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Navigando nel mare delle Filippine a bordo di nave Vespucci: 3-9 settembre 2024

tempo di lettura: 9 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: SCIENZE DEL MARE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Vespucci, Marina Militare
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3 settembre 2024

Il Vespucci prosegue la sua navigazione verso Manila. Il mare sta migliorando dopo l’indebolimento del tifone Shanshan, il decimo ciclone della stagione nell’Oceano Pacifico, che aveva colpito il Giappone negli ultimi giorni di agosto, toccando terra sull’isola principale meridionale di Kyushu e creando caos nei trasporti, con decine di voli e treni cancellati, mentre centinaia di persone erano rimaste senza elettricità. Le immagini riportate dai media locali mostrano la violenza dei venti, edifici danneggiati, auto rovesciate e inondazioni causate dalle precipitazioni da record sul territorio. Il Vespucci, dopo essersi portato verso Sud, sta navigando di bolina sfruttando il vento che ha finalmente incominciato ad indebolirsi.

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Aurora Esposito, PI a bordo di Nave Vespucci, ci ha segnalato che il mare è più calmo e procedono le normali attività di routine, con i nocchieri che stanno riparando un piccolo strappo sul granfiocco.
 
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4 settembre 2024

Continua la navigazione verso Manila (Filippine). Ieri è stato chiamato il posto generale alla vela che viene battuto fischiando coralmente da tutta la catena di comando (nostromo, capi albero, capicoffa, capi barra e capi delle sezioni in coperta, riuniti al centro nave. Il posto di manovra generale comporta un totale di circa 85 persone per ciascun albero della nave più tutto il personale destinato al bompresso e alle vare sezioni di manovra.

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Vengono quindi aperte (mollate le vele). In particolare se i pennoni sono bracciati in croce , ciascuno sale dal proprio lato, se i pennoni sono invece bracciati di punta, tutti salgono dal lato controvento.  Viene quindi dato l’ordine  di mollare le vele ovvero “Capi coffa, capi gabbieri, gabbieri centro destinati ai velacci e contro, pronti a montare a riva“. Tutti gli interessati salgono quindi sule sartie e si fermano all’altezza del primo bastiere  attendendo il comando successivo ovvero l’ordine di salire a riva “A Riva!“.
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All’ordine i destinati salgono sulle sartie mentre quelli dei velacci si fermano in coffa, quelli dei controvelacci salgono fino alle barre. Al comando “Destinati a mollare le vele, pronti a montare a riva” i gabbieri delle gabbie si fermano al bastiere superiore mentre quelli dei pennoni più bassi a quello inferiore. Al successivo comando “A riva!” tutti gli interessati montano a riva fino alle proprie destinazioni per riunirsi tutti ordinati  al centro dei rispettivi pennoni. All comando “Fuori e leva volta” i gabbieri si distendono a distanza lungo i pennoni sul marciapiede e levano volta (sciolgono i nodi) ai matafioni (cimette collegate alla vela per serrarla secondo la bisogna). Al comando “Molla, rientra e abbasso – gabbie superiori”  tutti mollano e scendono da riva.
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Ma non è finita … i destinatari bordano e alzano le gabbie, i fiocchi e le vele di strallo, la randa, le basse vele e i velacci e controvelacci. Non ultimo  … si procede a bracciare e mettere in forza le manovre che erano state mollate per permettere la rotazione dei pennoni. Un’operazione complessa, la cui descrizione per ragioni di spazio ho semplificato, che richiede grande addestramento e capacità sia sugli alberi che sul ponte.

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5 settembre 2024
Continua la navigazione di Nave Vespucci verso Manila. Dopo la partenza da Tokio ha attraversato al largo le isole Izu-shoto, un gruppo di isole di origine vulcanica che si estendono verso sud e a est dalla penisola giapponese di Izu di Honshū nel mare delle Filippine. Sebbene solitamente chiamate le “Sette isole di Izu” (Oshima, Toshima, Niijima, Kozujima, Miyakejima, Hachijojima e Mikurajima dove Jima significa isola), in realtà ci sono più di una dozzina di isole e isolotti di cui nove abitati da una popolazione di circa 25.000 persone distribuite su 296,56 km2. La più grande di queste è Izu Oshima (circa 8.500 abitanti, 91,06 km2), la più piccola Toshima (292 abitanti nel 2009, 4,12 km2).

