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Tra Francia e Spagna, un grande ammiraglio lucano del XIII secolo, Ruggiero di Lauria

tempo di lettura: 8 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XIII SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: Aragonesi, Angioini, Svevi

 

Alla fine del XIX secolo la Regia Marina italiana varò una classe di navi da battaglia pre-dreadnought composta da tre unità con i nomi di tre ammiragli italiani, Ruggiero di Lauria, che diede il nome alla classe, Andrea Doria e Francesco Morosini. Gli ultimi due sono forse più noti ma Ruggiero di Lauria, nonostante sia stato un grande ammiraglio, è meno conosciuto. Ruggiero di Lauria fu un ammiraglio italiano del XIII secolo. originario di Lauria (Basilicata), al servizio dei sovrani aragonesi che si distinse per la sua capacità marinaresca e tattica nelle battaglie navali della guerra del Vespro. Ruggiero era un nobile, figlio di Riccardo di Lauria, signore dell’omonimo feudo e servitore di Manfredi di Sicilia, e di Donna Bella, nutrice di Costanza di Hohenstaufen.

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Statua sulla facciata del Palazzo Reale di Napoli: Carlo I d’Angiò – Anjou (Carlo I di Napoli), re di Napoli – Autore Raffaele Esposito Palazzo Reale di Napoli – Carlo I d’Angiò.jpg – Wikimedia Commons

Nel 1266, la dinastia sveva viveva momenti difficili che culminarono, due anni più tardi, nella decapitazione del sedicenne sovrano Corradino per volontà di Carlo I d’Angiò. Il giovane Ruggiero si rifugiò a Barcellona con altri esuli siciliani con la madre Bella alla corte della regina Costanza, consorte dell’infante e futuro re d’Aragona Pedro III, nonché figlia di Manfredi e cugina di Corradino. Durante il periodo spagnolo il giovane Ruggiero ricevette la sua formazione in Catalogna. Il suo ritorno nel sud della penisola italiana coincise con i Vespri  siciliani, una sommossa che iniziò a Palermo il 31 marzo 1282 contro l’arroganza e strapotere degli Angioini. La durezza con cui Carlo d’Angiò governava il Meridione e il comportamento arrogante dei Francesi verso la popolazione siciliana comportò una rivolta popolare che Carlo d’Angiò cercò di arginare con le sue truppe dal mare e da terra, arrivando ad assediare Messina. I Siciliani chiesero allora aiuto al Papa, che però si rifiutò di impegnarsi nella situazione, per cui furono costretti a rivolgersi a Pedro III di Aragona, che vantava diritti dinastici in quanto sposo di Costanza di Svevia, figlia di Manfredi.

Almogaveri catalani, XIV Secolo – saló del tinell, Barcelona, SpagnaAlmogavers-catalans.jpg – Wikimedia Commons

Fu così che la flotta catalana al comando dell’almirante Perez giunse a Trapani il 30 agosto per poi proseguire verso Messina. Sebbene la flotta fosse numericamente inferiore, arruolava tra i migliori uomini di mare del tempo e un corpo di fanteria leggera, gli almogaveri che con il loro armamento leggero potevano combattere agilmente sulle galere. Gli Angioini avevano invece imbarcato una fanteria con un armamento pesante che mal si adattava agli scontri in mare. 

Pedro III di Aragona – Autore Villani  – Pedro III rey de Aragón.jpg – Wikimedia Commons

Pedro III destituì Perez e lo sostituì con Ruggiero di Lauria, particolarmente amato dagli equipaggi, a cui fu attribuito il merito della successiva vittoria a Catona in cui furono distrutti molti uscieri francesi presso la costa calabra. Gli uscieri erano navi impiegate per il trasporto di cavalli che erano munite di una grande porta a poppa nell’opera morta per il passaggio degli animali. Questa sconfitta navale comportò il ritiro degli Angioini dall’assedio di Messina. Gli Angioini armarono velocemente una squadra navale a Marsiglia e si diressero verso Malta. Ruggiero di Lauria, che aveva organizzato una rete navale di avvistamento, arrivò il 7 giugno del 1823 a Malta. Ruggiero di Lauria sapeva che le galere angioine di Carlo II d’Angiò comandate dagli ammiragli provenzali Bonvin e Cornut erano andate in soccorso della Cittadella (Forte Sant’Angelo) a Malta, assediata dagli Aragonesi. Giunto in prossimità dell’isola, con galee presidiate dai siciliani e balestrieri almogàver catalani inviò un messaggio per chiedere la  loro resa. In realtà le galere angioine erano spiaggiate sotto le mura del Castello del Mare. e Ruggiero decise di schierare le sue galee sulla linea di ingresso del porto.

