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livello elementare.
ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: OCEANO ATLANTICO
parole chiave: unità di contromisure mine
Premessa
Nel 1939, la marina tedesca non era in grado di affrontare un conflitto maggiore. Come disse il suo comandante, l’energico e preparato Großadmiral Erich Raeder, poteva solo “morire con onore” e, in effetti, dimensionalmente era più vicina ad una marina scandinava o sudamericana che a quelle delle potenze navali maggiori.
Lo fece affrontando senza esitazione le maggiori flotte nel mondo in una lunghissima lotta sempre combattuta con mezzi numericamente e spesso anche qualitativamente inadeguati. Ben note sono le vicende dei suoi sommergibili e dei pochi corsari di superficie ma in realtà questo fu uno solo degli aspetti della sua lotta e, forse, neppure quello in cui ottenne i risultati migliori. Tra i risultati a mio avviso andrebbe molto più considerata la guerra delle sue componenti costiere che sicuramente ebbero al loro attivo un numero enorme di missioni, giorni in mare e combattimenti.
Le operazioni costiere della Kriegsmarine
Inizialmente i compiti difensivi della marina tedesca erano oggettivamente facili; lo sviluppo costiero del Reich era limitato e nella maggior parte si svolgeva lungo le coste del Mar Baltico, un mare in quel momento relativamente al riparo dalla minaccia nemica. Le uniche linee di traffico ancora aperte erano con l’alleata Unione Sovietica e la Scandinavia, linee corte e difficilmente insidiabili. Le grandi vittorie del 1940/41 mutarono pericolosamente questo quadro. Lo sviluppo costiero da proteggere divenne enorme: 18.000 chilometri, dai Pirenei a Capo Nord, tutto esposto all’offesa di un nemico intraprendente e aggressivo, dotato di buone forze aeree e di una grandissima superiorità navale.
Per di più altri settori assorbivano risorse
A seguito dell’operazione Barbarossa (invasione dell’Unione Sovietica da parte della Germania nazista) anche il mar Baltico divenne un fronte da contrastare. Sebbene la Luftwaffe e, soprattutto, la geografia avessero bloccato la Flotta sovietica nel suo angolo più orientale per quasi tutta la guerra, la Kriegsmarine nel settore era quasi sola e poteva contare sul limitato apporto di una squadriglia di MAS italiani e della minuscola flotta Finlandese. Una flotta di un Paese non alleato della Germania, che combatteva una sua guerra autonoma contro l’Unione Sovietica, spesso in maniera scarsamente coordinata. Di fatto la Finlandia ricordava ancora quando, in ottemperanza al patto tedesco-sovietico, la Germania non aveva mosso un dito per aiutarla. Per tutta la durata della guerra di inverno la Germania aveva bloccato anche l’invio delle armi acquistate dai Finlandesi, tra cui i Fiat G.50 acquistati in Italia e, probabilmente, dette anche un appoggio logistico alle navi sovietiche impegnate in operazioni contro il paese nordico. Fu inoltre necessario disperdere le forze anche nel Mediterraneo, dove comunque la lotta in mare fu prevalentemente sostenuta dalla flotta italiana, e nel Mar nero dove la superiorità delle forze aeronavali sovietiche, rispetto a quelle rumene, era enorme. Senza contare che quelle bulgare, ridottissime, non erano impiegabili in quanto non in guerra contro l’unione sovietica. Fu quindi necessario inviare forze tedesche: motosiluranti, dragamine e cacciasommergibili e sommergibili tipo II, e italiane (una flottiglia di MAS, una di sommergibili tascabili tipo CB ed una di mezzi d’assalto di superficie (MTSM)).
