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NO PLASTIC AT SEA

NO PLASTIC AT SEA

Petizione OCEAN4FUTURE

Titolo : Impariamo a ridurre le plastiche in mare

Salve a tutti. Noi crediamo che l'educazione ambientale in tutte le scuole di ogni ordine e grado sia un processo irrinunciabile e che l'esempio valga più di mille parole. Siamo arrivati a oltre 4000 firme ma continuiamo a raccoglierle con la speranza che la classe politica al di là delle promesse comprenda realmente l'emergenza che viviamo, ed agisca,speriamo, con maggiore coscienza
seguite il LINK per firmare la petizione

  Address: OCEAN4FUTURE

Ocean for future – il mare per il nostro futuro

Reading Time: 8 minutes

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livello elementare

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ARGOMENTO: EMERGENZE AMBIENTALI
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANI E MARI
parole chiave: Sopravvivenza, lotta all’inquinamento, conservazione, protezione
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Uomo libero, tu amerai sempre il mare! mare è il tuo specchio; contempli la tua anima nello svolgersi infinito della sua onda, e il tuo spirito non è un abisso meno amaro. Ti piace tuffarti nel seno della tua immagine; l’accarezzi con gli occhi e con le braccia e il tuo cuore si distrae a volte dal suo battito al rumore di questa distesa indomita e selvaggia. Siete entrambi tenebrosi e discreti: Uomo, nulla ha mai sondato il fondo dei tuoi abissi, O mare, nulla conosce le tue intime ricchezze. Tanto siete gelosi di conservare i vostri segreti e tuttavia ecco che da innumerevoli secoli vi combattete senza pietà né rimorsi, talmente amate la carneficina e la morte, o eterni rivali , o fratelli implacabili!  da l’Uomo ed il Mare di Charles Baudelaire.

Gli effetti delle interazioni antropiche sul mare
Innanzitutto, una precisazione importante. Avrete notato che nei media si parla tanto dei cambiamenti climatici prossimi venturi e delle connessioni con l’inquinamento. Troppo spesso sentiamo che i primi derivano dal secondo ma, in realtà, è una mezza verità in quanto le variazioni dei cicli astronomici influiscono in maniera non trascurabile sull’irradiazione del pianeta. Questo significa che entrambe le influenze debbano essere considerate al fine di evitare scelte sbagliate. Di fatto questo provoca sterili discussioni tra i cosiddetti fondamentalisti ed i negazionisti del clima che distolgono l’opinione pubblica dal vero problema ovvero, che per una causa o per l’altra, il clima sta cambiando.

L’importante è pensare a come contrastare il cambiamento con intelligenza, riducendo l‘impatto antropico che, ancora oggi, crea catene viziose che uccidono lentamente il pianeta e le sue creature.

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immagine da https://www.greenecoservices.com/marine-litter/ credit UNEP

La maggiore consapevolezza sui problemi del pianeta ha nel tempo concentrato l’attenzione dei mass media sulle variazioni climatiche legate alle emissioni dei gas serra. Ancora troppo poco si parla invece di altri tipi di inquinamento che vanno ad agire direttamente sulla nostra catena alimentare come quelli derivanti dalle plastiche e dai rifiuti antropici.  L’inquinamento dell’aria, come quello terrestre, confluisce negli oceani attraverso le acque interne e le falde acquifere, modificando i parametri fisici e chimici naturali che consentono la vita degli ecosistemi marini. 

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barca di migranti clandestini – foto di Sestini credito guardia costiera

Ma perché il mare è così importante?
Gli scienziati ipotizzano che il primo essere vivente ad arrivare sulla terra ferma fu un pesce primordiale che si adattò all’ambiente aereo. Strisciando sulle pinne sulle spiagge primordiali si adattò a sopravvivere sulle prime terre immerse. Nel processo evolutivo, la vita si sviluppò in tutte le sue straordinarie forme e, dopo milioni di anni, emerse la nostra specie. Inizialmente nomade, si collocò poi in aree dove le risorse necessarie alla sua sopravvivenza erano più abbondanti. La vicinanza dell’acqua dolce, per le prime coltivazioni, e del mare, per la pesca, favorì la nascita delle prime civiltà. Sempre grazie agli Oceani, le civiltà prosperarono ma, per motivi economici, incominciarono anche a contendersi il dominio delle risorse. Nacquero le prime flotte mercantili e poi quelle militari per difenderle o per imporre il proprio potere marittimo. Con l’avvento delle età industriale e la maggior necessità di materie prime, il mare divenne la via preferenziale e più redditizia per la commercializzazione. Il dominio del mare divenne quindi sempre più strategico per gli interessi nazionali e, tutt’oggi, i “giochi” geopolitici ed economici delle grandi potenze e delle multinazionali si giocano in gran parte sugli oceani. Gli scontri tra le grandi flotte finirono nel XX secolo ma non l’importanza delle marine militari che hanno assunto sempre più un ruolo di servizio per gli interessi economici e politici nazionali per il mantenimento della sicurezza marittima.

