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Quali lezioni e implicazioni per Taipei/Taiwan dal conflitto ucraino? – parte IV

tempo di lettura: 7 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: GEOPOLITICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: MAR CINESE MERIDIONALE
parole chiave: Taipei/Taiwan, Repubblica Popolare Cinese
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I vertici politici e militari di Taipei prestano molta attenzione all’attuale conflitto in Ucraina in quanto offre un’ampia gamma di indicazioni per la propria situazione, pur essendo perfettamente coscienti che i problemi della difesa di Taiwan sono molto diversi da quelli di Kiev.

Non a caso, il seminario accademico organizzato ogni anno dalla National Defense University sugli studi di Sicurezza Internazionale e Regionale verteva lo scorso ottobre 2022 sull’esperienze emerse dallo scontro Ucraina-Russia e la loro applicabilità alla realtà taiwanese. Anche se non tutti questi insegnamenti sono utili per prepararsi all’aggressione cinese, in quanto Taiwan è un piccolo Paese insulare che non condivide confini con alleati degli Stati Uniti, è possibile trarre utili spunti relativi alla strategia, alla condotta delle operazioni, all’intelligence e alla logistica.

La maggior parte dell’assistenza statunitense e alleata (NATO e europea) a Kiev è affluita dopo l’invasione russa del 24 febbraio 2023 utilizzando le numerose vie di collegamento terrestri attraverso l’Europa, che hanno permesso in tempi brevi di trasportare armi, aiuti umanitari e altra assistenza all’Ucraina. Per Taipei risulterebbe molto più difficile ricevere la stessa quantità di rifornimenti durante un conflitto (o in sua previsione) in quanto la Cina potrebbe realizzare un blocco aereo e navale per contrastare l’accesso a Taiwan, anche se vari comandanti statunitensi sono fiduciosi di poter rompere questo tentativo di isolamento. Tale realtà suggerisce, in ogni caso, di accumulare scorte sull’isola prima di un conflitto.

Le principali lezioni apprese dalla situazione ucraina d’interesse di Taipei possono essere:

  • condotta delle operazioni in un ambiente multi-dominio e in relazione alla natura della minaccia e all’ambiente operativo;
  • capacità industriale su larga scala, indipendente e tecnologicamente avanzata, per garantire una produzione bellica autonoma, soprattutto di munizioni per l’elevato consumo giornaliero (oltre 20.000 colpi/giorno);
  • catena logistica, dall’organizzazione centrale alla zona dei combattimenti, semplice, lineare e ben definita;
  • riduzione dell’approvvigionamento di sub-componenti degli equipaggiamenti dall’estero (addirittura da un Paese ostile) per evitare il condizionamento dell’efficienza dei mezzi;
  • UAV diventati una componente chiave come arma aerea di attacco al suolo che aumenta le capacità di proiezione offensiva ed esercita una grande influenza sul campo di battaglia, rivelando le vulnerabilità dei sistemi d’arma terrestri (carri armati, artiglieria, radar e missili terra-aria) senza difese specifiche anti-droni;
  • componenti dei sistemi d’arma il più possibile intercambiabili e interoperabili per ridurre l’onere logistico e incrementare la standardizzazione delle esigenze di rifornimenti;
  • installazione di reti di collegamento tradizionali tenuto conto che i sistemi di C2 più sono sofisticati più diventano vulnerabili alle contromisure elettroniche e possono essere degradati per periodi di tempo;
  • artiglieria (mortai pesanti, cannoni, razzi a guida GPS) principale fonte di effetti e di perdite sul campo di battaglia (80% delle perdite);
  • sorgenti di fuoco indiretto inserite in un unico targeting cycle per ottimizzare le missioni di fuoco in relazione agli obiettivi (distanza, tipo, valore, ecc.);
  • il numero di cannoni e disponibilità di munizioni hanno una diretta rilevanza sugli effetti degli interventi, soprattutto se le interferenze elettroniche impediscono/disturbano l’uso di munizioni guidate;
  • i sistemi di fuoco indiretti senza una guida GPS riescono comunque ad ottenere una grande accuratezza senza un eccessivo consumo di munizioni, grazie alla digitalizzazione delle mappe combinata con i droni, che consentono la geolocalizzazione e il puntamento con maggiore precisione;
  • i cannoni antiaerei, in combinazione con le difese aeree più moderne, possono essere ancora letali contro elicotteri, velivoli e droni che operano a bassa quota (sono preferiti ai missili, ove possibile, grazie anche al costo molto più basso e alla maggiore disponibilità di munizioni);
  • dislocazione (sin dal tempo di pace) di depositi munizioni protetti (o di altri equipaggiamenti sensibili) di contenute dimensioni nelle retrovie delle posizioni di difesa principale per limitare i danni del fuoco avversario, evitando grandi depositi a ridosso della linea di contatto in quanto obiettivi vulnerabili (problema minimo per Taiwan che ricorre ai depositi in galleria);
  • gli ostacoli passivi ed attivi (campi minati, fossati anticarro, ecc.), i possibili obiettivi nemici (spiagge, zone di avio/eli sbarco, aeroporti, incroci, strisce di atterraggio, ecc.) devono essere mappati e protetti con il fuoco delle artiglierie;
  • la mobilità fuori-strada, la dispersione, la mimetizzazione, l’occultamento e l’inganno aumentano la sopravvivenza delle forze;
  • la sopravvivenza può essere influenzata in modo significativo dalla capacità di “nascondere” le posizioni all’osservazione degli UAV e dalla riduzione delle emissioni elettromagnetiche per impedirne il rilevamento da parte dei sistemi EW;
  • le reti mimetiche – in particolare quelle in grado di oscurare l’osservazione multi-spettro – possono migliorare i livelli di sopravvivenza e ridurre la capacità avversarie di rilevare gli obiettivi dal cielo;
  • tutte le unità (di combattimento e di supporto) dovrebbero avere lo stesso addestramento.

