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Il Mediterraneo allargato: le sfide securitarie nell’attuale contesto geopolitico ed il ruolo dell’Italia – parte II – di Salvatore Ronzo

tempo di lettura: 4 minuti

 

livello elementare

 

ARGOMENTO: GEOPOLITICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: Mediterraneo allargato

 

Lo scenario geopolitico nel Mediterraneo allargato
Negli ultimi decenni, la sicurezza nel Mediterraneo allargato è diventata una questione di crescente preoccupazione, a causa di una serie di crisi che si sono susseguite minandone la stabilità. Il succedersi di tali crisi, quali, ad esempio, quella tra Israele e Palestina, la rivalità tra Turchia e Grecia per le risorse energetiche nel Mar Egeo, tra Algeria e Marocco a seguito dall’annessione da parte di quest’ultimo, nel 1975, di parti del Sahara occidentale, e poi i conflitti in Ucraina e – quello tuttora irrisolto -in Libia hanno il potenziale per sfociare in una più ampia che potrebbe coinvolgere una serie di attori regionali e globali.

In particolare, proprio nell’area libica, già prima della Pandemia e dello scoppio del conflitto in Ucraina, si era assistito ad un importante riposizionamento di alcune potenze, tra le quali la Turchia e la Federazione Russa. La presenza sempre più assidua di unità della flotta turca e russa nelle acque antistanti le coste libiche aveva l’obiettivo di consentire l’attracco in nuovi porti, per estendere le rispettive aree di influenza e garantirsi il controllo ravvicinato delle rotte commerciali che transitano per Suez.

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La Cina in rosso, i corridoi di trasporto in blu e nero e in arancione, i membri dell’AIIB (Asian Infrastructure Investment Bank) – Crediti WIKIPEDIA  Belt and Road Initiative.png – Wikimedia Commons

In questo contesto è di gran lunga più significativo il progetto della Belt and Road Initiative (BRI), meglio conosciuto come “Nuova via della Seta”, lanciato nel 2013, finalizzato a disegnare una nuova e ben più ampia area di influenza cinese. La BRI è un programma infrastrutturale con l’obiettivo di creare un grande spazio economico eurasiatico ampliando i legami con l’Unione europea, attraverso la realizzazione di sei corridoi di trasporto, via terra e via mare, per diversificare le rotte commerciali e per indirizzare il surplus produttivo cinese verso nuovi mercati ed accedere a nuove fonti di approvvigionamento energetico. Il Piano d’azione elaborato dal Governo di Pechino prevedeva due direttrici principali: quella terrestre – Silk Road Economic Belt – e quella marittima – Maritime Silk Road – che doveva consentire alle merci cinesi di raggiungere il Mediterraneo attraverso il Canale di Suez, raggiungendo le coste dell’Africa Orientale (Gibuti, Kenya e Tanzania) e il Maghreb -e il resto dell’Asia tramite il Mar Cinese meridionale.[8]

La sottoscrizione da parte dell’Italia di un memorandum della durata di 5 anni, nel marzo 2019, unico paese del G7 e soprattutto strategicamente al centro del “fu” Mare nostrum, è stato il più grande successo politico della Cina per il raggiungimento del citato obiettivo. La firma del memorandum – il cui rinnovo previsto per la fine del corrente anno è in corso di negoziazione – secondo diverse analisi si è rilevata una scommessa non vinta. Infatti, l’accordo non ha portato a rilevanti vantaggi commerciali per le imprese italiane rispetto ad altre nazioni europee, per esempio Germania e Francia, che non hanno siglato alcun memorandum[9], così come affermato anche dal Ministro egli Esteri, Tajani, nell’incontro con il suo omologo cinese del 4 settembre scorso.[10]

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Saudi Crown Prince Mohammed bin Salman in Jeddah, Saudi Arabia on September 18, 2019. [State Department photo by Ron Przysucha/ Public Domain]Secretary Pompeo Meets With Saudi Crown Prince Mohammed bin Salman (48755614528).jpg – Wikimedia Commons

Infine risulta importante anche accennare al ruolo dei Paesi del Golfo ed in particolare dell’Arabia Saudita, ove il principe Mohammed Bin Salman sta perseguendo una politica finalizzata a far assurgere il proprio ricco Paese ad un ruolo di superpotenza regionale, con una serie di iniziative politiche, diplomatiche ed economiche (tra cui il recente vertice di Gedda o la candidatura per ospitare il Campionato del mondo di calcio del 2030 [11]).

A favore dell’intraprendenza del principe saudita gioca anche l’età media della popolazione (26 anni), la disponibilità di enormi risorse quali petrolio e GNL, che di fatto lo rendono un protagonista dei futuri rapporti internazionali, così come evidenziato da Federico Rampini “L’aspetto generazionale conta, la giovane età di Mohammed Bin Salman è un distacco dalle gerontocrazie che comandavano in passato in quell’area. L’Arabia è una delle «potenze regionali» che contendono ad altri attori – America, Cina, Russia – l’influenza su un’area strategica del mondo che spazia dal Medio Oriente al Maghreb fino all’Africa subsahariana.” [12]

In sintesi, sebbene l’Europa, di cui si approfondiranno in seguito pregi e difetti della politica, abbia l’obiettivo di stabilizzare l’area, altre potenze, soprattutto quelle globali, influenzano maggiormente gli eventi del bacino: il Mediterraneo allargato è il luogo ove perseguono i loro fini, la propria prosperità e, in definitiva, affermano il proprio prestigio, rendendo così questo spazio marittimo inevitabilmente più affollato, conteso e dunque a rischio di sempre maggiore instabilità.

Fine II parte – continua

Salvatore Ronzo

 

Note

[8] Si veda, La Belt And Road Initiative avvicina Pechino all’Europa, in  https://www.esteri.it/mae/resource/pubblicazioni/2018/06/newsletter_n3_aprile_2018_new.pdf

[9] Si veda, ad esempio, BRI: per l’Italia, una matassa cinese da sbrogliare, in ISPI, 11 maggio 2023, in https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/bri-per-litalia-una-matassa-cinese-da-sbrogliare-128506

[10] Si veda anche Tajani in Cina: “Positivo il bilancio della missione, nuove opportunità per le nostre imprese”, in AGI, 4 settembre 2023, in https://www.agi.it/estero/news/2023-09-04/cina-missione-tajani-via-seta-imprese-missione-22890320/

[11] A sostegno di tale candidatura, il Principe ha lanciato la diffusione a livello internazionale del calcio della Saudi Professional League, a suon di acquisti – con stipendi faraonici – di numerosi calciatori tra i migliori al mondo e, quale allenatore della nazionale saudita, dell’ex CT dell’Italia Roberto Mancini.

[12] Si veda Rampini F., Perché sta rinascendo un «impero arabo» (con cui dovremo fare i conti), in Corriere della Sera, 23 agosto 2023, in https://www.corriere.it/oriente-occidente-federico-rampini/23_agosto_20/impero-arabo-25d2b992-3f5a-11ee-96ba9892496e1c04.shtml?utm_source=piano&utm_medium=email&utm_campaign=16338&pnespid=t_lpFX4baLlK0_bfojm_HYKdtgyiDoF7Ivmyz_xv9EFmN85hGoVYq082yXzvgy5qOgcZC8K_

 

da IL MEDITERRANEO ALLARGATO: LE SFIDE SECURITARIE NELL’ATTUALE CONTESTO GEOPOLITICO ED IL RUOLO DELL’ITALIA – Salvatore Ronzo – Mediterranean Insecurity di Ferdinando Sanfelice di Monteforte e Laura Quadarella Sanfelice di Monteforte

 

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