Le galere spiaggiate erano quasi impossibili da sconfiggere in combattimento ravvicinato, in quanto potevano essere continuamente rafforzate da riva ma gli equipaggi angioini si precipitarono a lanciare le loro galee, muovendosi in maniera disorganizzata verso gli Aragonesi. Ruggiero di Lauria li aspettava e prima utilizzò i suoi arcieri catalani per indebolirli e poi li abbordò per il combattimento corpo a corpo. Combatterono nelle acque del porto e, a mezzogiorno, l’ammiraglio Gugliermo Cornut, vedendo vicina la sua sconfitta, tentò di speronare la nave capitana di Ruggiero di Lauria, abbordandola di prua e morì in singolar tenzone con Ruggiero. L’ammiraglio Bonvin riuscì invece a sfondare la linea di fila con alcune galee e fuggì. Ruggiero riportò una vittoria schiacciante sui Francesi e si diresse a Messina con dieci galere angioine.

La sconfitta non fermò Carlo d’Angiò che allestì nuove navi per contrattaccare ma, ancora una volta Ruggiero di Lauria lo anticipò. Si portò al largo del Circeo per intercettare la flotta provenzale e poi si diresse verso sud per istigare allo scontro il giovane e impulsivo Carlo II “lo Zoppo”, figlio di Carlo d’Angiò. Sebbene il Principe avesse avuto l’ordine di non accettare lo scontro, si sentì provocato ed uscì in mare. Ruggiero astutamente finse di scappare verso sud, ma al largo di Castellamare, virò di bordo e attaccò le navi  francesi con il sole alle spalle. I balestrieri aragonesi ebbero facilmente la meglio sui cavalieri angioini appesantiti dalle loro armature. Ruggiero di Lauria fece poi provocare delle falle alle navi avversarie che dovettero quindi arrendersi lasciando il loro Principe prigioniero. Questa azione fu un capolavoro di maestria, tattica e tempismo. Nel frattempo la grande flotta di Carlo d’Angiò arrivò a Gaeta con 154 galere e si spinse poi verso Reggio Calabria. Ma nulla accadde. Intanto Ruggero di Lauria, navigando verso sud, si congiunse con altre 14 galere inviate da Pedro III d’Aragona e ne approfittò per catturare molte località sulla costa calabrese.

Quando Carlo I arrivò a Gaeta e seppe della sconfitta maledisse il figlio, ma dovette rinunciare all’invasione della Sicilia, assediò invano Reggio Calabria e poi, per riorganizzarsi, si ritirò in Puglia dove morì a Foggia, il 7 gennaio 1285, lasciando il trono vacante, essendo il figlio Carlo lo zoppo ancora prigioniero dei Siciliani. Nel 1285 Ruggiero di Lauria sconfisse nuovamente gli Angioini e i Genovesi e, nella notte tra il 3 e il 4 settembre, anche Filippo III di Francia detto “l’Ardito” nella battaglia navale delle Formiche, presso Roses, in Catalogna. La flotta francese fu quasi del tutto distrutta, ingannata dalle navi spagnole che si presentarono in loro prossimità con insegne francesi, ed inalberando solo all’ultimo quelle di Aragona.

Con la morte di Pedro III, il primogenito Alfonso gli succedette al Trono di Aragona. Su letto di morte, forse per rappacificarsi con il Papato, rinunciò al regno di Sicilia il cui trono spettava al figlio secondogenito, Giacomo. Ovviamente Giacomo non solo non ci rinunciò ma decise di recarsi immediatamente in Sicilia. Il regno di Sicilia per la verità si era diviso in due regni, quello di Napoli, sul continente, e quello di Sicilia, che poi diverrà di Trinacria, sull’isola. Giacomo, raggiunta la Sicilia dove già si trovava la madre, Costanza, aveva ricevuto in aiuto dal fratello, Alfonso, la flotta del Regno di Sicilia, al comando di Ruggiero di Lauria, per cui aveva la superiorità marittima assoluta. Un fatto inaspettato avvenne il 3 aprile 1287 quando due frati siciliani si accordarono con il reggente di Napoli e consegnarono la città di Augusta in mano agli Angioini. Una nuova spina nel fianco di Giacomo. Lauria allestì immediatamente la flotta e si diresse verso Catania, minacciata dagli Angioini. Si diresse quindi verso Augusta che, assediata da terra e dal mare capitolò. Ma non era finita. Una flotta di 84 galee angioine diresse verso la Sicilia e, il 23 giugno avvenne un nuovo scontro davanti a Castellammare di stabia dove Ruggiero di Lauria fu nuovamente vincitore con solo una quarantina di navi, confermando così la supremazia della flotta siculo-catalana nel Mediterraneo occidentale.