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Non una questione di “se” ma di “quando”
Recentemente il Direttore della CIA, William Burns, ha affermato in una intervista alla CBS (26 febbraio 2023) […] credo che dobbiamo prendere molto sul serio le ambizioni di Xi per quanto riguarda il controllo finale di Taiwan. Tuttavia, a nostro avviso, questo non significa che un conflitto militare sia inevitabile. Sappiamo, come è stato reso pubblico, che il Presidente Xi ha dato istruzioni al PLA, la leadership militare cinese, di essere pronto entro il 2027 a invadere Taiwan, ma questo non significa che abbia deciso di invadere nel 2027 o in qualsiasi altro anno.

Credo che il nostro giudizio sia che il Presidente Xi e la sua leadership militare dubitino oggi della possibilità di realizzare tale invasione. Credo che l’esperienza di Putin in Ucraina abbia probabilmente rafforzato alcuni di questi dubbi. Quindi, tutto ciò che vorrei dire è che penso che i rischi di un potenziale uso della forza probabilmente aumentano quanto più si va avanti in questo decennio e oltre, anche nel decennio successivo […].”

Nonostante questa potenziale minaccia, quando si passeggia per le colorate vie di Taipei, non si ha l’impressione di essere in una società che si aspetta un attacco incombente: a Taiwan non si vive come in Israele. L’invasione potrebbe iniziare con l’occupazione delle isole Kinmen e Matsu (per testare la reazione internazionale) e un concomitante blocco navale per interdire le linee di comunicazione marittime e un blocco aereo per stabilire (e far rispettare) una no-fly zone su Taiwan e costringere la leadership di Taipei ad accettare un dialogo per una soluzione politica. L’isola, per la carenza di risorse naturali, dipende fortemente dalle importazioni (petrolio, componenti di prodotti elettronici, prodotti minerali, macchinari, prodotti chimici e alimentari, medicinali, ecc.).

Pechino preferirebbe, infatti, assorbire Taiwan senza l’uso della forza, come ha pubblicamente affermato il Presidente Xi Jinping. Qualora questa prima fase dell’aggressione non dovesse fornire i risultati auspicati, Pechino sarebbe costretta a procedere con un intervento militare che, al di là delle operazioni anfibie iniziali, comporterebbe di dover fronteggiare rilevanti sfide, tra cui le reazioni della Comunità Internazionale (modello sanzioni contro la Russia).

