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Fotografia: La Luce ed il flash – parte I di Fabio Carnovale

tempo di lettura: 7 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: FOTOGRAFIA
PERIODO: XXI SECOLO

AREA: DIDATTICA
parole chiave: luce in acqua, flash

La luce
Le problematiche inerenti alla luce dipendono in primo luogo dalla diversa penetrazione della stessa attraverso un mezzo (liquido) enormemente più denso dell’aria; basti pensare che una colonna di dieci metri di acqua equivale, in peso, a una analoga colonna d’aria dello spessore della intera atmosfera terrestre.

carn 01Le conseguenze di questa differenza rispetto all’ambiente immerso nell’aria a cui siamo abituati a vivere sono molteplici: innanzi tutto la visibilità, in aria in una giornata tersa possiamo vedere anche a molti chilometri di distanza, in acqua una visibilità misurata nell’ordine di decine di metri è da considerarsi eccellente. Ma la particolarità che più ci interessa dal punto di vista fotografico è costituita dalla diversa attitudine all’assorbimento delle varie frequenze luminose. La luce bianca e’ costituita dalla fusione di diverse frequenze che generano i colori del cosiddetto “spettro” luminoso. Scomponendo tramite un prisma tale spettro nelle sue componenti essenziali, vediamo come si generano fasci di luce di colore diverso. Tutti ricorderemo l’esperimento del prisma fatto a scuola oppure il semplice arcobaleno; in queste circostanze, la luce viene “separata” nelle sue componenti svelando la sua natura policromatica. Noi siamo abituati a vedere il cielo azzurro per via dell’assorbimento da parte dell’atmosfera, di alcune frequenze luminose come il rosso, il giallo, il verde. Se per arrivare a questo risultato la luce deve attraversare molti chilometri di gas (atmosfera), sott’acqua bastano poche decine di centimetri: se ci fate caso, anche l’acqua contenuta in una vasca da bagno colma già varia il colore bianco del fondo in un tenue azzurrino. In particolar modo, nelle immersioni subacquee, l’assorbimento delle frequenze luminose avverrà, progressivamente, a scapito del rosso, arancione, giallo, verde, viola, fino a residuare il solo azzurro (vedi lo schema in alto). Per fare fronte a questa particolarità, al fine di non ottenere esclusivamente immagini monocromatiche, dovremo fare ricorso all’illuminazione artificiale che, per la fotosub, è costituita quasi esclusivamente dall’uso dei flash.

carn 02L’illuminazione artificiale: il flash
Per quanto sopra, la fotografia subacquea, nella quasi totalità dei casi, non può prescindere dall’utilizzo del flash che, illuminando da vicino i soggetti, riporta i colori allo spettro visibile al quale siamo abituati. Questo aspetto della fotografia subacquea è molto interessante anche per apprezzare la varietà di colori presenti sott’acqua, difficilmente distinguibili anche per chi si immerge. Le immagini seguenti mostrano come lo stesso soggetto mostra colori differenti a seconda se viene illuminato  o no.

Cattura     Catturab

La luce del flash restituisce i colori originali degli oggetti, in particolar modo le tonalità del rosso e arancio, che si perdono già nei primissimi metri. Ma anche utilizzando il flash bisogna tenere presente la ridotta penetrabilità della luce attraverso l’acqua ed il fatto che  la potenza del nostro flash verrà drasticamente ridotta (a circa un terzo) rispetto a quello che sarebbe stato in aria. E’ quindi consigliabile, se non imperativo, utilizzare un lampeggiatore di potenza adeguata. Viene da se che il flash incorporato nelle compatte e nelle reflex potrà essere utile solo per riprese ravvicinatissime e macro.

carn o5

con flash

carn 06

senza flash

Numero Guida (NG)
Il numero guida ci indica la potenza del flash. Secondo la fotografia classica, derivata dalla pellicola, il Numero Guida di un flash è il numero del diaframma necessario per avere una corretta esposizione ad una certa distanza con una sensibilità della pellicola (o del sensore) di 100 ISO da cui la formula :

diaframma x distanza = numero guida

In pratica, attraverso il numero guida, il fotografo desume il corretto valore di apertura del diaframma per un soggetto a una data distanza per una pellicola con una data sensibilità. In acqua, il NG del flash, qualora sia indicato il suo valore terrestre (non si capisce per quale motivo visto che i flash subacquei sono utilizzati in acqua!) dovrà essere diviso circa per tre: ad esempio un flash NG 22 a terra avrà un NG subacqueo 8 (valore approssimato essendo i valori dei diaframmi 32, 22, 16, 11, 8, 5,6, 4, 2,8).
Se vogliamo, con gli automatismi odierni, si possono ottenere anche valori intermedi senza soluzione di continuità ma continueremo a fare riferimento ai valori “fissi” per semplicità. Quindi da questo capiremo che anche con un flash di potenza ragguardevole, considerando che la caduta di potenza di illuminazione sott’acqua è molto più marcata che a terra, il raggio d’azione dell’illuminazione artificiale non potrà superare i 2-2,5 metri.
Per quanto riguarda la potenza del flash infine, dobbiamo ricordarci che la funzione del lampeggiatore non è prevalentemente quella di illuminare gli oggetti altrimenti troppo scuri ma è quella di restituire i colori; per cui se è vero che un flash a terra raddoppia il suo NG raddoppiando la sensibilità del sensore, è altrettanto vero che ciò non recupera i colori persi per cui una certa potenza rimane comunque indispensabile. Per essere completi dobbiamo ricordare che, in post-produzione potremo parzialmente modificare le tonalità per ottenere i colori voluti ma solo a patto di avere almeno in parte impressionato il sensore con questi, a meno di non “inventarli” di sana pianta partendo da una immagine monocromatica. In altre parole, la maggiore sensibilità del sensore permette di registrare l’immagine con un’illuminazione minore ma non riduce la dominante blu-verde che è conseguenza dell’illuminazione ambiente.

