livello elementare
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ARGOMENTO: ARCHEOLOGIA DELEL ACQUE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: TURCHIA
parole chiave: lago Van, Urartu
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Dalla superficie, il lago di Van assomiglia a qualsiasi altro grande specchio d’acqua. Il lago, il più grande della Turchia, si trova nella regione più orientale del paese, vicino all’Iran, ed ha un sorprendente colore blu per cui è divenuto una nota attrazione turistica. Ma, sotto la superficie, sembra nascondere un mistero.
Negli abissi di Van
Andiamo con ordine, nelle cronache locali si tramanda che nelle sue profondità si trovino i resti di una città scomparsa da migliaia di anni.
Durante un’immersione per esplorare il lago, gli archeologi dell’Università Van Yüzüncü Yil hanno ritrovato i resti di una presunta fortezza sottomarina. La scoperta ha scatenato la fantasia della stampa internazionale che ha ipotizzato fossero i resti di Atlantide. Nonostante vi fossero molti dubbi sull’origine della struttura, i ricercatori hanno continuato le ricerche, basandosi proprio su quelle leggende locali secondo cui antiche rovine di una città urtiana erano nascoste sotto l’acqua.
Gli archeologi hanno riferito alla stampa locale che il sito sembra estendersi per circa un chilometro. Le sezioni visibili delle mura della fortezza variano dai 10 ai 13 piedi facendo ipotizzare la cinta muraria di una fortezza. Sebbene un video mostri solo gli archeologi subacquei che nuotano nelle acque del lago blu turchese, avvicinandosi a grandi pietre accatastate e ad un muro di mattoni, i fondali appaiono essere molto interessanti presentando curiose formazioni a camino.
Le restanti strutture della ipotizzata fortezza spaziano da cumuli di pietre sciolte a resti di pareti quadrate lisce. Sulla base delle prime valutazioni visive, gli archeologi stimano che i resti abbiano all’incirca 3.000 anni, il che significa che potrebbero essere stati costruiti durante il periodo urartiano che si colloca nell’età del ferro. La ricerca storica rivela un passato illustre legato ad Urartu, un’antica regione tra la moderna Turchia, l’Armenia e l’Iran.

rilievo che mostra personaggi che portano offerte votive da Urartu. civiltà ittita 1 millennio b.C. Conservato ad Ankara, Anadolu Medeniyetler Muzesi (Archaeological Museum)); De Agostini Picture Library / M. Seemuller; out of copyright
Il regno di Urartu
Le iscrizioni assiriche di Shalmaneser I (1274 a.C circa) menzionano per la prima volta Uruartri come uno degli stati di Nairi, una confederazione sciolta di piccoli regni e stati tribali nell’Altopiano armeno nel XIII – XI secolo a.C.. Uruartri si trovava proprio nella regione attorno al lago Van. Urartu riemerse in iscrizioni assire nel IX secolo a.C. come potente rivale settentrionale dell’Assiria, che si trovava a sud nel nord della Mesopotamia e nel nord-est della Siria. Gli stati e le tribù Nairi divennero un regno unificato sotto il re Aramu (860-843 a.C. circa), la cui capitale Arzashkun fu conquistata dagli Assiri sotto Shalmaneser III.
Al suo apice, il regno di Urartu si estendeva a nord oltre il fiume Araks ed il lago Sevan, comprendendo l’attuale Armenia e persino la parte meridionale dell’attuale Georgia quasi fino alle coste del Mar Nero; ad ovest fino alle sorgenti dell’Eufrate e da est a Tabriz, Lago Urmia e oltre mentre a sud fino alle sorgenti del Tigri.
Il conquistatore Tiglath Pileser III d’Assiria conquistò Urartu nel primo anno del suo regno (745 a.C.). Nel 714 a.C., il regno di Urartu subì pesantemente le incursioni dei Cimmeri e le campagne di Sargon II. Il tempio principale di Mushashir fu saccheggiato e il re uriano Rusa I fu sconfitto da Sargon II sul lago Urmia. Il figlio di Rusa, Argishti II (714-685 a.C.) ripristinò la posizione di Urartu contro i Cimmeri e la pace fu fatta con il nuovo re di Assiria Sennacherib nel 705 a.C.
Urartu entrò in un lungo periodo di sviluppo e prosperità, che continuò durante il regno del figlio di Argishti, Rusa II (685-645 aC). Dopo Rusa II, tuttavia, l’Urartu si indebolì sotto gli attacchi costanti degli invasori Cimmeri e Sciti e si avvicinò alla sua caduta definitiva. Urartu fu invasa dagli Sciti e dai loro alleati, i Medi. Nel 612 a.C., il re mediano Caxares il Grande insieme a Nabopolassar di Babilonia e agli Sciti conquistò l’Assiria gravemente indebolita dalla guerra civile. I Medi conquistarono poi la capitale urartiana di Van verso il 585 a.C., ponendo fine alla sovranità di Urartu.
E’ interessano notare che molte rovine urartiane del periodo mostrano prove di distruzione con il fuoco. Un particolare da valutare nelle prossime ricerche subacquee.
Non c’è da meravigliarsi che il lago Van fu quindi un centro importante di questa antica civiltà. Un’iscrizione ritrovata proprio a Van su una roccia lungo il lago mostra il più antico disco di Urartian documentato. Gli archeologi ritengono che l’innalzamento dei livelli del lago abbia lentamente sommerso parti della città. Cosa non impossibile considerando la situazione tettonica locale. Le rovine di un grande villaggio di questo periodo si possono infatti ancora trovare intorno ai bordi del lago, al di sopra dell’attuale livello dell’acqua. Sebbene il team di ricercatori subacquei abbia fotografato e filmato i resti di una antica struttura in pietra tagliata, il sito deve ancora essere scavato da un team specializzato di archeologi subacquei. Ma il fatto che ci siano rovine subacquee non ancora scavate, che aspettano di essere esplorate, è un pensiero piuttosto affascinante di per sé.
Non è la prima volta che il lago restituisce sorprese. In passato, furono trovati i resti di una nave affondata lunga 40 metri. La ricerca fu condotta per un anno dalla Lake Van Underwater Research Association (VANSAD), tra cui il direttore della fotografia subacquea Tahsin Ceylan e il suo team.
Sullo scafo appare scritto il suo nome ‘Akdamar‘, una nave russa affondata durante una tempesta nel 1948. La ricerca documentale ha rivelato che durante l’invasione russa ben tre navi da carico furono costruite in quella zona per il trasporto e il trasferimento di munizioni. Dopo che i russi si ritirarono dalla regione, una delle navi bruciò e affondò e due furono perse. La nave ritrovata urtò probabilmente delle rocce durante una tempesta mentre trasportava delle pecore. Secondo i ricercatori la nave è relativamente intatta in tutte le sue sezioni, compresa la timoneria.
In sintesi, questa nuova scoperta aumenterà il turismo subacqueo nella zona e, chissà, potrebbe portare ad altre scoperte di resti molto più antichi, risalenti all’epoca in cui il potente regno di Urartu regnava nella regione.
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. E’ docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione scientifica.
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