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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MR MEDITERRANEO
parole chiave: Rommel, oro nazista
Un tesoro maledetto
I tesori perduti sono sempre stati oggetto di desideri e sogni di archeologi e tomb raider. Oggi parliamo di un misterioso tesoro maledetto, composto in parte da una grande quantità di oro e gioielli razziati dalle Waffen SS alle comunità ebraiche in Tunisia al fine di finanziare le attività tedesche in Nord Africa. Non è noto dove il tesoro sia stato nascosto sebbene molti testimoni affermarono che fu trasportato segretamente in una località marina della Corsica. Inutile dire che la caccia a quel tesoro maledetto continua. Prima di raccontare la sua presunta storia, dobbiamo però fare alcune premesse storiche, necessarie per comprendere gli eventi in cui si svolse.
La campagna di guerra nel Nord Africa
Partiamo dall’inizio: nel 2007 il giornale Der Spiegel rivelò che, sulla base di alcuni documenti ritrovati da due studiosi di Stoccarda, Klaus-Michael Mallmann e Martin Cuppers, Adolf Hitler aveva elaborato dei piani dettagliati per estendere l’Olocausto anche nel Medio Oriente. Al fine di ottenere un supporto locale, i Nazisti avevano stretto un’alleanza con i nazionalisti arabi che con l’aiuto tedesco, speravano di potersi liberare dal dominio coloniale francese e britannico. In una riunione tenutasi a Berlino nel novembre del 1941, Hitler aveva assicurato al Gran Mufti di Gerusalemme, Muhammad Amin al-Husseini, che il suo obiettivo era la “distruzione degli ebrei che vivevano in Arabia“. Pur mantenendo le distanze, Hitler fornì al Mufti un budget di 750.000 Reichsmark al mese allo scopo di fomentare la Jihad islamica in Palestina. Inoltre, come esempio di flessibilità ideologica, le S.S. reclutarono volontari musulmani e la propaganda del Reich dichiarò che i musulmani, che vivevano nei Balcani, appartenevano a popoli “razzialmente preziosi” per l’Europa.
E la razzia ebbe inizio
Nel suo folle disegno Hitler aveva bisogno di denaro, molto denaro … e gli ebrei ne avevano molto. Documenti ritrovati in Tunisia dimostrano che il responsabile delle razzie alla comunità ebraica in Nord Africa fu un brutale colonnello delle SS, Walter Rauff, che vi era stato inviato nel giugno del 1942.

Colonnello SS Walter Rauff Walter Rauff.png – Wikipedia
Dal luglio 1942 al maggio 1943 Walter Rauff comandò il Einsatzkommando (squadre mobili delle SS con il compito anche di annientare gli ebrei) e si dedicò alle razzie della comunità ebraica in Tunisia. Rauff, che aveva un passato tumultuoso nella Marina tedesca (dalla quale era stato congedato con disonore) entrò nelle S.S. e divenne tristemente famoso per aver creato i famigerati “camion a gas” nazisti, camere a gas mobili per eliminare rapidamente gli Ebrei catturati durante i rastrellamenti.
Rauff arrivò in Tunisia con idee molto chiare: razziare oro e preziosi necessari al Reich per finanziare la campagna tedesca nel Nord Africa. Nel frattempo, il comando dell’Afrika Corps era stato assegnato ad un militare di tutt’altro carattere, il Feldmaresciallo Erwin Rommel. Molti lo ricordano con il suo appellativo, la volpe del deserto (Wüstenfuchs) per la sua scaltrezza e capacità in battaglia. Questo generale tutto di un pezzo, fantasioso ed audace in combattimento, aveva dimostrato grandi doti di comando nella I guerra mondiale, ricevendo la più alta decorazione al valore dell’Impero tedesco, la Pour le merit, per i risultati raggiunti con il suo reparto di truppe da montagna nel 1917 durante la battaglia di Caporetto.
Field Marshal Erwin Rommel, Comandante delle Forze tedesche in North Africa, con i suoi aiutanti durante la campagna in Africa, 1942, Bundesarchiv Bild 101I-785-0287-08 / CC-BY-SA 3.0 File:Bundesarchiv Bild 101I-785-0287-08, Rommel with his aides.jpg – Wikimedia Commons
Nel corso del secondo conflitto mondiale, nel 1940, Rommel si era distinto alla guida di una divisione corazzata in Francia e, per meriti speciali, gli fu assegnato il comando dell’Afrika Korps. Per quasi due anni dimostrò grande abilità tattica e operativa, infliggendo una serie di sconfitte alle truppe britanniche grazie alla sua superiore capacità tattica, basata su agili e spericolate manovre con i suoi mezzi corazzati tra le sabbie del deserto. Promosso al grado di Feldmaresciallo, altamente stimato dai suoi soldati e temuto dai nemici, divenne presto un personaggio di rilievo internazionale. Dopo aver conquistato il Nord Africa, Rommel ricevette l’ordine di puntare su Alessandria. Un primo passo per attraversare l’Egitto, prendere Suez e dirigersi quindi verso Oriente per impossessarsi dei campi petroliferi con il supporto del mondo arabo. Il piano prevedeva quindi la creazione di un corridoio verso l’India dove le forze giapponesi stavano già combattendo contro gli Alleati. Un piano geniale ma estremamente costoso che necessitava un’enorme quantità di denaro. Non mi riferisco ai marchi del Reich, che non avevano certo molto valore in quella parte del mondo, ma di oro, argento e diamanti per pagare le tribù arabe lungo il cammino.
Dove trovarli se non rapinando le risorse dei paesi invasi?
