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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XV-XVII SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: Venezia
Le cariche gerarchiche navali veneziane erano differenziate nei tempi di pace da quelli di guerra
Nel primo caso, al vertice c’era un Provveditore Generale “da mar”, subito dopo veniva il Provveditore della Dalmazia e Albania, con sede a Zara, e il Capitano in Golfo, responsabile della sicurezza nell’Adriatico. In tempo di guerra, veniva eletto un Capitano Generale “da mar“, comandante in capo con poteri più vasti, coadiuvato dal Provveditore Generale, dal Provveditore d’armata e dagli altri alti ufficiali, i “capi da mar“, che formavano, con lui, la “consulta” decisionale.
Lo stemma che campeggia in alto a sinistra, la corazza militare e il manto rosso foderato di ermellino unitamente al gesto di indicare il mare hanno portato all’identificazione di Gaulo Dotto de’ Gauli, governatore delle Galee, attivo in difesa della Serenissima a partire dal 1615. Scuola veneziana, XVII secolo
Per la flotta delle navi lunghe, dopo il Provveditore generale veniva il Provveditore d’armata. Le galeazze e le galere Bastarde erano comandate da un governatore, mentre le galere da un sopracomito, tutti patrizi eletti dal Maggior Consiglio, come anche tutti i comandanti in seconda, un paio di “nobili di poppa” per unità. Sotto di loro vi era il comito, un marinaio spesso di rango cittadinesco o promosso tra i marinai che raggiungeva quel titolo secondo procedure meritocratiche o di raccomandazione-clientela a cui erano subordinati gli ufficiali di manovra, i marinai e la ciurma. Le galere e le galeazze erano intimamente legate al patriziato almeno dal 1262, quando per la prima volta ogni galera venne coperta da un sovrachomito zentilomo affiancato da altri due nobili e da un comito che costituivano il quadro degli ufficiali di una unità a remi. Questo legame, attraverso un processo durato 350 anni, aveva determinato la nascita di un sistema di armamento, peculiare della Repubblica di Venezia, che venne chiamato galeottismo.
Giovanni Bembo ricoprì l’incarico di sopracomito di galera, catturando nella battaglia di Lepanto tre galere ottomane
Esso prevedeva che il sopracomito, eletto dal Maggior Consiglio fra i patrizi veneti, avesse responsabilità non solo militare, ma anche economica nella gestione della galera e nel mantenimento della ciurma dei vogatori, comprendente 120 rematori condannati di proprietà dello Stato e 92 galeotti “di libertà”, di fatto di proprietà privata. Questi ultimi e i pochi marinai necessari per la conduzione di una galera dovevano essere teoricamente ingaggiati dal sopracomito per mezzo di una sovvenzione concessa dalla Repubblica nel momento in cui armava. Lo Stato altresì forniva il complemento di soldati e artiglieri e arsenalotti. Questa co-gestione permanente di pubblico e privato comportava che per l’armata sottile lo Stato avesse dovuto organizzato un’embrionale organizzazione per gestire la mobilitazione del personale.
Diversa era la situazione per l’armata grossa
Per quanto concerne l’ufficialità in essa – come ha ben spiegato Guido Candiani – essa poteva essere suddivisa in tre tipologie, partendo dall’ufficialità definibile di “stato maggiore” agli ufficiali-marinai (pilota, nocchiere, capo dei bombardieri), una figura a metà strada tra gli ufficiali ed i sottufficiali di vario livello.
La prima era di carattere aristocratico. Vi erano infatti un Governator della nave, aristocratico veneziano, eletto dal senato in genere per 3 o 5 anni (e sovente abituato ad alternare periodi d’imbarco con incarichi politici o amministrativi, oppure con le libere professioni), coadiuvato da almeno (in teoria) 4 nobili di nave, con funzione di ufficiale. I nobili di nave potevano essere imbarcati a 15 anni, occorrevano almeno 4 anni pieni di imbarco per essere nominati Governatori, ed un’età minima di 20 anni. Dopo quattro anni di governatorato si poteva essere promossi a comandi superiori (equivalenti ad ammiragli di divisione navale) detti, in ordine crescente: Patron delle navi, Almirante, Capitano delle navi, cui veniva aggiunto, in tempo di guerra un Capitano Estrardinario delle Navi.
Questi incarichi, come quelli dell’armata sottile, erano sempre elettivi da parte del Senato, ed avevano durata di 36 mesi circa (prorogabili). Il rischio che diventassero insicuri per le principali famiglie aristocratiche esisteva. Ogni nomina era di diretta derivazione politica e rispondeva non solo alle logiche di carattere navale e militare, ma anche politiche con dinamiche interne legate al patriziato veneziano. In un prossimo articolo vedremo nei dettagli la seconda categoria che era di carattere più marinaresco.
Fine I parte – continua
Gianluca Bertozzi
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FONTI
– Le artiglierie della Marina veneta nel XVI secolo di Marco Santarini
– Storia della Marina veneziana. Da Lepanto alla caduta della Repubblica 1571-1797 di Mario Nani Mocenigo
– La progettazione navale a Venezia tra tradizione e rinnovamento intorno alla metà del Settecento di Alberto Secco
– L’organizzazione economica dell’Arsenale di Venezia nella prima metà del Seicento». Di Marcello Forsellini
Vascelli e fregate della Serenissima – Navi di linea della marina veneziana 1652 – 1797 di Guido Ercole
– Lo sviluppo dell’Armata grossa nell’emergenza della guerra marittima. di Guido Candiani
L’evoluzione della flotta veneziana durante la prima guerra di Morea di Guido Candiani
– I vascelli della Serenissima. Guerra, politica e costruzioni navali a Venezia in età moderna, 1650-1720 di Guido Candiani
– Stato, guerra e finanza nella Repubblica di Venezia fra medioevo e prima età moderna di Luciano Pezzolo
– L’Arsenale di Venezia Dall’Officina delle Meraviglie all’industria navale in ferro di Federica Colussi
– Wikipedia voce armata grossa
– Bella Italia Militari, Eserciti e Marine nell’Italia pre-napoleonica (1748-1792) di Ilari V. – Paoletti C. Crociani P.
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