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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: Regia Marina Italia, Cavagnari
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Fu sulla base di queste esigenze che già ai primi di aprile del 1939 si erano incontrati ad Innsbruck il generale Alberto Pariani, Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito, e il collega tedesco Wilhelm Keitel, a capo dell’OKW (Oberkommando der Wehrmacht), per discutere i problemi inerenti ai rispettivi eserciti; in tale occasione le due delegazioni parlarono di argomenti tecnici e addestrativi, ma non operativi poiché secondo l’opinione delle due parti, non ve n’era bisogno. Inoltre Pariani dichiarò apertamente che l’Italia, dovendo attuare il programma di rinnovamento del materiale bellico, non poteva entrare in guerra prima del 1943. Il 20 e 21 giugno 1939 – precedendo di qualche giorno l’incontro tra i capi dell’aviazione, generale Giuseppe Valle e maresciallo del Reich Hermann Göring, che nelle discussioni fu rappresentato dal Sottosegretario della Luftwaffe Feldmaresciallo Herhard Milch – si recò in Germania una delegazione della Regia Marina, guidata dal Sottosegretario di Stato e Capo di Stato Maggiore ammiraglio Domenico Cavagnari. L’incontro con i colleghi tedeschi, che erano guidati dal Capo della Kriegsmarine, Grande ammiraglio Erich Raider, si svolse nella deliziosa località di Friedrichshafen, sul lago di Costanza.
Sebbene lo scopo dell’incontro fosse quello di gettare le basi di una più stretta collaborazione operativa e strategico – tattica, a questi intenti non corrisposero conclusioni altrettanto promettenti di immediati sviluppi nell’interesse delle due Marine, come era nelle reali intenzioni dei due Capi delegazione, i cui contatti si svolsero in un clima di molta cordialità e reciproca comprensione. Infatti, data la natura di semplice correlazione, e non di cooperazione operativa, assunta nelle discussioni fra le due Marine, ognuna delle quali voleva essere responsabile nei propri settori di competenza, fu rinviata, di comune accordo, l’idea di costituire un Comando unico.
Il tutto si concluse con il riconoscimento della necessità di adottare più fiduciosi contatti di carattere navale, limitati però a scambi di notizie sui rispettivi progressi tecnici e sui progetti di impiego. In definitiva a Friedrichshafen la delegazione della Marina italiana ottenne di impiantare sicure comunicazioni fra i due Alti Comandi Centrali, mediante l’utilizzo di cifrari operativi comuni; convenne sulla necessità di scambi di ufficiali in occasione delle grandi manovre navali per constatare il reciproco livello di addestramento raggiunto; trattò sulla costituzione di due Commissioni di Collegamento fra le due Marine; infine, fece presente l’opportunità di ricevere aiuto da parte della Germania per accelerare la preparazione bellica, sotto forma di contributo industriale e di cessione di materie prime, nonché di artiglierie contraeree(cannoni da 88 mm) da impiegare nella difesa della basi navali.
Quanto al concetto prettamente operativo, l’ammiraglio Cavagnari fece presente che da parte della Regia Marina esso si sarebbe concretizzato nella formula di esercitare la massima pressione nel Mediterraneo Centrale, per mantenere il grosso delle Forze nemiche il più possibile diviso fra i due bacini occidentale e orientale. Inoltre la Regia Marina avrebbe svolto operazioni offensive nell’Oceano Indiano, con alcuni sommergibili e con tre incrociatori da ottomila tonnellate (classe “Ciano”) di prevista nuova costruzione, e partecipato alla guerra nell’Oceano Atlantico, inizialmente con dodici sommergibili, che il Grande ammiraglio Raeder, volendo evitare interferenze nei settori settentrionali assegnati alla Kriegsmarine, chiese fossero dislocati a sud del parallelo di Lisbona. Tuttavia a queste generiche conclusioni, nei successivi contatti mantenuti tramite gli addetti militari per la fornitura di armi e materiali, e ai nuovi scambi di opinioni avvenuti nel gennaio del 1940 tra il Sottocapo di Stato Maggiore della Regia Marina, ammiraglio Odoardo Somigli, e l’Addetto Militare germanico a Roma, capitano di vascello Werner Lowish, non fece seguito nessun piano di guerra marittima in comune, che non fu neppure abbozzato.