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Ciascuna delle isole ha un suo carattere unico: Oshima è nota per il suo vulcano attivo Mt Mihara e le sue camelie, Hachijo-kojima per la sua ex colonia penale, Mikurajima per l’osservazione dei delfini, Niijima per le sue numerose spiagge, Kozujima per le sue coste di sabbia bianca, Hachijojima per la sua antichissima cultura unica e Miyakejima per il suo vulcano. La storia geologica di queste isole che si spingono fino all’arco geologico delle Marianne (dove si trova la famosa fossa) è molto interessante. Hachijō-jima, ad esempio, è dominata da due stratovulcani: l’Higashi-yama con un’altezza di 701 m, che fu attivo dal 100.000 a.C. al 1700 a.C., ha fianchi erosi e conserva una caldera caratteristica, ed il Nishi-yama, collocato nel punto più alto sull’isola con un’altezza di 854 m. La vetta è occupata da una caldera poco profonda con un diametro di 400 m e una profondità di circa 50 m. È classificato come vulcano attivo di classe C dall’Agenzia meteorologica giapponese con numerose eruzioni registrate nella storia recente. In mezzo a questi due picchi vi sono oltre 20 vulcani dal fianco e coni piroclastici. 

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Foto satellitare Landsat dell’isola di Hachijojima, isole Izu, GiapponeLandsat Hachijojima Island.jpg – Wikimedia Commons

Oltre agli aspetti geologici, l’isola di Hachijojima, durante il periodo Edo, venne impiegata come luogo di esilio per criminali e samurai ribelli. I crimini punibili con l’esilio includevano l’omicidio, il furto, l’incendio doloso, la rissa, il gioco d’azzardo, la frode, l’evasione, lo stupro e l’appartenenza a un gruppo religioso fuorilegge. Una curiosità, i rei venivano deportati senza sapere quanto tempo sarebbe durata la loro prigionia e si narra che furono tentati numerosi tentativi di fuga … tutti andati male. 

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6 settembre 2024
Nave Vespucci continua la sua navigazione verso le Filippine. Gli allievi, durante la navigazione apprendono le nozioni base marinaresche che affineranno nel tempo. Una delle attività più divertente è la dimostrazione ed esecuzione dei nodi principali e delle lavorazioni sui cavi di bordo. Tra le più importanti ci sono le impiombature dette anche impalmature. Esse si realizzano svolgendo per una certa lunghezza i trefoli dei due capi delle cime da collegare, eliminando le rispettive anime interne. A questo punto procede all’impiombatura intrecciando alternativamente tra loro i legnoli dei terminali di entrambi i cavi (impiombatura corta). Per unire due cime, si utilizza anche l’impiombatura alla lunga che, se eseguita a regola d’arte, non lascia traccia del lavoro eseguito.

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Non ultimo è possibile intrecciare i legnoli sullo stesso cavo (detta impiombatura da marinaio) per ottenere una gassa ovvero per fare un’asola provvisoria su una cima. Per rafforzare la gassa (detta anche canestrello) può essere inserita nel suo interno una redancia. Gli allievi apprendono poi i nodi principali: da quello di matafione usato per assicurare le vele quadre sui passamano dei pennoni, fino ai sempre utili nodo piano, a bocca di lupo e gasse d’amante (semplice o doppio), un nodo che consiste nella realizzazione di un’asola che non scorre (a differenza del nodo scorsoio), che viene impiegato in qualsiasi circostanza in cui si richiede un nodo sicuro. Ci sarebbe molto da raccontare per cui ci ritorneremo, essendo una pratica, quella marinaresca, che per molti di loro sarà fondamentale durante gli anni futuri di imbarco che li aspettano. 

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7 settembre 2024

Nave Amerigo Vespucci continua la navigazione nel mare delle Filippine, considerato il mare più grande della Terra, occupando una superficie marina di circa 5 milioni di chilometri quadrati che si colloca sopra la placca geologica del Mar delle Filippine.

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Gli allievi dell’Accademia Navale hanno la possibilità di navigare in un’area marina tra le più interessanti da un punto di vista oceanografico e storico del pianeta, che sarà oggetto futuro di diversi esami che fanno parte del loro curriculum scolastico nell’ambito degli studi nautici e storici accademici. In particolare, durante l’ultima guerra mondiale il mare delle Filippine fu teatro di grandi e sanguinosi scontri navali tra la marina statunitense e quella nipponica. Non a caso, lo studio di quelle battaglie è ancora oggetto di studi e valutazioni. Da un punto di vista geopolitico l’area è forse la più calda del III millennio, comprendendo diverse aree marittime di instabilità e frizione che hanno richiesto e richiederanno sempre più nei prossimi decenni una presenza a sostegno degli interessi nazionali. 