L’angolo di campo
Altra tematica importante riguardante il flash è l’angolo di campo. Non è sufficiente illuminare i soggetti, ma bisogna che il flash lo faccia in maniera uniforme e riesca il più possibile a coprire l’ampiezza dell’inquadratura ottenuta con gli obiettivi (in particolare, con i grandangolari che hanno un angolo di campo molto ampio). Non è necessario che il flash copra l’intera immagine inquadrata. Questo può essere utile per fotografare la parete di una piscina  ma raramente avremo una esigenza così in mare. Di fatto più ampio è il raggio di illuminazione e minore è la “caduta” di luminosità ai bordi e più le foto risulteranno di qualità. Al contrario, come vediamo nella foto, una illuminazione parziale fortemente delimitata tradisce la natura artificiale della luce. Per questo motivo, normalmente i lampeggiatori vengono corredati da diffusori per allargare il raggio di luminosità e rendere il bordo più morbido, questo però, ancora a scapito della potenza e del NG.

carn 07Questo flash non ha un angolo di campo sufficiente almeno a questa distanza, per questo obiettivo, in realtà sono poche le occasioni in cui si manifesta questa mancanza evidente: il più delle volte la luce artificiale si fonde con quella naturale creando anche una piacevole alternanza cromatica.

L’automatismo TTL
Una importantissima evoluzione dei flash, anche di quelli subacquei, è l’automatismo TTL (through the lens); in pratica esso consiste nel misurare attraverso l’obiettivo, e quindi in maniera il più possibile accurata, la luce del lampeggiatore che illumina la scena regolandone la potenza sul soggetto.

carn-08-300x199

il pesce risulta sovraesposto a causa dello sfondo lontano, non illuminabile. Un’altra causa della “bruciatura” della superficie laterale è la livrea riflettente di questa specie.

Si dosa così la esatta quantità di luce necessaria per ottenere un’esposizione corretta. Questo sistema presenta (o presentava) dei limiti quando si illumina un soggetto piccolo al centro della foto con lo sfondo lontano.

carn 09

L’automatismo TTL può essere particolarmente utile su soggetti in movimento, dove non abbiamo tempo per effettuare le regolazioni dell’esposizione.

In questo caso spesso il sensore TTL, non “leggendo” una luminosità sufficiente sullo sfondo, tende a sovresporre il soggetto in primo piano. Ovviamente esistono delle regolazioni sulle macchine fotografiche che limitano questo problema. Ogni marca di fotocamere ne ha sviluppati di diversi e molto efficienti; per approfondire questo argomento ognuno dovrà studiare con attenzione il complesso sistema macchina-flash che possiede. Nella foto a lato, possiamo vedere come l’automatismo TTL ci permette di effettuare uno scatto “al volo” senza doverci poi preoccupare troppo dell’esposizione.

La sospensione
Un’ultima questione importante del flash riguarda il cosiddetto “effetto nebbia” (back scattering). L’acqua del mare, ma anche dei laghi, presenta sempre una quantità considerevole di sospensione di particelle solide: sabbia, plancton e quant’altro, che saranno anche in misura maggiore visibili se contribuiremo a smuoverle con le pinne. Ebbene, il flash illumina queste particelle dando luogo ad un effetto “polveroso” sgradevole che dovremo in tutte le maniere limitare

carn sospensooneLe particelle solide in sospensione sono sempre presenti, anche nelle acque più limpide, si vedono bene solo se illuminate dal flash, per cui potremo accorgercene solo dopo visionato lo scatto. Il modo più efficace per ridurre l’illuminazione delle particelle consiste nell’angolare il flash e posizionarlo il più lontano possibile dalla macchina fotografica, possibilmente ponendolo in una posizione più avanzata del piano della macchina fotografica.

La luce del lampeggiatore dovrà essere angolata per quanto possibile, questo per minimizzare l’effetto nebbia dovuto alla sospensione (polvere, sabbia, plancton) presente in quantità più o meno elevata in tutti i laghi e mari. L’angolazione farà sì che la luce che torna verso di noi dopo aver colpito il soggetto illumini le particelle in sospensione da dietro (questo le rende non visibili), mentre nel percorso di andata queste saranno illuminate in maniera parziale e quindi più difficilmente rilevabili. E’ un effetto simile a quello che si vuole ottenere con i fari “fendinebbia” delle automobili che, essendo posti in maniera più angolata possibile rispetto alla visuale del guidatore (vengono infatti posti nella parte più bassa dell’anteriore dell’auto), fanno sì che la luce attraversi le particelle di acqua che formano la nebbia solo di ritorno. Se utilizziamo i fari abbaglianti avremo invece una illuminazione delle particelle acquose anche nel percorso di andata della luce, facendoci vedere quasi solo queste, a discapito della visibilità oltre di esse. Il flash subacqueo deve essere concepito in questo modo, in quanto le particelle in sospensione sono, in maniera più o meno elevata, sempre presenti.

fine della prima parte

 

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