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Un prezioso bracciale egizio ci racconta i commerci di oltre 4600 anni fa nel mediterraneo orientale

tempo di lettura: 4 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: ARCHEOLOGIA
PERIODO: 2,6 MILLENNIO a.c.
AREA: COMMERCIO
parole chiave:  argento

 

A volte esaminando piccoli oggetti funerari si scoprono importanti connessioni fra i popoli antichi. In un recente studio, Analyses of queen Hetepheres’ bracelets from her celebrated tomb in Giza reveals new information on silver, metallurgy and trade in Old Kingdom Egypt, c. 2600 BC di Karin Sowada, et alii, pubblicato sul Journal of Archaeological Science: Reports, Volume 49, 2023, si è provata una connessione tra l’antico Egitto e la Grecia.

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Sarcofago in alabastro della regina Hethepheres I – Fonte George Andrew Reisner, A history of the Giza necropolis, Vol.2: The tomb of Hetep-Heres, the mother of Cheops: a study of Egyptian civilization in the Old Kingdom, 1955, Pl. 262 – Foto di George A Reisner (1867-1942) Reisner-Hetepheres-Pl43.jpg – Wikimedia Commons


Nella ricca tomba della regina Hetephere I, madre del costruttore della grande piramide di Giza, il faraone Khufu (regno c. 2589-2566 a.C.), sono stati ritrovati numerosi artefatti d’argento dal primo Egitto. La tomba è fra le rarissime sepolture reali ritrovate intonse dell’antico Egitto, e l’unica inviolata fra quelle dell’Antico Regno. Tra i tanti oggetti ritrovati, recentemente sono stati analizzati diversi campioni della loro collezione conservata nel Museo delle Fine Arti di Boston per ottenere la loro composizione mineralogica e comprendere quali metodi di trattamento metallurgico furono applicati su quei metalli.

La ricerca è legata al fatto che l’Egitto non ha miniere d’argento domestico e questo metallo prezioso si trova raramente nella documentazione archeologica egiziana fino all’età del bronzo medio, epoca in cui verosimilmente esistevano scambi commerciali all’interno del Mediterraneo. Gli archeologi, con una certa sorpresa hanno scoperto che i pezzi erano stati realizzati in argento con rame, oro, piombo ed altri minerali. La notizia parrebbe di poco conto se non fosse stato che i rapporti di isotopi di piombo sono coerenti con i minerali delle Cicladi (Isole Egeo, Grecia) e, in misura minore, da Lavrion (Attica, Grecia), escludendo la provenienza da regioni dell’Anatolia (Asia occidentale). I braccialetti furono ricotti e arricchito a freddo durante la creazione dei manufatti confermando l’esistenza di reti di scambio di materie prime e metallurgia in Egitto durante la prima età del bronzo. La rarità di questi oggetti è triplice: i depositi di sepoltura reale sopravvissuti di questo periodo sono pochissimi, solo piccole quantità di argento sono sopravvissute nella documentazione archeologica fino all’età del bronzo medio (c. 1900 a.C.) e di fatto l’Egitto manca di depositi d’argento locali. 

Gli archeologi sono a conoscenza che artefatti d’argento apparvero per la prima volta in Egitto durante il 4 ° millennio a.C., ma la fonte originale allora, e nel 3 ° millennio, è ancora sconosciuta e gli antichi testi egizi non menzionano alcuna fonte locale facendone ipotizzare un arrivo commerciale da altre regioni, probabilmente tramite Byblos sulla costa libanese. I meccanismi di scambio tra Egitto e Libano sono attestati dal periodo Naqada IIIA1 (c. 3320 a.C.) e forse probabilmente ancora prima (Hartung, 2001, Hartung et al., 2015, Ownby et al., 2022). Nel corso dei secoli successivi, l’Egitto sviluppò intense relazioni commerciali con Byblos e la regione. 

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oggetti preziosi ritrovati nella tomba della regina Hetephere I – da studio citato

I braccialetti della Regina (C), realizzati in un metallo all’epoca raro in Egitto, ne dimostrano il valore, impreziosito dall’uso raffinato di turchesi, lapislazzuli e corniole intarsiate, cosa che conferma che la manifattura avvenne in Egitto e non altrove. Le depressioni colpite all’esterno contenevano intarsi in pietra con la forma delle farfalle. Almeno quattro insetti sono raffigurati su ciascun braccialetto, realizzati utilizzando piccoli pezzi di turchese, corniola e lapislazzuli, con ogni farfalla separata da un pezzo circolare di corniola. 

Ma torniamo al metallo
Fu esaminato quasi 100 anni fa da A. Lucas e H.E. Cox che scoprirono fosse al 90,1% argento, 8,9% oro e 1,0% di rame. Il fatto che l’oro fosse in percentuale minore fece ipotizzare che fossero stati stati importati già nel vecchio regno. Le ultime ricerche sui frammenti dei bracciali della regina Hetephere I hanno confermato che il metallo di realizzazione fosse argento, cosa che, all’epoca, ne faceva un oggetto estremamente raro, con un contenuto originale di oro medio del 7% per migliorare la sua malleabilità e l’aspetto quando veniva lavorato. Per la prima volta, le immagini al microscopio a scansione (SEM)  hanno rivelato che i bracciali furono realizzati martellando il metallo a freddo, con frequente ricottura per prevenirne la rottura.

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mappa del mediterraneo orientale con evidenziate le aree di produzione del minerale di argento. Il suo trasporto doveva essere verosimilmente fatto per via marittima – da studio citato

L’analisi degli isotopi di piombo indica che l’argento era probabilmente importato dalle Cicladi (Seripho, Anafi o Kea-Kithnos) o forse dalle miniere di Lavrion in Attica. Questa nuova scoperta dimostra, per la prima volta, la potenziale estensione geografica delle reti di approvvigionamento delle materie prime utilizzate dall’Egitto egiziano durante il vecchio regno antico al culmine dell’età della costruzione della piramide. 

 

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