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Titolo : Impariamo a ridurre le plastiche in mare

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seguite il LINK per firmare la petizione

  Address: OCEAN4FUTURE

Valorizzazione di un relitto antico del Mediterraneo centrale, la nave di Albenga di Alessia Monticone

Reading Time: 6 minutes

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livello elementare

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ARGOMENTO: ARCHEOLOGIA
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MEDITERRANEO
parole chiave: Albenga, relitto romano, Lamboglia, Dressel, tutela, valorizzazione

Recita un detto “La legge di Albenga, chi trova l’anfora se la tenga“. A raccontarmelo, con piglio ironico, fu Francisca Pallarés, una delle grandi figure dell’archeologia subacquea italiana (ora agè) che fu assistente di Nino Lamboglia. Ovviamente nessuna anfora dal mare andrebbe ‘tenuta per sè’, ma negli anni ’60 ( … e qualcuno ci prova ancora oggi) era prassi diffusa. La strada che si è percorsa dal momento dell’invenzione dell’autorespiratore ad aria a oggi per creare la consapevolezza che anche quello dal mare è patrimonio condiviso, non oggetto da predare, è stata lunga. Quale subacqueo, archeologo o non, quale ligure manca di conoscere questo celebre relitto a circa 42m di profondità a largo di Albenga?

Il giacimento archeologico è noto dagli anni ’50, come avete potuto leggere in un precedente post,  non solo per la mole di reperti prodotta, ma proprio perché è stato l’occasione per la prima applicazione sul campo dello scavo archeologico sott’acqua invece che a terra. Questo scavo comunque, come spesso capita durante i primi tentativi, produsse dei danni. C’è ancora qualcuno che ha saputo rendere viva e tangibile l’espressione che fece Lamboglia quando vide il risultato dell’azione della famosa benna. Un’espressione di rammarico e sgomento. La consapevolezza di una perdita. Ho avuto la fortuna di incontrare qualcuno che me la ha raccontata, così un episodio che per me era importante, ma studiato sui manuali, è diventato il simbolo della capacità di commettere grandi errori quando si applica una metodica, ma anche dell’immediata capacità di fermarsi, riflettere e procedere per rimediare.

ARCHAEOLOGIA MARITIMA da MEDITERRANEA An International Journal on Underwater Archaeology 4 · 2007

Nonostante il trascorrere degli anni dalla scoperta a oggi, il relitto della Nave Romana di Albenga è rimasto inossidabile, il più famoso tra tutti quelli scoperti finora nel Mediterraneo occidentale … finché nel 2003 ne è comparso un secondo; da quel momento sono diventati in gergo Albenga A, quello delle indagini Lamboglia, e Albenga B.

Il relitto Albenga A fu oggetto di tredici campagne di scavo subacqueo, che hanno consentito di documentare gradualmente gli elementi del carico e le caratteristiche costruttive dello scafo. Sulla rivista Archeologia Marittima Mediterranea, 11, 2014 si possono consultare le analisi sulle essenze che componevano lo scafo del relitto, sulla pece che rivestiva l’interno delle anfore e sui resti carpologici, con la correzione di alcuni dati scientifici dati per acquisiti in precedenza.  

E il relitto Albenga B?
Massimo Boyer ha pubblicato su Scubaportal un racconto, uno storytelling che ricostruisce verosimilmente le ultime ore della nave Albenga B, la tempesta che ne provocò l’affondamento e la riscoperta moderna; un racconto così coinvolgente, che tra i commenti del post possiamo leggere quello di Carlo Brizi, operatore subacqueo e assistente tecnico dello STAS Liguria che sottolinea la giusta direzione di questa linea divulgativa, parte in effetti di quella grande missione che è la valorizzazione di un relitto, la sua storia e il suo valore per i cittadini (subacquei e non).

Questa seconda nave di epoca romana è meno conosciuta e fu scoperta ufficialmente nel novembre del 2003 quando i Carabinieri del Centro Subacqueo di Genova Voltri verificarono l’esistenza di un relitto carico di anfore romane posto alla profondità di circa 50 metri e ad una distanza di circa un miglio dalla foce del fiume Centa. Le analisi e le riprese subacquee stabilirono che il sito non era stato preda di saccheggiatori clandestini e che il ritrovamento era intatto se non per alcuni danni causati dall’utilizzo di reti da pesca a strascico che, nel corso degli anni, avevano compromesso innumerevoli reperti archeologici. Il cumulo delle anfore si rivelò essere lungo 25 metri per circa 8 di larghezza, quindi decisamente più piccolo rispetto al relitto A e con un massimo di 1500 anfore su due livelli verticali di stoccaggio.

Da principio fu stabilita un’unica tipologia di anfora a forma allungata, lievemente panciuta, con un colletto grande per prelevare il vino a mestolate, e con manici decorati. Anche in questo caso le anfore erano state prodotte in Campania, tra la metà del II e la metà del I secolo a.C., ed erano destinate al trasporto e allo stoccaggio del vino. La particolarità di questo carico è che furono individuate, in un secondo tempo, anche 26 anfore di tipo diverso prodotte nella zona adriatica, a testimonianza della vivacità dei trasporti e delle rotte commerciali dell’epoca. Si ipotizza che al di sotto delle anfore potrebbero conservarsi alcuni fasci lignei appartenenti allo scafo originario. Lo scavo non è ancora iniziato ma potrebbe far aumentare il patrimonio archeologico subacqueo della zona di Albenga.

Dall’epoca di Nino Lamboglia ad oggi, l’attenzione a non prelevare materiale e non effettuare scavi, se non strettamente necessario, è prevalente per fondatissimi motivi pratici e scientifici.

