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livello elementare.
ARGOMENTO: MEDICINA SUBACQUEA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: GESTIONE EMERGENZE
parole chiave: MDD, DCI, trattamenti di decompressione
Parlare di incidenti non è mai piacevole ma l’esperienza di altri può essere utile a capire cosa ci sta succedendo ed evitare conseguenze che possono essere anche gravi. Su SCUBA DIVING, una rivista on line del settore subacqueo, è stato presentato un caso interessante che farà meditare non pochi di noi.
Un evento sfortunato ma che avrebbe potuto essere gestito meglio
Un subacqueo dopo l’emersione inizia a sentire i primi sintomi di MDD dopo aver effettuato un’immersione su un relitto, utilizzando quasi tutta l’aria prima di risalire. Si tratta di un subacqueo di 40 anni, senza problemi di salute noti, brevettato da sette anni prima con un livello di advance. L’immersione sul relitto, desiderata da molto tempo, è alla profondità di circa 34 metri e l’immersione ha una durata ci circa 17 minuti, effettuata in nitrox 32, una miscela con il 32% di ossigeno e non ha superato i limiti decompressivi. Prima di risalire fa una sosta di sicurezza. Insomma un’immersione tranquilla secondo le regole.
Il problema nasce però dopo la risalita sulla barca appoggio. Il nostro subacqueo avverte un dolore al basso ventre e decide di non immergersi più nella giornata. Comunica il suo problema e respira ossigeno al 100 percento per due ore mentre gli altri subacquei effettuano la loro seconda immersione. Sia il personale di bordo che l’infortunato sembrano non rendersi conto della gravità dei sintomi … e si perde tempo. Solo tre ore dopo l’emersione, ovvero da quando sono iniziati i sintomi, l’imbarcazione appoggio ritorna al molo e il subacqueo, dopo aver scaricato con una certa fatica la sua attrezzatura, ritorna a casa. E’ convinto che la respirazione ad ossigeno, avendo ridotto i sintomi, abbia risolto il suo problema … ma il dolore ritorna … e il subacqueo finalmente si reca al più vicino pronto. Il medico verifica che il subacqueo ha una certa insensibilità della pelle dalla vita in giù. Ora ha anche difficoltà a camminare a causa della debolezza della gamba sinistra, i suoi muscoli non lavorano correttamente ed ha problemi a stare in piedi. Inoltre, non riesce ad urinare.
Viene immediatamente trasferito nella camera iperbarica più vicina dove viene sottoposto a una tabella di trattamento 6 della Marina degli Stati Uniti, la metodica di trattamento più comunemente usata per i subacquei affetti da MDD (malattia da decompressione) che, per memoria sostituì la precedente USN Revision 5.
In breve, la tabella 6 USN è un trattamento sanitario in camera di decompressione che consiste nell’alternare periodi di respirazione di aria con lunghe fasi di respirazione di ossigeno al 100%. Questo consente all’organismo, attraverso la decompressione di rilasciare gradualmente l’azoto in eccesso. In pratica, la respirazione ad elevate concentrazioni di ossigeno sotto pressione, determina un gradiente di pressione parziale del gas inerte (azoto) che consente un aumento della velocità di eliminazione dell’azoto dai tessuti corporei. La fase di trattamento dura complessivamente 4 ore e 45 minuti a due diverse “profondità” di pressurizzazione (18 e 9 metri) effettuate in camera iperbarica.
profondità | tempo | miscela |
18 metri | 1 ora 15 minuti | ossigeno 100% |
risalita lenta (0,2 m/min) fino a 9 metri | 30 minuti | ossigeno 100% |
9 metri | 2 ore 30 minuti | respirando alternativamente aria (15′) e ossigeno 100% (60′) |
risalita lenta fino a pressione ambiente | 30 minuti | ossigeno 100% |
Nel nostro caso, il primo trattamento del subacqueo, non essendo stato tempestivo, risultò essere solo palliativo, e dovette essere sottoposto ad altri due trattamenti aggiuntivi in camera iperbarica prima di potere essere dimesso.
Lezioni acquisite
Sebbene i subacquei facciano tutto il possibile per mitigare il rischio di malattia da decompressione (MDD – DCI) è impossibile eliminare completamente il rischio, anche quando si immerge bene entro i limiti di non decompressione. Nonostante respirasse aria arricchita (nitrox), e si fosse immerso nei limiti di tempo di fondo previsti per le immersioni ad aria (cosa che avrebbe dovuto dare un margine di sicurezza maggiore per quanto riguarda l’assorbimento di azoto), il subacqueo è incorso in una malattia da decompressione. Da come viene descritto, i medici ritengono che abbia sviluppato una forma di MDD che ha colpito il suo midollo spinale. Quando si forma una bolla sul midollo spinale, questa può causare intorpidimento e formicolio alla parte inferiore del corpo, debolezza muscolare e un’andatura instabile.
La lezione più importante da imparare da questo incidente è che ogni volta che si avvertono sintomi insoliti entro poche ore dall’emersione da un’immersione bisogna recarsi immediatamente in un centro iperbarico. Un trattamento ritardato è uno dei maggiori problemi quando si affrontano casi di MDD. Nonostante sia piuttosto ovvio, sembrerebbe che vi siano molti subacquei che negano i sintomi, trovano scuse o si auto medicano con antidolorifici o, ancora peggio, assumendo alcol. Spesso, solo dopo che i sintomi persistono, il giorno successivo si recano presso un centro iperbarico. Va compreso che ritardi nell’effettuare trattamenti iperbarici possono rendere più difficile e lunga una risoluzione completa del problema.
E’ importante, nel tempo, ripassare le nozioni acquisite nei vari corsi per riconoscere tempestivamente i segni di DCI. Inoltre è fortemente consigliato di partecipare ad un corso di pronto soccorso per imparare le procedure di somministrazione dell’ossigeno.
Per memoria ecco i segnali che vi dovrebbero far sospettare che qualcosa non va:
Fatica insolita |
Prurito sulla pelle |
Dolore alle articolazioni (bends) o ai muscoli delle braccia, delle gambe o del busto |
Vertigini |
Ronzio nelle orecchie |
Intorpidimento, formicolio e/o paralisi |
Mancanza di fiato |
Eruzione cutanea |
Difficoltà a urinare |
Confusione, cambiamenti di personalità o comportamenti bizzarri |
Amnesia |
Tremori |
Tosse con espettorato con presenza di sangue schiumoso |
Incoscienza fino al collasso |
La presenza di questi sintomi (non necessariamente tutti) deve farvi sospettare di avere un problema di decompressione. NON PERDERE TEMPO.
Se siete con un diving, dovrebbero avere un piano di emergenza già predisposto. In caso contrario, organizzatevi, raccogliendo in anticipo le informazioni necessarie per recarvi alla più vicina camera di decompressione (nel caso un’assicurazione subacquea attiva è sempre consigliata). Soprattutto non abbiate timore ad avvertire i vostri amici se avvertite sintomi insoliti dopo un’immersione, il tempo non gioca a vostro favore. La sicurezza è al di sopra di tutto.
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