Malgrado questa difficilissima situazione e l’indisponibilità di un adeguata forza navale, le coste dei paesi occupati furono sempre pattugliate e difese, mantenendo aperte le rotte del vitale cabotaggio costiero. Nei limiti del possibile, sommergibili e “violatori del blocco” furono scortati alla partenza e al rientro e fu impedito che i porti da cui operavano fossero bloccati. Sebbene parte dei mezzi con cui fu combattuta questa guerra fossero di buona qualità (anche se in numeri insufficienti), il grosso della lotta fu sostenuta dagli U-Boot-Jäger (cacciasommergibili). In particolare i Vorpostenboote (pattugliatori) furono i cavalli di battaglia nelle operazioni costiere di pattugliamento, scorta, caccia ai sottomarini e dragaggio. Inoltre vennero impiegate le Geleitboot (navi scorta), le Flakjäger (vedette antiaeree), unità di protezione costiera e portuale (Hafenschutz e Küstenschutz) similari ai Vorpostenboote, con compiti di pattugliamento, caccia antisommergibile, dragaggio, scorta costiera e guardia alle ostruzioni in determinate aree.
Tutte piccole unità civili (mercantili di varie taglie, trawler, drifter, baleniere, yacht, trasporti costieri, pilotine, vedette doganali) requisite o acquistate un pò ovunque armate con quanto disponibile oppure costruite ad hoc. Inoltre, vari U-Boot-Jäger e, soprattutto, i piccoli Kriegsfischkutter (kurz KFK Cutter da pesca da guerra ) e i Groß-KFK, ordinati nel 1944 ma mai costruiti, su progetti di unità civili con tutti i limiti del caso. Accanto ad esse una tipologia di navi, presente nella sola Kriegsmarine, ebbero una vita movimentata, gli Sperrbrecher.
Sperrbrecher
Nella Kriegsmarine con questo termine (a volte tradotto come “esploratore” o “apripista” ma letteralmente si dovrebbe tradurre come “distruttore di sbarramenti”) veniva designata una classe di navi per scopi speciali, avente come compito la neutralizzazione dei campi minati navali, aprendo dei varchi. Questo tipo di navi furono ampiamente utilizzate dalla flotta tedesca sia nella I che nella II guerra mondiale. Dopo la II guerra mondiale navi, con principi simili, furono progettate e costruite nell’URSS (progetti 322, 1256, 1300, 13180) tra gli anni ’50 – ’70 ma esperimenti furono condotti anche nella Marina degli Stati Uniti (YAG 37 , MSS 1 , MSS 2).
In realtà la funzione degli Sperrbrecher era ben diversa da quella dei dragamine. La funzione dei dragamine era di bonificare ampi tratti minati in maniera scientifica, ovvero tramite dispositivi capaci di tagliare i cavi di ancoraggio delle mine o, nel caso di mine a influenza, di farle esplodere a distanza simulando variazioni magnetiche, acustiche e di pressione con l’uso di apparecchiature dedicate. Gli Sperrbrecher invece dovevano fare da “apripista” ad altre unità più preziose, precedendole nel tragitto attraverso varchi nei campi minati difensivi per far detonare, urtandole, eventuali mine galleggianti (fuoriuscite dagli sbarramenti o posate da navi o aerei nemici), proteggendo così le navi affidate alla loro scorta; in aggiunta potevano servire a localizzare campi minati nemici o indagare su tratti di mare sospettati di ospitare sbarramenti di mine.