Ragion per cui il 10 giugno1940, sette mesi dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale iniziata dalla Germania il 1° settembre 1939 con l’invasione della Polonia, la Regia Marina entrò in guerra, prima del previsto, con norme che prescrivevano, secondo gli ordini del Duce fissati con la direttiva n° 328 del 31 marzo, “Offensiva in mare su tutta la linea, in Mediterraneo e fuori”. Direttiva che aveva sollevato l’opposizione dell’ammiraglio Cavagnari. 2 Tuttavia, nel commentare le direttive di Mussolini ai Capi di Stato Maggiore delle Forze Armate del Regno, il maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, Capo dello Stato Maggiore Generale, affermò nella seduta del 9 aprile quanto segue: 3 “Circa l’azione a fondo della Marina io dico che bisogna interpretarla nel senso di non gettarsi a testa bassa contro la flotta inglese e francese ma di assumere una dislocazione, soprattutto con i sommergibili, atta ad intralciare il traffico degli avversari.“
Il Capo di Stato Maggiore della Marina, convinto fautore di una politica navale dall’atteggiamento prudenziale, condivise in pieno le idee strategiche del maresciallo Badoglio. Con promemoria del 14 aprile egli fece notare a Mussolini che le possibilità di fronteggiare la coalizione delle flotte anglo-francese era resa difficile dall’inferiorità dei mezzi delle forze navali italiane, ed aggravata da un’avversa situazione geografica. Cavagnari fece al Duce un quadro depolarizzante. Affermò infatti che oltre all’impossibilità di “realizzare una condotta di guerra decisamente offensiva” con la flotta di superficie, le stesse operazioni dei sommergibili sarebbero risultate infruttuose per mancanza di traffico nemico nel Mediterraneo, e la guerra delle mine scarsamente produttiva in tale mare per inadeguatezza dei fondali. Quindi, sostenendo che le condizioni descritte avrebbero costretto la Regia Marina a combattere “sulla difensiva”, l’ammiraglio Cavagnari concluse il suo sconsolante promemoria affermando: 4 “Qualunque sia il carattere, che la guerra potrà assumere in Mediterraneo, ingente sarà alla fine, il bilancio delle nostre perdite navali. Alle trattative di pace l’Italia potrebbe giungere non soltanto senza pegni territoriali, ma anche senza flotta e forse anche senza Aeronautica.”
In definitiva, oltre alle perdite, Cavagnari era dell’idea che agire offensivamente nel Mediterraneo, contro le superiori forze nemiche che ne controllavano le estremità, avrebbe significato strangolare l’attività della Marina. La cauta presa di posizione del Capo della Marina, appoggiata dal maresciallo Badoglio, portò a conservare il vecchio concetto strategico, già impiegato nella prima guerra mondiale nella guerra in Adriatico, della difensiva nei bacini occidentale e orientale del Mediterraneo, per “avere in mano il Canale di Sicilia”, come ricordò Cavagnari nella riunione dei Capi di Stato Maggiore del 30 maggio 1940. 5 Nello stesso tempo, avvicinandosi la fatale vigilia dell’entrata in guerra, fu deciso di assumere un atteggiamento offensivo soltanto contro la Gran Bretagna, e un atteggiamento di aspettativa nei confronti della Francia che, attaccata a fondo dalla Germania si trovava sull’orlo del collasso. Nei riguardi della Francia, Badoglio disse ai Capi di Stato Maggiore riunitisi nuovamente il 5 giugno: “Non credo che essa prenderà iniziative contro di noi”.6 Come vedremo si sbagliava.
Francesco Mattesini
estratto dal saggio dell’autore “La fallimentare strategia della “Fleet in being” dell’ammiraglio Domenico Cavagnari“
Note
2 Francesco Mattesini, Corrispondenza e Direttive Tecnico-Operative di Supermarina, Volume Primo – Primo Tomo, Ufficio Storico della Marina Militare (da ora in poi USMM), Documento n. 67, p. 262-265.
3 Stato Maggiore dell’Esercito Ufficio Storico (da ora in poi SMEUS), Verbali delle riunioni del Capo di Stato Maggiore, vol. I, Roma, 1983, p. 38.
4 Angelo Iachino, Tramonto di una grande Marina, Milano 1959, p. 314
5 SMEUS, Verbali delle riunioni del Capo di SM Generale, cit., p. 52.
6 Ibidem, p. 55.
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