livello elementare
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ARGOMENTO: RECENSIONE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: LETTERATURA ITALIANA
parole: Oceano, Barrico
Non tutti i libri sul mare parlano del mare. Novecento di Alessandro Baricco, monologo teatrale pubblicato da Feltrinelli nel 1994, è uno di questi.
La storia
Un bambino viene abbandonato su una di quelle enormi navi che solcavano l’Atlantico per collegare Europa e America, il Virginian. A trovarlo, in una scatola poggiata al pianoforte della nave, è un macchinista, che lo battezza T.D. Lemon Novecento, dalla mescolanza del proprio nome (Thanks Denny), della marca del contenitore in cui il bambino è stato ritrovato (Lemon) e del secolo appena cominciato.
Novecento è un bambino particolare, poco estroverso, chiuso in sé. Ma è chiaro sin dalla più tenera età che ha un dono speciale: sa suonare il pianoforte come nessuno al mondo. La sua vita scorre dunque sul transatlantico, prima e dopo la morte di Denny, il padre adottivo, prima e dopo l’incontro con Tim, il trombettista narratore della storia.
Tim e Novecento suonano insieme nel complesso della nave. Suonano per i signori di prima classe, per gli eleganti borghesi. Una musica bella, aggraziata. Ma il meglio, Novecento lo dà quando scende sottocoperta, e va a rintanarsi in terza classe. È qui che può dare libero sfogo alle sue mani, che corrono sul piano, lo accarezzano, lo sfiorano, e tirano fuori del jazz, ma non un jazz qualunque, il jazz di T.D. Lemon Novecento, una musica tutta sua, che si è inventato lui, e che rimane per sempre nella testa degli ascoltatori.
La fama di Novecento oltrepassa la nave. Oltrepassa le frontiere ed arriva in America, a Jelly Roll Morton, inventore del jazz, che viene a sfidarlo in un duello al piano dove Novecento crea qualcosa di mai sentito prima, sbaragliando l’avversario. Ma Novecento non ha come particolarità unicamente il fatto di suonare il piano come un dio. No. Novecento ha anche un’altra peculiarità: Novecento non esiste. Non è registrato nell’anagrafe di alcuna città, non compare in alcun registro. Novecento non è mai sceso da quel transatlantico. In tutta la sua vita, da quando è nato, partorito in un angolo del Virginian, Novecento non ha mai percorso i gradini che lo separano dalla terraferma. Sempre lì, America Europa America, in continuazione, per tutta la vita.
Sino ad un giorno. Un giorno in cui, improvvisamente, annuncia di voler scendere dalla nave perché vuole vedere il mare. Quel mare su cui ha vissuto tutta la vita, su cui è scivolato avanti e indietro, da un continente all’altro, per tutta la sua esistenza. Ma che non ha mai visto. Non ha mai visto da una prospettiva esterna. Non ha mai abbracciato con lo sguardo. Così, davanti allo sbigottimento del suo amico Tim, il trombettista, Novecento scende il primo gradino della passerella, poi si ferma, torna indietro e resta sul Virginian.
Perché, in fondo, il mondo è infinito, e l’infinito gli fa paura. La sua vita si dipana su quella nave, su quei tasti del pianoforte, un numero finito con cui è possibile creare qualunque cosa, qualunque esistenza.
Novecento non scenderà mai da quella nave, neppure quando verrà fatta esplodere.
Alessandro Baricco è uno degli autori contemporanei più controversi. Si laurea in Filosofia con una tesi in Estetica e studia contemporaneamente al Conservatorio dove si diploma in pianoforte. L’amore per la musica e per la letteratura ispirerà sin dagli inizi la sua attività di saggista e narratore. Sebbene acclamato dal pubblico non sempre trova altrettanto favore presso la critica, da cui è ritenuto troppo facile, fin troppo accattivante. In effetti, a mio avviso, la sua scrittura sembra fare l’occhiolino al lettore e trascinarlo nella sua spirale fatta di semplicità, in cui niente è sott’inteso, tutto è esplicito, tutto è descritto tramite un uso manieristico delle tecniche narrative. Ma funziona. Se l’obiettivo è quello di agganciare il lettore, Baricco è certamente un maestro. In particolare in quest’opera, la cui natura teatrale la rende di per sé particolarmente scorrevole, le parole corrono via, rimbalzano da una parte all’altra, come in un pianoforte, e se si tende l’orecchio sembra quasi di sentire una musica.
Commento
Novecento può definirsi un capolavoro? Probabilmente no ma è sicuramente un testo interessante. Se preso senza eccessive pretese, come si prende una favola, ha sicuramente il suo perché e, negli ultimi venticinque anni, è riuscito ad attrarre migliaia di sostenitori, tanto che dal suo testo il regista italiano Giuseppe Tornatore ha tratto il bel e noto film La leggenda del pianista sull’Oceano. Un film dove, proprio come nel libro, il mare è tutto ma non compare mai.
Carola Farci
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Dopo aver conseguito la laurea magistrale in Lingua e Letteratura Italiana, quella in Letterature e Filologie Europee all’Università di Pisa, e un master in Estudios Literarios all’Università Complutense di Madrid, Carola Farci è stata insignita del titolo di dottoressa di ricerca in Letterature Comparate all’Università di Padova e Limoges. Insegna italiano e storia in una secondaria superiore di Cagliari dove impiega parte delle proprie lezioni alla sensibilizzazione ambientale. Ama il trekking e le immersioni, è volontaria della protezione civile e di alcune associazioni ambientaliste e vorrebbe poter fare di più per la salvaguardia del pianeta.
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