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Le navi italiane della seconda guerra mondiale ad interesse museale

tempo di lettura: 4 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX – XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: navi militari, musealizzazione

 

Molte delle unità che combatterono durante l’ultimo conflitto mondiale sopravvissero fino a tempi piuttosto recenti, tempi in cui l’interesse tipico dell’epoca contemporanea per la preservazione delle testimonianze storiche e dell’archeologia industriale si stava già facendo sempre più vivo. Qui c’era solo l’imbarazzo della scelta fra unità di tutti i tipi e di tutte le dimensioni … e non erano relitti, ma navi in buone condizioni, che restarono spesso operative fino alla radiazione.

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il cacciatorpediniere Carabiniere in affondamento nel golfo di La Spezia nel 1978 – credito Ufficio Storico marina militare 

Fra le tante, l’indifferenza si accanì in modo particolare con il cacciatorpediniere Carabiniere che, dopo l’attività nella squadra navale, fu usato come nave esperienze e, dopo la radiazione, ormeggiato nel seno del Varignano come nave addestrativa per il COM.SUB.IN.. A fine attività fu venduto per la demolizione ma per le cattive condizioni dello scafo affondò in bassi fondali nel 1978 mentre veniva rimorchiato fuori dal seno del Varignano. Fu rimesso in condizioni di galleggiare, ma non fu conservato e quindi demolito alla Spezia.

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Ancora più recentemente si perse un’altra occasione con la corvetta Ape, radiata nel 1981, già nave appoggio per gli incursori di COM.SUB.IN., ultima superstite di una serie numerosa di unità gemelle radiate gradualmente nei quindici anni precedenti. Al termine del servizio, dopo una permanenza a La Maddalena, fu affondata come bersaglio nelle acque della Sardegna nel 1986.

E che dire dei “tre pipe?”i cacciatorpediniere risalenti alla Prima guerra mondiale con i caratteristici tre fumaioli? Robustissimi, simpatici nell’aspetto, hanno sfidato il tempo e alcuni sono giunti inossidabili fino alla fine degli anni ’50.

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Il Giacinto Carini, radiato nel 1958, rimase alla Maddalena fino al 1963 come pontone GM 517 venendo poi demolito, mentre un’altra unità (Abba o Mosto) nel 1959-60 rimase a lungo nell’arsenale della Spezia, ben visibile da chi percorresse la strada per Portovenere.

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Ricordiamo, infine, le non meno deludenti vicende del sommergibile R 12, una delle dodici grosse unità progettate durante il secondo conflitto mondiale per il trasporto di materiali pregiati fra l’Europa e l’Estremo Oriente. Varato dai Tedeschi a La Spezia nel 1944, fu recuperato dopo il secondo conflitto mondiale senza essere mai riuscito ad entrare il servizio: lo scafo fu utilizzato come pontone GR 533 ed adibito a deposito di combustibile. Debitamente camuffato fu perfino protagonista di un film girato nel 1953 e chi scrive lo ricorda ancora ad Ancona nel 1968.

Il Sommergibile R 12 fu demolito nel 1973, ma ne fu risparmiata la torretta che dopo un lungo periodo di abbandono è stata trasferita a Gaeta dove, dal 2017, è esposta come monumento nazionale al sommergibilista.

E all’estero?

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USS Constitution

Certo, pur con tutto il rispetto e il valore ideale di questo cimelio è meglio evitare un paragone fra questo guscio vuoto e una fregata come l’americana USS Constitution, classe 1798, pennant number IX-21, che con il suo equipaggio composto da marinai in servizio effettivo, è tenuta in condizioni di navigare con i suoi mezzi e … qualche volta, lo fa ancora.

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Non è l’unico esempio come dimostrano queste unità estere, dimostrazioni di come con una maggiore sensibilità si potrebbero adattare queste vecchie signore del mare a musei galleggianti, testimonianze della storia umana. Eccone alcune, in una rapida carrellata … su quello che purtroppo non avremo mai … e non si tratta sempre di unità navali appartenute a potenze navali di primo piano. 

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Guglielmo Evangelista

 

 

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