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livello elementare
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ARGOMENTO: PROFESSIONI DEL MARE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: RICERCA
parole chiave: Biologia, DNA, ricerca
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Cosa c’è dietro ad un articolo scientifico?
Già perché spesso, soprattutto sui social, arrivano solo fotografie in mare e l’articolo pubblicato, cioè il primo e l’ultimo dei passaggi. Ma cosa c’è in mezzo? Oggi ho voglia di raccontarvelo perché penso che sia importante, come in ogni viaggio, anche e soprattutto comprendere il percorso che si fa per raggiungere un obiettivo. Dietro ad ognuno dei miei articoli scientifici ci sono tanto tanto lavoro e tanti sacrifici. Lavoro di laboratorio in cui difficilmente i risultati delle analisi molecolari arrivano senza intoppi alla prima prova. Quindi tentativi, variabili da testare, parametri da modificare per ottimizzare un protocollo o per aumentare la resa (settimane compulsive fatte di dodici ore continuative in laboratorio al giorno).
Tra un’analisi e l’altra, ci sono ore di osservazione allo stereomicroscopio. Studiare e descrivere l’anatomia interna di organismi che si aggirano intorno al centimetro di lunghezza (da vivi!) è una cosa che richiede una certa manualità e calma. Le pinzette (le più fini esistenti) a certi ingrandimenti sono come tronchi con cui dovete maneggiare e pulire dentini piccolissimi o strutture e tessuti fragili e sottilissimi. Decine e decine di fotografie vengono fatte ad ogni passaggio e disegni a matita che descrivono i complicati apparati riproduttori.
Anche qui non sempre va tutto liscio: a volte capita che una struttura sembri pulitissima ma una invisibile pellicola trasparente sia rimasta sopra e al microscopio elettronico vi appaia l’immagine di un qualcosa che ricorda quello che vi aspettavate di vedere ma coperta da una specie di lenzuolo che rende impossibile visualizzarne le strutture caratteristiche. Ovviamente tutto da rifare da capo e campione perso. Oppure capita che un colpo di vento proprio mentre spostavate da una provetta all’altra la piccolissima piastra mascellare, faccia sparire come per magia l’oggetto della vostra attenzione della settimana precedente. Anche in quel caso tutto da ricominciare.
Una volta superati o aggirati i vari ostacoli, iniziate finalmente ad avere i primi risultati che normalmente vi scombinano tutta l’idea che avevate della situazione ma che vi ridanno la giusta adrenalina per andare avanti ancora più convinti e desiderosi di capire! Dalla fase in acqua a cercare bestioline siete passati a quella di laboratorio e ne siete usciti provati e stanchi ma contenti … ora vi ritrovate davanti al computer a scontrarvi con analisi sulle sequenze di DNA e quindi statistica, probabilità, e il tentativo di mettere insieme i dati bibliografici che avevate ottenuto studiandovi articoli su articoli (come farei senza di te Egidio Trainito ) ed i risultati che il DNA vi comunica.
E finalmente prende forma la storia ed iniziamo a scrivere. A questo punto si lavora per mesi in genere sulla scrittura dell’articolo e sulla formattazione a seconda della rivista a cui vogliamo provare a mandarlo. Finalmente lo spediamo. Da li in poi siamo nelle mani delle riviste che se lo terranno (se non ve lo rifiutano subito) per mesi, rinviandovelo con le correzioni di esperti del settore che quasi sempre vi aiutano a migliorare di molto il lavoro ma che a volte danno sfogo a tutta la loro creatività suggerendovi di implementarlo con analisi che loro stessi spesso non utilizzano. Ecco, grosso modo nel mezzo c’è questo. Per fare un articolo e pubblicarlo ci vogliono in media dai sei mesi ai due anni a seconda della complessità dell’articolo.
A questo nel mio caso vanno aggiunti i viaggi tutte le settimane in treno Milano-Lecce (10 ore) il lunedì e in aereo il venerdì per tornare a Milano da Brindisi … tutte le settimane perché se non dovessi vedere almeno per due giorni i miei amori (Michele Solca e Twiggy) penso che non riuscirei ad avere le energie necessarie ad affrontare tutte le fatiche e portare avanti il lavoro. Altra fonte di energia, oltre all’ambiente lavorativo in cui ho la fortuna di lavorare (Università del Salento), di sicuro sono tutti gli stimoli che Guido Scubalandia e il suo mitico team mi danno in ogni occasione. Professionalita e grinta nonostante il periodo difficile in cui siamo tutti.
Ecco … così ora sapete anche voi cosa c’è dietro ad una pubblicazione scientifica. Fatica, sacrifici, delusioni … ma anche tanta infinita passione e Amore per il Mare, per gli organismi incredibili che lo abitano e, soprattutto, per lo sviluppo della conoscenza.
Giulia Furfaro
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Ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche e Ambientali – DiSTeBA dell’Università del Salento. Il suo campo di competenza riguarda i gasteropodi eterobranchi e la sua attività di ricerca è focalizzata sullo sviluppo di un approccio tassonomico integrativo, combinando molteplici fonti di dati come morfologia, ecologia, tassonomia del DNA, filogenesi e biogeografia.
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