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livello elementare.
ARGOMENTO: EMERGENZE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: MEDICINA
parole chiave: coronavirus
Sin dall’inizio della pandemia abbiamo cercato di fornire informazioni quanto più aggiornate su questa emergenza. La genesi di nuove epidemie non è legata alla casualità ma è stata prevista da oltre vent’anni e legata all’evoluzione sociale del nostro pianeta. Le epidemie sono da sempre facilitate dai contatti umani e la globalizzazione è stato un veicolo importante per la diffusione di nuovi ceppi di batteri e virus.
CoVID 19: gli errori che non saranno mai attribuiti
Con il senno del poi è facile fare delle critiche ma, sin dall’inizio della pandemia, avevamo sollevato su OCEAN4FUTURE alcuni punti critici sulla gestione della pandemia. In particolare, sullo strano comportamento delle autorità sanitarie cinesi, che avevano mantenuto nascosti i numerosi casi iniziali, favorendo la diffusione del virus a livello mondiale, e mantenendo uno strano connubio con l’OMS che, di fatto, aveva ritardato l’allarme facendo perdere tempo prezioso. Le nazioni, nel caos generale, si scoprirono quindi impreparate sia per non aver compreso la gravità della stessa sia, fattore ancora più grave, per non possedere dei piani di emergenza sanitaria aggiornati (l’Italia non li aveva da anni, ma nessuno pagherà mai per questo). Inoltre, le strutture sanitarie, non in grado di affrontare prontamente questa nuova e sconosciuta minaccia, non ebbero il dovuto supporto dall’architettura stessa del ministero della Sanità che si trincerò dietro azioni prudenziali e talvolta poco coraggiose. Di fatto ci volle l’intervento di un generale per mettere a posto le cose. Come in tante cose passate, non ci saranno colpevoli ma solo fini dicitori che sui media diranno la loro, scoprendosi alla bisogna economisti, pro o no vax, virologi (senza laurea) ma soprattutto “aizza popoli” al fine di raccogliere voti da un elettorato sempre più confuso e spesso incompetente. E’ un’amara constatazione che dovrebbe farci meditare.
Una nuova speranza contro il SARS-CoV-2?
Cerchiamo di essere ottimisti. Diamo oggi una notizia che apre qualche nuova speranza per affrontare il virus e le sue varianti. A differenza dei vaccini e degli altri farmaci disponibili, è stato progettato un nuovo farmaco che, potenzialmente, potrebbe essere una valida barriera contro tutti i coronavirus, avendo un metodo di azione completamente diverso.
Secondo un articolo pubblicato dal sito scientifico Sciences Advances, il farmaco, ancora in fase pre-sperimentale, è una molecola che funge da decoy del recettore ACE2 (Angiotensin-converting enzyme 2), un enzima che si ritrova sulle membrane cellulari delle cellule dei polmoni, delle arterie, del cuore, dei reni e dell’intestino. Questo enzima, a differenza degli anticorpi, sarebbe molto più difficile da eludere per il coronavirus che ne sarebbe ingannato non riuscendo così in grado di infettare le nostre cellule.
Secondo l’articolo queste “esche ACE2” neutralizzerebbero le varianti SARS-CoV-2 resistenti agli anticorpi attraverso un mimetismo funzionale del recettore e sarebbero in grado di trattare l’infezione in vivo. Secondo la fonte in riferimento, gli scienziati del Dana-Farber Cancer Institute hanno sviluppato questo farmaco che avrebbe neutralizzato il coronavirus COVID-19, risultando ugualmente efficace contro la variante Omicron ed ogni altra variante testata.
Questa notizia arriva in un momento particolare in cui se da un lato si è assistito ad una trasformazione del virus in forme apparentemente più aggressive ma meno letali, dall’altro l’efficacia dei diversi vaccini è diminuita a causa delle mutazioni della proteina spike per sfuggire agli anticorpi prodotti dagli stessi. I ricercatori, guidati da James Torchia, MD, Ph.D. e Gordon Freeman, Ph.D., avrebbero identificato le caratteristiche che rendono queste esche ACE2 particolarmente efficaci e di lunga durata, includendo nel farmaco una parte della proteina, più simile al virus, che renderebbe più longevo il suo effetto nel nostro corpo. In parole semplici, i ricercatori avrebbero dimostrato che queste esche ACE2 forniscono una potente protezione contro il CoVID-19, innescando un cambiamento irreversibile nella struttura del virus.
Come funzionerebbe
Come ricorderete, il virus SARS-CoV-2 è ricoperto da proiezioni chiamate “proteine spike” che si legano al recettore ACE2 sulla superficie cellulare e consentono al virus di penetrare ed infettare la cellula. Agendo sulle proteine spike, le “esche ACE2” attirerebbero il virus che quindi non si legherebbe più alla cellula, in pratica causando la sua inattivazione prima di entrare nelle cellule stesse. L’efficacia dell'”esca ACE2” sarebbe in grado di neutralizzare le varianti resistenti agli anticorpi, incluso Omicron, allungando il tempo di efficacia.
Il farmaco non sarebbe quindi solo un inibitore temporaneo del virus ma lo farebbe in maniera permanente, impedendo la propagazione dell’infezione indipendentemente dalle varianti presenti e future che continuerebbero quindi sempre a legarsi all’ACE2.
L’aspetto interessante è che, secondo i ricercatori, il farmaco potrebbe essere utile nel trattamento anche di futuri coronavirus in quanto tutti i coronavirus utilizzano l’ACE2 per infettare le cellule.
Sebbene il farmaco, chiamato DF-COV-01, non sia ancora stato testato sugli esseri umani, il suo sviluppo in laboratorio è stato completato e sono in corso gli studi preclinici necessari per l’approvazione al fine di poter iniziare al più presto la sperimentazione clinica.
Questo studio è stato supportato da un premio per lo sviluppo terapeutico/terapeutico del programma di ricerca medica del CDMRP del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Ulteriore supporto è stato fornito da una sovvenzione del National Institutes of Health, un premio Evergrande MassCPR e una sovvenzione da COVID-19 FastGrants. Il lavoro è stato svolto da un team collaborativo composto da scienziati del Dana-Farber Cancer Institute, del Massachusetts General Hospital Vaccine and Immunotherapy Center, della Boston University Aram V. Chobanian & Edward Avedisian School of Medicine, del National Emerging Infectious Disease Laboratory della Boston University, Colorado State Università e Boston Children’s Hospital.
Sarà la volta buona?
Speriamo di si … anche perché in futuro le epidemie saranno sempre più frequenti a causa dell’acuirsi del divario sociale tra Paesi industrializzati e Paesi del terzo mondo, cosa che comporterà migrazioni di massa sempre più invasive e meno facilmente controllabili.
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Riferimenti
Dana-Farber Cancer Institute
doi.org/10.1126/sciadv.abq6527.
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