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Speleo-subacquea e ricerca geologica … si ma con prudenza

tempo di lettura: 4 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: GEOLOGIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Speleologia

 

Una delle attività subacquee più stimolanti, ma anche tra le più difficili e rischiose, è l’immersione in grotta
Il subacqueo si trova isolato dalla superficie e la sua unica via di uscita è di tornare sui suoi passi verso il punto d’entrata.  La visibilità si può azzerare improvvisamente, e passaggi stretti, assenza di luce naturale e possibilità di forti correnti improvvise contribuiscono all’aumento della pericolosità dell’ambiente. La dipendenza dall’attrezzatura e da una rigorosa gestione delle riserve di gas respiratorio è assoluta come assoluta è la necessità di mantenersi calmi e concentrati. Tentare immersioni in grotta senza una adeguata preparazione, esperienza e corretta attrezzatura è da suicidi.

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Non esistono grotte “facili” e chi non ha un specifica qualifica speleo-subacquea non dovrebbe mai entrare in grotta neanche se accompagnato da qualche “esperto”. L’ambiente ipogeo è anche molto delicato e chi ha il privilegio di poterlo visitare deve farlo con la massima attenzione limitando il più possibile l’impatto su questo complesso e fragile ecosistema.

La maggioranza delle grotte si formano a seguito della dissoluzione chimica della roccia calcarea da parte dell’acqua che, in periodi di tempo in generale dell’ordine delle migliaia di anni, rimuove progressivamente enormi volumi di materiale lasciando cavità di dimensioni variabili e talvolta esplorabili. In molti casi la grotta ospita una sorgente oppure ora si trova al di sotto del livello del mare e l’unico modo per entravi è immergersi. Le grotte costituiscono una sorta di “casseforti naturali” isolate dall’ambiente esterno custodendo tracce del passato del pianeta uniche e di considerevole valore scientifico. E’ per questo motivo che, nonostante la difficoltà dell’attività speleo-subacquea, le grotte sommerse sono di grande importanza per la ricerca scientifica in campo biologico, archeologico e geologico.

I ricercatori impegnati nello studio delle grotte sommerse devono essere in grado di gestire elevati carichi di lavoro dovendo al medesimo tempo monitorare tutti i parametri di un’immersione complessa come quella speleo-subacquea e concentrarsi sul lavoro scientifico che stanno eseguendo senza perdere cognizione dell’ambiente circostante.

cave 1

Un’attenta pianificazione è fondamentale come pure rispettare scrupolosamente il programma d’immersione ed aver ben chiare le procedure necessarie per attivare un piano di contingenza.

In ultimo, ma non meno importante, bisogna considerare oggettivamente i propri limiti evitando di spingersi in situazioni che non si e’in grado di controllare. Fare ricerca scientifica in grotta è anche un lavoro di gruppo che richiede una varietà di competenze e grande fiducia reciproca nei componenti del team subacqueo che devono condividere obbiettivi e motivazioni ed essere in grado di agire in modo coordinato ed efficiente così da ottimizzare il necessariamente limitato tempo a disposizione. Quando una grotta intercetta la falda basale diviene una “finestra” di inestimabile valore per studiare direttamente l’acquifero profondo. In questi casi e’ possibile prelevare campioni d’acqua per successive analisi chimiche, installare strumenti per il monitoraggio del livello di falda ed acquisire fondamentali informazioni sull’idrogeologia della zona.

cave 4

Un esempio di tale studio è il “Pozzo del Merro”, una profonda cavità sub-verticale che si spinge per quasi 400 metri di profondità nell’acquifero basale dei Monti Cornicolani a Est di Roma. Dallo studio dei parametri fisico-chimici delle sue acque è stato possibile delineare un quadro dettagliato dei complessi fenomeni di interazione tra la falda basale e la risalita di fluidi geotermici profondi che interessano la zona e che sono all’origine degli imponenti depositi di travertino di Tivoli usati fin da epoca Romana.  In questo caso lo studio si è avvalso sia di ricercatori subacquei che di sistemi robotizzati per la parte più profonda grazie alla sinergica collaborazione tra università ed il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco che ha provveduto un imponente supporto logistico e messo a disposizione esperienza ed attrezzatura specifica. In un altro caso il comportamento particolare di una sorgente (Capo d’acqua di Amaseno, Lazio), caratterizzata da improvvisi aumenti di portata, è stato spiegato solo grazie alla sua esplorazione speleo-subacquea che ha permesso ai ricercatori di scoprire un lago ipogeo le cui variazioni di livello innescano un “effetto sifone” con deflussi di elevato volume.

Le grotte custodiscono anche importanti testimonianze delle variazioni climatiche del passato. La grotta sottomarina di Argentarola (Toscana) è passata attraverso una lunga serie di fasi di emersione ed allagamento legate alla variazione del livello del mare. Ricercatori subacquei ne hanno campionato alcune stalagmiti e, dallo studio delle quali, è stato possibile ricostruire con estremo dettaglio la sequenza temporale delle variazioni del livello marino. Questi studi non sono fini a stessi ma hanno importanti ricadute sulla capacità di prevedere come i cambiamenti climatici possano influenzare il futuro livello del mare ed il suo impatto sulle zone costiere. Questi sono solo alcuni esempi che illustrano le potenzialità dell’immersione speleo-subacquea come strumento scientifico. La diffusione di nuove tecnologie, come l’uso sempre più diffuso dei rebreather, sta progressivamente estendendo la capacità operativa in ambiente speleo-subacqueo aprendo  nuovi orizzonti di esplorazione e studio per le future generazioni di ricercatori.

Quale che sia la motivazione per immergersi in grotta, ricerca, esplorazione o puro desiderio di visitare un ambiente nuovo, è fondamentale avere un addestramento specifico ed adeguata esperienza in modo da affrontare il rischio associato con questa attività in modo consapevole e razionale.

Giorgio Caramanna

 

 

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