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livello elementare
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ARGOMENTO: REPORTAGE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: AFRICA
parole chiave: Sudafrica
Spinto dalla mia passione per gli squali, nel 2012 mi recai in quella magnifica terra per un vero e proprio safari del mare a seguito di una spedizione italiana guidata dal Dott. A. De Maddalena.
@ Aaronne Colagrossi – surf a Jeffrey’s Bay, Sud Africa
Passammo sette giorni tra grandi squali bianchi, balene franche australi, delfini, pinguini e otarie, circondati da un quadro naturale di montagne frastagliate come la mascella di un coccodrillo che si baciavano con spiagge chilometriche bianche come lo zucchero. Spiagge su cui si infrangevano onde oceaniche di colore blu cobalto sotto le quali si cela il regno del grande squalo bianco.
@ Aaronne Colagrossi
Un caleidoscopio di colori di cui porto ancora un indelebile e magnifico ricordo; un’esperienza di vita nel vero senso della parola. Nel contempo la deformazione geologica di osservatore di campagna, che mi accompagna sempre, perfino sott’acqua, non mi evitò di compiere qualche indagine a occhio nudo sul panorama che mi si poneva davanti. La mia curiosità si accese il primo giorno che, con il team del fotografo naturalistico Chris Fallows, ci avvicinammo a Seal Island (al centro della False Bay). Su quest’isolotto roccioso, dove risiede una colonia di circa 60000 otarie orsine del capo (Arctocephalus pusillus), prede preferite del grande squalo bianco (Carcharodon carcharias), notai immediatamente una tipologia di roccia che entrava in netto contrasto con quella delle montagne sulle sfondo.
@ Aaronne Colagrossi
Rientrammo in porto il pomeriggio e, dopo la lezione di zoologia con De Maddalena, ci recammo alla Boulders Beach (spiaggia dei macigni … non a caso), a due passi dal centro abitato di Simon’s Town, nonché importante porto militare sul versante orientale della penisola del capo di Buona Speranza. Su questa splendida spiaggia trova alloggio una cospicua colonia di circa 3000 pinguini africani del capo (Spheniscus demersus).
@ Aaronne Colagrossi
Mentre camminavo tra i meravigliosi (da un punto di vista evolutivo) uccelli marini, il puzzle geologico si compose nella mia mente come un mazzo di carte disposto ordinatamente su un tavolo da gioco: erano gli stessi graniti che componevano Seal Island. Rocce, vecchie di seicento milioni di anni, come mi confermò un geologo olandese di Simon’s Town, bianche e tondeggianti come uova di airone e con le stesse straordinarie sfumature.
Aspetti geologici e curiosità
La penisola rocciosa del capo di Buona Speranza, unica nel suo genere, penetra come l’artiglio di un leone nell’oceano Atlantico meridionale. A lungo si è ritenuto che il promontorio fosse il divisore idrografico tra l’oceano Indiano e l’Atlantico.
@ Aaronne Colagrossi – False bay view
In realtà il limite idrografico tra i due maestosi oceani nell’estremo sud del continente africano è Capo Agulhas, posto verso est (e composto delle stesse rocce del cugino occidentale). La penisola del capo, dal profilo alto e massiccio simile alla testa di un rinoceronte, segna il confine occidentale della False Bay (in afrikaans Valsbaai). Tale corpo d’acqua è infine delimitato a oriente da Capo Hangklip che si biforca come la lingua di un serpente in pieno oceano.
L’area della False Bay, nonché i due promontori, possono suddividersi in tre aree geomorfologiche:
– l’area del Capo di Buona Speranza, comprendente anche il parco naturale della Table Mountain e la riserva naturale di Cape Point.
– l’area delle pianure del Capo (le Cape Flats).
– l’area del Capo Hangklip, comprendente anche il parco naturale di Kogelberg.
@ Aaronne Colagrossi – False Bay – panoramica da Simon’s Town.
Da un punto di vista puramente geologico, invece, l’area mostra tre principali sequenze rocciose, molto antiche, che dominano incontrastate il panorama della False Bay e del capo di Buona Speranza.
