli volle prima razionalizzare la linea di dipendenza della legione III Augusta [119], stanziata nella Numidia, per poi occuparsi della Mauretania, che era ancora un regno tributario governato da suo cugino Tolomeo, pur includendo molte città che avevano lo status di colonie romane. Nel periodo in cui si trovava in Gallia, Gaio ordinò l’arresto di questo re, probabilmente implicato nel complotto di Getulico [120], e lo fece giustiziare. Per la Mauretania, egli decise molto opportunamente di annetterla [121], senza lasciarsi condizionare dalle scelte operate in precedenza [122].

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denario di argento della III legione Augusta

L’occupazione della Mauretania, destinata ad essere divisa in due province [123], venne inizialmente ostacolata dalla rivolta di Edemone nella Tingitania [124]. La reazione di Gaio fu immediata: anziché ricorrere alla legione III Augusta, per non sguarnire la Numidia [125], fece imbarcare dalla Spagna e dalla Siria – sulle navi delle flotte di Miseno e Ravenna [126] – consistenti forze che sbarcarono nella Tingitania [127], consentendo al comandante romano, Marco Licinio Crasso, di sconfiggere Edemone in breve tempo [128]. La vittoria romana in Mauretania, essendo avvenuta poco prima della morte di Gaio, diede a Claudio l’opportunità di ricevere i suoi primi onori trionfali [129].

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la domus aurea di Caligola agli Horti sull’Esquilino – nel restauro dell’affresco si nota il ponte da lui costruito

Costruzioni navali e opere marittime
Per completare l’esame delle iniziative di Gaio nel campo navale e marittimo non si può trascurare il rilevante impulso che il giovane principe ha dato allo sviluppo della navigazione, iniziando con la sferzata all’economia impressa con la massiccia immissione di denaro all’inizio del principato [130] – con benefiche ricadute anche sul commercio marittimo [131] che è a sua volta fattore di prosperità [132] – e proseguendo con un crescente numero di commesse imperiali per gli armatori e per i cantieri navali. Un primo contributo alle costruzioni navali venne dato, come si è visto, dalle centinaia di onerarie messe in cantiere per la realizzazione del ponte Pozzuoli-Baia, e che furono ovviamente destinate al normale traffico marittimo al termine di quell’impiego transitorio.

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relitto di un nave lapidaria con ancora visibili i rocchi delle colonne, presso Kamarina

Dei mercantili di maggiori dimensioni furono poi richiesti per il trasporto dei materiali di costruzione impiegati nel vasto programma edilizio avviato da Gaio. Oltre ad utilizzare le grandi naves lapidariae, furono anche messe in cantiere delle navi su misura per dei trasporti eccezionali. Una di queste, fu la nave che fu costruita per portare a Roma la statua di Giove Olimpio [133]. Un’altra, quella considerata la più ammirevole delle navi che si fossero mai viste sui mari, fu quella che portò da Alessandria l’obelisco per il circo Vaticano. Per le sue dimensioni smisurate, essa fu accuratamente conservata da Gaio e poi sfruttata da Claudio come importante elemento di costruzione per il suo porto [134].

Quando si parla di grandi navi romane, il pensiero va naturalmente a quelle più grandi che conosciamo, cioè alle due gigantesche navi di Nemi, il cui recupero negli anni Trenta suscitò l’incredula meraviglia degli studiosi per le loro dimensioni, per la perfezione tecnica della loro architettura e per il loro raffinato allestimento. Gaio le concepì e le utilizzò, verosimilmente, per esigenze di culto [135] e forse anche come navi lusorie.

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il ritrovamento di una delle navi di Nemi

Tuttavia le fonti antiche, che non fanno nemmeno il più piccolo accenno alle due navi di Nemi, ci fanno capire che gli autentici panfili imperiali di cui si avvaleva Gaio per le sue navigazioni di piacere erano delle colossali poliremi ben più grandi e sfarzose [136]. Anche se queste navi dovevano essere normalmente basate a Miseno, sembra che fossero state temporaneamente dislocate a Ravenna, essendo probabilmente destinate a portare Gaio ad Alessandria, ma venendo poi adoperate trionfalmente da Claudio [137]. Fra le importanti opere marittime volute da Gaio vanno ricordate, oltre al grande faro di Gesoriaco, la costruzione di un eccellente porto a Reggio, quale utile scalo delle navi frumentarie sulla rotta Alessandria-Pozzuoli [138], e l’avvio delle predisposizioni per lo scavo del canale di Corinto, a vantaggio della rotta fra l’Italia e il mare Egeo [139].

