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livello elementare
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ARGOMENTO: ECOLOGIA
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: Posidonia, mappatura
autori: Cinelli F., Pardi G. & Papi I.
Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio, Università di Pisa via A. Volta, 6 56126 PISA
Riassunto
E’ stata effettuata la mappatura delle praterie di Posidonia oceanica presenti intorno alle isole minori dell’Arcipelago Toscano. La Posidonia oceanica forma estese praterie sui fondali prospicienti l’isola di Pianosa e lo Scoglio d’Africa, mentre la sua distribuzione è molto più limitata intorno alle altre isole indagate, forse a causa della natura prevalentemente rocciosa del substrato che non permette l’insediamento della fanerogama. Dall’analisi della densità dei fasci fogliari risulta che le praterie investigate non presentano fenomeni di degrado.
Introduzione
Le praterie a Posidonia oceanica (L.) Delile costituiscono l’ecosistema più complesso e largamente diffuso nel sistema fitale del Mediterraneo; esse rivestono un ruolo fondamentale nel metabolismo dell’intera zona neritica, in quanto non solo producono una quantità di sostanza organica elevata e svolgono il ruolo di rifugio e “nursery” per molte specie animali, ma anche mantengono l’equilibrio abiotico attraverso la regolazione di fattori quali la sedimentazione, la concentrazione di gas disciolti e di nutrienti.
Le praterie a Posidonia oceanica stanno attualmente subendo una lenta ma progressiva regressione in tutto il Mediterraneo. Tra le cause di tale fenomeno sono da considerare l’erosione meccanica dovuta all’uso di attrezzi per la pesca a strascico (ASTIER, 1984; PÉRÈS, 1984) ed all’ancoraggio ripetuto (AUGIER & BOUDOURESQUE, 1970; PORCHER & JEUDY DE GRISSAC, 1984), le modificazioni della linea di costa causata dalla realizzazione di opere edili (dighe, porti, scogliere artificiali) (MEINESZ & LEFEVRE, 1978; JEUDY DE GRISSAC, 1979), l’immissione in mare di scarichi fognari ed industriali (CAMBRIGE et al., 1986; AUGIER et al., 1984; CRISTIANI et al., 1980). Accanto alla regressione causata dall’attività umana esiste una regressione naturale collegata a cicli “erosione-sedimentazione-erosione” pluridecennali e plurisecolari (MOLINIER & PICARD, 1952; BLANC & JEUDY DE GRISSAC, 1978); questi fenomeni ciclici, in assenza di variazioni climatiche pronunciate e di interventi di origine antropica, permettono comunque alla prateria di sussistere. Il primo passo da compiere, al fine di salvaguardare il patrimonio naturale rappresentato dalle praterie a Posidonia oceanica, è quello di definire le aree da essa occupate e le loro caratteristiche in un dato momento. E’ quindi in questa ottica che si inserisce il presente lavoro, con il quale è stata realizzata la mappatura delle praterie a P. oceanica presenti lungo le coste delle isole minori dell’Arcipelago Toscano. Questo lavoro è stato effettuato grazie ad un finanziamento del Ministero della Marina Mercantile.
Materiali e metodi
Lo studio ha interessato le isole di Gorgona, Capraia, Pianosa, Formiche di Grosseto, Giglio, Scoglio d’Africa Montecristo e Giannutri. La mappatura è stata effettuata mediante Side Scan Sonar tipo E.G. & G.260 (doppia frquenza 100/500 KHz) a correzione di immagine (K MAP) e Tow Fish mod.272T.
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La frequenza utilizzata nell’indagine è stata di 500 KHz e la banda laterale coperta di 150 metri. Allo scopo di verificare il tracciato ottenuto è stato impiegato un veicolo filoguidato o Remotely Operated Vehicle (R.O.V.) del tipo Achille, munito di telecamera a colori e collegato alla nave da un mono cavo di 400 metri di lunghezza. Un ecoscandaglio scientifico di precisione ad acquisizione analogica e digitale (ATLAS DESO 10 con digitalizzatore) ha fornito i dati relativi alla batimetria. In considerazione del fatto che in prossimità di estese zone costituite da bassi fondali, come nel caso di secche od in vicinanza della costa, non è possibile transitare con la nave è stato necessario utilizzare fotografie aeree che hanno inoltre permesso l’individuazione dei limiti superiori della prateria.