Il successo di una operazione di tale natura dipenderà dalle capacità del PLA non solo di contrastare il potenziale intervento americano (e forse di altri Paesi) ma anche di prendere il controllo di Taiwan rapidamente per conseguire il “fatto compiuto” che sarebbe difficile da revocare (modello Crimea). La strategia di difesa asimmetrica di Taiwan ha proprio lo scopo di guadagnare tempo ed attendere (l’auspicato) intervento statunitense.

La U.S. 2022 National Defense Strategy identifica chiaramente la “attività coercitiva della Cina nei confronti di Taiwan” come la “sfida da affrontare” per il Dipartimento della Difesa. Tenuto conto, peraltro, che Taipei non da per scontato che gli Stati Uniti siano disposti a sacrificare vite americane per difendere l’isola dall’aggressione cinese, in assenza di un trattato di mutua difesa, le Forze Armate taiwanesi sono organizzate per contrastare autonomamente (self-reliant defense policy) tutte le possibili azioni del PLA lungo il continuum pace-guerra applicando la Resolute Defense and Multi-domain Deterrence. Ovviamente Taiwan apprezzerebbe qualsiasi forma di assistenza e di sostegno da parte di Washington (modello Ucraina), fondamentali per la sicurezza dello Stretto, che consentirebbe alle proprie Forze Armate di combattere con maggiore sicurezza.

Sin dall’istituzione del Taiwan Relations Act nel 1979 (disposizioni in merito ai rapporti culturali, commerciali, diplomatici, strategici, militari e difensivi con Taipei), gli Stati Uniti sono stati deliberatamente vaghi sul loro impegno di sicurezza nei confronti di Taiwan (Washington ha mantenuto a lungo una politica di “ambiguità strategica” che non rende chiaro se lo farà o meno), anche se le recenti dichiarazioni del Presidente Biden (Biden leaves no doubt: ‘Strategic ambiguity’ toward Taiwan is dead’, Politico, 9 settembre 2022) sono state interpretate come un chiarimento dell’intenzione di difendere Taipei.

 

Fregata di classe Kang Ding della Marina ROC (classe Lafayette) con elicottero S-70C ROCN (Marina della Repubblica Cinese) – Ministero della Difesa Nazionale (ROC)

In effetti, negli ultimi anni la collaborazione tra Taiwan e gli Stati Uniti appare sempre più solida come lo dimostrano i dialoghi politici di alto livello, scambi di intelligence, ricerche e studi operativi, addestramento del personale, sviluppo degli armamenti e cooperazione nell’industria della difesa.

Nessuno sa, tuttavia, cosa potrebbe decidere un futuro Presidente degli Stati Uniti in caso di aggressione. Ma la guerra in Ucraina ha convinto i vertici politici e militari taiwanesi che, per ottenere il sostegno internazionale, devono mostrare la capacità e la volontà di fronteggiare da soli l’assalto comunista, almeno inizialmente.

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In base al Taiwan Relations Act e alle Six Assurances (linee guida nella condotta delle relazioni tra Stati Uniti e Taiwan del 1982, soprattutto per la vendita delle armi), Taipei continua a migliorare le proprie capacità di difesa attraverso differenziati programmi di acquisizione di armi e di equipaggiamenti, prioritariamente con sviluppo e produzione autonoma tramite l’industria nazionale, e di cooperazione con gli Stati Uniti già instaurata a più livelli. I tempi, tuttavia, di vendite di armi a Taiwan in tempo di pace sono diversi dai tempi di consegna degli aiuti militari all’Ucraina in tempo di guerra (gli USA non agiscono con urgenza in assenza di una crisi/conflitto).

Anche se non vi sono segnali di una mobilitazione imminente delle Forze Armate cinesi per un attacco, e lo stesso Xi Jinping nel suo discorso all’ultimo Congresso del Partito Comunista non ha menzionato alcuna tempistica per la “riunificazione” al Paese dell’isola, i vertici politici e militari taiwanesi ritengono inevitabile un conflitto con la RPC e sono convinti che l’invasione non sia una questione di “se” ma di “quando”.

Giorgio Battisti

 

in anteprima: dopo la sua entrata in servizio, la prima portaerei Liaoning ha aperto le porte alla stampa per un servizio sulla vita dei soldati delle forze navali su questa grande nave cinese, da China.81,cn – redattori Cui Guangqi, Shan We

articolo pubblicato in origine su Analisi Difesa

 

 

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