Ruggiero di Lauria Ritratto dell’ammiraglio di Aragona Ruggiero di Lauria.jpg – Wikimedia Commons

Dopo la seconda vittoria, Ruggiero, senza l’autorizzazione del re, stipulò una tregua con il conte Roberto II d’Artois, il cardinale Gerardo Bianchi da Parma ed il sultano di Tunisi. Questa azione fu disapprovata dai Siciliani perché si sentirono traditi. Nel 1295, alla morte del re Alfonso III d’Aragona, gli successe il fratello Giacomo e, sul trono di Sicilia sarebbe dovuto essere posto il terzogenito Federico. Giacomo detto il Giusto decise invece di mantenere il regno di Sicilia inviando Federico come governatore sull’isola. Il papa Bonifacio VIII, al fine di ravvicinare gli Aragonesi e gli Angioini propose uno scambio, promettendo ai primi la Sardegna e la Corsica in cambio della Sicilia. Secondo il trattato di Anagni da loro firmato, Federico avrebbe dovuto sposare anche l’erede dell’impero d’oriente, Caterina Courtenay, figlia dell’imperatore titolare Filippo I di Courtenay e Beatrice d’Angiò. Il re di Francia, Filippo IV il Bello, pur approvando il trattato di Anagni, rifiutò quest’ultima clausola e il fidanzamento tra Federico e Caterina fu rotto. Federico accettò quindi le offerte dei Siciliani che, sentendosi traditi dal nuovo re aragonese, dichiarato decaduto Giacomo, lo elessero al trono di Sicilia l’11 dicembre 1295, a Palermo, proclamandolo prima Signore della Sicilia, e nel gennaio 1296, Re di Sicilia come Federico III.

Federico III iniziò una guerra contro gli Angioini di Calabria con a capo della flotta sempre Ruggiero di Lauria. Anche questo conflitto si concluse con una tregua. Nel 1297 il re di Aragona Giacomo, fratello di Federico III,  si recò a Roma per confermare la sua fedeltà al Papa e ricevere la nomina di re di Sardegna e Corsica, stipulando un’alleanza con Carlo II d’Angiò. Giacomo d’Aragona invitò quindi Federico a Ischia ma questo non piacque ai Siciliani che consigliarono di non aderire all’invito … tutti tranne Ruggiero di Lauria che riteneva opportuno mantenere un rapporto con la casa di Aragona. Inutile dire che questa posizione lo fece cadere in disgrazia ed i rapporti tra Ruggiero e Federico III si deteriorarono al punto che Ruggiero, per non essere imprigionato, si allontanò dalla Sicilia e si pose agli ordini di Giacomo d’Aragona. Questo comportò che i numerosi possedimenti di Ruggero di Lauria in Sicilia, Calabria e Africa furono subito confiscati da parte di Federico III che nominò ammiraglio della flotta Corrado Doria, figlio di Oberto il vincitore della battaglia navale della Meloria. Ma la rivincita avvenne il 4 luglio 1299 quando, a capo di un’armata angioina composta di settanta galee, trenta delle quali inviate da Giacomo II, Ruggiero sconfisse i Siciliani nella battaglia di Capo d’Orlando.

Gli storici non sono concordi che alla battaglia fosse presente anche il Doria, che comunque sfuggì ad una delle più cruente battaglie navali del periodo, in cui oltre 6000 uomini della flotta avversaria perirono. Lo stesso Federico III riuscì a malapena a sfuggire alla cattura, forse permessa o agevolata, dallo stesso Ruggiero di Lauria. A Giacomo II non andò meglio e perse buona parte della flotta e del suo corpo di spedizione, per cui preferì ritornarsene in Aragona. Il 14 giugno 1300, nella battaglia di Ponza, Ruggiero di Lauria ottenne la sua ultima vittoria. La flotta siciliana al comando di Corrado Doria aveva preso il mare per attaccare la costa napoletana ma il grande ammiraglio la intercettò e sconfisse nuovamente il sovrano. Fu un contrasto duro perché molte navi affondarono. A decidere lo scontro fu forse il lancio di un contenitore ripieno di esplosivo, chiamato brulotto, un antesignano delle mine navali. La carica a tempo colpì l’ammiraglia su cui era il Doria, che fu costretto ad arrendersi nonostante si fosse battuto allo stremo e fu fatto prigioniero.

Con la pace di Caltabellotta, il 31 agosto 1302, si chiusero vent’anni della guerra del Vespro, la Sicilia rimase agli Aragonesi e Ruggiero fece atto di sottomissione a Federico III di Sicilia che gli rese i possedimenti confiscati. Ma Ruggiero di Lauria non volle più restare in Sicilia e si ritirò in Catalogna dove morì presso Valencia nel gennaio del 1305. Il suo corpo riposa nel monastero di Santa Croce in Valenza.

 

in anteprima pergamena di Carlo II d’Angiò con sigillo in oro, 1301 – Fonte Museo nicolaiano – autore Sailko 
Pergamena di carlo II d’angiò con sigillo in oro, 1301, 01.jpg – Wikimedia Commons

 

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