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livello elementare
ARGOMENTO: EMERGENZA PLASTICA
PERIODO: ODIERNO
AREA: OVUNQUE
parole chiave: Plastica, inquinamento marino, microplastica, strategie per il futuro
La presenza di macro e microplastica in mare è spaventosamente aumentata negli ultimi anni. L’interesse verso questo tema si è moltiplicato anche grazie all’impatto visivo che i mass media hanno offerto ai lettori. La scoperta di isole enormi di plastiche negli Oceani e poi, proprio grazie all’autore di questo saggio, Stefano Aliani, nel Mar Mediterraneo hanno colpito l’immaginario collettivo preannunciando un disastro annunciato dagli scienziati. Se non interverremo con coscienza, ma senza demonizzazioni, nel 2050 ci sarà più plastica che pesce negli Oceani. Le conseguenze biologiche e sociali saranno drammatiche, distruggendo economie locali ed incentivando migrazioni massive e fenomeni criminali in mare. Bisogna mitigare il flusso delle plastiche, con una riduzione delle stesse, sostituendole ove possibile con materiali alternativi, e puntando su una educazione delle masse verso una gestione ecocompatibile dei rifiuti plastici. Piccoli passi che, se fatti da tutti, possono cambiare il futuro.
Il saggio di Aliani e Suaria fornisce informazioni scientifiche di base sulla quantità di plastica in ambiente marino ed indicazioni per un approccio moderno ed efficace alla mitigazione del problema.
per motivi di lunghezza del saggio viene riportata solo la parte finale ovvero quella che risponde alla domanda forse più comune: come eliminarla dall’ambiente e ripensare il futuro della plastica attraverso la conoscenza. Un ringraziamento ai dottori Aliani e Sauria dell’ISMAR per il loro impegno nel campo scientifico e divulgativo che ci ha permesso, nel 2015, di parlare tra i primi di questa emergenza, all’epoca ancora poco conosciuta. NdR. |
Come eliminarla dall’ambiente? – Ripensare il futuro della plastica attraverso la conoscenza
La plastica è diventata un materiale ubiquitario nella attuale economia globale e non esiste parte del globo dove essa non sia ormai presente in qualche sua forma. È addirittura impiantata all’interno del corpo umano grazie ad alcuni apparati medicali e costituisce una presenza ormai costante da quasi un secolo in tutte le attività umane. Pensare ad una completa sostituzione è improponibile. Le materie plastiche sono apparentemente eterne e questo prodotto durevole e alieno, ha invaso il pianeta. Un’immensa quantità di frammenti di plastica piccoli e grandi si è distribuita sulla Terra e ha raggiunto il mare fino ai fondali abissali più profondi.
Dal punto di vista chimico la plastica fa parte di quell’insieme di materiali chiamati polimeri e la distinzione tra quello che solitamente chiamiamo plastica e il resto dei materiali polimerici è alquanto sottile. I polimeri sono costituiti da una struttura di base relativamente semplice fatta nella maggior parte dei casi di Carbonio che si ripete regolarmente a formare molecole estremamente lunghe. I detriti plastici che causano questa emergenza sono genericamente suddivisi in: megaplastica, macroplastica, mesoplastica, microplastica e nanoplastica. La differenza consiste nelle dimensioni dei frammenti. La definizione empirica di microplastica viene usata per indicare i frammenti di dimensioni inferiori ai 5 millimetri. Il limite inferiore è stato arbitrariamente posto a 1 micron, al di sotto del quale si parla di nanoplastica, per quanto attualmente non esistono ancora tecniche analitiche in grado di identificare queste nanoparticelle in matrici ambientali. da Aliani e Suaria, 2017 |
Gli impatti di questi nuovi inquinanti sono ancora parzialmente sconosciuti. Tuttavia la ricerca scientifica può contribuire a risolvere o mitigare gli effetti del problema che la plastica genera all’ambiente.
L’identificazione del problema e la sua articolazione in domande a cui è possibile rispondere con il metodo scientifico è al centro della soluzione del problema. In alcuni casi la competenza per la soluzione è già disponibile nelle pubblicazioni scientifiche o nelle linee guida, come ad esempio quelle della Marine Strategy Framework Directive della Comunità Europea, mentre per altri casi sono necessarie nuove soluzioni che sono da trovare dopo un’appropriata ricerca scientifica.
Per l’eliminazione dei detriti plastici è necessario un classico approccio del tipo dalla conoscenza all’azione. È necessario fare azioni concrete ed efficaci per ridurre il problema nella sua globalità, ma per fare questo è necessario conoscere esattamente i termini del problema e prevedere azioni di gestione che prendano in considerazione le variabili ambientali e quelle economiche in una visione olistica. La consapevolezza e la partecipazione dell’opinione pubblica è fondamentale per la riuscita dell’operazione. La storia del freon e del buco nell’ozono, sono un esempio di successo nel trasferimento della conoscenza scientifica in azioni concrete. Dopo che la scienza ha evidenziato la pericolosità del Freon usato nei frigoriferi, i governi hanno adottato misure e regolamenti a cui l’industria si è adeguata, trovando un nuovo equilibrio sostenibile sia dal punto di vista ecologico sia economico.
Per il problema dei rifiuti di plastica è necessario adottare un approccio simile, partendo dal presupposto che è impensabile continuare a usare un prodotto altamente durevole come la plastica per applicazioni del tipo usa e getta. Ovvero, per risolvere il problema è necessario applicare un approccio basato sulla Traduzione della Conoscenza (Knowledge Translation o KT).
Le strategie KT servono per definire le domande scientifiche, selezionare i metodi, condurre la ricerca e contestualizzare i risultati verso azioni pratiche includendo un dialogo continuo tra produttori di conoscenza ed utilizzatori a tutti i livelli come parte integrante di un approccio KT. Questo testo ha quindi lo scopo di disseminare la conoscenza del problema della plastica in mare come un primo passo verso l’applicazione di una logica KT al complesso problema delle plastiche in mare.
Il comportamento dei singoli, come le Leggi dedicate al problema, sono sicuramente fondamentali per ridurre la quantità di plastica che viene persa nell’ambiente durante il percorso nella filiera che va dalla produzione al fine vita dei prodotti. È altrettanto fondamentale potenziare i processi di recupero e riciclo, facendo della plastica usata una risorsa e non più un rifiuto.
Stefano Aliani e Giuseppe Suaria
l’articolo fa parte di un saggio degli autori pubblicato su Riflessioni Sistemiche – N° 17 dicembre 2017 a cui si rimanda per la completa trattazione dell’argomento da www.aiems.eu/files/alianisuaria_-_n_17.pdf
Stefano Aliani e Giuseppe Suaria
CNR, ISMAR, Forte S. Teresa, 19036 Pozzuolo di Lerici, La Spezia (Italy)
Email address: s.aliani@ismar.cnr.it, fax +390187970585; ph. +390187978311
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