VALORIZZAZIONE E TUTELA
La VALORIZZAZIONE è un tasto tanto importante quanto delicato quando si parla di beni pubblici; la questione si complica se si scende (letteralmente) in profondità sott’acqua. I termini in cui si pone il dibattito scientifico sulla valorizzazione ad essere sintetici ma precisi è questo: i beni archeologici sono considerati importanti per i contenuti di civiltà che trasmettono. Vanno protetti e con questo si ricorre in letteratura ad un termine preciso cioè TUTELA. La tutela è esercizio ESCLUSIVO dello Stato. Perché questi beni tutelati possano promuovere lo sviluppo della cultura e rendere al cittadino i valori dei quali sono portatori, c’è bisogno di un’attività programmata e coordinata di VALORIZZAZIONE che è svolta in maniera concorrente tra Stato e regione, e prevede anche la partecipazione di soggetti privati.

I principi base sono facilmente riassunti in questa pagina. Questi principi sono legge dello Stato italiano e quindi, aldilà di ciò che ciascuno possa pensare, fino a quando il Codice dei Beni Culturali sarà in vigore bisogna attenersi a questi principi giuridici. Il funzionario SABAP (Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio) per Genova, La Spezia, Imperia e Savona, Simon Luca Trigona, insieme ad alcuni archeologi subacquei accreditati presso la Soprintendenza, grazie ad una convenzione stipulata tra Soprintendenza e il Comune di Albenga, ha aperto la visita ai siti. Il comune di Albenga ha istituito un registro dei subacquei che vi si immergono, per ottenere l’autorizzazione, ed i diving hanno ricevuto un’apposita formazione dallo STAS. In pratica la Soprintendenza VIGILA, può vedere i nomi dei subacquei e intervenire, ma la convenzione dei diving è con il Comune previo assenso della Soprintendenza che esprime parere favorevole.

Il punto d’incontro tra le due istanze, TUTELA e VALORIZZAZIONE, il punto fisico in cui confluiscono i materiali prelevati dallo scavo, i cittadini interessati alla conoscenza, le scuole durante le loro attività didattiche, ed i ricercatori che permettono alla disciplina archeologica di progredire è il Museo. Il Museo Navale Romano di Albenga è stato istituito nel 1950 a seguito dei primi recuperi dalla nave ed è ospitato nel seicentesco Palazzo Peloso Cepolla. Il museo espone campioni dei più significativi reperti quali le anfore vinarie, che hanno reso noto il relitto, elmi, utensili ed attrezzature risalenti al I sec. a.C. Una grande sala è stata dedicata interamente al ritrovamento della nave romana con foto d’epoca e reperti storici.

Perché allora il museo diventa un luogo così importante?
Facciamo un esempio. Le anfore del relitto Albenga A contenevano vino proveniente dalla Campania destinato ai mercati della Francia meridionale e della Spagna. Insieme al vino veniva esportata la ceramica a vernice nera e altri tipi di vasellame. Gli studi specifici su ciascuno di questi oggetti negli ultimi dieci anni hanno fatto ‘salti carpiati’ e non è detto che a breve escano sorprendenti nuove notizie sulla datazione di alcuni tipi della ceramica a vernice nera da altri grandi relitti. Gli studi sulle anfore sono passati da un approccio prettamente tipologico, ad un sempre più vasto studio basato sull’analisi degli impasti; per analisi s’intende proprio il prelievo di un campione, l’estrazione di una sezione sottile da analizzare al microscopio elettronico e l’analisi litologica degli inclusi (piccole particelle visibili a occhio nudo) tipici di ciascun impasto e differenti a seconda della zona in cui i contenitori sono stati prodotti. Per farsi un’idea dei diversi tipi di anfore e degli inclusi seguite questi link.

Il Museo di Albenga è quindi il luogo fisico nel quale gli studiosi possono ritrovare i materiali originali e approfondire le loro ricerche ma anche dove gli appassionati possono apprendere la storia di questi famosi relitti prima o dopo l’opportunità di avervi effettuato una splendida immersione.

 

Alessia Monticone
Laurea in Scienze dei Beni Culturali indirizzo Archeologico (3Y, Facoltà di Lettere e Filosofia-Conservazione dei Beni Culturali, Archeologia, Università di Torino)
Laurea in Archeologia subacquea, Università di Pisa
Post Laurea in Archeologia (Scuola di Specializzazione), Università di Sassari.
Alessia Monticone è abilitata ad effettuare interventi archeologici subacquei  (Archeological Underwater Intervention) ed ha frequentato il corso OTS (Surface Supplied Inshore Air Diver) con l’International Diving School Association. Non ultimo ha ottenuto la certificazione DiveMaster CMAS e la formazione come Scientific Diving con l’International School of Scientific Diving. Dopo una collaborazione con CASC (Centro de Arqueologìa Subacuea Català) dal 2013 lavora per il Ministero dei Beni Culturali e Turismo nel Museo Archeologico di Torino, ora diventato Musei Reali Torino.

FONTI

http://soprintendenza.liguria.beniculturali.it/?page_id=1100
www.antika.it/008704_nave-romana-di-albenga.html
https://www.deepdivingacademy.it/corsisubtorino/immersioni-savona/relitto-nave-romana-albenga/
fonte foto: http://www.centrosubideablu.com/photogallery-2015
https://www.scubaportal.it/il-relitto-romano-b-di-albenga.html
https://www.youtube.com/channel/UCoN-3IHlD7rAsIs5ovBKYhw

fruizione turistica https://www.youtube.com/watch?v=vFIfWecSHzg

 

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