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livello elementare.
ARGOMENTO: MARINE MILITARI
PERIODO: XX – XXI SECOLO
AREA: SUDAMERICA
parole chiave: Paraguay
Le nazioni interne affidano la loro sicurezza sui laghi e sui fiumi a piccole forze navali il cui impiego dipende dall’esercito o dalla polizia. Anche la Serbia, che possiede, sul Danubio e sulla Sava, un discreto numero di dragamine, posamine e unità da sbarco, un tempo facenti parte della Marina Militare, una volta perso l’accesso al mare le ha inserite, pur dopo molte esitazioni, fra le forze di terra.
Il Paraguay rappresenta un’eccezione perché possiede una forza armata autonoma e con proprie tradizioni che è una vera e propria Marina Militare che opera sui fiumi Paraguay e Paranà. La nazione divenne indipendente dalla Spagna nel 1811 e la sua storia può essere tutta riassunta in un susseguirsi di dittature, guerre interne e esterne e crisi economiche.
Il periodo più tragico fu la Guerra grande o guerra della Triplice Alleanza combattuta contro Argentina, Brasile e Uruguay fra il 1864 e il 1870, che è considerato il conflitto più sanguinoso mai avvenuto in tutto il mondo fra i tempi napoleonici e la prima guerra mondiale. Esula dall’argomento soffermarsi sui motivi che la scatenarono (ancora oggi oggetto di accanite discussioni fra gli storici sudamericani) e sul suo svolgimento; basti dire che il Paraguay, che tra l’altro fu l’aggressore, vide a fine conflitto la sua popolazione ridotta da 525.000 abitanti a 221.000 fra cui, soprattutto, si contavano solo 28.000 maschi perché il resto erano tutti caduti in guerra, durante la quale erano stati tra l’altro arruolati gli adolescenti e i vecchi purché in grado di tenere in mano un fucile. Il tutto avvenne con un corollario di indicibili crudeltà, epidemie, carestie, atti di sublime eroismo e della peggiore vigliaccheria, generali tanto rutilanti di sgargianti uniformi quanto incapaci e spietati. Il Paese dovette cedere ai vincitori molti suoi territori e fu sottoposto a occupazione militare fino al 1876. Concludiamo questa breve parentesi per ricordare che, causa la carenza di uomini, fu l’unica nazione cristiana a legalizzare per un certo tempo la poligamia con il benestare, anzi l’incoraggiamento, della Chiesa. Allo scoppio del conflitto il Paraguay poteva disporre di 80.000 soldati con una numerosa e addestrata cavalleria, nettamente superiori alla forza complessiva degli alleati; tra l’altro aveva comandanti molto ben preparati e, per l’epoca, un apparato industriale di base abbastanza sviluppato. Non c’è da stupirsi che la prima fase del conflitto vide costanti iniziative e successi dei feroci e coraggiosi paraguayani.
La marina del Paraguay entrò in guerra con 15 mercantili armati e le cannoniere Añambay e Tacuari. A queste unità si aggiunsero presto le cannoniere argentine 25 de Mayo e Gualeguay catturate a Corrientes. Il 6° battaglione di fanteria era addestrato e attrezzato come unità di fanteria di marina.
Di contro la forza navale argentina, da tempo ridimensionata, era impreparata e limitata a sole sette navi, sostanzialmente trasporti truppe privi di valore bellico. Le prime fasi della guerra navale si dipanarono quindi come era prevedibile: il Paraguay bloccò tutto il traffico mercantile avversario, impossessandosi di molte unità, e la flotta fu usata per appoggiare dai fiumi le operazioni terrestri. Dieci navi contribuirono alla presa del forte brasiliano di Coimbra nel Mato Grosso nel dicembre 1864 e tre navi erano presenti alla conquista di Corrientes sul fronte argentino. Il contributo di Argentina e Uruguay alle operazioni di terra e di mare fu modesto e spesso irrilevante mentre la reazione del Brasile fu poderosa, benché lenta: escluse le grandi potenze aveva la più forte flotta del mondo ed inviò sui fiumi una squadra composta da una ventina di navi fra cui fregate a vapore e monitori corazzati che duellarono con le numerose fortezze situate nei punti di passaggio obbligato, rendendo sempre difficili le manovre della coalizione.
L’11 giugno 1865 una flottiglia paraguaiana al comando del capitano di vascello Pedro Ignacio Meza imbarcato sulla cannoniera Tacuari, con al traino sette chiatte da sbarco armate e cariche della fanteria di marina navigò verso sud sul Paranà, fino all’altezza della foce dell’affluente Riachuelo per aggredire la flotta brasiliana che aveva sbarrato il passaggio sul fiume a sud di Corrientes con l’intento di proteggere un’eventuale avanzata verso Buenos Aires e bloccare il corso inferiore del fiume.
L’attacco di sorpresa era previsto all’alba, ma ritardò a causa dello sfilamento dell’elica del piroscafo Yaporà; inoltre la flottiglia si attardò a cannoneggiare le truppe brasiliane a terra e non le navi, dando così tempo all’ammiraglio Barroso di preparare la reazione. Si fronteggiarono nove unità del Paraguay e altrettante brasiliane: il numero era pari, ma le seconde erano molto più grandi e moderne e con cannoni a retrocarica.
