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Simon Mitchell e la subacquea: storia di un amore

tempo di lettura: 4 minuti


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E’ con piacere che pubblichiamo una lunga intervista, ricca di contenuti e spunti di riflessione, di Paolo Di Ruzza al professor Simon Mitchell, un noto medico neozelandese specializzato in medicina iperbarica ed anestesiologia, ex Vicepresidente della Undersea and Hyperbaric Medical Society (UHMS) ed ora Presidente del comitato dedicato alla subacquea.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Simon-for-US-Tech-500x500-1.jpgPer chi non conoscesse Simon Mitchell, oltre ad essere autore di numerose pubblicazioni scientifiche sulla medicina iperbarica e di articoli sulla subacquea, è anche un subacqueo tecnico di ottimo livello partecipando anche alla scoperta di alcuni relitti. Mitchell è co-autore di numerosi lavori, tra i quali ricordo “Deeper Into Diving” (con John Lippmann), “Diving and Hyperbaric Medicine” (un capitolo in Harrison’s Principles of Internal Medecin) e due capitoli nell’ultima edizione di “Physiology and Medicine of Diving” (Bennett and Elliott). Paolo Di Ruzza ha avuto modo di intervistarlo nel marzo 2021, trattando con lui diversi aspetti che riguardano la sicurezza dell’immersione. Al fine di renderli maggiormente digeribili sono stati suddivisi in diverse parti che pubblicheremo in articoli dedicati nelle prossime settimane, con la speranza che siano oggetto di attenzione e discussione fra di voi.

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livello elementare

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ARGOMENTO: SUBACQUEA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA

parole chiave: Simon Mitchell, Paolo di Ruzza, Rapporto tra scienza e subacquea

Simon, una domanda d’obbligo … quando ti sei innamorato dell’immersione subacquea?
Sono stato molto fortunato a crescere in un piccolo posto, proprio vicino al mare a Wellington in Nuova Zelanda, dove c’è una bellissima costa rocciosa e non hai bisogno di risorse importanti per fare immersioni. La casa era molto vicino all’acqua, dovevamo camminare solo per cinque minuti per fare del bellissimo snorkeling. Mi sono innamorato della subacquea all’età di dieci anni e, da allora, letteralmente, ogni singola cosa della mia vita è stata guidata in qualche modo dal tentativo di alimentare il mio interesse per le immersioni. Di fatto, la mia carriera da medico è stata tutta incentrata nell’ambito della subacquea. Uno degli aspetti belli della subacquea è che, anche se hai iniziato da adolescente, quindi magari pensi che potresti annoiarti, puoi reinventarti molte volte: ho iniziato con lo snorkeling, poi la pesca in apnea, le immersioni subacquee, l’hockey subacqueo, la biologia marina, la medicina, poi l’esperienza militare, i rebreather, scattare fotografie, esplorare relitti o grotte (anche se sono più un subacqueo da relitti che uno da grotta). Il punto è che puoi fare tante cose nella subacquea: ad esempio, la fotografia è davvero un’ottima attività, perché non puoi mai dire di aver scattato la fotografia migliore, c’è sempre una fotografia migliore da fare. Quindi è una ricerca senza fine.

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Come sapete Simon Mitchell è un affermato medico iperbarico ed un subacqueo tecnico di ottimo livello. Considerato che uno scienziato come Haldane non si immergeva, quanto è importante praticare questa disciplina per comprendere le teorie decompressive?
In effetti questa è una bella domanda, per cui articolerò la risposta in due modi; distinguerò tra l’essere un medico subacqueo, che tratta i subacquei quando sono infortunati, ed essere uno scienziato. Dal punto di vista medico è davvero interessante perché ho colleghi medici di medicina subacquea che non sono subacquei. Puoi immaginare quanto sia difficile per loro quando, seduti in una stanza con subacquei tecnici,  io inizio il mio discorso con ” … immersioni ad 80 metri con Rebreather usando Trimix con 10/50 come diluente e set point di 1.3” …. un gergo per molti incomprensibile. È molto difficile per loro capire la terminologia. Per me è un grande vantaggio essere un subacqueo (in particolare un subacqueo tecnico) per trattare con i miei pazienti perché li capisco. Capisco le sfumature, quello che dicono, capisco tutti i termini tecnici e quindi, quando ho a che fare con i subacquei e rispondo alle loro domande, l’essere un subacqueo mi facilita perché so di cosa stanno parlando. Quindi, collegare questi campi penso sia abbastanza importante.

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Dal lato scientifico, probabilmente è meno importante anche se penso che si possa essere scienziati autorevoli senza essere subacquei. In fondo, molto di ciò che facciamo nella scienza della subacquea è teoria fisica o teoria biologica e non è necessario quindi essere un subacqueo per capire. Naturalmente ci sono occasioni in cui essere un subacqueo mi aiuta, com in questo caso. Quando ci sono cose che i subacquei non capiscono, a volte controverse, in queste occasioni l’essere uno di loro  mi aiuta sicuramente a comunicare. Anche questo è un elemento di credibilità: i subacquei tendono ad ascoltare un pò di più i subacquei. Ugualmente penso di essere avvantaggiato quando espongo in forum come l’Eurotek o anche al Rebreather meeting di Ponza, Italia; sapere che sono un subacqueo aiuta i subacquei che mi ascoltano e penso sia più probabile che si ritrovino in ciò che sto dicendo.

In sintesi, ritengo sia abbastanza importante essere un medico subacqueo che tratta con i subacquei, ma questo vale meno per molti scienziati che in realtà non sono subacquei o non si immergono. In realtà non sono così tanti perché la maggior parte delle persone inizia perché è interessata alle immersioni, questo è ciò che li spinge lungo il percorso. Tornando alla domanda … hai ragione, Haldane non era un subacqueo. Questo è un perfetto esempio di come puoi essere uno scienziato autorevole senza essere effettivamente un subacqueo.

fine parte I – continua

 

Paolo Di Ruzza

 

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