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delimitazione delle faglie nel mare delle Filippine – Versione estratta dall’autore da Tectonic_plates_boundaries_detailed-en.svg – Utente Sting – file rilasciato sotto CC-BY-SA Philippine Sea plate.JPG – Wikipedia

Da un punto di vista oceanografico l’area è molto complessa ed i rilievi geologici hanno restituito un profilo sottomarino diversificato ed attivo dove sussistono faglie/zone di frattura in cui avvengono continui terremoti che possono, nei casi più gravi, causare devastanti tsunami lungo le coste.

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Di fatto, osservando gli archi insulari che lo delimitano, ci si rende conto che non siano altro che le creste sporgenti al di sopra della superficie dell’oceano delle placche geologiche nell’area. Il vulcanismo è molto attivo e sono state create delle reti internazionali di monitoraggio per poter avvisare nel minimo tempo possibile le popolazioni in caso di maremoti. Un’altra caratteristica importante del Mar delle Filippine è la presenza di fosse marine profonde, tra cui la fossa delle Filippine e la fossa delle Marianne, che contiene il punto più profondo del pianeta. 

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8 settembre 2024
Navigazione regolare verso le Filippine. Il tempo in rotta sta migliorando e c’è vento assicurato intorno ai 15 nodi anche se l’altezza dell’onda è sempre intorno ai due metri. Durante la guardia ai ponti coperti gli allievi osservano degli scudi in legno appesi alle paratie che contengono dei medaglioni in metallo. Si chiamano crest e rappresentano lo stemma o il simbolo del Comando navale che li aveva emessi. In campo navale, questi medaglioni, realizzati un tempo in bronzo o ottone, sono montati su scudi in legno e venivano originariamente usati per adornare la testa delle bitte ed i tappi di volata dei cannoni. Il loro uso, sulla fiancata delle imbarcazioni di servizio (spesso assolutamente uguali), era un modo di poterle identificare in banchina. Si narra che un tempo, per congedare il comandante che sbarcava definitivamente, lo stemma veniva estratto dall’imbarcazione per essergli donato come ricordo. Non a caso, ancora oggi, il crest viene donato allo sbarco di coloro che hanno passato tante miglia a bordo dai rispettivi quadrati.

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crest di Nave Vespucci conservato al museo di Amsterdam Plaquette Amerigo Vespucci, Nave, met voorstelling van manskop, objectnr KA 28322.jpg – Wikimedia Commons

L’uso dei crest era già diffuso ai tempi della Regia Marina ed è possibile vederne gli stampi all’Arsenale Militare di La Spezia. Anche il Vespucci ne ha molti …  adeguati nel tempo ai gusti dei propri comandanti. II modelli più antichi avevano l’effigie del celebre navigatore ma nel tempo sono stati modificati  mostrando il veliero che avanza a vele spiegate accompagnato dalla corona rostrata e dal motto “Non chi comincia ma quel che persevera” spesso sormontato dalla corona turrita e rostrata della Marina Militare.

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9 settembre 2024

Navigazione regolare …  ottima per il piede marino degli allievi … gli allievi del corso Okeanos sanno che stanno facendo una campagna addestrativa storica; non tutti i corsi hanno avuto questa fortuna. Rileggendo la storia della nave più bella del mondo molte campagne sono state particolari .. voglio ricordare quella del 1992 quando la nave scuola partecipò alle Colombiadi, la grande regata velica organizzata in occasione del 500º anniversario della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. In seguito, nel 2000, partecipò alla Tall Ships’ Race, una regata che mette a confronto i velieri ad alti alberi delle navi scuola di tutto il mondo ma anche le navi a vela di interesse storico, arrivando al secondo posto, dietro la nave scuola tedesca Gorch Fock.

Andrea Mucedola

immagini UPICOM

 

Nota

1 Con il termine redancia si intende un anello metallico scanalato a forma di goccia che viene posto all’interno di una gassa di una cima o di un cavo d’acciaio per protezione dall’usura dovuta allo sfregamento con altri cavi, maniglioni, moschettoni, ganci, e similari, al fine di garantirne l’integrità nel tempo.
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