L’ultima navigazione
Verso l’inizio della terza decade di gennaio del 41, la Britannia iniziava a risentire favorevolmente delle azioni dimostrative compiute dall’imperatore romano, la Germania era oggetto di due risolute operazioni tese alla sua progressiva romanizzazione fino all’Elba, la Mauretania era stata conquistata annientando l’insurrezione di Edemone, mentre le province ed i regni d’Oriente stavano per beneficiare dell’imminente visita di Gaio ad Alessandria. Tutte queste azioni erano collegate ad importanti movimenti navali. Lo stesso Gaio stava salpando con una squadra navale della Classis Misenensis per trasferirsi da Astura ad Anzio [140], e da lì a Roma. Tuttavia, nel prendere il mare, mostrandosi ancora una volta incurante dei disagi della navigazione invernale, il principe subì un anomalo inconveniente: mentre le navi di scorta lo avevano già preceduto al largo, la sua quinquereme non riuscì a muoversi, nonostante gli sforzi dei suoi 400 rematori. Dopo un’ispezione subacquea gli venne portata una remora [141] che si era attaccata ad uno dei due timoni, bloccando la nave. A posteriori, questo evento fu interpretato come segno infausto, visto che il giovane imperatore era atteso a Roma dai suoi carnefici.

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sesterzio di Caligola

Avendo dunque Gaio retto l’impero per soli tre anni, dieci mesi e sei giorni, il ricordo di quanto egli fece non fu oggetto di una formale damnatio memoriae [142], ma venne colpito da un’astiosa distorsione dei fatti, ovvero da una condanna che lo stesso Gaio avrebbe considerato ancor peggiore, convinto com’era della necessità di assicurare ai posteri la conservazione di tutta la documentazione utile alla conoscenza della verità storica [143]. Nonostante la frammentarietà e la problematica attendibilità dei pochi dati disponibili, la ricerca condotta sulle azioni del principe nello specifico campo d’indagine di questo studio ha consentito di riscontrare un uso sempre efficace dello strumento navale, sia nelle funzioni già consolidate dalle precedenti esperienze navali romane (proiezione di forze oltremare; aggiramento navale delle difese germaniche), sia secondo modalità atipiche ed innovative [144] che puntavano sulla dissuasione, più per ingenerare consenso che non per minacciare [145]; è stata altresì evidenziata la sua spiccata sensibilità per le costruzioni navali e per i traffici marittimi, componente indispensabile al benessere dell’impero.

In occasione del bimillenario della sua nascita, pur non potendo riscrivere compiutamente la storia del terzo imperatore, è comunque possibile concludere ch’egli fu un buon marinaio, un amante della navigazione ed un sicuro conoscitore delle cose navali e marittime, tanto da muoversi in questo campo con competenza, oculatezza ed inventiva, conseguendo risultati molto più utili allo Stato che non alla cura della propria immagine.

Domenico Carro

 

in anteprima moneta in argento di Caligola – sul dritto Caligola è mostrata a sinistra con emblema “C Cesar Avg Germ P M TR Pot”. Agrippina (madre) con i capelli intrecciati è sulla destra con la leggenda “Agrippina Mat C Caes Avg Germ”