Le grande autostrade del mare concentrano oggi il trasporto dei beni strategici necessari per i Paesi più industrializzati. Viene da sè che l’interruzione del flusso mercantile può avere importanti implicazioni sociali che richiedono l’impiego delle flotte militari per salvaguardare gli interessi nazionali. In questo caso, i mass media parlano di operazioni polizia di alto mare, che possono essere svolte contro eventuali avversari  o per contrastare le attività illecite in mare (lotta al contrabbando di qualsiasi tipo ed alla pirateria, contrasto alla migrazione clandestina). Queste attività sono estremamente costose ma sono necessarie per assicurare la sopravvivenza e la prosperità delle nazioni e la libertà dei mari. Il binomio sicurezza marittima e prosperità nazionale non può quindi essere spezzato.

All’importanza geopolitica degli oceani va però unita quella economica al fine di utilizzare in maniera sostenibile le sue risorse, evitando che il depauperamento delle stesse neghi un futuro alle generazioni future.

Quali sono le minacce?

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posidonia – photo credit andrea mucedola

Perdita della biodiversità
La biodiversità è la varietà di organismi viventi nelle loro diverse forme, e nei rispettivi ecosistemi. Essa è minacciata dall’influenza antropica che provoca inquinamenti e mutamenti delle condizioni degli equilibri ambientali ormai apprezzabili in vaste aree del Pianeta. Gli Oceani subiscono in maniera pesante gli effetti dell’inquinamento marino che, come sappiamo, è causato da molteplici fattori. Di fatto esso ha una matrice principalmente terrestre, sia a causa degli apporti di inquinanti diretti (trasporto di materiali a causa delle vie d’acqua in mare) sia dal cielo, con inquinanti trasportati in mare dal vento o dalle piogge.

Questi apporti causano squilibri chimico-fisici che si riflettono sugli ecosistemi marini, provocando non solo danni ecologici ma anche modificando i meccanismi di scambio dei gas in atmosfera. Quest’ultimo fattore, sebbene poco noto, influisce sul ruolo degli oceani nel ciclo di sottrazione dell’anidride carbonica. Gli  oceani costituiscono infatti un grande “magazzino” che sottrae CO² all’atmosfera.

Coprendo il 70% della superficie del pianeta,  gli oceani sono anche enormi serbatoi di calore che assorbono l’energia irradiata dal Sole e la rilasciano lentamente, mantenendo condizioni climatiche favorevoli per le terre emerse grazie all’attenuazione degli sbalzi di temperatura diurni e stagionali.

Le variazioni chimico fisiche provocano alterazioni degli habitat delle specie che causano fenomeni estremi, come la morte di interi ecosistemi (come le barriere coralline) e lo sviluppo di grandi Dead Zone in cui la vita non può più esistere. Un esempio, che ci riguarda da vicino, è quello delle praterie di Posidonia oceanica, una pianta fanerogama endemica del Mar Mediterraneo, che oltre ad ospitare centinaia di specie che la abitano, ha un ruolo importantissimo per la produzione di ossigeno che viene poi rilasciato in atmosfera. Inoltre, grazie alla sua radicazione, evita l’erosione dei fondali e preserva le linee di costa. In estrema sintesi, è ormai comprovato che l’inquinamento chimico fisico uccide le piante e provoca la recessione delle praterie, causando quindi importanti conseguenze per il l’ambiente locale.

Necessità di una Pesca consapevole
Un altro fattore, socialmente e biologicamente critico, è la depredazione incontrollata delle specie ittiche ai fini commerciali. Esse vengono sfruttate senza una logica se non quella del guadagno con sprechi inutili delle bio risorse marine. Tecnicamente si parla di overfishing, un fenomeno per il quale compagnie senza scrupolo, impieganti sistemi di pesca talvolta illegali, pescano indiscriminatamente (by catch) negli oceani, depredando indiscriminatamente aree geografiche a scapito delle economie locali. Oltre al danno ecologico, che sconvolge la catena alimentare, l‘overfishing provoca fenomeni di instabilità sociale e la rinascita di fenomeni criminali come la pirateriaBisogna rendersi conto che il mare non è un serbatoio infinito dove attingere ciecamente risorse. Prima o poi esse termineranno e senza di esse la nostra specie è destinata a scomparire dal pianeta. Una pesca sostenibile e consapevole, al fine di bilanciare le risorse ittiche, è l’unica possibilità per evitare lo “spopolamento” dei mari.