Quella giornata trascorse in un incredibile disordine: si videro errori tattici da entrambe le parti, abbordaggi, navi perdute e riconquistate, ma alla fine i paraguaiani persero quattro unità e tutte le chiatte da sbarco; il comandante Meza rimase gravemente ferito e morì dopo due settimane di agonia. Da parte brasiliana fu persa solo la corvetta Jequitinonha incagliatasi su un banco di sabbia che, pur immobilizzata, continuò a combattere fino alla sera, ma ormai irrecuperabile e crivellata di colpi, fu successivamente incendiata dal suo equipaggio .
Navi partecipanti allo scontro del Riachuelo:
Dopo la sconfitta e di fronte allo spiegamento di questa flotta numerosa e moderna, la marina del Paraguay da allora rinunciò a offensive su larga scala ed al controllo della navigazione a sud della capitale Asuncion.
Il 22 settembre 1866, al comando dell’ammiraglio Tamandarè, i monitori Bahia e Lima Barroso bombardarono per cinque ore, senza successo, le fortificazioni di Curuzù e Curupayti così che le truppe furono costrette ad attaccare in condizioni impari le fortezze rimaste quasi intatte: gli alleati lamentarono circa 10.000 caduti contro i 23 (!) paraguaiani.
dettaglio di quadro ad olio inerente l’attacco della squadra brasiliana alla battaglia di Curupayti Fonte National Museum Fine arts di Buenos Aires, Argentina – autore Candido Lopez (1840–1902) – pubblico dominio
Le potenze europee rimasero a guardare, seguendo con prudenza lo svolgimento del conflitto. L’Italia era presente con la cannoniera Veloce e il piroscafo mercantile Principe Oddone che fecero la spola fra Buenos Aires e il Paraguay, evacuando i cittadini italiani ed ottenendo il rilascio di varie unità italiane che erano rimaste bloccate dallo scoppio della guerra.
Dopo la Guerra grande la ripresa della nazione fu lenta e difficile e come tutte le marine minori dell’epoca anche quella paraguaiana si limitò a poche cannoniere come il Capitan Cabral e il Tacuari, in legno e di meno di duecento tonnellate.
Quando crebbero gli attriti con la Bolivia, che avrebbero portato alla guerra del Chaco, la marina non si fece trovare impreparata perché nel 1931 erano entrate in servizio le due cannoniere Humaità e Paraguay, costruite dai cantieri Odero di Genova. Erano delle vere navi da combattimento ben armate e leggermente corazzate, certo fra le più potenti unità fluviali mai costruite. Avevano le seguenti caratteristiche:
La guerra durò dal 1932 al 1935 e si concluse con una schiacciante vittoria del Paraguay che si annetté vaste estensioni di territorio boliviano. Le cannoniere trasportarono complessivamente oltre 110.000 soldati in 84 viaggi, bombardarono il nemico e subirono attacchi aerei, cavandosela sempre senza danni grazie alla corazzatura.
Parteciparono poi alla guerra civile del 1947 e, nel 1955, il presidente Juan Peron lasciò l’Argentina per l’esilio a bordo del Paraguay.
Canonera ARP C-1 “Paraguay” – foto di Leopard123
Cañonero ARP C-1 “Paraguay”.jpg – Wikimedia Commons
L’ormai sessantenne Humaità si segnalò ancora il 3 febbraio 1989 durante la caduta del Presidente Alfredo Stroessner quando, schieratasi dalla parte degli oppositori, bombardò varie installazioni avversarie. Sono tuttora formalmente in servizio e l’Humaità è stato trasformato in nave museo nel 1992 mentre il Paraguay è usato per addestramento.
Nel 1964 furono acquistati dall’Argentina i tre dragamine ribattezzati Nanawa, Capitan Meza e Teniente Farina appartenenti alla classe Bouchard costruiti nel 1937-39; furono poi attrezzati a pattugliatori e furono sostituiti negli anni ’90 da unità più numerose, leggere e veloci.
Oltre alle due vetuste cannoniere, assurte a simbolo della nazione, l’Armada Paraguaia comprende due grossi pattugliatori: il vecchio Capitan Cabral di 206 tonnellate veterano della guerra del Chaco ma più volte profondamente ricostruito, e l’Itaipù da 365 tonnellate con piattaforma per l’appontaggio di elicotteri.
Completano la flotta una ventina di motovedette e oltre quaranta piccole imbarcazioni, navi da sbarco, una nave trasporto, una nave scuola e il panfilo presidenziale, in massima parte moderne, costruite in Paraguay e in Brasile o cedute dagli Stati Uniti. Il personale ammonta a circa 5.400 uomini compresa la fanteria di marina, una piccola aviazione navale che dispone di elicotteri e aerei CESSNA e la Guardia Costiera.
Gli ufficiali e gli specialisti, dopo una formazione comune con l’esercito, vengono inviati all’estero presso marine “oceaniche” per fare esperienza di navigazione d’altura e lo studio delle materie strettamente professionali.
Guglielmo Evangelista
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nasce a Broni (PV) nel 1951. Laureato in giurisprudenza è stato ufficiale delle Capitanerie di Porto e successivamente funzionario di un Ente Pubblico. Ha al suo attivo nove libri fra cui “Storia delle Capitanerie di porto” , “Duemila anni di navigazione padana” e “Le ancore e la tiara – La Marina Pontificia fra Restaurazione e Risorgimento” ed oltre 400 articoli che riguardano storia, economia e trasporti. Collabora con numerosi periodici specializzati fra cui la Rivista Marittima”.
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