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Note
[116] Ios. ant. Iud. 18, 6, 11; Phil. Flac. 26-28. La navigazione del re Agrippa dall’Italia ad Alessandria avvenne nell’agosto del 38.
[117] Phil. Flac. 109-111.
[118] Phil. legat. 250-251 e 338. Nony 1986, 323-324. Il viaggio venne riprogrammato a partire dai primi mesi del 41 (Ios. ant. Iud. 19, 1, 12) ed avrebbe probabilmente dovuto essere compiuto con la scorta delle navi della Classis Ravennas, come aveva fatto Germanico. Vedi anche successiva nota 137.
[119] Quella era la sola legione romana che dipendeva da un proconsole nominato dal Senato. Gaio tolse il comando della legione a questo magistrato e l’assegnò al legato propretore della neo-costituita provincia di Numidia (Tac. hist. 4, 48; Cass. Dio 59, 20, 7; Auguet 1993, 139).
[120] Nony 1986, 300. Vedi anche nota 53.
[121] Questa opportunità è largamente condivisa dagli studiosi: Momigliano 1975a, 365; Momigliano 1992, 211-212; Auguet 1993, 139; Schettino 2003, 316.
[122] Dei raffronti vengono spesso fatti con Cesare, Antonio, Augusto e Germanico, nonché con le assegnazioni di regni decise dallo stesso Gaio nella parte orientale dell’impero (Cass. Dio 59, 12) con buoni risultati (Barret 1993, 330-331) e un risparmio finanziario (Savio 1988, 48). Se ne ricavano delle somiglianze interessanti (Schettino 2003, 310-311), ma tutto porta a concludere che quelle scelte così importanti non erano né capricci né mere applicazioni di schemi o criteri preconcetti, ma decisioni assunte valutando le situazioni caso per caso, con sano pragmatismo romano.
[123] Plinio il Vecchio attribuisce a Gaio la decisione di suddividere la Mauretania in due province (Plin. nat. 5, 2), anche se la Tingitania e la Cesarense furono formalmente istituite da Claudio l’anno successivo (Cass. Dio 60, 9, 1-5). Probabilmente il progetto risale proprio a Gaio (Schettino 2003, 309).
[124] Conosciamo il nome di Edemone da Plinio il Vecchio (Plin. nat. 5, 11) e da un’iscrizione relativa al contributo fornito dalle forze ausiliarie comandate da Marco Valerio Severo della città di Volubili (Chatelain 1915, 394; Gascou 1992, 134). Edemone fungeva probabilmente da reggente nella regione di Tingi (Nony 1986, 301; Rebuffat 1998, 292-293 e 302).
[125] “L’armée d’Afrique n’a certainement pas été employée en Tingitane” (Rebuffat 1998, 302): precauzione lungimirante, visto che poco dopo si verificarono in vari punti della Numidia delle ostilità che impegnarono considerevolmente le difese romane (Cass. Dio 60, 9, 6).
[126] Per imbarcare le forze presenti in Spagna, la flotta più idonea era ovviamente quella Misenense; per recarsi in Siria doveva invece essere preferibile, in questo caso, la flotta Ravennate, verosimilmente già presente con delle proprie navi nel Mediterraneo orientale per predisporre il viaggio di Gaio ad Alessandria. Vedi nota 118.
[127] Le forze romane impiegate all’epoca di Gaio contro Edemone, individuate attraverso una meticolosa ricostruzione, sono la legione X Gemina più due ali e 8 coorti venute dalla Spagna, nonché un’ala ed una coorte venute dalla Siria ed altre due unità (Rebuffat 1998, 291-292 e 299-302).
[128] Nony 1986, 301; Rebuffat 1998, 295.
[129] Cass. Dio 60, 8, 6. Claudio dovette successivamente consolidare la conquista della Mauretania con altre operazioni, mostrando implicitamente di condividere la scelta operata da suo nipote Gaio (Nony 1986, 301; Fasolini 2006, 69).
[130] Gaio provvide a tutti i pagamenti lasciati lungamente in sospeso da Tiberio, oltre a quelli del testamento dello stesso Tiberio ed ai donativi elargiti a titolo personale (Barret 1993, 334).
[131] La situazione storica di quell’epoca, che fa da sfondo alla narrazione del Satyricon, mostra non solo un incremento del prezzo del vino quale sintomo della prosperità economica (Barret 1993, 335), ma soprattutto un commercio navale talmente fiorente e redditizio da incentivare la costruzioni di navi di maggior tonnellaggio, consentendo di compensare ampiamente le perdite per naufragio (Petron. 76).
