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livello elementare
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ARGOMENTO: ECOLOGIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
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Bentornati. Oggi scenderemo sotto la superficie dell’acqua, dove inizia il piano infralitorale, una zona frequentata principalmente da apneisti, seawatcher e subacquei alle prime esperienze. Questo non vuol dire che non ci riservi delle sorprese … siamo solo all’inizio del nostro viaggio nel blu. Questo piano è dominato da popolamenti vegetali, favoriti da un illuminazione ancora abbondante. I popolamenti tipici di questa zona sono caratterizzati dalle alghe brune del genere Cystoseira. Sensibili all’inquinamento, molte specie di tale genere sono ormai poco comuni lungo le coste continentali, mentre rappresentano un elemento di spicco dei fondali di tutte le isole dell’Arcipelago Toscano, della Corsica occidentale e di molte aree della Sardegna. Sulle scogliere sommerse più esposte alla luce e all’idrodinamismo le cystoseire possono estendersi dalla superficie fino a oltre 30 metri di profondità.

Cystoseira sp.
Le cystoseire scompaiono nelle baie più calme e nelle zone più ombreggiate, dove lasciano il posto ai popolamenti tipici di tali ambienti. Questi popolamenti sono dominati da alghe fotofile, cioè la cui crescita è favorita dall’abbondante illuminazione; esse appartengono principalmente alle alghe brune, come la Dictyota dichotoma, la Padina pavonica e la Halopteris scoparia, ma anche alghe verdi tra le quali spicca l’Acetabularia acetabulum, dalla caratteristica forma a ombrellino cinese, che in estate spesso ricopre completamente i fondali delle piccole baie.

Acetabularia acetabulum
Le alghe (dal latino Algae) sono organismi di struttura vegetale, unicellulari o pluricellulari, che producono energia chimica per fotosintesi, generando ossigeno senza presentare una differenziazione in tessuti veri e propri.

Cystoseira amentacea var. stricta
Le cystoseire sono alghe brune caratterizzate da una forma a cespuglio o alberello, con dei rizoidi che le tengono ancorate al substrato, uno o più assi primari che si elevano da un disco basale e molte ramificazioni di secondo o terzo ordine. A seconda delle specie e delle condizioni ambientali, possono raggiungere un’altezza di alcuni decimetri, andando a costituire delle vere foreste in miniatura. Insieme alle praterie di fanerogame marine esse rappresentano gli ambienti più produttivi e biodiversificati dei bassi fondali costieri mediterranei.

Cystoseira compressa
Le molte specie di Cystoseira che troviamo nel mar Mediterraneo hanno una struttura simile e rivestono quindi un paritetico ruolo ecologico, anche se ciascuna specie caratterizza un particolare habitat. Nel Mediterraneo nord-occidentale, la cintura più superficiale è occupata principalmente dalla Cystoseira amentacea var. stricta. I primi metri di profondità ospitano popolamenti di C. brachicarpa var. balearica, C. compressa e C. crinita. Più in profondità si può sviluppare C. spinosa, che può spingersi anche nei fondali coralligeni, in compagnia di specie tipicamente profonde come ad esempio C. zosteroides.
Le cystoseire rappresentano un elemento fondamentale per la biodiversità marinocostiera, sia per la loro importanza intrinseca, in quanto moltissime sono endemismi cioè specie esclusive del Mediterraneo, sia perché concorrono a creare un habitat estremamente complesso. La loro struttura tridimensionale rappresenta un ambiente peculiare che può offrire cibo e riparo a molti piccoli organismi tipici dei fondali rocciosi superficiali. Come in una foresta, si crea una serie di strati vegetazionali, ognuno con specie algali e animali caratteristiche. Al riparo delle cystoseire può svilupparsi un popolamento sciafilo, cioè costituito da organismi che prediligono zone ombreggiate e che non potrebbero vivere in questa fascia batimetrica senza la presenza del cystoseireto. Inoltre, i rami delle cystoseire rappresentano una superficie di attacco per molte piccole alghe e invertebrati sessili che a loro volta rappresentano il cibo per organismi brucatori. Le cystoseire sono sensibili all’inquinamento e ad altre alterazioni ambientali, tanto che sono tra i primi organismi a scomparire in aree caratterizzate da forte pressione antropica. Per questo motivo sono considerate anche ottimi biondicatori e utilizzate nel monitoraggio per ottenere informazioni sulla qualità ambientale. La scomparsa delle cystoseire porta ad un impoverimento della fascia costiera e ad una diminuzione della biodiversità.
Il manto vegetale può essere completamente eliminato in ampie aree di scogliera dall’azione dei ricci di mare, quando si creano condizioni tali da causare incrementi importanti delle popolazioni; questo fenomeno è oggi ben visibile, ad esempio, attorno all’isola di Giannutri, dove quasi ovunque la scogliera presenta, tra uno e cinque metri di profondità, zone dominate da ricci, completamente prive di vegetazione.

Il riccio di prateria (Sphaerechinus granularis) è un riccio di mare della famiglia Toxopneustidae. Al pari degli altri ricci di mare presenta un guscio calcareo a simmetria pentaraggiata, che può raggiungere i 12 cm di diametro, con aculei fitti e corti, violacei alla base e con punta bianca.
Oltre ai ricci, i bassi fondali rocciosi possono essere colonizzati da una moltitudine di invertebrati, policheti, crostacei, echinodermi, poriferi, briozoi e molluschi. Tra questi ultimi rivestono un ruolo particolare i cefalopodi, come il polpo (Octopus vulgaris) e la seppia (Sepia officinalis), che offrono ai subacquei incredibili spettacoli di mimetismo, incredibili cambiamenti cromatici e danze fatte di movenze sinuose e scatti a reazione. Particolarmente ricca e interessante è la fauna ittica dei bassi fondali rocciosi. Purtroppo in Mediterraneo la pesca selvaggia ha impoverito la biodiversità locale ed è divenuto normale nuotare lungo scogliere semideserte dove i pochi pesci sfuggiti ai cacciatori subacquei si mantengono a distanze che rendono impossibile un’osservazione accurata. Solo pinneggiando all’interno di zone poco sfruttate o protette ci si può rendere conto dell’enorme ricchezza del Mare Mediterraneo che può essere tranquillamente equiparabile a quella dei mari tropicali.

saraghi
.Nelle aree marine protette è ancora possibile trovarsi circondati da branchi di saraghi (Diplodus sargus, D. vulgaris, D. puntazzo) o di salpe (Sarpa salpa) che pascolano sugli scogli immersi, ed incontrare, anche a bassa profondità murene (Muraena helena), diversi tipi di scorfani (Scorpaena porcus, S. scrofa, S. notata) e timide corvine (Sciaena umbra) che, essendo animali sciafili, si affacciano tra gli incavi delle rocce.

Sarpa salpa
Anche le cernie (Epinephelus marginatus), protette in Corsica, ma quasi scomparse per la caccia indiscriminata in Italia, sono ritornate in questi ultimi anni a popolare abbondanti i fondali dell’Arcipelago Toscano e delle isole sarde in seguito alle misure di protezione adottate.
Luigi Piazzi
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è biologo ricercatore presso l’Università degli Studi di Sassari (UNISS) – Dipartimento di Scienze della Natura e del Territorio. E’ docente presso l’International School of Scientific Diving di tecniche per la ricerca subacquea.