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Petizione OCEAN4FUTURE

Titolo : Impariamo a ridurre le plastiche in mare

Salve a tutti. Noi crediamo che l'educazione ambientale in tutte le scuole di ogni ordine e grado sia un processo irrinunciabile e che l'esempio valga più di mille parole. Siamo arrivati a oltre 4000 firme ma continuiamo a raccoglierle con la speranza che la classe politica al di là delle promesse comprenda realmente l'emergenza che viviamo, ed agisca,speriamo, con maggiore coscienza
seguite il LINK per firmare la petizione

  Address: OCEAN4FUTURE

Miti e tradizioni del mare: Il mostro di Canvey, creatura misteriosa o un ben congegnato fake d’epoca?

Reading Time: 4 minutes

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livello elementare
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ARGOMENTO: MITI
PERIODO: XX SECOLO
AREA: OCEANO ATLANTICO
parole chiave: fake news, mostro

 

Il Canvey Island Monster è il nome che fu dato ad una creatura apparentemente insolita la cui carcassa fu ritrovata sulla spiaggia di Canvey Island, in Gran Bretagna, nel novembre del 1953. Una seconda carcassa, più intatta, fu in seguito scoperta nell’agosto del 1954.

Intorno a questi due ritrovamenti nacque una leggenda del mare, che ipotizzava l’esistenza di un mostro marino in possesso di zampe e grandi occhi. L’esemplare del 1953 fu descritto della lunghezza di 76 cm, ricoperto da una spessa pelle bruno-rossastra, occhi sporgenti e branchie. Era anche descritto come avente zampe posteriori con un artiglio composto da … cinque dita a forma di ferro di cavallo con archi concavi – cosa che voleva suggeriva la sua capacità  di camminare sugli arti anteriori. Sui giornali dell’epoca fu riferito che i resti furono cremati subito dopo un’ispezione superficiale da parte di zoologi che dissero che non rappresentava un pericolo per il pubblico. L’anno successivo, nel 1954, fu ritrovato dal reverendo Joseph Overs un secondo esemplare, molto più grande (120 cm) che pesava poco più di 11,3 kg. A differenza del precedente, era abbastanza fresco da poter prelevare campioni dagli occhi, dalle narici e dai denti.  All’epoca non fu fornita alcuna spiegazione ufficiale su cosa fosse e su che cosa avvenne in seguito  della sua carcassa. Si sparse subito la voce dell’esistenza di una specie di pesce mostruoso e sconosciuto marino sulle spiagge dell’isola. I biologi ipotizzarono che gli esemplari fossero un tipo sconosciuto di rana pescatrice, le cui pinne erano state scambiate per piedi, mentre altri giunsero  alla conclusione che gli esemplari fossero dei frog fish. 

Leggende o misteri del mare? 
Di fatto la leggenda del mostro nacque a seguito del libro di Frank Edwards, Stranger Than Science, pubblicato nel 1959. Frank Edwards era un giornalista radiofonico le cui trasmissioni erano regolarmente dedicate a strane storie e “fatti curiosi” … così quando iniziò a pubblicare raccolte di questi racconti insoliti,  i libri vendettero abbastanza beneI racconti di Stranger Than Science di Edwards iniziarono come articoli su FATE Magazine.  Edwards lo presentò come una piccola parte di un capitolo più ampio su uno strano incidente accaduto nel Devonshire, in Inghilterra, l’8 febbraio 1855 quando una strana linea di impronte a forma di “U” fu trovata nella neve appena caduta … una linea che si estendeva per circa 90 miglia, e zigzagava attraverso ogni città lungo la strada. L’incidente fu chiamato “L’impronta del diavolo” e lo strano evento risultò inspiegabile. Edwards dichiarò che i mostri ritrovati sulla spiaggia di Canvey Island potevano essere la risposta, notando che le creature – come le descrisse lui – avevano una forma simile a “U” ai loro piedi simile come quelle ritrovate nella neve nel Devonshire cento anni prima. Questa connessione fu ovviamente pura speculazione da parte di Edwards, ma servì a creare la leggenda dei mostri di Canvey Island.

foto  dell’epoca dai giornali locali – da Canvey Island Archive, autore Reverend Joseph OversThe Canvey Island Monster | Canvey Island Monster, Wildlife | CanveyIsland.org

Nel 1999, il giornalista Fortean Nicholas Warren  effettuo una ricerca sugli avvistamenti del 1953-54 ma non fu in grado di reperire alcun documento ufficiale presso il Plymouth Marine Biology Association Laboratory o la National Rivers Authority che aveva identificato la creatura come un esemplare sconosciuto, ma fu in grado di trovare testimonianze dei resoconti rilasciati dai locali che credevano che la creatura fosse una rana pescatrice che in effetti camminano su pinne simili a una gamba, hanno occhi sporgenti e possono assumere una varietà di colori tra cui il marrone rossastro. 

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è rana-pescatrice-wikipediaa-lophius.jpg

… e se fosse stata una rana pescatrice? monkfish o rana pescatrice (Lophius piscatorius), fotografato al mercato di Bergen, Norway, autore Alexander Mayrhofer Monkfish.jpg – Wikimedia Commons

Questa classificazione fu in seguito confermata da Alwyne Wheeler, ex ittiologo del Dipartimento di Zoologia del British Natural History Museum, che sostenne che la creatura era una rana pescatrice le cui pinne pronunciate erano state erroneamente descritte come zampe posteriori. Ma la certezza non c’è … perché molti dubbi esistono ancora sulla foto pubblicata sui giornali. Fu forse un maldestro fake fatto da un amico del reverendo per alimentare la storia? O addirittura, fu forse proprio il reverendo a scattarla?

Agli Uomini piace fantasticare
Sicuramente la notizia di un mostro nelle fredde acque avrà attirato molto curiosi e fatto bene all’economia locale. Inoltre, quel predicatore locale Joseph Overs, che scoprì la carcassa nel 1954, era un personaggio molto particolare. Joseph Overs era molto legato al fotografo locale, ed aveva lavorato con lui per un certo periodo. Fu forse lui che scattò l’unica foto disponibile (anche se alquanto poco significante se si voleva dare l’idea di un mostro). C’era forse qualche strano tentativo di guadagnarci qualcosa sopra? Il sospetto rimane.

Anche questa è una storia del mare. 

 

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Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo
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