Gli Sperrbrecher erano navi ottenuti dalla riconversione di mercantili civili, generalmente scelte tra quelle con un dislocamento superiore alle 5.000 tonnellate, condotte da equipaggi provenienti dalla marina mercantile; le navi venivano dotate di una prua rinforzata con lastre corazzate per resistere alle esplosioni, mentre le stive venivano riempite con botti vuote in legno o metallo in modo da tenere a galla la nave nel caso lo scafo fosse stato squarciato dall’esplosione di una mina. Inoltre, venivano apportate modifiche per aumentare la resistenza delle strutture e la galleggiabilità. Inizialmente, considerate unità “a perdere”, realizzate con navi di vecchia costruzione, in seguito si evolsero verso un tipo di nave di scorta “globale”, trasformando anche navi nuove e dotandole di apparecchiature di auto protezione meccaniche ed a influenza. Ricevettero inoltre un potente armamento con artiglierie antiaeree, armi antisom nonché palloni frenati, per ostacolare il volo a bassa quota degli aerei nemici, in modo da fornire protezione contro più tipi di minacce alle navi che scortavano. Dato che erano spesso impiegati per fornire la scorta contraerea a vari tipi di unità, compresi gli U-Boote (particolarmente vulnerabili agli attacchi aerei quando in entrata o in uscita dalle loro basi), la RAF britannica designava queste unità anche come “navi antiaeree pesanti”. L’artiglieria e i sistemi di controllo del fuoco imbarcati da uno Sperrbrecher e la loro robustezza ne facevano anche valide unità da combattimento di superficie, capaci di ingaggiare altre unità navali di superficie. Ad esempio, il cacciatorpediniere di scorta HMS Wanderer si dovette ritirare da uno scontro temendo di uscirne malconcio.
L’impiego degli Sperrbrecher tedeschi durante la prima guerra mondiale
Il concetto di impiego di questo tipo di navi fu formulato all’inizio del XX secolo. Nel 1903, su iniziativa del vice ammiraglio Tirpitz, fu organizzata una commissione per il controllo del rischio di mine (la commissione comprendeva, in particolare, gli allora capitani di corvetta Reinhard Scheer ed il conte von Spee). Tra le altre cose, la commissione raccomandò la conversione di navi mercantili per impiegarle come “distruttori di sbarramenti”.
Oltre ai compiti di protezione delle proprie acque, queste navi, secondo la commissione, avrebbero dovuto poter agire insieme alla flotta anche in azioni offensive, aprendo la strada alle squadriglie di navi di linea verso la costa nemica. Nel 1906 fu compilato un elenco di navi destinate a questo impiego in caso di guerra ma, nella I guerra mondiale, solo una nave, la Bielefeld, fu impiegata. Con l’inizio della prima guerra mondiale iniziò la trasformazione delle prime dieci navi. Poiché la commissione di mobilitazione rilevò che la probabilità di perdite era abbastanza grande (abbastanza era un termine eufemistico in quanto le modalità operative previste erano quasi suicide) furono mobilitati solo vecchi piroscafi risalenti agli anni 80-90 del XIX secolo e lo Schwarzwald (1911), il Niederwald ( 1904) ed il Santa di Cruz (1905). Inizialmente erano disarmati e non avevano ricevuto nessuna modifica per la propria protezione. L’unico provvedimento fu quello di aumentare il pescaggio, aggiungendo una zavorra aggiuntiva. Dal 1915, le stive furono riempite con contenitori di sabbia ed i compartimenti furono ulteriormente rafforzati e resi stagni. Le navi furono anche dotate di paramine, reti antisiluro, artiglieria di piccolo calibro calibro (2-3 cannoni da 88 mm); alla fine della guerra, in alcuni casi, gli speerbrecher furono dotati di idrovolanti. In totale, nel periodo 1914-18, gli sperrbrecher disponibili furono 30 navi caratterizzate da sigle alfanumeriche identificatrici che andavano da SP 1 a SP 12 (i numeri potevano cambiare e venivano usati più volte).
Fine I parte – continua
Gianluca Bertozzi
in anteprima Speerbrecher Neckar SB8 in bacino nel porto di Brest dopo la liberazione – autore fotografo Signal Corps US Army – File:12Fi711 – LIBERATION DE BREST.jpg – Wikimedia Commons
Fonti
German warships of the Second World War by H.T.Lenton, Macdonald and Jane’s,
Sperrbrecher 32 Technical data, su german-navy.de.
https://www.navypedia.org/ships/germany/ger_conc_mdv2.htm
sito Wikipedia
Schiffe der deutschen Kriegsmarine und Luftwaffe 1939-45 Erich Gröner
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