Una speranza per il futuro
Se non agiremo subito, il mare morirà soffocato da rifiuti ed avvelenato dall’inquinamento, diventando un’enorme pozza maleodorante incapace di nutrirci e sostenerci a causa del depauperamento delle specie viventi. Il clima muterà sempre più velocemente con piogge sempre più intense seguite da periodi di grande siccità. I bacini oceanici tenderanno ad asciugarsi e la Terra perderà gran parte della capacità di termoregolazione che il mare ci fornisce. Uno scenario terribile che potrebbe divenire una realtà nei prossimi cento anni. Probabilmente non avremo nemmeno bisogno di arrivare a questo stadio in quanto la mancanza di risorse (mal gestione), la desertificazione e l’innalzamento dei mari, ed il risveglio di malattie (come la malaria e la febbre del Nilo) nelle aree più depresse causeranno migrazioni di massa sempre più incontrollabili e scivoleremo nel caos sociale, preludio della scomparsa della nostra cosiddetta civiltà.

Un suicidio annunciato. Ricordo che ad Albert Einstein fu chiesto con quale arma si sarebbe combattuta la terza guerra mondiale. Lui rispose che non lo sapeva ma sapeva che la quarta si sarebbe combattuta con le pietre.

Premesso questo, voglio essere ottimista 
C’è ancora una speranza per sopravvivere ma necessita un cambiamento radicale del nostro modo di affrontare la vita. Dobbiamo ritornare ai veri valori che ci hanno differenziato dalle altre specie animali con una maggiore coscienza di essere parte integrante di un grande ecosistema che si chiama Terra. Sostituire l’EGO con l’ECO.

Un comportamento responsabile può ridurre molte delle cause di inquinamento, in gran parte causate dall’ignoranza e dall’ignavia di molti. E’ per questo che si dovrebbe dare importanza all’Educazione civica e ambientale al fine di rendere tutti consapevoli dei rischi per la nostra sopravvivenza. Non sono parole vuote! Ancora oggi molte persone NON si rendono conto che lasciare rifiuti nell’ambiente, anche di piccole dimensioni come le apparentemente innocue cicche di sigaretta, causa un avvelenamento del terreno per molti anni. Un’ignoranza tollerata in quanto, nonostante le leggi, ancora viene punita.

Un fattore attualmente critico è quello dei rifiuti plastici. Si stima che cinque mostruosi vortici composti da milioni di tonnellate di materiale orbitino negli oceani. Tra di essi, un terzo del totale è localizzato nei due vortici del Pacifico (Pacific Garbage Patches). Ma non solo negli oceani, un vortice simile, di cui non sono state ancora definite le dimensioni, sembra essersi formato anche nel Mar Mediterraneo, tra la Corsica e l’isola d’Elba.

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presenza isole di plastica – da studio Aliani ENEA ICRAM

Gli effetti ecologici sono drammatici: circa un milione di uccelli e centomila mammiferi marini muoiono ogni anno soffocati ed avvelenati dai rifiuti plastici. Non è solo un problema di ingestione degli stessi; sostanze tossiche, come PCB e DDT, vengono “assorbiti” dalle porosità delle plastiche aumentando di milioni di volte la concentrazione locale degli inquinanti. Queste sostanze entrano poi nella catena alimentare umana con il consumo del pesce e comportano effetti gravissimi sulla nostra salute provocando cancro, malformazioni genetiche e diminuzioni delle capacità riproduttive.

Che cosa possiamo fare?
Bisogna cambiare il nostro modo di affrontare la vita, partendo dalla base. Un comportamento più responsabile può ridurre molte delle cause di inquinamento, aiutando la natura a sopravvivere. I futurologi sono spesso molto pessimistici ed i segnali di degrado sono ormai sotto gli occhi di tutti. All’inizio di questo terzo millennio, l’Umanità deve rinascere spiritualmente, abbandonando egoismi e cupidigie e dimostrando di essere elemento consapevole del creato. C’è bisogno di educazione a tutti i livelli, consapevole ed integrata in un disegno comune che, alla fin fine, deve avere lo scopo di permettere la nostra sopravvivenza. Si può ancora fare agendo con pragmatismo. 

Non abbiamo più molte carte da giocare. Il countdown è già iniziato. Dobbiamo cambiare ora o scompariremo rapidamente dalla Terra.

In sintesi, bisogna rivalutare certe scelte fatte nel nome del progresso, riavvicinandoci alla Natura con maggior umiltà, consapevolezza e rispetto, in maniera scevra da qualsiasi interesse politico. Con il sito www.ocean4future.org, con le conferenze nelle scuole e, soprattutto, con le campagne mediatiche di SAVE THE OCEAN BY OCEANDIVER cerchiamo di contribuire a migliorare la conoscenza del mare e delle sue problematiche ma non è sempre facile … e purtroppo, anche quando si parla di ambiente esistono interessi personali. 

C’è bisogno dell’impegno di tutti. Ci vuole EDUCAZIONE al fine rendere tutti più consapevoli per rimediare agli errori del passato e del presente. Insieme si può fare, ma nessun sforzo può essere sufficiente se chi legge non cercherà di mettere poi in pratica comportamenti più virtuosi per la protezione dell’ambiente. 

Se non per voi, fatelo per le future generazioni. Il domani apparterrà a noi solo se ce lo meriteremo.

Andrea Mucedola
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Andrea Mucedola
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