Ultimata la restituzione cartografica dei dati ottenuti con S.S.S. e con le foto aeree, è stato effettuato un confronto tra le cartografie tematiche elaborate con i due metodi; nei casi in cui i dati risultavano discrepanti è stata data maggiore credibilità all’interpretazione ed alla posizione geografica dei tematismi relativi alla fotointerpretazione. Sono state quindi ottenute carte a scala 1:10.000, nelle quali per la rappresentazione delle principali biocenosi bentoniche sono stati utilizzati i simboli proposti da MEINESZ et al. (1983). Inoltre, per ogni isola, sono state effettuate “immersioni di identificazione” da parte di operatori subacquei muniti di autorespiratore ad aria (A.R.A.) al fine di valutare la densità dei fasci fogliari su superfici di 40×40 centimetri.
Risultati e conclusioni
L’indagine cartografica condotta sulle praterie a P. oceanica ha evidenziato la loro presenza nei fondali circostanti tutte le isole investigate. Pianosa e lo Scoglio d’Africa sono caratterizzate da vaste praterie che circondano senza interruzione il perimetro della costa, mentre le altre isole (Gorgona, Formiche di Grosseto, Giglio, Montecristo e Giannutri) presentano praterie meno estese.
La situazione delle prime due isole è da correlare alla natura prevalentemente sabbiosa dei fondali che rappresentano il substrato più idoneo all’insediamento della fanerogama, ed alla topografia del fondo che, degradando dolcemente, permette alla “matte” di P. oceanica di estendersi anche fino a diverse centinaia di metri dalla costa. Nelle altre isole invece, la limitata estensione delle praterie è da mettere in relazione alla natura prevalentemente rocciosa dei fondali per cui P. oceanica può svilupparsi solo nelle zone dove la roccia è interrotta da tratti di fondale sabbioso; nonché al loro rapido digradare a notevoli profondità. Dall’analisi della densità dei fasci fogliari risulta complessivamente che le praterie investigate non presentano fenomeni di degrado; esse infatti appartengono prevalentemente al II stadio della classificazione di GIRAUD (1977) (prateria densa). La presenza in alcune zone di canali di “intermatte” e di limiti erosi è da correlare al naturale dinamismo delle praterie a P. oceanica in relazione alle forti correnti di fondo e non ad un degrado di origine antropica. E’ infine da notare che in molte zone le praterie a P. oceanica si estendono anche fino a 40 metri, profondità che nei nostri mari raramente permette lo sviluppo di questa pianta.
photo credit andrea mucedola
Si ringrazia la Rivista Marittima per la concessione alla sua ripubblicazione – originariamente pubblicato nel 1995 nel supplemento “La Posidonia oceanica” contributo italiano all’Anno per la conservazione della Natura
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Bibliografia
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Ex Direttore del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio dell’Università di Pisa e, dal 2006 al 2009, anche Presidente del Corso di Laurea in Scienze Ambientali, il Professor Cinelli è noto internazionalmente per i suoi studi sulla posidonia oceanica. Direttore dell’ACSD ISSD (International School for Scientific Diving “Anna Proietti Zolla”), membro della AAUS (Accademia americana di scienza subacquea), ha ricevuto nel 1982 l’importante Premio “Tridente d’oro” per l’attività subacquea scientifica dell’Accademia Internazionale delle Scienze e Tecniche Subacquee, di cui diventò poi Presidente. Nella sua carriera ha pubblicato numerosi libri sulle scienze marine e migliaia di articoli scientifici e divulgativi sulle riviste specializzate. E’ inoltre istruttore tre stelle CMAS con Brevetto internazionale CMAS-ISSD per l’immersione scientifica.