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livello elementare.
ARGOMENTO: AMBIENTE
PERIODO:XXI SECOLO
AREA: CLIMA
parole chiave: COP, Marrakech
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Sinceramente, ci saremmo aspettati qualcosa di più concreto. Si incominciano a tirare le somme sui risultati del ventiduesimo COP, tenuto a Marrakech e conclusosi il 18 di novembre scorso. Ciò che appare evidente è che, a differenza del summit di Parigi, questa conferenza è apparsa da subito sottotono, addirittura poco seguita dai mass media internazionali nonostante l’impegno degli scienziati. Forse hanno prevalso, in questo appuntamento sui cambiamenti climatici, la paura di un attentato terroristico (visto che si prevedeva la presenza di Capi di Stato di tutto il pianeta) o la “non auspicata” vittoria di Trump che in campagna elettorale aveva dichiarato di non essere d’accordo sulle conclusioni di Obama a seguito degli accordi di Parigi. Quello che colpisce maggiormente è che il grido di dolore del pianeta, mostrato quotidianamente sui social network, non ha avuto sufficiente risalto mediatico. I grandi mass media hanno preferito parlare di altro e questo fa pensare che l’attenzione verso il cambio climatico, sfortunatamente, esiste solo quando qualcosa di eclatante accade. A differenza di Parigi, a Marrakech si è notata l’effettiva assenza dei grandi leader della politica mondiale. Tra tante incertezze alla fine tutti i Paesi firmatari dell’accordo di Parigi hanno confermato la loro volontà di mantenere gli impegni assunti nella scorsa primavera a New York con la ratifica del documento. Anche il ministro dell’ambiente italiano, Galletti, ha annunciato l’intenzione di far inserire all’ordine del giorno del tavolo del G7, che sarà presieduto proprio dall’Italia nel 2017, “ la lotta ai cambiamenti climatici“. Parole importanti che, se non sono seguite dai fatti, saranno le solite “nine days news” tra uno scandalo politico ed un evento sportivo. Purtroppo al termine della Conferenza resta ancora critica la costituzione del fondo di assistenza climatica indirizzato verso quei Paesi del pianeta che, sebbene non contribuiscano in maniera significativa all’emissione dei gas serra ne pagano le conseguenze. Un esempio sono gli Stati del Pacifico che con questo andamento saranno sommersi dall’innalzamento dei mari. Altri fatti, dei 100 miliardi di dollari per anno necessari al momento ne sono disponibili meno di 4 miliardi.
Sea surface temperature during El Niño and La Niña occurrences, in 1997 and 1998, simulated using a model (OPA global ocean model). Warm water moves in latitude according to the seasons, but the temperature variations are found along the same parallel; this is the case in the equatorial Pacific when we go from El Niño (abnormal hot temperatures in the eastern Pacific) to La Niña (abnormal cold temperatures in the eastern Pacific) (Credits Mercator Océan) da enseignants-mediateurs.cnes.fr.Argonautica : Tutorial (oceanobs.com)
Gli scienziati di tutto il mondo concordano che, entro il 2020, queste emissioni debbano essere ridotte per restare all’interno dei due gradi centigradi di aumento delle temperature stabiliti a Parigi. Su questo c’è l’accordo e la collaborazione anche di nazioni importanti come la Cina e l’Arabia Saudita ma anche la spada di Damocle della neo-posizione statunitense che, in campagna elettorale, aveva considerato il surriscaldamento globale una “bufala”.
Alla fine del meeting si è arrivati alla conferma della necessità di arrivare ad un accordo per 100 miliardi di dollari a partire dal 2020 per limitare i danni e prevenire gli effetti del cambiamento climatico. Inoltre, sulla base del futuro Rapporto dell’IPCC del 2018, si di provare a contenere maggiormente il riscaldamento globale fino ad un grado e mezzo, adeguando proporzionalmente gli obiettivi delle politiche economiche dei Paesi. Se vogliamo tra le tante conferme, a Marrakech, sono emersi alcuni elementi positivi come la necessità di battere maggiormente sull’educazione delle masse, di creare una cultura che favorisca il rispetto della natura e il contenimento dei consumi per far fronte all’impatto del cambiamento climatico. Con Ocean4future lo stiamo facendo. Un’altra questione sensibile è l’accesso alle nuove tecnologie legata al problema dei brevetti e delle patenti per il loro uso. Problema complesso che vede le lobby industriali frenare la cessione degli stessi per ovvi motivi economici.
Allarmismo? Eccessiva prudenza o necessità irrinunciabile?
Io ritengo che tra tante promesse siano i fatti che parlano. Gli Stati sono concordi che la situazione sia drammatica ma non sono pronti a sostenere un cambiamento delle politiche industriali. Intanto la temperatura dell’aria registrata negli ultimi due mesi nell’Oceano Artico si è rivelata più alta della media (ben 20 gradi). Quella che impressiona maggiormente è quella dell’acqua di mare di ben 4 gradi (fonte la Rutgers University degli Stati Uniti e l’Istituto Meteorologico Danese). L’effetto sul permafrost è sensibile. Un video della NASA mostra il drammatico ritiro dei ghiacci.
L’aumento delle temperature è confermato dalla popolazione scientifica mondiale che ha riportato anche oscillazioni anomale delle stesse in molte regioni del mondo. Ad esempio in Asia centrosettentrionale si è osservata una diminuzione sensibile, decisamente al di sotto della media. La maggiore energia termica, che l’atmosfera del pianeta sta immagazzinando, avrà solo degli importanti impatti geo-economici sui territori, sugli ecosistemi, e naturalmente sull’Uomo. Stiamo già apprezzando l’estrema variabilità dei fenomeni meteorologici, con periodi di siccità inframezzati da precipitazioni e piogge molto violente, che in futuro colpiranno tre quarti del Pianeta. Le piogge torrenziali causeranno l’aumento degli insetti e delle epidemie. La desertificazione a causa della siccità indurrà migrazioni di massa che difficilmente saranno accettate dai paesi vicini. Sarà proprio la cosiddetta economia di sussistenza dei Paesi poveri, concentrata in particolare nella fascia subtropicale, la causa di crisi geopolitiche importanti. E’ quindi interesse di tutti favorire la sopravvivenza di quelle aree per assicurare un futuro sostenibile per tutti.
In sintesi, bisogna impegnarsi maggiormente, riducendo i consumi energetici ed adottando politiche ecologiche sostenibili. Al di la dei bei propositi, a Marrakech non si è raggiunto l’obiettivo auspicato ovvero la redazione dei decreti attuativi. Sebbene sia stata concordata una dichiarazione finale, i punti più sensibili, come la definizione dei meccanismi di contabilità delle emissioni e i nuovi impegni di riduzione delle emissioni, sono rimasti ancora aperti. Anche l’aspetto economico, ovvero la creazione del fondo di 100 miliardi dollari per anno, ha rivelato due parti del mondo ben distinte. Da una parte i Paesi maggiormente industrializzati, disposti a spenderli ma a condizione di decidere come dovranno essere spesi, e dall’altra i Paesi in via di sviluppo che vorrebbero avere un maggior peso decisionale sulla questione. Non ci resta che aspettare la prossima riunione con la speranza che cresca a livello mondiale una maggiore consapevolezza su dove stiamo andando.
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