[132] La prosperità dell’impero viene involontariamente ammessa nella biografia suetoniana, laddove viene detto che il malvagio Gaio si lamentava che il suo principato rischiava di finire nell’oblio a causa della prosperità generale (Suet. Cal. 31).
[133] Nave approntata, ma poi colpita da un fulmine (Cass. Dio 59, 28).
[134] Gaio volle conservare quella nave a Pozzuoli, come aveva già fatto Augusto dopo il trasporto del suo maggior obelisco, affinché la sua grande nave potesse essere ammirata. Claudio usò la nave, caricata di pietre e cemento idraulico come nucleo dell’isola artificiale sulla quale venne eretto il monumentale faro del nuovo porto marittimo di Roma (Plin. nat. 16, 201-202; 36, 70; Suet. Claud. 20, 3; Cass. Dio 60, 11, 4).
[135] Si tratta evidentemente del culto legato al vicino santuario di Diana, che continuò ad essere frequentato anche dopo Gaio, essendo oggetto di manutenzioni e restauri in epoca adrianea ed antonina (Ghini 2000, 53; 55; 60-62). Un’alterazione di quel culto in chiave egittizzante (Iside) non appare quindi scontata.
[136] Secondo la descrizione suetoniana, si trattava di deceres Liburnicae – dotate di terme, portici, triclini, vigneti e alberi da frutta –, a bordo delle quali l’imperatore banchettava fra musiche e danze, navigando nelle acque della Campania (Suet. Cal. 37, 2).
[137] Quando Claudio rientrò in Italia dalla sua breve puntata in Britannia, volle passare da Ravenna per effettuare una cerimonia trionfale in mare a bordo di una nave gigantesca come un palazzo (Plin. nat. 3, 119), caratteristica nella quale appare riconoscibile il “marchio di fabbrica” di Gaio. Vedi anche nota 118.
[138] Ios. Ant. Iud. 19, 205-207. Sebbene non ancora completato alla morte di Gaio, Reggio divenne presto una tappa abituale delle navi provenienti da Alessandria, come ad esempio si vide, una ventina di anni dopo, per il viaggio di Paolo di Tarso (Uggeri 2009, 31-32). Il porto era forse situato in un’insenatura parzialmente coincidente con l’attuale Rada dei Giunchi (Uggeri 2009, 33-35) e divenne sede di un distaccamento della Classis Misenensis (Costabile 1994, 454).
[139] Suet. Cal. 21; Plin. nat. 4, 10. Gaio aveva già inviato in loco un suo primipilo per prendere le necessarie misure, ma non fece a tempo ad avviare il lavoro. Lo scavo venne quindi iniziato da Nerone, che lo completò solo per un terzo prima di perdere la vita. Poi il progetto fu accantonato – perché guardato sempre con sospetto come se fosse espressione di megalomania (Bearzot 2000, 50-51) – e venne infine ripreso e completato solo nell’Ottocento.
[140] Entrambe le località erano sede di splendide ville marittime imperiali.
[141] Plin. nat. 32, 1-2. Questi pesci della famiglia echeneidi, mediamente lunghi fino a 70 cm e dotati sulla testa di un organo di adesione a forma di disco ovale, si attaccano a pesci molto grossi o ai natanti.
[142] Claudio ne impedì la votazione, pur cercando di attuarla occultamente (Cass. Dio 60, 3, 5).
[143] Suet. Cal. 16, 2.
[144] L’utilità della fama per far sopravvalutare le proprie forze da parte del nemico (Curt. 8, 8, 15) e la predilezione per le vittorie conseguite con la sola minaccia di guerra (Plin. epist. 2, 7, 2) non erano certamente dei concetti alieni dalla mentalità romana, ma nessuno aveva mai concepito qualcosa di confrontabile con le dimostrazioni navali nel golfo di Pozzuoli e nella Manica.
[145] L’ideazione e la messa in opera di due tattiche raffinate come le dimostrazioni navali ed anfibie non può essere frutto di un capriccio estemporaneo e sconclusionato. Vi si ravvede, al contrario, una scintilla di genialità creativa ed anche un’apprezzabile maturità (una maturità fuori dal comune per un imperatore così giovane) nel perseguire freddamente un risultato non immediato, ma valido e duraturo.

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