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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XIX SECOLO
AREA: COSTRUZIONI NAVALI
parole chiave: Torpediniera Fatum, Cantieri Orlando
Nel 1887 il Cantiere navale dei fratelli Orlando progettò e costruì a proprie spese la torpediniera Fatum dotata di alcune caratteristiche innovative che, nelle intenzioni dei progettisti, avrebbero dovuto rappresentare un punto di svolta nella condotta delle azioni delle siluranti.
Constatato che il momento nel quale le siluranti erano più vulnerabili era quello in cui, dopo aver lanciato il siluro, viravano per allontanarsi dal bersaglio, esponendo quindi la fiancata al tiro della nave attaccata, i Cantieri Orlando idearono un sistema capace di eliminare o almeno ridurre notevolmente l’ampiezza di quella finestra di vulnerabilità riducendo al minimo il tempo e il raggio di virata o annullandolo del tutto.
La torpediniera Fatum venne dotata di un complesso elica-timone capace di girare sul suo asse verticale fino ad un angolo di 35° per bordo; l’asse dell’elica era collegato a quello della macchina tramite un giunto sferico. Secondo una descrizione, la torpediniera era dotata anche di un timone prodiero (la cui effettiva presenza però non si rileva sui disegni allegati alla descrizione stessa), collegato a quello poppiero tramite un meccanismo a vapore che li faceva agire contemporaneamente. La virata di 180° era effettuata in 60-65 secondi con un diametro pari ad una volta e mezza la lunghezza dello scafo. Oltre al nuovo tipo di timone, la parte poppiera dell’opera viva era affusolata quasi quanto la parte prodiera consentendo alla Fatum di navigare altrettanto velocemente nella marcia addietro che nella marcia in avanti, conservando anche le stesse caratteristiche di manovrabilità.
In una dimostrazione effettuata a La Spezia, la Fatum, dopo aver simulato il lancio del siluro, diede macchina indietro e si allontanò alla massima velocità; manovra che fu compiuta in sette secondi.
Un’altra caratteristica particolare della Fatum era la presenza di una blindatura. Subito dietro al castello di prua, conformato a “dorso di tartaruga”, era collocato uno scudo costituita da una piattaforma di forma ovoidale che era contornata da una piastra verticale, ambedue dello spessore di 25 mm, che avvolgeva la torre di comando e si estendeva sui lati dell’opera morta arrivando a lambire la linea di galleggiamento, proteggendo così le parti vitali della torpediniera dal fuoco di infilata delle mitragliatrici.
Le dimensioni della Fatum erano: lunghezza tra le perpendicolari 30,85 m; larghezza massima 3,5 m; dislocamento 41 t, forza della macchina 500 CV. L’armamento consisteva in due tubi lanciasiluri collocati a prua all’interno dello scafo e in due mitragliere Nordenfelt a due canne collocate ai due lati della torre di comando. Nelle prove eseguite a Livorno la Fatum, sebbene appesantita dalla blindatura, raggiunse la velocità di 19 nodi a marcia in avanti e di 16 nella marcia addietro. In un articolo pubblicato dal periodico “Giornale di marina e commercio e giornale delle colonie” il 17 luglio 1887 si esprimeva la speranza che la Fatum fosse acquistata dalla Marina italiana, ma ciò … non avvenne.
Aldo Antonicelli
Fonti
F. Reuleaux, Le grandi scoperte e le loro applicazioni, Torino, 1890, da cui sono tratti i disegni.
Giornale di marina e commercio e giornale delle colonie, 17 luglio 1887, n° 29.
La fotografia in anteprima è tratta dal sito dell’Associazione Venus e proviene dall’Archivio storico del cantiere Azimut-Benetti di Livorno.
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