La prima di queste successioni è il Gruppo Malmesbury (notate che per Gruppo, in geologia, si intende un’associazione di Formazioni geologiche) di età non inferiore ai 650 milioni di anni (Precambriano superiore) e composto da rocce metamorfiche e sedimentarie. Nello specifico si incontrano, a grande scala, arenarie da correnti di torbida (rocce sedimentarie), ardesie (rocce metamorfiche, le famose lavagne di scuola, abbondanti anche in Italia) e grovacche (dal tedesco minerario Grauwacke, in inglese Greywacke); la grovacca è una roccia sedimentaria clastica mal cernita, un’arenaria immatura (da un punto di vista sedimentologico) e, alcuni scienziati ne sono convinti, sembrerebbe avere tra le origini anche i Lahar (dal giavanese: lava), ovvero colate di fango, di rocce piroclastiche e di acqua, lungo i fianchi dei vulcani.
@ Aaronne Colagrossi – Table Mountain Group in affioramento a Simon’s Town.
Il Gruppo Malmesbury include al suo interno, come fosse un corpo estraneo, la Formazione dei Graniti della Penisola (Peninsula Granite Intrusion), una successione composta da un corpo granitico di età non inferiore ai 630 milioni di anni.
Questa intrusione plutonica viene considerata una gigantesca batolite (batholith in inglese). Le batoliti sono enormi strutture, estese anche per diverse migliaia di chilometri quadrati, che si generano all’interno della crosta terrestre nei processi orogeneticiche portano alla formazione delle montagne, in particolare quando i processi di anatessi (processi di fusione parziale di una roccia metamorfica che avvengono a grande profondità nella crosta terrestre e danno origine ad un magma acido) fondono la roccia, permettendone (in milioni di anni) la risalita crostale.
@ Aaronne Colagrossi – alba a False Bay.
Un magnifico esempio di batolite è l’Half Dome, un monolite granitico nel Parco nazionale di Yosemite (U.S.A). Le batoliti granitiche dell’area del capo di Buona Speranza affiorano in maniera piuttosto estesa, ma un magnifico esempio è Seal Island, dove, da milioni di anni, gli squali bianchi pattugliano in un continuo anello della morte i fondali dell’isolotto, nella speranza di catturare le otarie più inesperte, in particolare i cuccioli. La terza macro successione rocciosa presente nell’area è denominata Gruppo della Montagna della Tavola (Table Mountain Group) che si è depositata su superficie erosiva delle due precedenti. L’età di questo Gruppo è variabile tra i 360 e i 540 milioni di anni. Alcune delle rocce del suddetto Gruppo sono ben visibili sul versante orientale della penisola, lungo la strada che raggiunge la riserva di Cape Point.
@ Aaronne Colagrossi Seal Island – Formazione dei Graniti della Penisola (630 MA)
Questo Gruppo è composto da sequenze ben precise che, in maniera sommaria, mostrano le seguenti rocce: si hanno arenarie marroni e nere, peliti rosa, argille laminate marroni, arenarie quarzose (ben visibili sulle scogliere a reggipoggio a picco sull’oceano), e, infine, da particolarissime tilliti ben litificate (tra le più rare al mondo) dovute a processi sedimentari dei ghiacciai (depositi di morene). Queste tilliti sudafricane (insieme ad altri depositi antichissimi sparsi nel mondo) sembrerebbero essere tra gli elementi di base di una teoria scientifica (The Snowball Earth, letteralmente terra a palla di neve) secondo la quale, circa 500 milioni di anni fa, la temperatura della Terra si abbassò tanto da provocarne una vera e propria glaciazione globale.
@ Aaronne Colagrossi – Capo di Buona Speranza – Versante orientale.
Secondo alcuni scienziati americani, sembrerebbero esserci state ripetute glaciazioni tra i 500 e i 950 milioni di anni fa.
Naturalmente, come sempre alla fine dei miei articoli, rimando a testi (prevalentemente in inglese) più approfonditi sull’area che, essendo estesissima, risulta estremamente complessa sia da un punto di vista geologico sia da un punto di vista geomorfologico. Arrivederci al prossimo viaggio insieme nelle meraviglie del mondo.
Aaronne Colagrossi
tutte le fotografie sono di proprietà di @ Aaronne Colagrossi
Aaronne Colagrossi
Alcuni suoi libri di successo (disponibili anche in e-book)
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nasce a Campobasso nel 1980 ed ottiene, nel 2006, la laurea in Scienze Geologiche presso l’Università del Molise e, nel 2009, la laurea in Geologia Applicata all’Ingegneria presso l’Università “La Sapienza”. Scrive dal 2010, elaborando con uno stile personalissimo le sue passioni per la scrittura, le scienze, i viaggi, la fotografia e la storia navale. Ha pubblicato numerosi articoli su OCEAN4FUTURE dimostrandosi autore eclettico. Al suo attivo numerosi romanzi d’avventura sul mare e reportage di viaggio.
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