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livello elementare
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ARGOMENTO: MARINA MILITARE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANO ARTICO
parole chiave: sottomarini, incidenti, marina russa
Le news mondiali hanno mostrato nei giorni scorsi delle immagini drammatiche, che hanno richiamato alla memoria il grave incidente del sottomarino russo Kursk avvenuto il 12 agosto del 2000. Come ricorderete il Kursk, un moderno sottomarino a propulsione nucleare, impegnato in una esercitazione nel Mar Glaciale Artico, a causa di un’esplosione interna subì gravi danni e sprofondò con il suo equipaggio negli abissi.
Il 1 luglio 2019, durante una non chiara attività in mare, il misterioso sottomarino nucleare AS 12 “Losharik” ha subito un incidente che avrebbe potuto avere conseguenze altrettanto drammatiche. Il battello, nonostante un grave incendio. scoppiato presumibilmente a bordo, è riuscito alla fine a riemergere. Purtroppo 14 marinai sono morti per l’inalazione dei fumi generatisi all’interno dello scafo. Il presidente russo Vladimir Putin ha definito l’incidente “una grande perdita“, ed ha immediatamente convocato il ministro della difesa, Sergei Shoigu.
Hero of Russia, captain 1st rank | Dolanski Denis Vladimirovich |
Hero of Russia, captain 1st rank | Filin, Nikolai Ivanovich |
Captain of 1st rank | Abankin Vladimir Leonidovich |
Captain of 1st rank | Andrey Vladimirovich |
Captain of 1st rank | Konstantin Anatolyevich Ivanov |
Captain 1st rank | Oparin Denis Aleksandrovich |
Captain 1st rank | Somov, Konstantin Yurievich |
Captain 2nd rank | Avdonin Aleksandr Valerievich |
Captain 2nd rank | Danilchenko Sergey Petrovich |
Captain 2nd rank | Soloviev, Dmitry Aleksandrovich |
Medical corps Lieutenant Colonel | Vasilyev Alexander Sergeevich; |
Captain 3rd rank | Kuzmin, Victor S |
Captain 3rd rank | Suhinichi Vladimir G. |
Lieutenant | Dubkov Mikhail Igorevich |
Nonostante le dichiarazioni rilasciate dai portavoce russi rimangono dei dubbi sull’evento. Una cosa alquanto strana, che non può non saltare all’occhio, è che i quattordici militari russi coinvolti non erano semplici marinai ma, come vedete dalla tabella, ufficiali di alto rango, di cui alcuni anche decorati. Forse il loro sacrificio ha permesso di evitare un incidente nucleare con conseguenze catastrofiche.
Per quale motivo erano presenti a bordo tanti Ufficiali superiori? Era forse una commissione di verifica per qualche nuovo test?
Mosca ovviamente non si sbottona. D’altronde il battello non è un sottomarino qualsiasi ma uno dei più moderni mezzi subacquei spia della Marina russa. Secondo l’agenzia di stampa indipendente RBC e il giornale Novaya Gazeta, il sottomarino coinvolto è il famoso battello a propulsione nucleare AS 12 “Losharik“, progettato negli anni ’80 ed entrato in servizio nel 2003.
Ma che cosa ha di tanto speciale questo battello nucleare, apparentemente senza armi a bordo e con un equipaggio di soli 25 uomini che si dice possa operare a profondità superiori a 2000 metri di profondità?
Come per il sottomarino nucleare NR 1 della US Navy vi sono fonti che ne ipotizzano un uso decisamente particolare: l’intercettazione dei cavi di comunicazione che solcano gli oceani per spionaggio o per eventuali operazioni di sabotaggio. Non ci sarebbe da meravigliarsi, in un mondo in cui le comunicazioni sostengono le nostre economie, questo tipo di attività spionistica potrebbe causare danni economici importanti. Pensate che su questi cavi in fibra ottica viaggiano ogni giorno telefonate, e-mail, e miliardi di euro in transazioni finanziarie.
Sebbene i Russi dichiarano di impiegare questi sottomarini per ricerche batimetriche e ricerche oceaniche, Bryan Clark, un ex ufficiale della marina statunitense. esperto di operazioni sottomarine, ha dichiarato a Business Insider che “… se stanno facendo ricerche sul fondo del mare con un sottomarino militare, probabilmente sono anche in grado di interdire o interrompere il cablaggio sottomarino o altre infrastrutture, come i gasdotti“. Questa tipologia atipica di sottomarini potrebbero anche essere usata per installare, rimuovere o distruggere sensori sonar di ascolto nelle profondità degli oceani.
Cosa è successo al Losharik?
La versione ufficiale russa è che l’incendio è avvenuto mentre il battello stava conducendo delle indagini batimetriche – ovvero di misura della profondità del fondo marino. Un’attività idrografica che normalmente non richiede grandi mezzi. Perché allora utilizzare addirittura un sottomarino nucleare? Mosca non ha fornito alcuna informazione specifica sul tipo o sul modello della sottomarino, dicendo solo che i dettagli sono coperti da “segreto di stato” (fonte AFP). Secondo l’agenzia Reuters, le autorità norvegesi hanno riferito di non aver rilevato alcuna radiazione anomala dopo l’incidente. Ma non sono mancate le polemiche; un sito non governativo, critico verso Putin (sempre secondo Reuters), si sarebbe lamentato delle scarse informazioni rilasciate che avrebbero dovuto colmare l’incertezza legata ad un potenziale pericolo di emissioni radioattive a seguito dell’incidente.
