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livello elementare.
ARGOMENTO: ARCHEOLOGIA
PERIODO: I Secolo a.C . – I Secolo d.C.
AREA: DIDATTICA
parole chiave: relitto, Cefalonia
Nel 2013, durante un’indagine di valutazione del patrimonio naturale e culturale sottomarino, i ricercatori di Oceanus dell’Università di Patrasso scoprirono uno dei più grandi relitti di epoca romana del Mediterraneo Orientale, con un carico di circa 6.000 anfore. L’indagine è stata condotta dalla, utilizzando tecniche di elaborazione delle immagini di intelligenza artificiale ed ha rivelato i resti di una nave all’estremità nord-orientale dell’isola di Cefalonia, vicino all’ingresso dell’insenatura di Fiskardo, ed è stata quindi soprannominata “il relitto di Fiskardo“.
Torniamo indietro di duemila anni, quando una grande nave mercantile stava attraversando il Mar Mediterraneo con il suo carico di anfore, grandi vasi di terracotta usati nell’Impero Romano per il trasporto di vino e olio d’oliva. Durante la navigazione qualcosa andò storto, forse una terribile tempesta o forse uno spostamento del carico che era stato mal stivato, e la nave affondò portando con sé il suo prezioso carico. La nave è stata giudicata il più grande relitto classico trovato nel Mediterraneo orientale. Il relitto, in base alle immagini del sonar, misura circa 35 metri d lunghezza e 12 metri di larghezza e 3,3 m. in pratica molto maggiori delle navi mercantili (mediamente lunghe circa 15 m), che navigarono nel Mediterraneo tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. ai tempi dell’Impero Romano. Storicamente si tratta di uno dei quattro più grandi relitti del suddetto periodo finora rinvenuti nel Mediterraneo. Gli altri tre relitti con una lunghezza stimata di circa 40 metri sono la ‘Madrague de Giens’ (I sec. a.C.), la nave oneraria di Albenga (I sec. a.C.) e la ‘Machdia’ (I sec. a.C.), ritrovate rispettivamente al largo del promontorio Madrague de Giens vicino a Tolone in Francia, nel mar Ligure in Italia e l’ultima in acque tunisine.
Erano dei giganti dell’epoca in grado di trasportare un carico di circa 400 tonnellate con una capacità stimata tra le 6.000 e le 8.000 anfore. Il carico di anfore nello scafo della nave di Cefalonia ha un’altezza di circa 3,3 m. di altezza, di cui 1,3 metri fuoriescono dal fondale ed il resto è insabbiato nel fondale marino. Le anfore, probabilmente destinate al trasporto di vino, olio d’oliva, cereali e altri generi alimentari, appaiono in ottimo stato di conservazione. Prendendo in considerazione le dimensioni della nave e delle anfore e il loro deposito nello scafo, si stima che la nave trasportasse circa 6.000 anfore stivate su cinque livelli. Il profilo delle anfore sul fondo del mare ricorda il profilo delle navi di quel periodo e fa presupporre che la nave affondò molto lentamente, in posizione eretta, e si fermò sulla sua chiglia per poi inclinarsi gradualmente su un lato dello scafo che ha mantenuto la sua struttura complessiva. Questo fa presupporre che la nave non sia affondata a causa del maltempo ma probabilmente a causa dello spostamento delle anfore nello scafo. La presenza nella zona di numerosi relitti classici suggerisce che il Mar Ionio orientale facesse parte di un’importante rotta commerciale che trasportava merci dal Levante e dall’Asia Minore alle province romane dell’Adriatico e a Roma. Ciò conferma ulteriormente l’opinione avanzata da H. Warnacke (1987) secondo cui l’apostolo Paolo, in viaggio verso Roma dalla Palestina nel 59 d.C., non fece naufragio ma fu confinato nell’isola di Kefallinia, che a quel tempo si chiamava Meliti come Malta. Da qui un possibile errore che attribuì a Malta l’isola di confinamento dei San Paolo.
Dopo aver soggiornato per tre mesi a Kefallinia, l’apostolo continuò quindi il suo viaggio verso Roma imbarcato su una nave alessandrina, probabilmente dall’attuale porto peschereccio di Fiscardo, che a quel tempo era un importante porto romano. Ma questa è un’ipotesi che per ora non possiamo provare.
Il relitto della nave è stato scoperto ad una profondità di circa 60 metri (197 piedi) durante un’indagine sonar del fondale al largo della costa di Cefalonia, una delle isole ioniche al largo della costa occidentale della Grecia. L’indagine è stata condotta dall’Università di Patrasso, utilizzando tecniche di elaborazione delle immagini con sistemi di intelligenza artificiale. La ricerca è stata finanziata dal programma Interreg dell’Unione Europea sulla base delle ricerche effettuate da archeologi del Dipartimento greco di archeologia subacquea, dell’Istituto norvegese di Atene e dell’Università norvegese di scienza e tecnologia.
Secondo George Ferentinos dell’Università di Patrasso, co-autore dell’articolo in riferimento, pubblicato sul Journal of Archaeological Science nel gennaio 2020: “Il carico di anfore, visibile sul fondo del mare, è in ottimo stato di conservazione e il relitto ha il potenziale per fornire una grande quantità di informazioni sulle rotte marittime, il commercio, lo stivaggio dello scafo delle anfore e la costruzione della nave durante il periodo in questione. … Ulteriori studi sul relitto faranno luce sulle rotte marittime, sul commercio, sullo stivaggio degli scafi delle anfore e sulla costruzione navale nel periodo compreso tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.“.
L’indagine nella zona, effettuata nel 2013 e nel 2014, ha rilevato anche la presenza di tre relitti “quasi intatti” della Seconda guerra mondiale ma di questo parleremo una prossima volta.
Riferimento
George Ferentinosa, Elias Fakirisa, Dimitrios Christodouloua, Maria Geragaa, Xenophontas Dimasa, Nikos Georgioua, Stavroula Kordellaa, George Papatheodoroua, Michalis Preveniosa, Makis Sotiropoulosb Optimal side scan sonar and sub bottom profiler surveying of ancient wrecks: The Fiskardo wreck, Kefallinia Island, Ionian Sea.
https://www.greeknewsagenda.gr/topics/culture-society/7130-fiscardo-wreck
- a Laboratory of Marine Geology and Physical Oceanography, Geology Department, University of Patras, Greece
- b Aquatic Scuba Diving Club, Ag. Efimia, Kefallinia, Ionian Islands, Greece
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