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Il coral reef mesofotico di Monopoli (Mar Adriatico meridionale) di F. Cardone, S. Lisco, M. Moretti, D. Pierri

tempo di lettura: 6 minuti

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livello medio 
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ARGOMENTO: ECOLOGIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO – MAR ADRIATICO – PUGLIA
parole chiave: madrepore, Puglia, Università di Bari

 

La rivista Nature ha pubblicato uno studio sulla scoperta nelle acque pugliesi di una significativa barriera madreporica,  A Mediterranean mesophotic coral reef built by non-symbiotic scleractinians di Giuseppe Corriero, et alii  … vista l’importanza del ritrovamento abbiamo chiesto ad alcuni ricercatori dell’Università di Bari che hanno partecipato allo studio di descriverci questa eccezionale scoperta. 

una barriera in ambiente mesofotico ovvero con poca luce (data la profondità). La barriera madreporica scoperta è chiaramente differente rispetto alla barriera corallina equatoriale, che possiamo osservare nelle acque superficiali tropicali dove i processi di simbiosi tra le madrepore e le alghe unicellulari vengono facilitati dalla luce.

 

In situ images of the mesophotic coral reef dallo studio citato

A circa 1,5 miglia a largo dell’abitato di Monopoli (Puglia, Mar Adriatico), ad una profondità compresa tra 30 e 55 metri, è stato recentemente rinvenuto un habitat di rilevante peculiarità. Esso, infatti, è caratterizzato da imponenti biocostruzioni (strutture edificate da organismi viventi) che si sviluppano, con andamento discontinuo, per circa 2,5 km di costa, per un totale di 0.050 km2 di superficie interessata. Gli artefici di tali biocostruzioni sono due Scleractinie (più comunemente note come “madrepore”) il cui nome scientifico è Phyllangia americana mouchezii e Polycyathus muellerae. Entrambe le specie sono ampiamente diffuse in Mediterraneo rappresentando delle presenze usuali del ben noto “coralligeno”.

mappa dallo studio citato

Normalmente esse formano colonie isolate, di pochi centimetri di diametro; nulla a che vedere con le strutture osservate a largo di Monopoli. Quest’ultime infatti, si ergono dal substrato originale, per più di due metri di spessore, a causa di un processo continuo di accrescimento/morte/ricolonizzazione successiva di “madrepore”. Da un punto di vista strutturale, le biocostruzioni osservate, ricordano un “reef” tropicale. Oltre che per l’imponenza delle strutture, le colonie di P. americana mouchezii e di P. muellerae, si incastonano le une alle altre formando un continuum, proprio come accade nei reef a madrepore tropicali.

La biodiversità ad esse associata è ragguardevole e si contano, solo considerando la componente macrobentonica (cioè l’insieme di alghe ed animali costantemente legati al substrato), oltre 200 specie. Il substrato, rappresentato dalle porzioni morte delle colonie di madrepore, risulta infatti riccamente colonizzato da un variopinto popolamento composto perlopiù da spugne, antozoi coloniali e briozoi incrostanti, tutti i quali contribuiscono fortemente alla stabilità strutturale delle biocostruzioni. L’eterogeneità del substrato, insieme all’abbondante fauna bentonica associata, supportano una complessa rete trofica capace di sostenere anche grandi predatori come murene, musdee e grandi cernie.

Map of the study area produced using geophysical and bionomic data, seabed video, scuba dives and sample analysis with the detail of the mesophotic coral reef distribution. dallo studio citato

Geophysical mapping results. (A) Side-scan sonar map. Note the presence of channelized erosional forms in the southwestern sector, the complex morphology of the EW-oriented slope, and the blackish deeper sector below the base of the slope. (B) Sub-bottom profiler section across the study area (location shown in red in A). Note that the distribution of bioconstructions on the sea bottom can be detected as signal loss sectors. The general morphology of the area is dominated by the presence of an EW slope, which is probably related to a fault with a similar orientation (red dotted line). – dallo studio citato 

Il coral reef si sviluppa nella fascia mesofotica, definita zona di penombra, antistante gli abitati di Monopoli e Polignano, lungo la costa adriatica pugliese, con un orientamento Est-Ovest ed un decorso irregolare, formando una serie di rientranze ed insenature che ricordano la conformazione della attuale costa emersa. L’andamento è legato alla presenza di una soglia morfostrutturale che, per la sua orientazione, contribuisce ad intercettare le correnti ricche di nutrienti dell’Adriatico e che fluiscono da Nord verso Sud. Localmente, anche attraverso fenomeni di upwelling, queste correnti forniscono nutrimento al reef che si sviluppa in una zona dove gli organismi non possono contare sulla luce per una fotosintesi efficace.

Le sclerattinie o madrepore sono un ordine di coralli della sottoclasse degli Hexacorallia. Sono forme solitarie o coloniali dotate di scheletro aragonitico (meno stabile della calcite); la loro simmetria è radiale e i setti compaiono per settori di 60° a cicli di 6; i setti sono prevalenti rispetto agli elementi trasversali. Le forme coloniali danno luogo a bio-costruzioni note come barriere coralline o reef, diffuse a tutte le latitudini e in un ampio intervallo di profondità. Nella foto Cladocora caespitosa, o madrepora pagnotta, isola del Tino, La Spezia, 2006 – nota della redazione – photo credit andrea mucedola

In altre aree italiane (Tirreno e Ionio ad esempio), la luce riesce a penetrare fino ad oltre 100 metri di profondità, riuscendo a supportare ancora l’attività di fotosintesi delle alghe. In Adriatico al contrario, l’elevata concentrazione di nutrienti e sedimenti in sospensione, fa da filtro alla penetrazione della luce e già a 40 metri di profondità le alghe diventano rare. La comunità biologica, come già accennato, è rappresentata fondamentalmente da animali, la quasi totalità dei quali è rappresentata da filtratori, specializzati proprio a cibarsi di quella componente organica in sospensione che contribuisce a rendere torbide le acque. Se nelle barriere coralline tropicali la deposizione del carbonato di calcio è facilitata dalle simbiosi madrepore/zooxantelle, nella fascia mesofotica adriatica questo deve potersi realizzare in assenza di simbiosi e le madrepore hanno dovuto sviluppare meccanismi di accrescimento basati sull’eterotrofia.

The main mesophotic coral reef contributors. Bleached and in vivo coral colonies of Phyllangia americana mouchezii (left column: A,B) and Polycyathus muellerae (right column: C,D). Scale bars: A, C = 1 cm; B, D = 0.5 cm. dallo studio citato

La mancanza di luce quindi sembra non aver assolutamente ostacolato la formazione delle madrepore che a volte raggiungono nel nostro reef spessori di qualche metro, essendo del tutto comparabili, dal punto di vista conformazionale, alle ben più note barriere tropicali. Non dal punto di vista faunistico però, visto che gli attori di questo palcoscenico naturale, le specie, sono completamente differenti. Le condizioni per cui si sviluppa la comunità mesofotica a madreporari non sono però uniche dell’area indagata e indagini preliminari condotte recentemente lungo la costa pugliese hanno già fornito l’indicazione che queste biocostruzioni potrebbero essere presenti anche in altri settori delle coste pugliesi adriatiche.

F. Cardone, S. Lisco, M. Moretti, D. Pierri

si ringrazia il Prof. Giuseppe Mastronuzzi per il cortese interessamento

Gli autori dell’articolo

Frine Cardone

Stefania Lisco

Massimo Moretti

Dino Pierri

 

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