Vediamo di mettere insieme le informazioni rilasciate sulle news
Sembrerebbe che l’incendio a bordo del Losharik si sia verificato nel Mare di Barents alle 20:30 circa di lunedì 1 luglio 2019. L’Autorità norvegese per la protezione dalle radiazioni (NRPA) ha dichiarato che a seguito di un’esplosione di gas, tra l’altro confermata dalle autorità russe, avvenuta all’interno del sottomarino (fonte AFP) è scaturito l’incendio. La NRPA, preoccupata da un possibile inquinamento radioattivo, ha richiesto conferma che a bordo del sottomarino sia presente un reattore nucleare. Inutile dire che non vi sono state risposte.
Un comunicato del Ministero della Difesa russo, rilasciato dal servizio di notizie TASS, ha affermato che quattordici componenti dell’equipaggio sono morti “in acque russe territoriali a seguito di inalazione di prodotti di combustione a bordo di una sottomarino designato per lo studio del fondo marino … nell’interesse della marina russa“. Inoltre, dalle informazioni rilasciate, risulterebbe che ci siano stati 5 o 6 feriti. Sembrerebbe che il fuoco sia scoppiato durante l’esecuzione di misurazioni oceanografiche ed è stato poi estinto dalle azioni di “auto-sacrificio” dell’equipaggio per evitare danni collaterali maggiori. Un’affermazione che fa presupporre un’azione disperata portata avanti dai quattordici ufficiali periti nell’incidente.
Vero o falso sarà difficile da dimostrare e la versione ufficiale, presentata dalle autorità russe, presenta ancora non pochi lati oscuri.
Tanti misteri
Prima di tutto, perché sulla nave vi erano così tanti ufficiali di grado elevato? L’unica spiegazione è che si trattasse di una dimostrazione tecnica di qualche nuova apparecchiatura e che qualcosa sia andato storto. Essendo stati dichiarati quattordici decessi, compreso quello del Comandante, ci si domanda perché il sottomarino non abbia effettuato un’emersione di emergenza? Il battello risulta riemerso circa un’ora dopo l’inizio, dichiarato, dell’incendio .. anche questo è poco credibile in quanto nessun battello subacqueo cercherebbe di soffocare un incendio in profondità in quanto, in caso di fallimento, non ci sarebbe il tempo per evacuare l’equipaggio.
Non ultimo sembrerebbe che per rimorchiare il sottomarino (peso stimato di 1600 tonnellate) siano stati necessari due rimorchiatori ed una nave da guerra. Questo potrebbe far pensare che aree interne siano state allagate nel disperato tentativo di spegnere l’incendio oppure che il Losharik, nel momento dell’emergenza, fosse ancora agganciato al sommergibile madre e che l’incendio abbia in realtà interessato entrambi i battelli.
Il Losharik è poi rientrato alla base militare di Severomorsk, nella penisola di Kola, al di sopra il Circolo polare artico, ironia della sorte la stessa base dove aveva servito il sottomarino Kursk, che affondò con tutto il suo equipaggio nel Mar di Barents nell’agosto del 2000. Per quanto di conoscenza, l’incendio del Losharik segue quello avvenuto nel 2008 a bordo del sottomarino Nerpa, che provocò la morte di venti persone a causa di un malfunzionamento del sistema anti incendio nel Mar del Giappone.
Mentre il Nerpa ed il Kursk erano sottomarini di attacco, il Losharik è ufficialmente un battello per ricerche oceanografiche profonde sotto il controllo della Direzione delle ricerche del Cremlino. La sua architettura interna è curiosa. L’analisi delle immagini satellitari mentre si trovava in un bacino di carenaggio a Severomorsk lo conferma e mostra che lo scafo è costituito da sette sfere.
Come sappiamo gli scafi sferici sono spesso usati in battelli subacquei oceanografici (pensate ad esempio ai batiscafi) che devono operare a grandi profondità perché consentono una resistenza maggiore rispetto ai cilindri normali. Questo comporta che, sebbene sia lungo circa 70 metri, lo spazio interno del Losharik è molto inferiore rispetto ad altri sottomarini con dimensioni simili, e tutte le paratie sono state realizzate necessariamente curve per motivi idrodinamici. Le sfere, del diametro di circa sei metri, sono costruite in lega di titanio e contenute all’interno di uno scafo esterno idrodinamico che dà l’aspetto di un sottomarino regolare.
Il Losharik fu impostato nel 1988, entrando in servizio nel 2003 come sottomarino nucleare per operazioni profonde, con compiti oceanografici ma anche adatto per azioni di spionaggio e sabotaggio. Come alcuni suoi predecessori, le limitate dimensioni non consentono di operare a lungo per cui si appoggia ad un sottomarino madre, appositamente modificato, che trasporta il Losharik in area di operazioni per poi recuperarlo a termine missione.
Per tale motivo sono stati modificati due sottomarini (il primo appartenente alla classe Delta III e l’altro alla Delta IV, il BS-64 Podmoskovye) che trasportano sotto lo scafo il sottomarino spia. Da quanto comunicato era proprio il BS-64 Podmoskovye a trovarsi in vicinanza del Lashorik al momento dell’incidente.
Forse non sapremo mai la verità, ma possiamo avere un doveroso pensiero per quei marinai che hanno perso la loro vita nelle gelide acque del Nord, forse per evitare danni maggiori all’ambiente.
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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