Hitler conosceva i suoi generali e Rommel era un vero soldato che non si sarebbe mai prestato ad effettuare razzie su popolazioni inermi, per cui assegnò il lavoro sporco alle SS di Rauff: rastrellare e rubare oro e preziosi ovunque fossero stati ritrovati. A lui il compito di conservarli in attesa di ordini.
Un’altra stella apparve all’orizzonte: Bernard Law Montgomery
Mentre Rommel continuava ad avanzare con le sue truppe italo-tedesche un nuovo generale, Law Montgomery, noto per la sua genialità ma anche bizzarria, assunse l’incarico di Comandante dell’Armata britannica in nordafrica. Bernard Law Montgomery (Monty) era figlio di un vescovo anglicano ed aveva trascorso gran parte della sua infanzia in Tasmania (Australia). Rientrato in Irlanda nel 1908 iniziò la carriera militare frequentando in Gran Bretagna il Royal Military College di Sandhurst. Anche lui si era distinto durante il primo conflitto mondiale con il grado di capitano, combattendo in Francia ed in Belgio. Nel 1937 fu promosso generale di brigata ed inviato in Medio Oriente. Nel 1942 fu nominato comandante dell’ottava armata britannica in Nord Africa con l’incarico di opporsi all’avanzata che sembrava irrefrenabile di Rommel. Incominciò così l’operazione LIGHTFOOT. L’attacco britannico, effettuato con forze decisamente preponderanti, continuò per alcuni giorni con intensi combattimenti dall’esito alterno e con pesanti perdite per entrambe le parti.
La logistica vinse
L’ago della bilancia si spostò a favore dei soldati britannici grazie ad una più efficiente logistica e capacità bellica. Di fatto, dopo sei settimane di continui rifornimenti di uomini e mezzi, l’Ottava armata britannica poteva contare su circa 200.000 uomini e 1.000 carri armati (tra cui circa 250/300 M4 Sherman di fornitura statunitense) contro circa 100.000 uomini tedeschi (solo in parte utilizzabili) con circa 490 carri, dei quali 211 tedeschi e 279 italiani di tipo M14/41. La superiorità delle forze corazzate britanniche era accentuata dalla qualità del materiale: gli Sherman e gli M3 Grant di Montgomery potevano essere contrastati solo da una quarantina di Panzer IV e da altrettanti semoventi da 75/18. Inoltre, le armi controcarro delle fanterie italo-tedesche erano impotenti contro il 66% dei mezzi corazzati alleati, quasi tutti dotati di corazze frontali dello spessore di 75 mm.
cippo a El Alamein in ricordo degli atti di eroismo dei soldati italiani – photo credit Acad Ronin Italian high-water mark on road to Alex edited.jpg – Wikimedia Commons
L’Armata corazzata italo-tedesca stava subendo il rallentamento dei rifornimenti di munizioni e di carburante dal continente europeo dovuto ai ripetuti attacchi dei sommergibili e degli aerei contro i convogli dell’Asse. Il feldmaresciallo Rommel comprese immediatamente che non poteva mantenere uno sforzo bellico prolungato in quelle condizioni e chiese a Berlino di ripiegare, salvaguardando cosi i pochissimi mezzi rimasti. Ma Adolf Hitler in persona gli ordinò di mantenere le posizioni conquistate in precedenza. Lo scontro continuò cruento e i soldati si batterono con onore fino allo sfinimento, combattendo tra campi minati e scarsezza di viveri e munizioni. Finalmente Rommel fu autorizzato a ripiegare verso Tobruk e, solo grazie al sacrificio dei reparti dell’Esercito italiano, i Tedeschi riuscirono a portare in salvo parte delle loro truppe motorizzate. Alla fine a nulla valse il valore delle forze italo-tedesche contro le truppe britanniche, come fu scritto “mancò la fortuna e non l’onore“. I soldati britannici diedero l’onore delle armi ai nostri soldati che si erano battuti come leoni tra quelle sabbie maledette.
Il ripiegamento tedesco e la fine della guerra in Nord Africa
La situazione critica sul fronte orientale e lo sbarco delle forze anglo-americane al comando del generale Dwight Eisenhower in Marocco e in Algeria (a partire dall’8 novembre 1942) convinsero Rommel che le sorti della campagna dell’Asse fossero irrimediabilmente compromesse. Nonostante le promesse di Berlino di inviare ingenti rinforzi, Rommel ordinò il ripiegamento fino al confine della Tripolitania e quindi in Tunisia per organizzare l’evacuazione via mare delle truppe italo-tedesche che avrebbero potuto essere meglio impiegate sul fronte europeo.
Per raccontare questa storia dobbiamo tenere a mente questa data: era il 4 novembre 1942. Nonostante il tardivo invio di altre truppe italo-tedesche in Tunisia, che permise solo di rallentare l’avanzata alleata, la situazione dell’Asse precipitò nella primavera del 1943. Rommel era rientrato in Europa nel marzo 1943 e le forze italo-tedesche, passate sotto il comando del generale Hans-Jürgen von Arnim, si arresero il 13 maggio 1943 mettendo definitivamente fine alla guerra nel Nord africa. La storia seguente la conosciamo; Rommel fu impiegato sul fronte francese dove aderì al complotto per assassinare Hitler il 20 luglio 1944; l’attentato fallì ed Hitler ordinò che gli venisse data la possibilità di scegliere tra uccidersi o subire un processo in tribunale. Il grande generale tedesco preferì suicidarsi, portando con se molti segreti.
Fine I parte – continua
Andrea Mucedola
PARTE I PARTE II
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare.